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"autobiografia di un lupo-cane" - cap.1

Ultimo Aggiornamento: 02/10/2008 17:40
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23/07/2008 12:19
 
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Qualcuno doveva aiutarmi per rendere più scorrevole l'impaginazione (io nemmeno di quello sono capace), ma al momento non è disponibile e non posso insistere. Allora lo butto lì, anzi qui, com'è. Non so se è il momento giusto, non so riconoscere il momento giusto, ma lo faccio ora, senza un motivo preciso.
Tanto, penso che postarlo ora o in un altro periodo nulla cambi.


AUTOBIOGRAFIA DI UN LUPO CANE
(piccolo tributo a tutti i non umani)


CAP.1

VITA GRAMA… E PIEGA INASPETTATA CHE PRENDONO GLI EVENTI!


Per motivi di riservatezza preferisco tenere nascosta la mia identità, cioè tacere il nome che gli umani mi hanno affibbiato, posso solo rivelare che sono (ero?..) un siberian husky. Non conosco il significato, ma gli umani quelli come me li chiamano così. Intendo quelli con le mie caratteristiche morfologiche (come dicono loro). Anch’io non so perché sono nato proprio in quel posto, come tutti non so nemmeno perché sono nato. Del resto sono cose che noi non ci chiediamo mai, esistiamo e basta. (Sarebbe proprio il colmo che un cane si mettesse a farsi domande esistenziali! La filosofia è monopolio della specie umana.) Un momento! Anche se non è regolare, chiedo una piccola “concessione alla riflessione”; forse anche quest’affermazione è relativa: non fu forse il grande umano Einstein a dichiarare che tutto è relativo? (Ma che cane “acculturato”! Piano, cane, stai uscendo dal seminato. Cerca di non strafare. E parti dal principio, come vuole la logica. Concretezza, mi raccomando: stiamo con i piedi in terra.) Dunque, so soltanto che ad un certo punto –ero cucciolo- sono stato prelevato e allontanato dalla mia famigliola canina. Perché? Non lo so. E’ andata così, punto e basta. Ho fatto il mio ingresso in una famiglia umana. Nessuno mi aveva chiesto il permesso, ovviamente, ma in poco tempo ho capito di essere per loro un oggetto di lusso. Che suono aveva quella parola che tanto spesso sentivo ripetere dagli umani all’intorno, e capivo che si riferiva a me? Ah, sì, PEDIGREE. Il significato mi è incomprensibile; altri suoni del linguaggio umano mi è stato più facile riconoscerli, se non proprio comprenderli. Ma quella parola lì, proprio no: mi rimase sempre completamente oscura. L’unica cosa che la mia comprensione riusciva ad afferrare era l’orgoglio con cui veniva pronunciata. Ciò mi fece dedurre (dedurre, sì, se c’è per caso ancora qualcuno in giro che pensa che noi siamo stupidi) che quella parola mi etichettava come un oggetto di lusso. O un cane di lusso, ma credo che la cosa non faccia poi grande differenza per chi usa quel vocabolo. Insomma doveva essere proprio qualcosa di veramente importante, questo “PEDIGREE”. Non sapevo se esserne contento o no. In effetti, venivo trattato con ogni riguardo. Dopo un po’ di tempo, però, incominciai ad avere il sospetto che, proprio a causa del senso di quella strana parola (mi aveva sempre ispirato un ché di diffidenza, istintivamente… non siete voi a dire che noi siamo mossi solo dall’istinto?) le cose stavano cambiando. Iniziai ad avere la netta impressione che la mia presenza in quella casa incominciasse a “pesare” ai “miei” umani. Strano, eppure non ero io ad avere scelto loro, erano stati loro a volermi lì. Ma noi non dobbiamo farci domande sulla condotta degli umani (stavolta cercherò di non contraddirmi). E, magari a modo mio, anch’io li avevo accettati, amati anche, direi, neppure io so se per riconoscenza (con qualche dubbio, a volte: riconoscente per cosa, dopotutto?) o per un innato senso di… fedeltà, sì, la solita trita storia della fedeltà canina. Trita e ritrita fedeltà canina che ci accomuna tutti, e comunque presente anche in me, nonostante il fatto che in seguito avrei saputo di essere… un po’ meno cane, a paragone di altri cani, e molto più lupo!
Per sette anni (secondo il computo umano del tempo) vissi praticamente confinato su un terrazzo, da solo. Non mi mancava nulla: buon cibo, e l’accesso in casa per dormire la notte… giusto per sgranchirmi le zampe, perché un husky, pur non disdegnando le comodità e il calduccio, non ha grossi problemi a dormire all’aperto, anche col gelo… come sperimentai più avanti.
