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L'Uomo antico, la Caccia, la Pesca e la Raccolta

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2009 23:12
03/06/2008 19:44
 
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Vi riporto questo pezzo sempre dal libro meraviglioso "I Racconti della Vecchina del Bosco" (non solo lo sto leggendo per la seconda volta, ma praticamente lo sto studiando a memoria, leggendo e rileggendo le fiabe e gli insegnamenti della vecchina... è divino...).
Questo pezzo introduce, com'è solita fare Vecchina, una delle fiabe, la Fiaba della Fanciulla che si trasformò in Cerva ed in tale forma fu ferita (credo sia la mia preferita in assoluto... [SM=g27819] [SM=g27819] [SM=g27819] ) e raccoglie alcune delle antiche usanze, o meglio, dei modi di porsi nei confronti della Grande Madre e dei suoi Doni di nutrimento per il corpo.

(L'autrice ricorda i suo imomenti passati con Vecchina quando era piccola)
"Nell'atto di raccogliere non vi erano in lei quella avidità e quel senso di appropriazione che avevo potuto notare nelle compagne di scuola quando, con la maestra, eravamo qualche volta andate a raccogliere more e fragole selvatiche. In primo luogo Vecchina non strappava mai ciò che coglieva. Infatti tagliava con un paio di lunghe forbici affilate che usava solo a quello scopo, oppure, quando raccoglieva i frutti selvatici, esercitava una lieve torsione per staccare i frutti dalla pianta."

(Qui la Vecchina racconta alla bimba dei tempi antichi)
"'Gli uomini di allora credevano che ogni tipo di animale o di pesce ed ogni specie di pianta, fosse posta sotto la protezione di un Dio diverso e che quindi cacciare l'animale, pescare il pesce od anche semplicemente raccogliere con golosità le more, come ti ho vista fare tante volte, senza che il Dio o la Dea che proteggeva quella specie naturale lo permettesse, potesse portare sfortuna'
'Ma come facevano, allora, a sapere se il Dio permetteva o meno di raccogliere le more, di pescare o di andare a caccia?' chiesi, ritenendo che, a quelle condizioni, non fosse più possibile nè raccogliere le more, nè cacciare, nè pescare.
'Nello stesso modo in cui la volpe riesce o meno ad acchiappare un coniglio, in cui l'airone riesce o meno ad acchiappare un bel pesciolino o lo scoiattolo a rodere una bella noce caduta dall'albero senza che nessuno lo disturbi e lo obblighi a lasciare lì quel frutto in modo che da esso nasca un albero.
Quando le cose venivano fatte nel rispetto delle regole di Natura, quando l'uomo stesso era naturale, quando non deduceva dopo averci pensato se una cosa poteva o non poteva essere fatta, ma semplicemente sentiva ed intuiva se il fatto di uccidere un animale per cibarsene gli era permesso o no, non nascevano cause di sfortuna dal fatto di andare a caccia, a pesca od a raccogliere frutti ed erbe. Dopo aver ucciso un animale, pescato un pesce o raccolto dei frutti, inotlre, gli uomini di quei tempi antichi rivolgevano il loro pensiero, il loro ringraziamento e le loro scuse all'Entità Luminosa che proteggeva quella creatura e, spesso, a tale Entità sacrificavano una parte della loro preda o del loro raccolto, bruciandola sul fuoco in modo che il fumo, salendo, la portasse in alto, laddove si pensava vivessero gli Dei.
(...)il sentire se dare la caccia ad un cervo o ad un capriolo poteva dipendere dal fatto che gli uccelli volavano da destra verso sinistra o da sinistra verso destra, che il sole in quel momento si trovasse alle spalle o di fronte, che nelle vicinanze vi fosse o meno qualche cespuglio di tasso e da altri segni ancora ai quali i cacciatori ed i pescatori di quei tempi prestavano sempre molta attenzione prima di scoccare la freccia o di lanciare il giavellotto.'"

In seguito la Vecchina racconta la sua fiaba meravigliosa, in cui un cacciatore non dà attenzione a tutte le "coincidenze" che gli capitano durante la caccia in un luogo proibito perchè sacro e a causa di questo muore...
Vecchina racconta che il fatto di trovare nelle vicinanze i cespugli di tasso fosse presagio di morte, dato che questa pianta, come ben saprete, simboleggia e provoca effettivamente la morte.

