Per Chameleon
“La Chiesa si basa esclusivamente sulla Bibbia, o nel tempo ha sviluppato dottrine autonome che se ne discostano?”
Tu stai ancora ragionando come se prima ci fosse la Bibbia, poi a partire da quella si sia sviluppata una dottrina, e in seguito da quella dottrina a base biblica ci si è allontanati. Al contrario prima c’è la Traditio, cioè la predicazione orale della Chiesa, di cui il NT è trascrizione. Se dunque la domanda è: la Chiesa cattolica crede solo a dottrine contenute nella Bibbia? La risposta è no, perché noi crediamo quello che crediamo non basandoci sulla Bibbia ma da prima che la Bibbia attuale esistesse, essa è un prodotto ecclesiastico che raccoglie e rispecchia parte dell’insegnamento ecclesiastico. Questo ovviamente non vuol dire che Bibbia e Traditio siano in contrasto, avendo la medesima origine, cioè Dio.
“
e qualora colui che catechizzava a viva voce esprimeva ragionamenti in contrasto con il NT, cosa succedeva?”
Quando ho detto che la maggior parte dei libri del NT sono stati scritt come surrogato per coprire la distanza evidentemente sto parlando della fase in cui il NT non c’era ancora, proprio perché lo stavano scrivendo. Non c’era dunque un NT con cui essere in contrasto.
“Che vi siano state influenze e contaminazioni con dottrine e religioni che col cristianesimo c'entrano come i cavoli a merenda è cosa ammessa anche dal Papa.”
Forse ti mancano le categorie culturali per capire cosa intende il papa, lo capiresti se avessi letto la I Apologia di Giustino Martire. Tutto quello che è stato detto di vero dai pagani nel corso dei secoli appartiene a noi cristiani, perché la verità è sempre la stessa ovunque si presenti, anche se fuori dal cristianesimo è solo in forma embrionale.
“Ok, quindi per te la Bibbia non è il libro di Dio, ispirato da un'unica persona, ma un'accozzaglia di idee e pensieri diversi.”
Il fatto che la Bibbia sia parola di Dio non toglie che sia spesso in contraddizione, e questo è ammesso da chiunque. Per noi cattolici la chiave di lettura per trovare un filo rosso all’interno delle Scritture, cioè per andare oltre la patina che le rende figlie del loro tempo, è dato solo dalla Chiesa.
“La differenza è che la Chiesa dà la priorità alla tradizione”
Priorità cronologica non veritativa.
Per Simon
“Non è esatto che il canone venne formalizzato dai padri della chiesa nel IV-V sec. Si dovette aspettare Trento”
No, il canone è fisso dal IV secolo, come testimoniano i vari Concili e livello regionale e i decreti papali, come il decretum gelasianum. A Trento si è semplicemente arrivati a mettere il canone tra i dogmi, ma questo non vuol dire che non fosse già fisso da un ben pezzo.Anzi se devo essere preciso non è neppure Trento la prima definizione dogmatica sul canone, ho dimenticato il Decretum pro Iacobitis del Concilio di Firenze (4 febbraio 1441)
“e la sua argomentazione riguardante il passaggio obbligato per la sua madre chiesa a quel punto non ha valore.”
Ha valore eccome. Anche spostando ipoteticamente la formazione del canone di sedici secoli per voi la questione non cambia: sareste sempre gli eredi di un canone stabilito da altri. Comunque come ripeto, anche se non fosse stato fissato il canone neppure a Trento, sarebbe sempre comunque un canone sviluppatosi all’interno di una tradizione ecclesiastica che voi non potete più giustificare, perché sarebbe comune il canone della grande Chiesa. Ma se questa Chiesa non è al legittima chiesa di Dio il suo canone vale tanto quanto altri canoni in circolo.
“La sua chiesa dovette reagire sotto molti altri aspetti e le accuse del Luther non partirono certo dal canone.”
Il punto focale della disputa con Lutero è la giustificazione, ma come ripeto questo è irrilevante, Trento inserisce una decreto sul canone perché Lutero voleva buttar fuori dal Nuovo Testamento Giacomo e dall’AT i deuterocanonici.
