Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

PRIMO MAGGIO

Ultimo Aggiornamento: 07/05/2008 17:36
01/05/2008 12:11
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
OFFLINE
Iscritto
Veterano
Che bella giornata!
Attraverso il filo dei ricordi, passano i colori, i profumi dei sambuchi in fiore, le note che accarezzano i lecci e le tenere foglie dei rovi, per riuscire a vedere le rondini istintivamente mi riparo gli occhi, c’è troppa luce, troppa da far male, ma ormai è fatta, ho guardato, coi giorni passeranno le macchie scure, giusto il tempo di diluirle con la solita malinconia e poi passa, certo che passa.
Le stelle non si vedono ma ci sono, loro non tradiscono mai, sono sempre lì, scrutano tra una curve e l'altra: bandiere rosse e tricolori, il luccicare degli strumenti musicali e tra un ramo e l’altro passi svelti tra un vociare allegro e spensierato.
Il primo ad arrivare è stato il vento, lui era già lì quando è arrivato lo stendardo del comune, era già pronto a soffiare sul fuoco a spettinare i capelli delle donne. Poi è arrivato un cane, ha annusato l’aria, si è guardato intorno e avrà pensato:
“arriva troppa gente qui, è meglio andar via”
Arrivano i ragazzi, hanno già i pantaloni corti scelgono i posti migliori, si siedono e guardano arrivare il resto. La collina si riempie, le bandiere spuntano sui lecci, le sedie dall’erba, le birre dai ciocchi di legno sparsi.

Sotto una piccola quercia c’è una famiglia di Hora.
C’è Costantino aiuta il nonno Lissando a sedersi, ormai è vecchio, mentre si piega sull’erba e appoggia la schiena sul tronco della quercia si lamenta:
- eh! A vecchiajina è na’ carogna!
Zonja Elena porta per mano il nipote, mentre la figlia Orlandina indica a quella pertica del marito i paesi che si vedono intorno. Il Mericano inizia a versare il vino del castello Piccolo. Il maestro Bevilacqua di Belcastro, lascia la sua Lucrezia e si avvia al pulpito, vuole dire due parole. Costantino e Isabella sono abbracciati in piedi mentre il loro cane Baialardo sdraiato sull’erba fa finta di dormire. Nanni Lissando mentre guarda le cime dei cipressi gli torna in mente la moglie e dice tra se:
“jieta osht si ngky fiety”


La moto Guzzi Dondolino rossa è parcheggiata sulla strada, Skanderberg è sceso, si prepara a parlare, Stefano Sartori lo osserva attentamente, è arrivato anche Zio Mario, sua moglie porta due teglie di lasagne. La moglie di Skanderberg invece è seduta, accarezza la testa di suo figlio appoggiata sulle sue ginocchia, cerca di sbrogliare la matassa di pensieri che si affollano nella testa del figlio,intanto gli racconta di quando da giovane suo padre la caricava sulla moto e la portava alla festa del Primo Maggio. Claudia invece accarezza Spertina che sembra morta, invece dorme.

Ormai la collina è colma di gente. Sono arrivati da Shin Kolli da Puheriu da Crotone, da Strongoli e da molti altri paesi.Da RoccalbaLa è appena arrivata famiglia Bellusci. Giorgio tiene sotto braccio la moglie. Guarda quella gente che è lì. “ mi sembra di conoscere queste persone” pensa, per lui è come un degjavù è come un sogno. Florian e Martina si tengono per mano. Zia Elsa cerca di arrampicarsi lungo la collina ma sta per cadere e allora Grigio Bellusci urla contro Zio Bruno:
-eh aiutala, buono a nulla
Rosanna e suo marito Claus portano per mano l’altro figlio marco, li seguono Hans Heumman e la sua nuova morosa, quando i giovani di Hora si vedono passare davanti quella stanga la guardano sospirando:
-ççy zzop lesch
Hans ha con sè la sua macchina fotografica. Si guarda attorno, poi vede il vento portare il fumo del fuoco acceso per cucinare la carbonara verso la collina. Sale e scatta la sua foto, c’è una luce intensa, è convinto di aver catturato qualcosa di grande, qualcosa che niente può contenere: una nuvola di fumo, nel sottofondo di Hora e del mare, dove si vede una casa tamponata di mattoni ornata di pilastri dai ferri arrugginiti, quel vento che porta quella nuvola di fumo è un vento carico di sacrifici, un vento che viene da Ludiwicsafen, da Ramschaid, da Villingen, dal nord Italia.

Tullio e la moglie hanno portato la sedia da casa, Elisa è seduta accanto alla nonna, la piccola continua a girare e saltellare sull’erba, mentre Marco porta sulle spalle il fucile del padre, questo lo fa sentire grande, gli ricorda la notte di Natale.


La festa comincia, anche se nessuno si è accorto che manca la famiglia Damis. Ormai la collina è colma di gente.
Skanderberg inizia il suo discorso:
- Compagni, lavoratori, come ogni anno siamo quì riuniti per la festa del Primo Maggio. Sono felice di essere qui tra voi, perché vi voglio raccontare un sogno, un sogno che ho fatto questa notte. Ho sognato il nostro paese, ed era coltivato di grano, le strade della kona erano affollate di spighe di grano, i vicoli del Palacco e della Vascialia erano fiumi di spighe che scendevano verso le timpe del varkjiuso, e la piazza, oh la piazza! Era colma di spighe che si lasciavano accarezzare dal vento. Ma la cosa straordinaria era che queste spighe mi parlavano, e io, riconoscevo dalla loro voce i miei amici, i miei parenti, i vecchi di hora, i bambini di Hora, quelli che non riconoscevo si presentavano: io sono il figlio di……., io sono il padre di……, io sono il cognato di…, e via cosi. Camminavo sulle ciglia lunghe e nere di quel grano, mi sembrava di volare…….

La gente si commuove, applaude alle parole di Skanderberg, il maestro Bevilacqua si appunta ogni parola sul suo quaderno. Ma della famiglia Damis ancora nulla. Intanto per la folla si vede aggirarsi un signore curioso. Porta a tracolla un registratore Grundig nero, gli sono rimasti pochi capelli ricci sul capo, ha un paio di baffi neri alla sgherra, si guarda in giro, le persone che si sentono i suoi occhi addosso si domandono:
-kus osht ki?
Nessuno lo riconosce, è passato troppo tempo, manca ormai da mille anni dal paese. Qualcuno comincia a dire:
-assomiglia a……

Il signore coi baffi, si accorge che qualcuno sta per riconoscerlo, allora spegne il suo registratore, gira le spalle e se ne và. Dei bambini incuriositi lo seguono, ma appena girano la curva la strada è vuota, deserta, nessuno è sparito nel nulla.

Non potevano inseguirlo, non potevano raggiungerlo, quello era l’ombra di Jani Tista Damis, è venuto dal tempo grande, è tornato dal tempo grande, come ogni anno torna dalla vecchia Hora alla nuova Hora, a volte sotto forma di rondine, altre volte sotto forma di cicala, spesso sotto forma di spiga di grano, oggi, era uno giovane professore con i baffi e pochi capelli. Il suo posto è in un tempo che non passa mai, è tra il passato, il presente e il futuro.
Appena giunto nel tempo grande Jani Tista Damis, entra nella bottega del mosaico e si congiunge alle altre tessere e insieme guardano avanti, mentre Gojari, scopre la sua opera, ognuno si riconosce in una di quelle tessere, ognuno un piccolo pezzo, insieme il grande mosaico del nostro tempo.

Shindeth Gjithfe Peppino Pompò
[Modificato da byggym 07/05/2008 17:36]
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:31. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com