Troppo lungo raccontare e descrivere le sensazioni che provavo in quel lungo periodo, durante il giorno. Non sapevo ancora definire i miei pensieri, non sapevo neppure cos’ero. (Ho detto che noi non ci facciamo mai domande sulla vita, ma c’è ancora qualcuno che osa mettere in dubbio che proviamo sensazioni? O che queste sono solo di tipo fisico? Beh, si faccia avanti! Grrrr!!!) Fu però in quel lungo periodo, credo, che nella mia mente canina cominciò a prendere forma, sia pure confusamente, l’idea (devo tradurre in parole per farmi comprendere da voi umani) di essere qualcosa di un po’ diverso da un cane… un lupo, forse? O un mezzo lupo, o una specie di lupo… ma che ne sapevo, io, dei lupi? Non ne avevo mai visti, e non ne vidi mai, nel corso della mia vita. Allora non sapevo cosa fosse un lupo. Ma qualcosa di indefinibile mi si agitava dentro. Dal mio terrazzo vedevo passare un’infinità di cani… le mie mezze identità! Ovviamente li invidiavo, per la libertà di muoversi che a me era negata… invidiavo infinitamente persino quelli che girovagavano legati al loro umano con una corda, cani di tutte le taglie, alcuni dall’aria decisamente felice, altri più sottomessi, piegati (anche di buon grado, magari!) o rassegnati ad osservare quel particolare tipo di comportamento che gli umani chiamano “disciplina” e che la maggior parte di essi tanto apprezza nella stirpe canina, quando riesce ad impartirgliela (o meglio… imporgliela)…. e che io non riuscii mai ad accettare. Ma almeno tutti quei cani potevano sfogare un po’ delle loro energie e tenere in esercizio i muscoli, sgranchirsi le zampe a volontà. Io invece… è senz’altro vero che per noi “non umani” esiste solo il presente, eppure io, man mano che passavano i giorni (tutti uguali, sul mio terrazzo), incominciai a “vedere” il mio futuro davvero molto brutto… perché senza alcuna prospettiva di cambiamento. Avvertivo in me delle pulsioni di cui ignoravo la provenienza (e che importa saperlo, dopotutto? Sto ragionando da umano, ogni tanto ci cado: troppo lunga la convivenza!), pulsioni che mi spingevano incoercibilmente, disperatamente, verso un’“immersione totale nella natura” (“full immersion” fa più trendy: impara, lupo-cane!) e che solo grazie alla mia componente “canina”, non certo a quella “lupesca”, riuscivo a stento a controllare. Anche nel senso che mai, mai una volta mi venne in mente di attribuire ai miei umani la causa della mia sofferenza. Probabilmente loro non la sentivano, la mia sofferenza, o forse doveva essere così, semplicemente perché loro avevano deciso che fosse così. E la mia parte canina, pur se non di buon grado, accettava supinamente la situazione. Del resto, che altro potevo fare? Scavalcare la ringhiera del terrazzo e lanciarmi nel vuoto? Quello era un quinto piano… e l’istinto di sopravvivenza prevaleva sempre e comunque. Sta’ di fatto che, a un certo punto, gradualmente mi misi a perdere l’appetito. Stavo perdendo la voglia di vivere, insomma. Ero affamato di libertà, e l’esigenza stava diventando talmente impellente, pressante, imperiosa, pesante che non riuscivo più a sostenerla. Cominciai a deperire. Non volevo certo causare preoccupazioni ai miei umani, ma non potevo farci niente. Mi sentivo dentro certi pruriti indefinibili, mi arrivavano dall’esterno un’infinità di stimoli sconosciuti che rendevano ancora più intollerabile la mia condizione di prigioniero….
C’era un umano che di tanto in tanto veniva a casa. Fin dalla prima volta che mi vide fu subito attratto da me. Ma in una maniera che percepii all’istante un po’ diversa dagli altri, da quelli che, al solo vedermi, si profondevano, con rumorose esternazioni, in complimenti sul mio aspetto fisico (sempre colpa, credo, di quel famoso “PEDIGREE”). No, per lui non era solo quello, lo sentivo. E me lo dimostrò coi fatti: fu l’unico, in quegli anni bui, a farmi uscire dalla prigione, anche se per poco e per poche volte. Furono i soli momenti veramente felici di quel periodo oscuro, in cui non vedevo via d’uscita allo squallido ripetersi delle mie giornate totalmente amorfe. Purtroppo, dopo avermi regalato tanta gioia facendomi correre liberamente in sua compagnia, lui mi riportava alla mia “casa-prigione” e spariva. Eppure, lo supplicavo con gli occhi di non lasciarmi lì. A volte pensai perfino che fosse un umano crudele. Ma lui mi avrebbe capito solo se mi fossi espresso con le parole, come tutti gli umani… che