“Tuttavia, se il canone non era dogma di fede ed non era univocamente accettato neppure dagli stessi cattolici”
Guarda che il fatto che un eretico contesti la dottrina della Chiesa non dice nulla sul fatto che la Chiesa abbia o meno una dottrina. Lutero ad esempio era contro il libero arbitrio, ma questo implica forse che la Chiesa prima non credesse al libero arbitrio e che solo dopo Lutero, proprio perché lui lo contesto, si decide a credervi? E’ palesemente ridicolo. Inoltre non ha senso dire che “il canone prima non era condiviso dagli stessi cattolici”, non ci sono dispute sul canone dal V secolo all’interno della Chiesa.
“ome già piu' volte detto, gli scritto del NT sono tutti assolutamente precedenti il 180”
Ma io non sto parlando della data di composizione degli scritte, ma del loro riconoscimento come parola di Dio. Come ripeto la Chiesa credeva alla trinità ancora da prima di credere che la lettera agli Ebrei fosse Parola di Dio, questo testo è entrato nel canone solo nel IV secolo. Sembri non distinguere i due problemi, e cioè che senza la Chiesa non è che i libri del NT spariscano, semplicemente cessano di essere il Nt, cioè quel corpus riconosciuto dai cristiani come parola di Dio. E’ la Chiesa che riconosce e presenta la Bibbia, non l’inverso.
“La sua citazione è di un secolo posteriore ai presunti fatti”
No, perché il fatto di cui sto parlando non è la stesura degli scritti del NT ma il loro riconoscimento come parola di Dio, in caso contrario ogni altro scritto cristiano del I secolo dovrebbe automaticamente entrare a far parte del canone.
“Inoltre si parla di due persone. In base a cosa lei ne scarta una?”
Non scarto nulla, la Chiesa si Roma si basa sulle sue due colonne. Semplicemente se non si mette Paolo tra i vescovi di Roma è perché le liste episcopali più antiche, come quella di Egesippo, riferiscono che solo Pietro ebbe la carica di episkopos.
“Come già detto, dovrebbe risalire alla chiesa tridentina?”
Scusa ma forse non ti rendi conto di quale frase hai citato: “Quando dico che il primato petrino viene prima nella Chiesa del canone del Nt sto affatto dando un’opinione.” Se mi dici che il canone fu stabilito a Trento, la mia frase diventa doppiamente vera, perché nessuno dubita che il primato esista da prima del XVI secolo. Non capisco proprio in base a quale logica ragioni.
“nfatti il canone della sua chiesa è coevo, o addirittura successivo, a Martin Luther.”
No, leggersi i decreti di Cartagine o il decretum Gelasianum, o la lettera festale di Atanasio del 367 d.C.
Inoltre la questione non cambia: indipendentemente dalla data di formazione del canone resta sempre una creazione ecclesiastica, e non vedo proprio a cosa ti serve posticiparla.
“La mia domanda per lei resta valida: dove troviamo Gesu' che insegna ad un apostolo ad essere primus? Di seguito, una questione che lei ha tagliato dal mio post, dove troviamo Pietro che reclama il suo diritto alla primogenitura?”
Non ho risposto alla domanda perché come ripeto la Chiesa non deriva la dottrina del primato dal NT, bensì crede a questa dottrina da prima che avesse un NT a cui credere. Non stiamo parlando sullo stesso piano. Non è possibile sostenere che la fede dei cristiani sia da ricavare dal solo NT, altrimenti per 4 secoli i cristiani avrebbero avuto una fede tronca, in quanto non esiste il tuo NT attuale prima del 4 secolo. Questo non vuol dire che la Bibbia non tratti il primato petrino, ma come ripeto dal punto di vista cattolico non è la Bibbia che lo fonda, al massimo la Bibbia lo conferma. Il primato petrino si fonda sull’investitura che Gesù dà a Pietro, non sul libro che la racconta. Come dice il buon K. Schatz “Se interroghiamo i dati del Nuovo Testamento relativi alla questione del ministero petrino, sembra delinearsi sempre più, fra gli esegeti cattolici e non cattolici un consenso sui seguenti punti: Non solo dai tre passi classici riguardanti Pietro (Mt 16,13-19; Lc 22,31ss; Gv 21m 15-17(, ma anche da molti altri testi, fra i quali va ricordato fra l’altro quello della prima testimonianza di Pietro sulla risurrezione (1Cor 15,5), emerge la posizione di leader di Pietro nella cerchia dei dodici ed anche nella primitiva comunità di Gerusalemme: una posizione direttiva, conferita da Gesù ed esercitata per suo incarico” (K. Schatz, Il primato del papa, Brescia, 1996, Queriniana, pag 35)
“Dovrebbe specificare che è la sua chiesa a comportarsi un quel modo, non la chiesa autentica, che mette per iscritto l'ispirata parola di Dio per lasciare insegnamenti pratici e modelli da seguire durante il processo di evangelizzazione di "tutti gli uomini del mondo".”