Questo pezzo e la fiaba stessa (ma lo sono tutte!) sono fonti di immenso insegnamento...
importantissime per noi stesse e il Cammino verso il ritrovamento di una certa Armonia...
Cosa "intuite" da questo racconto e dalle parole della Vecchina?
L'Intuito è arte sacra e credo vada coltivato perennemente... magari prestando attenzione a quelle sensazioni di calore, colore e bellezza, oppure di vuoto, oscurità e freddezza che alcuni forse percepiscono ancora...

Violet


"Oltre ogni tempo e tuttavia nel cuore del tempo."
Haria

"Incappucciate e velate, con le trecce color notte, le Fate porteranno ciò che nessun profeta intuì."
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Il Tempio della Ninfa

04/06/2008 12:05
 
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Cosa intuisco da questo racconto? Che allora ho ragione!!! hi hi hi
A parte gli scherzi, è bellissimo e vedro' di procurarmi il libro, e quello che mi passa questo racconto è: SEMPLICITA' E ASCOLTO.
L'avidità dell'uomo si vede persino da come raccoglie le piante, e io stessa posso raccontare di una volta in cui, ancora troppo acerba[SM=g27829], avevo preso la decisione di strappare dalle piante l'edere che ci stava crescendo sopra convinta che le avrebbe uccise. mi ero munita di forbici ma il fusto piccolo ma duro e resistente dell'edera me le ha rotte, così ho continuato a strapparla con le mani e con molta forza e anche un po' di nervoso... a un certo punto mi sono fermata. Mi sono sentita un po' una pazza fissata ma ho dovuto fermarmi perchè mi sentivo in colpa. Che modi erano quelli?
Insomma, a volte certi comportamenti sono talmente assimilati da noi che non ce ne rendiamo conto. Agiamo e interagiamo come dei buoi ma se ci rilassiamo un attimo e se comprendiamo che la realtà non si limita al punto di vista umano, può essere che ci si renda conto che le buone maniere e il rispetto non è d'obbligo solo verso gli uomini ma verso il tutto di cui facciamo parte.
Leggendo ho pensato alla mia nonna Palmira... la dolcezza e allo stesso tempo la fermezza della sua mano mentre raccoglieva le piante (o tirava il collo alle colombine [SM=g27834] per mangiarle) era favolosa.
Questo racconto riconferma quanto sto apprendendo e sto cercando sempre con più successi di applicare nella mia vita: ascoltando e osservando la Natura e tutto ciò che ci circonda, studiando le situazioni e imparando a leggere i segnali degli altri mondi a noi visibili, ma che spesso consideriamo solo la cornice del quadro della nostra bella vita da umani, entriamo nel ritmo e nelle leggi del mondo completamente, e i successi sono assicurati quasi sempre. La Natura ha delle leggi, l'uomo non se le ricorda quasi più ormai, ma per chi ancora sa o per chi le imparerà si aprirà una strada diversa di consapevolezza. Insomma le regole della Natura esistono comunque anche se le ignoriamo, la differenza sta nel risultato. Non è che non rispettarle porti sfortuna, semplicemente non porta al risultato previsto... PIù SEMPLICE DI COSI'...ECCO PERCHE' QUESTO RACCONTO MI PASSA SEMPLICITà... [SM=x728027]
04/06/2008 17:30
 