pare comprendano soltanto questa strana forma di comunicazione, non afferrano altri tipi di linguaggio (se non raramente e parzialmente), e dire che questi sono molto semplici e immediati! Ma evidentemente così è deciso: che specie diverse non possano comunicare più di tanto tra loro. Così io mi ritrovavo al punto di prima. Peggio di prima, se possibile, dopo questi piccoli assaggi di vita vera. Cominciai a lasciarmi andare sul serio: oltre a disturbi del corpo che erano sopravvenuti forse a causa dell’inattività forzata, ero sempre più tormentato da un istinto che mi lacerava dentro, un… richiamo ancestrale, dite voi? Forse, se lo dite voi. (Bell’espressione, complimenti! Sarebbe il famoso richiamo delle origini, vero?) (…Come? Se ho letto Jack London? Per carità, sono innocente, lo giuro! Io non so leggere. Sarebbe estremamente disdicevole, per un cane. E chi era, poi, costui?). Ormai avevo quasi smesso di mangiare: abulia completa. Ero allo stremo; vivere era diventato una lentissima agonia. Non era vita, quella, non per me! Finché un giorno, forse egli riuscì in qualche modo a captare la mia disperata richiesta di aiuto, o forse fui io a trasmetterla a lui alla mia maniera, chissà come accadde; fatto sta’ che avvenne l’inaspettato: “Lui” arrivò e mi portò via di lì, a casa sua… non proprio dentro casa, mi mise nel pezzetto di scoperto sotto casa sua, il piccolo giardino. (In casa sua pareva che io non potessi entrare, ma che m’importava? Non avevo vissuto per troppo a lungo dentro una casa? Per quanto tempo pensate possa resistere un lupo, anche se nato fuori porta ma sempre un lupo, chiuso fra quattro mura e un terrazzo?) (Quante “digressioni”, cane! O lupo che sia; su, andiamo avanti con ordine.)
Il primo impatto con la nuova sistemazione non fu di totale ebbrezza e felicità come si potrebbe pensare. Più che altro ero completamente disorientato, sconcertato, confuso. Non potevo ancora credere all’idea di tanta fortuna, così di colpo. Mi ci volle del tempo per abituarmi all’idea. Dovevo adattarmi alla nuova situazione, soprattutto psicologicamente (Ah, no, per favore! Ci risiamo coi sorrisini? Guardate che stavolta potrei arrabbiarmi sul serio! Allora, facciamo così: chi è interessato a conoscere il seguito, metta il sorrisino in cantina per un po’, altrimenti si fermi qui e “grazie comunque per l’attenzione” prestata finora all’idea balzana, assurda insomma, per non dire paradossale, di un cane che si mette a fissare i suoi “pensieri” sulla carta, dopo averli tradotti in parole, nientemeno…)
Comunque sia, è di qui che incomincia il racconto della mia “vera” vita. La parte più interessante, quindi. Per me, almeno. Ora entriamo nel vivo della storia, con o senza il vostro permesso (un po’ dispotico il lupaccio, vero?)
Pur essendo comprensibilmente debilitato, fisicamente non sentivo più niente, né benessere né dolore, tanto le mie sensazioni erano concentrate sull’aspetto del mondo in cui tutto era completamente nuovo per me, tutto ciò che fino ad allora avevo dovuto accontentarmi di osservare da lassù, passivamente, senza poterne far parte. Ora tutto questo mi apparteneva, in teoria. Invece la nuova condizione mi comportava una grande ansietà, un’enorme confusione mentale (ma in fondo, più che comprensibile, no?). Uno strano mix di stordimento e paura: un tumulto interiore indefinibile. E non ancora la piena consapevolezza di ciò che mi stava accadendo. Ero già un po’ avanti con gli anni, ossia: da parecchio ero un cane adulto, e dovevo ancora imparare tutto… soltanto una cosa sapevo da sempre: che mi trovavo in un mondo dominato dagli umani (questo, tutti i “non umani” lo imparano fin da cuccioli).
Infatti, i primi giorni, forse addirittura le prime settimane, non sentivo “mio” neppure quel giardino: troppo piccolo, mi vincolava troppo. Ma non era un problema di dimensioni, anche se fosse stato immenso avrei comunque cercato di scappare, era incontenibile la smania di uscire, di andarmene… dove non lo sapevo, ma via. Se qualcuno sa veramente che cos’è un husky, provi ad immaginarsi nella sua pelliccia, segregato per anni….