Come ripeto la Chiesa predica sulla base del kerygma, di cui la Scrittura è solo un deposito scritto. Ma si predica da prima che la Scrittura esistesse, e si sarebbe continuato a farlo anche se non fosse esistita.
“E' ovvio ed evidente, a chi ha letto la Bibbia, che la sua chiesa non "s'è regolata su come comportarsi in base" alle Scritture.”
La mia Chiesa agisce quando parla come Chiesa, cioè nei Concili, nelle definizioni di fede, e quant’altro. Altre azioni sono della Chiesa ma di alcuni figli della Chiesa, ed è illogico, oltre che insensato dal punto di vista legale (art 27 Costituzione), attribuire colpe di singoli ad un soggetto plurale.
“Mi spiego portando esempi pratici, che speravo citasse lei.
Atti 1 comincia e si preoccupa subito di informarci che Giuda si suicido' e gli apostoli lo sostituirono”
Perché nella sua storia stava trattando la comunità di Gerusalemme a quelle date. Come ripeto tuttavia, gli Atti non possono trattare della succesione apostolica di Roma, perché non trattano di quel periodo storico.
“Giovanni scrive a fine secolo, quando ormai gli apostoli sono praticamente tutti passati a miglior vita, e menziona varie persone anche per nome, senza illuminarci in alcun modo sulla sua teoria della "successione apostolica".
E perché mai l’apocalisse dovrebbe parlare di “succesione apostoliche”? Non c’è nessuna ragione per farlo, a meno che una delle Chiese dell’Asia a cui scriveva, proprio nel momento a cui scriveva, avesse perso il suo vescovo.
Inoltre, come ripeto, tu dai per scontato che i libri del NT siano scritti per dare istruzioni sistematiche, quando invece come ripeto la catechesi di base era orale e i libri erano solo un surrogato qualora non si potesse essere presenti di persona a predicare. Non ci possiamo dunque aspettare un trattato sistematico su alcuna dottrina, né su alcun modo di organizzazione la Chiesa. Se ci viene detto qualcosa di queste cose dobbiamo aspettarcelo come un’allusione accidentale fatta mentre si parla d’altro.
“Non è solo questione di interesse da parte degli scrittori. E' anche questione di 'ispirazione', che attribuisce un certo qual valore normativo al testo. Valore che, dunque, manca al concetto di "successione".”
Questa frase non ha senso. Il fatto che un testo sia ispirato non ci dice nulla sul fatto che quel testo ambisca o meno ad essere l’unica fonte di informazione per qualcosa. Fai come quelli che citano 2Tm 3,16 in cui si dice “tutta la Scrittura è ispirata”, come se invece ci fosse scritto “solo la Scrittura è ispirata”.
Come ripeto Gesù disse “andate e predicate”, non “andate e scrivete”, e la fede viene dall’ascolto della predicazione. Se abbiamo difficoltà a ricostruire molti temi del cristianesimo primitivo, da come era organizzata la Chiesa, all’etica, fino alla cristologia, è proprio perché nessuno di questi autori s’è mai sognato di dover addestrare qualcuno da zero con questi testi, essi suppongono già una catechesi alle spalle e vogliono solo tappare dei particolari buchi creatisi. In pratica tu stai supponendo che se la successione apostolica fosse vera allora il NT ne parlerebbe sicuramente, ma per fare questo parti dal presupposto che la sola base della fede dei cristiani sia il NT. Ma per un cattolico, per cui come ripeto non è così, la tua argomentazione non vuol dire un emerito nulla. Esattamente come non vuol dire un emerito nulla dal punto di vista storico, perché come ripeto il canone attuale non esiste prima del IV secolo. Che dire dunque? Che i cristiani non potevano attingere a tutta la verità nel corso di 4 secoli perché quella che a vostro avviso è l’unica fonte della rivelazione era ancora mutila? E’ palesemente un’assurdità. I cattolici e gli ortodossi non vanno incontro a queste contraddizioni perché sanno che la base del cristianesimo primitivo non era un’inesistente nuovo testamento la voce degli apostoli, di cui il Nt è solo uno dei due mezzi di trasmissione, motivo per cui la pienezza della fede è stata garantita dalla catechesi orale dei vescovi anche nel periodo dove il canone attuale non era completo.