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questo racconto rivela la consapevolezza dei cicli della natura, del rispetto per ogni forma di vita, la conoscenza dei gesti, l’importanza di non prendere se non il necessario e per motivi quali il nutrirsi o il curare attraverso le piante…praticamente tutto il contrario del vivere moderno.
L’intuito dell’uomo antico era dettato dall’acuta osservazione…la ciclicità della vita era maestra… diciamoci la verità… ma come si può comprendere veramente il processo di crescita di un pomodoro, una carota o una qualsiasi altra verdura o ancora cosa vuol dire osservare le prede conoscerne i movimenti prima di scoccare la freccia se oggi troviamo tutti i prodotti belli e confezionati nei supermercati!!!!??
Nel tempo è cambiato, per ovvi motivi, il valore che si dà alle cose, al cibo, alla natura stessa…ma in peggio!
E pensare che il termine “uomo antico” è spesso dimenticato a favore di “uomo primitivo” quasi a degradare quel tipo di conoscenza diretta.
Questo brano che hai riportato Violet mi ha ricordato anche un passo del libro “e venne chiamata due cuori” dove M. Morgan descrive l’attegiamento degli aborigeni australiani quando dovevano procurarsi il cibo..a muoverli c’è lo stesso senso di profondo rispetto verso la madre terra:
Appresi che l’arrivo del cibo non era mai dato per scontato; lo si invocava, lo si attendeva, e quando come sempre arrivava veniva ricevuto con genuina riconoscenza. La tribù incominciava sempre la giornata ringraziando il tutto per la luce, per se stessi, per gli amici e per il mondo. Talvolta fanno richieste specifiche, ma sempre accompagnate dalla frasese è per il mio bene e per il bene di tutte le forme di vita che mi circondano

Quest’ultima frase mi fa male al cuore…visto come è ridotta la terra, come vengono maltrattati gli animali e cosa l’uomo fa a sé stesso e ai suoi simili.






...nel richiamo di sensazioni persiste il sogno..
05/06/2008 01:26
 
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Sono pienamente d'accordo con te cara Thallein, ed è anche molto bello ciò che ha scritto Tana...
Avete pienamente ragione... Oggi ormai è un delirio... alla fine si è obbligati a "consumare" tutto ciò che ci propinano... se si pensasse o si desiderasse di tornare a procurarsi il cibo come accadeva anticamente ci si sentirebbe persino in colpa perchè significherebbe roba in più che dai supermercati buttano nell'inceneratrice (o chissà dove)... lo spreco, l'ammasso di mangiare partorito dalla Terra violentata continuamente... tutta roba che poi viene buttata...
Ma smetto di parlare delle cose brutte... [SM=g27822]
Adoro Vecchina e la sua Saggezza estrema... talmente elevata da lasciare abbasiti... Se non ci si può comportare esattamente come lei si può però almeno imparare piano piano i suoi modi, le antiche usanze Armoniche, il rispetto e soprattutto l'Amore incondizionato per la Natura, per la Grande Madre dal dolce sorriso...
imparare da lei, studiare come fanciulle che vengono istruite dal bosco e dalla natura stessa le sue storie, i suoi insegnamenti, i racconti che sono Tradizione sacra...
Piano piano... coltivare il proprio Orto Interiore, o Giardino, come preferite, di saggezza e lezioni Vere, che contengono la Verità arcaica e che certamente riconosciamo come tali, dato che basta percepire ciò che simili parole meravigliose ci comunicano al cuore... e forse all'Anima. [SM=g27822]



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17/06/2008 01:52
 
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Un altro pezzo bellissimo sulle antiche armonie tra uomini e Natura e sui loro "rapporti sacri di scambio".
tratto da Ipotesi sulla Guarigione, di Davide Melzi, Edizioni della Terra di Mezzo.