Oltretutto il mio liberatore, il mio caro nuovo umano, scelse un particolare periodo per compiere il nobile gesto di strapparmi alla prigionia e portarmi nel suo territorio: proprio quei giorni invernali in cui il freddo è più intenso, nell’ambito dei quali c’è una notte particolare in cui gli umani si mettono a produrre rumori terribili (per le nostre sensibilissime orecchie canine) che rompono la tranquillità consueta e si susseguono ininterrotti per ore… e in cui noi (vale anche per i più avventurosi e spericolati) dobbiamo assolutamente cercarci un riparo altrimenti rischiamo d’impazzire per il terrore. Non so perché lo facciano, so soltanto che per loro è una notte speciale e pare ci si divertano un sacco, a provocare quel frastuono insostenibile. Per nostra fortuna ciò avviene di tanto in tanto. Comunque il mio nuovo umano questo non lo sapeva, conosceva poco i cani (non aveva mai avuto un cane per amico… forse amici “cani” sì, ma non viceversa -battutina banale attinta da una conversazione tra umani… eh eh…- ) e così la mia prima notte presso di sé mi lasciò solo, all’aperto, senza darmi né riparo né la sua protezione, in un ambiente a me sconosciuto, in balìa di quei botti spaventosi… fu un trauma tremendo, e in preda al terrore scavalcai il cancello e fuggii via, allo sbando, prendendo una direzione a caso… quasi quasi in quel momento (ma fu l’unico, lo giuro!) rimpiansi la mia vecchia casa-prigione, in cui almeno mi era permesso entrare tutte le notti, quindi in quelle stesse terribili notti degli anni precedenti ero al chiuso e i rumori mi giungevano attutiti!… Che fossi caduto dalla padella nella brace (si dice così, no?)? Che la libertà tanto a lungo da me agognata fosse in realtà così terrorizzante? O ero io ormai incapace di gestirmela, io che mi ritenevo tutt’altro che un pusillanime, io che ero certissimo fosse (la mia libertà) l’unica cosa per cui valesse veramente la pena di vivere… per me, almeno. Oltre alla sensazione di panico assoluto dovuta a quegli stramaledetti botti che mi straziavano le orecchie, ebbi anche un momento di profondo sconforto… quasi esistenziale, sì. Come se non bastasse, due umani mi si erano messi alle calcagna, m’inseguivano con i loro mezzi meccanici (“biciclette”)… in quel momento fui sommerso da un senso di sgomento infinito verso la specie umana, mi sentii braccato e continuai a correre il più velocemente possibile per distanziare i miei nemici, perché volevano sicuramente farmi del male. Non dovevano catturarmi! Ero terrorizzato al punto da convincermi che tutti gli umani fossero miei nemici. Ma dopo non troppo tempo mi fermai, anche se un po’ ansante e ancora molto impaurito: quei due umani, che avrei facilmente potuto seminare, mi stavano chiedendo di fermarmi chiamandomi col mio nome proprio, che è un nome brevissimo, monosillabico, dal suono secco come una sferzata e dolce al tempo stesso (adattissimo per un cane, eppure so –sì io so- che non è un nome strettamente canino, bensì umano e uguale tanto al maschile che al femminile). Io mi ero lasciato cadere su uno spazio erboso, il primo che avevo avvistato (avevo un bisogno disperato di sentire l’erba sotto i piedi, per questo mi ero tolto dalla strada) tenendo d’occhio i due umani che mi si avvicinavano… volevano evidentemente acchiapparmi, per cui man mano che si avvicinavano, io mi allontanavo. Ma avevo ormai capito che non avevano cattive intenzioni nei miei confronti, perché continuavano a pronunciare il mio nome con molta dolcezza e allungavano le mani come per accarezzarmi… chiaro che mi conoscevano, io invece non conoscevo loro e mi restava un po’ di diffidenza. A quel punto ero anche incuriosito. Erano due esemplari femmina. Per la verità, viste più da vicino, non avevano niente di minaccioso nell’atteggiamento, comunque, per prudenza, continuai a non lasciarmi avvicinare per un po’, finché una delle due umane se ne andò. Finii per lasciarmi accarezzare e afferrare per il collare dall’altra, una giovane umana dai lunghi peli neri che le scendevano dalla testa. Mi parlò così dolcemente che non potei che decidere di darle fiducia, pur se non la conoscevo. Dopo poco ritornò l’altra, con in mano la famosa corda lega-cane-a-umano, il guinzaglio, insomma. Me lo lasciai mettere e le seguii docilmente fino alla casa del mio umano nuovo, dove mi condussero senza smettere di accarezzarmi, riempiendomi di coccole e parole affettuose…. l’ultima volta che mi era successo ero un cucciolo. Era evidente che si erano accorte della mia fuga causata dalla paura e mi avevano inseguito per rassicurarmi, proteggermi. E per riportarmi a “casa”. (Una delle due era la mia “nuova” vicina della mia “nuova” casa, ci conoscemmo meglio in seguito e posso anticipare che ebbe infine una parte molto importante nella mia storia…. ma ci arriveremo. Forse.)