“Non è esatto: gli scritti del NT esistevano e parlavano degli avvenimenti del Cristo e degli Apostoli già molto tempo prima che la sua chiesa medioevale formalizzasse il suo canone”
Come già detto non conta se i singoli scritti ne parlassero, ma se i cristiani sapessero che lì andava cercata la parola di Dio. Non puoi andare a leggere un manuale di istruzioni se non sai che è un manuale di istruzione, e soprattutto non può essere il solo manuale d’istruzioni se non è esistito per 4 secoli.
“he non esistesse il canone della sua chiesa è irrilevante ai fini di stabilire se gli apostoli ritennero di passare la loro autorità”
Non è irrilevante perché tu presumi che se gli apostoli avessero voluto dire qualcosa l’avrebbero di sicuro scritto. Invece come ripeto da capo nessuno di loro s’è mai sognato che si sarebbe creato quello che viene definito NT, che i cristiani avrebbero avuto questo corpus di libri come normativo per stabilire cosa fare, ecc. In definitiva se gli apostoli volavano dire qualcosa lo dicevano a voce. Ciò implica che per recuperare cosa hanno detto ci si deve servire di tutte le fonti storiche possibili.
“La sua è una rispettabile opinione”
No, altrimenti mi dovresti dire dove nel NT si direbbe che qualcuno ha in mente di diffondere la fede col NT anziché con la parola.
“Il testo del NT parla di una missione da adempiere a livello mondiale, quindi di un messaggio da portare a popoli e nazioni completamente estranei ad esso.”
Sì, infatti c’erano dei missionari, come oggi. Mandare una persona è molto più efficace che mandare un libro.
“La formalizzazione scritta era un passo necessario per poter trasmettere una dottrina autentica.”
Perché? Gli apostoli e Cristo hanno predicato a voce per la maggior parte del tempo, cosa avevano di meno autentico di quando scrivevano?
“A tal fine le loro "istruzioni orali" hanno un compito del tutto trascurabile.”
Ma stai scherzando? Ti risulta che si sia creata anche una sola comunità cristiana con delle lettere? Tutto il cristianesimo primitivo si basa sulla predicazione orale e sui viaggi missionari. Gli stessi fatti che vedi narrati negli Atti mettono in scena gli apostoli che convincono la gente a parole.
“uesto è irrilevante. I "vescovi" non erano in alcun modo "successori" di Pietro piuttosto che di Paolo. A meno che lei non mi porti "indizi" che Paolo nominasse metodicamente "successori" in ogni comunità da lui fondata.”
I vescovi sono successori di chi gli ha imposto le mani. C’è scritto che gli apostoli istituivano i vescovi nelle comunità in cui andavano, cosa vuoi di più chiaro.
“: dal momento che secondo lei quegli scritti furono scelti da uomini, e per di piu' tutti appartenenti alla sua chiesa, avrebbero perlomeno potuto fabbricarsi scritti in modo da dare autorità divina a questo presumibilmente importante concetto.”
Gli scritti non si fabbricano, si riconoscono. La Chiesa, tra i vari apocrifi in circolo, tra le beghe su questa o quella lettera paolina, tra i piagnistei di metà Oriente contro l’Apocalisse, ha semplicemente sancito quello che doveva essere il canone comune. Non si sono scelti degli scritti per poi dire “vedete, è quello che diciamo noi”, perché avrebbe voluto dire dipendere da quegli scritti, semmai il punto era dire “riconosco questo scritto perché insegna quello che credo”.
