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Ratzinger e la parabola del ricco epulone

Ultimo Aggiornamento: 15/05/2017 10:41
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07/01/2017 18:25
 
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Caro Cattolico,

Cattolico Curioso, 07/01/2017 16.33:

La parabola del ricco e Lazzaro (Luca 16.19-31) ben si presta a dimostrare l’immortalità dell’anima; infatti (Cit. Lc.16.22-23 Nuova Riveduta) “Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto. E nell'Ades, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno; ”; cioè dopo la morte, resuscitano entrambi.
Nella parabola, Gesù specifica che il ricco fu sepolto -quindi il suo cadavere non fu buttato nella valle del torrente Hinnom chiamata “Geenna” (luogo in cui gli abitanti di Gerusalemme portavano i rifiuti ed i cadaveri insepolti)- e che, dopo la sepoltura, si ritrova nell’Ades, mentre Lazzaro, dopo la morte, si ritrova nel seno di Abraamo.

[Alcune precisazioni.
Col termine Ades [dal gr. Αδης, lat. Hades]. Si indica sia il nome del dio che regnava sull’oltretomba, sia il regno dell’oltretomba, ma è evidente che Gesù si riferiva a quest’ultimo.
Luca scrisse il suo vangelo in greco, e, in lingua greca, col termine Ades non si indicava né l’inferno né il paradiso, ma il luogo in cui andava ciò che resta degli uomini dopo la loro morte. Gli scrittori dell’antica Grecia descrivevano l’Ades come un luogo suddiviso in: PRATERIA DEGLI ASFODELI (ove i defunti si ritrovano senza subire alcuna punizione né ricevere alcun premio in funzione di quanto hanno fatto in vita), TARTARO (ove i malvagi, quando defunti, vengono puniti per le loro cattive azioni), ELISEO (ove gli uomini che hanno vissuto rettamente, quando defunti, vengono premiati) -notare che non si ha una piena corrispondenza con quanto indicato dal cattolicesimo contemporaneo, in quanto la PRATERIA DEGLI ASFODELI non è il purgatorio, ma un luogo in cui non si ricevono né premi né punizioni (quindi luogo non previsto dalla religione cattolica)-, più il tragitto che i defunti devono fare da quando vengono sepolti, a quando raggiungono uno di questi 3 luoghi; durante il tragitto, giusti e malvagi ricevono il medesimo trattamento.]


Qualcuno potrebbe pensare che i protagonisti della parabola, dopo la morte, si trovano in due posti molto differenti (quindi molto lontani fra loro), ma la parabola non dice questo. La parabola dice che il ricco, dalla sua posizione, riusciva a vedere sia Lazzaro sia Abraamo, ed anche a tenere un breve colloquio con Abraamo, quindi i protagonisti della parabola, dopo la morte, si ritrovano nello stesso luogo, anche se separati da una grande voragine. Nonostante ciò, Lazzaro riceve consolazione, mentre il ricco è tormentato. Abraamo spiega al ricco che la differenza di trattamento è dovuta unicamente a come i due hanno vissuto durante la vita terrena, e che Lazzaro non può raggiungere il ricco (né il ricco può andare dove si trova Lazzaro) a causa della voragine che li divide. Se la voragine è tanto grande da non poter essere attraversata, perché il ricco non se ne accorge da solo? Evidentemente la voragine non è reale, ma è una metafora della differenza di comportamento fra il ricco e Lazzaro quando erano in vita. In altre parole, dopo la morte, il ricco e Lazzaro si trovano nel medesimo posto ma, a causa di come hanno vissuto durante la loro vita terrena, Lazzaro sta bene, mentre il ricco soffre. Evidentemente Lazzaro sta bene perché non ha più fame, non ha più freddo, non soffre più, mentre il ricco non sta bene perché non può più prendere parte a banchetti luculliani, non può più indossare vesti calde e lussuose, non può più beneficiare degli agi della sua vita terrena.
In conclusione, il ricco e Lazzaro, dopo la morte, ricevono un trattamento che, per una persona che ha vissuto come Lazzaro è sicuramente un premio, e per una persona che ha vissuto come il ricco è sicuramente una punizione, ma è comunque il medesimo trattamento.

Inoltre Abraamo dice di non voler mandare Lazzaro a parlare con i parenti del ricco perché chi non dà retta alle parole di Mosè e dei profeti, di certo non darà retta nemmeno ad un morto che risuscita. Questa osservazione è molto importante, perché fa capire 2 cose:
1) Mentre i vivi vivono la loro vita qui sulla terra, ed morti vivono la vita ultraterrena; ciò può avvenire contemporaneamente.
2) Le persone che, secondo la Bibbia, sono state risuscitate, se hanno detto qualcosa a proposito di cosa c’è dopo la morte, non sono state credute.



ne parlammo già a lungo della parabola del ricco e Lazzaro proprio con te, ricordi?
Per cui, con il tuo sermone, ci ha giustamente rammentato la tua posizione (che per la verità già conoscevamo).
Non vado a controbattere "punto per punto" perchè ritengo che sarebbe del tutto inutile, per cui ti mostro la nostra interpretazione della parabola che, ovviamente, è drammaticamente differente dalla tua e credo che non ti meraviglierai per questo...