Ormai rincuorato, salii con loro le scale di casa, e dopo le ultime carezze per tranquillizzarmi definitivamente, se ne andarono lasciandomi chiuso nella piccola verandina, al sicuro. (La porta della verandina in cima alle scale era sempre aperta, per fortuna.) Rimasi solo, perché la famiglia era fuori, ma finalmente al riparo. (Quanto alla solitudine, non era un problema: c’ero abituato.)
Passò la notte, il mio umano tornò, fu sorpreso di trovarmi lì e piano piano, giorno dopo giorno, imparò a conoscermi… devo ammetterlo: non sempre felice delle continue scoperte che man mano faceva su di me.
Diverse volte scavalcai il cancello di casa, e lui continuava ad alzarlo mettendoci su un muretto, nella convinzione che io non ce la facessi a superarlo; ci mise del tempo a capire che io, così magro ed agile, riuscivo ad infilarmi di lato e sgusciar via. Tentò allora di sbarrare ogni apertura, ma io riuscivo sempre a defilarmela, e tornavo quando mi pareva di tornare. Non conosceva ancora gli husky. Finché presi definitivamente l’abitudine di scavalcare o infilarmi normalmente, muretto o no: ci vuole altro che un cancello con un muretto sopra per fermare un husky, se il suddetto decide di scappare! Provò anche a tenermi legato a una corda molto lunga e robustissima (a prova delle mie temibili zanne) – tutto questo per il mio bene, per impedirmi di fuggire e finire prima o poi sotto qualcuno di quei mostri d’acciaio che sfrecciavano veloci a poca distanza da casa -. Ma io, in quella condizione, non riuscivo a trattenermi dall’ululare ininterrottamente, proprio senza sosta, giorno e notte, disturbando tutto il vicinato… finché il poveretto fu costretto a sciogliermi e lasciarmi libero di andarmene dove e quando mi pareva. Infatti, un pomeriggio, mentre ero in giardino legato alla maledettissima corda, mi colse un accesso tale di rabbia impotente che, per non impazzire, cessati gli ululati, mi buttai nella piccola aiuola scavata e riempita di terra personalmente e con tanta passione dal mio umano, e dove egli stesso aveva amorevolmente piantato tante belle piantine: scavando furiosamente con le zampe svuotai quasi per intero l’aiuola dalla terra e buttai all’aria tutte le piantine…. ”Attila non avrebbe potuto fare di meglio”, fu il commento della mia vicina, che aveva visto tutto, tra l’allibito e il costernato… non so chi fosse Attila…. (ah,sì, forse si riferiva a quel cagnone dal pelo fulvo, semi-randagio, uno dei tanti che conoscevo, gli umani lo chiamavano così. Andavamo anche d’accordo, purché naturalmente non ci fossero femmine nei dintorni. Non mi aveva mai detto, però, che fosse la sua specialità svuotare le aiuole...). Il mio umano, al ritorno, trovandosi di fronte ai risultati della mia furia devastatrice, scherzò di meno, ma neppure in quell’occasione mi punì. Però il misfatto che si trovò di fronte fu decisivo: si persuase definitivamente a non legarmi più.
Già, gli husky, normalmente, non abbaiano ma ululano… dice qualcosa, ciò? Non siamo esattamente cani come gli altri. Dicevo che il mio umano si stancò di mettere sbarramenti alla mia libertà, le mie fughe divennero cosa normale. Forse lui a quel punto cominciò a rendersi conto di quanto fosse difficile “gestirmi” e si pentì del suo generoso gesto… forse qualche volta sperò che non tornassi più, per sbarazzarsi di me e di tutte le grane che gli causavo (e non aveva ancora visto niente!). Visto che me ne andavo sempre, che andassi al diavolo, una volta per tutte…. Ma no, sto scherzando, sono sicuro di no. Io lo adoravo, e non credo di essere mai riuscito a esprimergli la mia gratitudine fino in fondo.
Da quel momento cominciò la mia vera vita di “lupo fuori porta”. (Ma questo non l’avevo già detto in precedenza? Boh!) Pian piano presi coscienza della mia identità. Assillato da molti dubbi, però. Vagavo senza una meta, apparentemente; in realtà, “cercavo”. E conobbi, finalmente, il mondo degli umani, senza mai capirlo. Del resto, noi non cerchiamo mai di capire (devo ribadirlo, anche se nel corso del racconto cadrò spesso in contraddizione. Contraddizioni madornali, per di più. E il bello è che non è neppure colpa mia; la colpa caso mai è tutta di… ma si vedrà via via di chi é… In ogni caso, pur se non dovrei farlo perché non c’entro nulla, chiedo venia per tutto ciò).