“Si, se lei è cosi' ingenuo da pensare che la successione sia avvenuta "di padre in figlio" come se si trattasse di una famiglia unica, unita nel proprio amore per le scritture.”
Sebbene non possediamo “liste” di ogni singolo singolo apostolo, sappiamo dalle fonti collaterali che agivano così sin da fine I secolo. E’ semplicemente un criterio evidente. Morto un vescovo se ne fa un altro, e non è possibile sostenere che in tutto l’impero ad un certo punto i vescovi abbiano smesso di ordinare tutti i loro successori, cioè che sia mai esistito un momento nell’impero in cui ciascun vescovo era senza imposizione delle mani da parte di un vescovo precedente. Per di più il problema delle liste è nostro che viviamo nel 2008, ma la Chiesa ha sempre proclamato questo criterio nel corso dei secoli e l’imposizione delle mani era dunque sotto i loro occhi. Noi abbiamo problemi a ricostruire elenchi perché viviamo secoli dopo, e si chiede un tasso di documentazione che non è possibile per la storia antica. Tuttavia se come le fonti attestano per la grande Chiesa il criterio dell’ortodossia era la successione apostolica non si può certo ritenere che questa gente abbia smesso di praticarla, chissà in quale anno, e che dunque si sia creata una frattura.
“Semplicemente perchè all'interno della sua chiesa non ha alcun valore pratico.”
La mia chiesa ha un 800 milioni di aderenti circa, il tuo giudizio è del tutto pressappochista e qualunquista.
“ne. Per svolgere un ruolo di guida è necessario giustificare in primis il suo trasferimento a Roma”
Predicare ai giudei della diaspora, come dice anche Paolo. Pietro è l’apostolo dei circoncisi, lui dei Gentili. Pietro se per questo va molto in giro. Ad esempio va ad Antiochia, ma non sapeva certo il siriaco.
“poi la sua competenza linguistica e infine la sua capacità di guidare una comunità di lingua straniera all'interno di un paese di lingua straniera, di cui non possedeva neppure la cittadinanza.”
Questo non è decisamente mai stato un problema. Nel mondo romano c’era libera mobilità, e non aveva la cittadinanza né a Roma né a Gerusalemme, che come spero ricorderai era tributaria dei romani.
“orno a ribadire che la lingua di Roma non era il greco”
E’ qui che ti sbagli, come ripeto la liturgia della Chiesa di Roma era in greco, e non sto dicendo un mio parere, semplicemente i testi più antichi pervenutici della liturgia della Chiesa di Roma sono nella lingua dei miei adorati elleni. Tutti a Roma parlavano greco, dai commercianti ai senatori, ma è difficile spiegarlo a chi non ha in mente la mobilità del mondo antico.
“Dunque siamo ai livelli di un moderno telepredicatore con l'interprete?”
Veramente non vedo proprio cosa ci sia di strano ad essere bilingui, è una cosa del tutto naturale.
“Se non le piace wikipedia puo' guardare anche qui:”
Imprecisioni semantiche in testi che non sono documenti ecclesiastici. E poi ripeto, trono può essere una semplice metafora per dire “luogo da cui si esercita il potere”. Trono di Pietro non vuol dire legno intarsiato.
“Sicchè le scritture formalizzerebbero la "sostituzione" di Giuda iscariota ma si dimenticherebbero di menzionare la "successione apostolica"?”
No, perché tu poni le cose in una scala di importanza. Come dire “se menzionano questo che è secondario, perché non menzionano questo che è più importante”. Ma ancora stai ragionando in base al presupposto che stessero scrivendo un manuale di istruzioni, con l’idea che sarebbe diventato il NT, e dunque sarebbero stati lì a chiedersi cosa fosse essenziale mettere perché era importante e dunque assolutamente da comunicare. La realtà è un’altra, e cioè che le Scritture, senza alcuna pretesa di voler essere un prontuario con tutto l’occorrente, parlano di una cosa sì e dell’altra no per puro caso, cioè per il fatto che casualmente all’interno di una narrazione che parla di qualcos’altro venga in mente o no all’agiografo di fare dei cenni. La successione apostolica si basa sull’idea che bisogna essere designati da un apostolo per fare una missione, e Paolo stesso va a Gerusalemme a farsi confermare un incarico per entrare nei ranghi della Chiesa sebbene avesse ricevuto la missione direttamente da Cristo. Questo rituale di designazione e ciò che nel NT vediamo con l’imposizione delle mani da parte degli apostoli o dei loro delegati.