"presso gli antichi popoli europei esistevano boschi e radure considerate talmente sacri che chi avesse osato profanarli, danneggiandone gli alberi o la fauna, sarebbe immancabilmente incorso nelle ire della Dea o del Dio di quei luoghi.
Legata ai luoghi naturali, specie a quelli più incontaminati, imponenti od affascinanti, era tutta una serie di riti arcaici, ai quali sarebbe stata connessa l'idea di offerta e di scambio vitale tra uomo e Natura. L'uomo arcaico sarebbe stato ben cosciente, infatti, che il suo benessere, la sua salute fisica, la sua stessa sopravvivenza, erano sempre da considerarsi come un 'dono' da parte di una sfera superiore, vale a dire della grande Natura. Egli avrebbe fondato ogni suo atto, ogni sua parola, ogni suo pensiero, sulla consapevolezza che l'esistenza è un eterno e giocoso scambio di vita e di energia tra il grande Cosmo ed i piccoli esseri che da esso sono stati generati come da un'amorosa ed eterna Madre, alla quale essi ritorneranno al termine del loro ciclo.
Un po' ovunque si sarebbe usato offrire alle entità naturali, nei casi in cui si richiedeva la guarigione da una malattia, dei canti di libagione. I cibi e le bevande di cui ci si nutriva erano condivisi con la terra e con il fuoco, le cui fiamme a contatto con le offerte si ravvivano e si innalzano, come per salutare e per ringraziare gli uomini. Queste offerte agli spiriti, denominate presso alcune etnie 'nutrire il padrone del luogo', avrebbero anche avuto il fine di conservare la buona salute per sè e per il proprio clan, e di proteggersi da calamità e sventure. Molte genti avevano l'usanza di 'nutrire il fiume' prima di pescare, o di onorare la foresta prima di cacciare, con danze e pantomime magiche, offerte di pezzetti di cibo ed invocazioni. Generalmente la prima preda catturata non era tenuta per sè, bensì era offerta agli Dei. In altre popolazioni esisteva la tradizione di seppellire alcune foglie di tabacco nel terreno, con l'analoga idea di 'nutrire la terra'. Presso i Nativi Americani avrebbero avuto lo stesso significato le offerte di fumo della pipa sacra, rivolte successivamente alle sei direzioni del cosmo, cioè i quattro punti cardinali più l'alto ed il basso.
Le entità protettrici del focolare, della casa e dei suoi abitanti esistevano d'altra parte anche presso gli antichi Latini, sotto il nome di Lari e Penati domestici; (...) -Essi- avrebbero offerto i loro servigi, e quindi il benessere, la fortuna e la buona salute agli abitanti di una casa in cambio di affetto, cibo e piccoli doni.
La caccia tradizionale . che come si può intuire sarebbe stata profondamente diversa sotto tutti gli aspetti dalla caccia moderna, la quale al confronto potrebbe essere considerata quasi esclusivamente un passatempo sterile, rozzo, barbaro, violento e vigliacco - sarebbe stata proprio connessa analogicamente con uno scambio di energia vitale tra uomo e Natura."

[SM=g27822] [SM=g27823]



[Modificato da stregaviolet )O( 17/06/2008 01:54]


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17/06/2008 02:44
 
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Altro pezzo BELLISSIMO tratto dal suddetto libro...:

"In un contesto magico-terapeutico, anche il modo di cogliere le erbe non era casuale, bensì precisamente ritualizzato. Il medico o la sacerdotessa incaricati di trovare con saggezza il rimedio ad una disarmonia, compivano prima di tutto un atto di venerazione e di ringraziamento verso la Natura gestatrice e verso la pianta, che offriva se stessa per il bene dell'uomo che ne avrebbe ricevuto gli elementi vivificanti. Quindi la raccolta sarebbe andata di pari passo con un 'raccoglimento' interiore, secondo una significativa affinità verbale."

"la preparazione ed il trattamento delle piante, al fine di renderle pienamente efficaci, prevedeva una serie di atti codificati ed elementi da rispettare, come ad esempio il giusto orientamento rispetto ai punti cardinali, l'offerta propiziatoria e riconoscente di cibo o bevande, la pulizia fisica ed ancor di più la purezza interiore, per cui corpo ed anima avrebbero dovuto essere privi di impurità, vincoli o legami. Per simboleggiare tale stato, talvolta si sarebbe consigliato di privarsi di qualsiasi abito nel momento della coltura.
Si pensava (...) che, in assenza degli speciali rituali di raccolta, l'utilizzo di un'erba avrebbe potuto risultare non benefico ma dannoso."




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08/07/2008 23:26
 
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I racconti della vecchina sono semplicemente fantastici!

Gli antichi non uccidevano più di quanto era necessario, tantomeno lo facevano per divertimento (come si fa oggi), ma semplicemente per necessità dato che anche l’uomo è un animale come tutti gli altri.
Il modo con cui trattiamo piante ed animali riflette il nostro rispetto per la natura e quindi anche verso noi stessi.