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23/07/2008 13:50
 
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Grazie Ciuteina. Questo primo capitolo mi è piaciuto tantissimo, mi ha portato tante emozioni, ricordato molte cose...

Quando i contenuti sono tanto spettacolari, che importa l'ipaginazione o il momento?

E' scritto molto bene; conosci molto bene i cani e altrettanto bene gli Husky e senza alcun dubbio conoscevi nel profondo questo lupo cane che vuole, ed è suo diritto, nascondere il suo nome.

Ti ringrazio, perchè parli di forme di vero e proprio maltrattamento che sono velate, nascoste, ma che sono molto gravi e fanno soffrire molto molti cani. I cani di razza comprati solo per essere esposti ed esibiti, che se si azzardano a fare qualcosa che non farebbe una bella statua di marmo commettono un crimine, perchè a causa del loro pedegree non possono essere cani; i cani dei balconi, costretti a vivere sotto il sole in una gabbia piccola ed angusta, perchè DENTRO casa farebbero danno e a questo i proprietari non avevano mai pensato, davanti ad un cucciolo che sembra un pelouche; i cani lasciati soli, magari all'aperto, durante la notte di capodanno; e gli husky, che hanno sangue di lupo davvero, ai quali non deve e non può essere negata la libertà...

Ti ringrazio per avermi fatto ricordare di molti amici, che se fossero vivi e potessero parlare avrebbero delle belle conversazioni con il lupo cane del tuo racconto... il mio dolce Wit, Husky anche lui (malamute per la verità), cane da balcone per più della metà della sua vita, sequestrato pelle e ossa dalla polizia a causa di continui ululati notturni: i suoi umani si erano trasferiti e lo avevano dimenticato lì, dove era sempre stato: sul balcone. Il caro Ygor, Husky anche lui, cane dalle mille adozioni, che tornava sempre al canile a causa delle sue fughe da casa, delle sue corse dietro alle galline di qualcuno; riportato tutte le volte, tranne l'ultima. Trovata l'umana giusta Ygor non è più scappato, nemmeno se il cancello veniva lasciato aperto. Per amore, questo ed altro succede al mondo... E la piccola Truppa, che Husky non era. Volata in cielo dopo una vita di sofferenze atroci, dopo solo un mese da una buona adozione; volata in cielo come un fuoco d'artificio la notte di capodanno, a causa di un razzo sparato male.

Se potessero ti ringrazierebbero tutti e tre, e chissà quanti altri!!!!
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23/07/2008 14:21
 
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Grazie a te, Akyaky, per averlo letto subito e anche commentato!
Mi sono venute le lacrime agli occhi leggendo il tuo commento...quando hai rievocato le storie di tanti cani che hai conosciuto e amato, sempre vittime della cattiveria umana...
L'hai letto tu, e non sei certo tu a dover essere sensibilizzata, lo so bene...nessuno di quelli che mettono piede qui ne ha bisogno.
Sì, è dedicato a tutti loro...fatti coraggio, lascerò passare dei giorni poi posterò almeno un altro capitolo, il secondo.
("Fatti coraggio" rivolto non solo a te, ma al forum, nel senso di : "Fatti coraggio, Regno perduto, ti stresserò ancora un po' con le mie pappardelle interminabili!"
23/07/2008 18:01
 
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Finalmente Ciute ha postato il primo capitolo del suo capolavoro!!! [SM=g1552497]
Non vedevo l'ora di leggerlo e devo dire che, come mi aspettavo è molto bello e scritto benissimo. Solo qualcuno con una certa sensibilità e conoscenza poteva dar vita a un lavoro così ben fatto.
Scommetto che interesserebbe a molti e che dopo aver letto questo primo capitolo difficilmente non ci si può interessare al seguito delle avventure di ... (ah già ancora il nome è top-secret, tranquillo ehm cane lupo non lo dico...) o non affezionarsi a lui.
Aspettiamo presto il seguito...
[SM=x1169441]
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Post: 1.345
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23/07/2008 21:56
 
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Grazie mille, Viola! Per l'incoraggiamento e soprattutto perchè dici che anche chi non l'ha conosciuto in carne, ossa e pelo può affezionarsi al sopracitato lupo-cane...ancora non posso crederci, è troppo lusinghiero... Io vorrei che lui rappresentasse tutti i cani e non solo...mi è venuto da scrivere quella lungaggine con quest'intento, alquanto pretenzioso, comprendo...
Allora dici che non posso fare a meno di andare avanti col prossimo cap.? Allora minaccio seriamente il Regno di farlo molto presto!
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Post: 1.436
Sesso: Femminile
28/07/2008 23:39
 