Relativamente al contesto, il tema non è quello della retribuzione post mortem, non c' entra letteralmente nulla specie con le parole di Gesù di Luca 16:15-18!

Questa parabola voleva dare a coloro che ascoltavano Gesù una precisa lezione: Gesù usa un semitismo come "essere nel seno di" (Luca 16:22) che indica una posizione di straordinario favore o privilegio (unico nel caso dell' Unigenito Figlio, confronta Gv. 1:18), salire nei cieli (non se ne parla esplicitamente, ma è probabile, visto che si parla di angeli che portano Lazzaro nel senso di Abraamo...) o scendere nell' Ades non indica necessariamente un'ubicazione ma piuttosto una condizione, salire al cielo condizione di favore e approvazione divina, scendere nell' Ades condizione di disfavore e di disapprovazione divina (perfino di umiliazione e abbassamento di chi si era esaltato e inorgoglito), basta leggere passi come Luca 10:15 e Isaia 14:13-15 e diversi altri

Tutta la parabola può quindi essere letta in chiave metaforica (Luca 16:14-15), di abbassamento degli uni e di innalzamento degli altri.

La morte stessa dei due personaggi può essere considerata simbolica, giacchè viene detto, per esempio, che il ricco muore e va nell' Ades nei tormenti infuocati, ma Apoc. 20:14 specifica che proprio la morte e l' Ades (che nel N.T. altro non è che la comune tomba del genere umano) vengono scagliati nel lago di fuoco e zolfo.

In realtà il fatto che i fratelli del ricco avessero rigettato Mosè e i profeti indica inoltre che la parabola aveva un significato e un obiettivo assai più profondi del semplice contrasto fra povertà e ricchezza e l' essere nel seno di Abraamo nei cieli o il trovarsi nell' Ades descrivono - come ripeto per l' ennesima volta - dellecondizioni, non necessariamente delle ubicazioni, il capovolgimento della situazione o condizione spirituale di coloro che sono rappresentati da questi due personaggi, il Lazzaro e dal ricco.

Il "cappello" di tutta la parabola è costituito da Luca 16:15-18, se non comprendiamo questo e "leggiamo" la parabola con un' antropologia posteriore o estranea alla Rivelazione neotestamentaria, falsiamo il significato della parabola medesima.

Ti dicevo del "cappello" di tutta la parabola, Luca 16:15-18.
I farisei sono coloro che si dichiarano giusti dinanzi agli uomini (Luca 16:15), devono quindi essere abbassati, mentre coloro che umilmente riconoscono il proprio bisogno spirituale devono essere innalzati, di qui l' uso di Ades per l' abbassamento (Isaia 14:15 ; Luca 10:15) e del "seno di Abraamo" una posizione di favore o di privilegio.

Gli umili, i "miseri", non i "ricchi" farisei si sforzano di accogliere il Regno per entrarvi (confr. Marco 10:14-15), per questo Gesù dice le parole di Luca 16:16-17.

Inoltre la Legge sta assolvendo il compito di essere il tutore, il pedagogo che conduce al Cristo (confr. Gal. 3:19-25) e sta per essere adempiuta, per questo Gesù dice le parole di Luca 16:18.

Di qui la parabola che vuole dare una precisa lezione: i due personaggi, ovviamente non letterali, stanno a simbolizzare, altresì, le due categorie di persone.

La loro condizione deve cambiare e vi deve essere un completo ribaltamento e la loro "morte" simbolizza proprio questo: il "morire" rispetto alla condizione precedente, per cui gli umili che accolgono il Regno vengono a trovarsi in una posizione di favore divino ("il seno di Abraamo", essere "nel seno di" è un classico semitismo che sta ad indicare una posizione di straordinario privilegio o una condizione privilegiata), mentre gli spocchiosi scribi e farisei, dottori della Legge, che si erano esaltati troppo vengono abbassati, scendono nell' Ades, classico semitismo (Mt. 11:23).

Questa è la nostra esegesi, ovviamente è assolutamente opposta alla tua e pazienza.....i visitatori del forum potranno serenamente farsi un' idea circa la parabola...

Ovviamente sono solo brevissimi cenni, qua e là...

Saluti.


[SM=g1944981]
[Modificato da Aquila-58 07/01/2017 18:28]
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