Un tempo, l’uomo, si sentiva parte della natura e questo lo portava a sacralizzarla; aveva la consapevolezza di dipendere da lei come un bambino dipende dalla madre per essere nutrito. Il problema è sorto quando l’uomo ha cominciato a credere di essere superiore rispetto a tutte le altre forme di vita e si è auto legittimato allo sfruttamento. Ha cominciato a vedere la natura come un mondo separato.

Tellus



Con il nostro pensiero noi creiamo giorno per giorno il mondo che ci circonda
Marion Zimmer Bradley

Ogni momento governato dall’anima è sicuramente un “occasione speciale”
Clarissa Pinakola Estés


21/09/2009 19:56
 
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Posto un pezzo a riguardo tratto da ...e venne chiamata Due Cuori. L'autrice parla qui delle tribù aborigene dell'Australia:

"Questa gente crede che tutto sul pianeta esista per una ragione precisa, uno scopo. Nulla è casuale, privo di senso o sbagliato. Ci sono solo equivoci o misteri non ancora svelati all'uomo mortale.
Lo scopo del regno vegetale è nutrire animali e uomini, consolidare il terreno, accrescere la bellezza e mantenere l'equilibrio dell'atmosfera. Mi venne detto che le piante e gli alberi cantano silenziosamente per noi umani e che tutto ciò che ci chiedono in cambio è di cantare per loro. [...] Lo scopo principale dell'animale non è quello di nutrire l'uomo, tuttavia, quando è necessario, acconsente a svolgere tale funzione. Il suo scopo è quello di contribuire all'equilibrio atmosferico, di essere compagno dell'uomo e di istruirlo con l'esempio. Per questo ogni mattina la tribù invia un pensiero, o un messaggio, agli animali e alle piante che ha intorno. "Stiamo camminando sulla vostra strada. Veniamo a farvi adempire allo scopo della vostra esistenza." Sta alle piante e agli animali decidere chi fra essi verrà scelto. [...]
Appresi che l'arrivo del cibo non era mai dato per scontato; lo si invocava, lo si attendeva, e quando come sempre arrivava veniva ricevuto con genuina riconoscenza. La tribù incomincia sempre la giornata ringraziando il Tutto per la luce, per sé stessi, per gli amici e per il mondo. Talvolta fanno richieste specifiche, ma sempre accompagnate dalla frase: "Se è per il mio bene e per il bene di tutte le forme di vita che mi circondano".

Io l'ho trovato splendido, un esempio di come l'uomo possa essere in simbiosi perfetta con la natura e non distruttore della stessa.
[SM=g27838] [SM=g27838] [SM=g27838]





21/09/2009 23:12
 
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Elkina dolce, lessi quel libro troppi anni fa, e ricordo molto poco, ma il pezzo che hai citato lo ricordavo davvero con esattezza perchè aveva colpito anche me, nonostante allora fossi totalmente inconsapevole o quasi...
Continuai ad appassionarmi a questa 'visione' delle cose, che è quella che mi accompagna anche ora e che condiziona molto nella mia vita, studiando l'approccio dei Pellirosse al Tutto, alla Natura e a tutte le sue creature. Credo sia l'unica via possibile, e anche se cado costantemente in contraddizione utilizzando tutto ciò che avete citato (supermercati, tecnologie etc)per aiutarmi nella gestione della famiglia, cerco di farlo il meno possible, soprattutto grazie agli scambi di prodotti agricoli in negozio (uova, frutta, verdura, carne da agricoltori biologici con piccolissime fattorie nei dintorni).
Cerco di inquinare il meno possibile, per esempio, ma non posso non usare la macchina come non posso fare a meno della lavatrice.
Tuttavia, sento di non fare bene, di non fare abbastanza, sento proprio che mi manca davvero molto, troppo.. ma nonostante il vosrtice delle cosiddette 'comodità' o 'necessità' nel profondo di ogni mio gesto c'è tutto il mio amore e il rispetto per la Terra e le creature che la abitano..pur poco che possa cambiare il destino del mondo..
Scusate se sono uscita fuori tema.



la zia Artemisia






Noi anziane quando abbiamo finito di leggere il futuro,
interriamo le foglie di tè vicino alle camelie,
che ne traggono incredibili benefici.

Maureen e Bridget Boland, 'Il Giardino delle vecchie signore'.
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