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Minaccia minaccia !!!! :))))))) siamo curiosi!!!!!!!
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Post: 278
Sesso: Femminile
05/09/2008 07:53
 
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Scusate il ritardo, ma dopo aver letto alcuni post del Salice sono venuta a curiosare in questo racconto veramente bello. Complimenti Cinzia, hai fatto un lavoro impeccabile. Hai creato un ritratto psicologico perfetto e accattivante e hai messo insieme dei particolari molto veritieri. Akyay infatti, dice di aver realmente conosciuto dei Siberian Husky con queste stesse storie. Ho stampato anche la seconda parte, la leggo con calma in giornata e ci sentiamo nei post.

… Scusa la domanda bruciapelo, non vorrei metterti in difficoltà, ma hai pensato di portare la voce di questo animale tra la gente, trasformando questo racconto in un libro?
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Post: 4.085
Sesso: Maschile
11/09/2008 14:28
 
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Anche io leggo in ritardo, adesso sono riuscito a trovare il tempo!
Beh, complimenti Cinzia, è scritto davvero molto bene, ed anche in maniera abbastanza scorrevole a mio parere.
Un cane filosofo che narra della sua vita in maniera un ironica, anche se ne ha vissuti di momenti bui, lui non ne fa una lagna, non si perde in autocommiserazioni.
Povero Lupo-cagnetto, 7 anni di vita da recluso, fortuna che le cose per lui poi sono cambiate ed ha potuto poi esternare tutto il suo essere.
Brava Cinzia!

"La vera bellezza non si percepisce con gli occhi, ma col cuore"


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Post: 1.345
Sesso: Femminile
29/09/2008 16:40
 
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Grazie Fabio, sono contenta se ti è piaciuto.

Grazie mille anche a te, Marina!, e scusa se rispondo solo ora alla tua domanda.
Sì, sarebbe bello poterne fare un libro, ma realisticamente so che è impossibile per vari motivi: l'oggettivo valore stilistico dello scritto (i primi 2 capitoli sono relivamente scorrevoli, andando avanti lo sono molto meno...), la lunghezza interminabile (non oso dirti il numero complessivo di capitoli -lunghissimi- che mi sono "usciti" per narrare la storia di questo cane), e la mancanza di "conoscenze che contano" assolutamente necessarie in queste cose, quando un emerito sconosciuto chiede ad un editore di far pubblicare quel che ha scritto. E' uno dei tanti campi in cui le cose funzionano così...davvero, lo dico per esperienza.
Inoltre, anche se conoscessi qualcuno del settore ben intenzionato nei confronti della mia ...(ehm)...opera, che volesse favorirmi insomma, ebbene questi avrebbe non pochi grattacapi con un inevitabile lungo lavoro di sfrondamento, che io non sono in grado di fare. Un esperto correttore di bozze dovrebbe lavorarci su non so quanto, per renderlo accettabile, digeribile, dato il solito problema della lunghezza interminabile, l'esagerata ridondanza che in genere non invoglia alla lettura, è logico... Neppure tra la cerchia ristretta di appassionati di questo filone.
Comunque ci ho provato a farmi avanti, ma ho escluso a priori il contattare gli editori perchè so che non è la strada giusta: nessuno mi "cagherebbe" di striscio (scusate la volgarità!). Tra l'altro dovete sapere che in giro sono tanti gli scrittori non professionisti sconosciuti, alcuni anche veramente notevoli, meritevoli di far pubblicare le proprie opere, trattanti i temi più svariati, temi molto più accattivanti nei confronti del vasto pubblico, rispetto alla minoranza interessata al genere "libri sugli animali". Ebbene, è rarissimo che uno di questi riesca ad ottenere qualche risultato. Qualche "spinta" ci vuole sempre. So di qualcuno che da anni si sbatte in giro per case editrici con risultati zero, e di altri ho sentito parlare. Io evito di farlo, non è per disfattismo, è perchè so bene come girano le cose.
A dirla tutta ho provato anch'io a contattare qualcuno del settore specifico, ma...si direbbe proprio un bel buco nell'acqua. Di recente ho mandato una mail al direttore del Notiziario Animalista che ricevo da anni, gli ho spiegato la cosa modestamente, senza alcuna pretesa. Mi ha risposto quasi subito e con molta gentilezza e semplicità che farà il possibile per pubblicarlo a dispense magari sul notiziario stesso. Di più non può fare, di lui so che è solo un volontario che si muove in prima persona, un "soldato sul campo". Non so se avverrà e quanto tempo ci vorrà, in ogni caso ne sarei felice. Ma non ci spero troppo...ho fatto una roba davvero esageratamente lunga!
Comunque va benissimo se ogni tanto posto un capitolo qui sul Regno, in ordine cronologico...la lettura è assolutamente facoltativa! [SM=g1552503] E oggi come oggi andiamo tutti di fretta, non si può pensare che qualcuno abbia solo il tempo (non dico la voglia!) di leggere tutta 'sta pappardella. Ad ogni modo, nel caso ci sia chi riesce ad andare avanti nella lettura, è qui.
Sono già molto lusingata dal fatto che voi avete letto il primo cap., vi sono molto grata. E sono ancora più contenta se vi è piaciuto.
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30/09/2008 15:58
 
