Con la Grenot, azzurra d'adozione, si allarga il parco 'naturalizzati' a Pechino
I primi, precursori dell'inno cantato in cima al podio con il tricolore negli occhi, si chiamavano Gian Giorgio Trissino, Antonio Conte, Enrico Brusoni e Italo Sanzelli. I prossimi, discendenti dell'albero genealogico olimpico azzurro, potrebbero essere Nikoleta Stefanova, Magdelin Martinez, Taismary Aguero, Angelica Savrajuk, Natalia Valeeva, Larissa Nevierov (nata comunque a Trieste), Andrew Howe. Parigi 1900-Pechino 2008. Una parentesi di medaglie destinata a non chiudersi, ma che con il tempo cambia forma, paese, origine, colori. L'ultima entrata nella famiglia dell'inno di Mameli (o almeno così si spera) è Libania Grenot. La cubana, specialista dei 400 metri, ha ottenuto il via libera dalla Iaaf. E per l'atletica azzurra sarà un'altra pedina fondamentale del gruppo. Gruppo che ha stelle non propriamente nostrane.
Andrew Howe si è liberato anche del cognome Besozzi, l'ultima fune che lo teneva ancorato effettivamente al suolo italico. Gli è rimasto lo spiccato accento laziale, il resto (la natura del suo fisico) arriva da oltreoceano. La Martinez, nel triplo, è più 'parente' della Grenot piuttosto che della Di Martino. Ma siamo gli Azzurri, il colore del cielo, che da quando esiste è uguale in tutto il mondo. Quindi non stupiamoci anche perché Schwazer, la Knapp, Kirchler e Heidegger (ventenne di Bolzano cresciuto su una barca...) sono nati e vivono nella patria di Antonio Rossi. A proposito. Visto che ormai i cognomi non identificano una precisa provenienza geografica, segnatevi questa. Giuseppe, omonimo del portabandiera, è nato in America. Sì, Giuseppe Rossi. "Macaroni, voi me provocate e io ve distruggo".