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Spero proprio che il direttore del Notiziario Animalista riesca ad aiutarti!

Io ho deciso... che non pubblicherò mai niente. Sì, a distanza d'anni ho deciso che non succederà nemmeno quando sarò vecchia. Per lo stesso motivo che dici tu: sarebbe disfattismo. Le case editrici pretendono cose che possono vendere. Quindi molte persone vengono discriminate. E anche molte idee. Il posto in cui ancora si può scrivere ciò che si vuole senza che nessuno si aspetti nulla è internet. E' lì che pubblicherò sempre quello che scrivo.

Ma per aggirare l'ostacolo delle case editrici... ecco non vorrei fare pubblicità, ma c'è ilmiolibro.it . Io non lo sapevo. Ti pubblicano il tuo libro, esattamente come lo vuoi. E per la mia amica è stata una bella soddisfazione...
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02/10/2008 17:40
 
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Neanch'io, Akyaky, ho mai lontanamente pensato di pubblicare la mia ...ehm...opera! Giuro. Ho seguito un impulso, tutto qui. Se poi l'impulso mi ha preso la mano e mi è uscito un panegirico che fa passare il mio povero lupo-cane da paranoico-logorroico (IO lo sono. Nello scrivere, purtroppo. Lui non lo era certo.), beh...è comprensibile che a un certo punto mi sia venuto in mente di piazzarlo da qualche parte (forse il WC è il posto giusto!). Ma non l'ho mai immaginato sotto forma di libro, sono pazza ma non fino a questo punto. Impensabile correre dietro agli editori, escluso a priori.
Hai perfettamente ragione, è proprio come tu dici, si pubblica solo che ciò che è vendibile.
Quindi anch'io, una volta che ho deciso che era ora di mettere la parola "fine" (e ce n'è voluta!) ho pensato soltanto di appoggiarlo su internet, in cui si sa che c'è posto per tutti e tutto. Dal momento che l'avevo scritto, che mi costava?
Solo che non sapevo esattamente dove appoggiarlo...un minimo di visibiltà dovevo pur dargliela, no? Appunto, dal momento che già c'è, sia immondizia o no.

Altrimenti tanto valeva che lo tenessi lì, appoggiato su quel server, solo per me, anche se sono l'ultima al mondo che ha voglia di rileggerlo...
Ma tu mi hai dato una dritta favolosa! Io cercavo proprio una soluzione del genere, un sito apposito come quello, che non ti richiede niente e da cui non devi avere aspettative, lo metti lì e basta.
Sono molto contenta per il successo della tua amica, lo merita! Io, come...diciamo..."stile" PURTROPPO sono agli antipodi, ma lo metto ugualmente. E' comunque una soddisfazione divulgare un proprio scritto su un sito del genere. Come postarlo qui sul forum del sito di Akela.

Quanto al notiziario animalista, mi è venuto in mente soltanto questa estate di scrivere al "diredattocomposimpaginadattilogra-facchino che durante il giorno lavora, quindi non c'è" (è il volontario -da tanti anni- su cui si basa l'attività redazionale del giornaletto -riesce a mandarne ai soci 3-4 copie cartacee all'anno.-). Per un fatto di attaccamento nostalgico, nulla più, non per ottenere aiuto. Invece è stato molto gentile e disponibile, ma so quanto sia impegnato e "poco introdotto" in certi ambienti, quindi se potrà fare come mi ha detto va benissimo, se no niente, no problem. (Io continuo ad appoggiarli
nella loro lotta con denunce, petizioni e a volte anche elogi che propongono informando su tanti fatti.)

Ma tu non "castrarti" così a priori, ti ho già detto che secondo me sei una scrittrice nata, non importa se non lo farai di professione.
Potresti avere successo, mai dire mai...potresti avere anche più di una semplice soddisfazione! [SM=x1169410]
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