“Ma possediamo una lettera "ai romani" dove lui non viene menzionato”
Il problema in primis è la datazione della lettera ai romani, di solito si oscilla tra il 51 e il 57. Supponendo che la data di composizione sia il 51-52 Pietro non era ancora nella capitale poiché Paolo non avrebbe certo omesso di salutarlo.
E se invece volessimo sostenere che era già a Roma in quella data? A questo proposito si possono trarre interessanti informazioni dal classico testo di Arialdo Beni, La nostra Chiesa, Firenze, 1976, pag. 477 ss. e da Salvatore Garofalo, “La prima venuta di S. Pietro a Roma nel 42”, Roma, 1942; a cui anch'io mi rifaccio. Si fa notare innanzitutto che il silenzio di uno, o di pochi, non può mai annullare un coro così potente di voci tutte concordi ed unanimi. Tanto meno, quando ci siano delle ragioni che lo giustifichino appieno. Prima di tutto, se si ammette che Pietro era presente a Roma quando Paolo scriveva, è necessario fare un'osservazione ovvia. Quando Paolo ha inviato la sua lettera alla comunità di Roma, a chi l'ha indirizzata? Alla comunità, naturalmente; ma una lettera non si consegna ad una folla; si consegna ad una persona, la quale, in questo caso, non poteva essere che il capo della Chiesa. E allora che bisogno c'era, in una lettera mandata alla comunità, tramite il capo, di nominare il capo stesso? ( S. Garofalo, op. cit p. 19). Non va dimenticato, d'altra parte, che siamo in tempi calamitosi, in cui è necessario uno spirito di somma discrezione per non arrecar danno alla Chiesa nascente. Ora, se l'eucaristia era una cosa da nascondere, certamente non era meno da nascondere il capo della Chiesa, S. Pietro. Del resto, nell'elogio caloroso della fede dei Romani "celebrata in tutto il mondo " (1, 8), nella confessione che Paolo fa di aver come regola di non invadere il campo degli altri "per non edificare su fondamento altrui " (15, 20), nella protesta di voler venire a Roma non per insegnare, ma per consolarsi (1, 11 e 12), per "saziarsi " (15, 24), ecc. Non c'è, forse, tutta una trasparente, allusione ad un fondatore, di quella Chiesa, più importante dell'apostolato stesso dei pagani, una allusione a S. Pietro? Comunque, una risposta più radicale all'obiezione è quella già data all'inizio: Paolo non saluta Pietro, perché costui si trovava momentaneamente assente da Roma.
Nessuno ha mai sostenuto che Pietro sia rimasto a Roma ininterrottamente, anzi le fonti antiche parlano di due soggiorni.
La testimonianza più antica di questo è del I secolo: Papia vescovo di Gerapoli (70-150) ci dice che Pietro venne a Roma e vi predicò; su richiesta della comunità primitiva, che voleva conservare le parole dell’apostolo dopo la sua partenza, cioè dalla trascrizione della sua catechesi orale, nacque il Vangelo di Marco. Il fatto che si parli di una partenza da Roma implica che debbe tornarvi in un II tempo per far quadrare la cosa con le altre testimonianze che parlano di martirio nell’Urbe. Per i contesti e gli studi sulla venuta dell’apostolo a Roma e sul tipo di comunità ci si basa su quella che da decenni è opera di riferimento, di recente uscita in nuova edizione, “I cristiani e l’impero romano” di Marta Sordi, Milano, Jaka Book, 2004, pag. 31 ss
Un ultimo rilievo, che ci riporta, anch'esso, alle caratteristiche petrine della prima comunità romana e alla sua grande antichità: è stato osservato da più parti (J. Daniélou) il carattere «giudaizzante» della antica chiesa di Roma, che non comportava peraltro il mantenimento della circoncisione e le osservanze rituali, sostenute da alcuni giudeo-cristiani del seguito di Giacomo, ma che è rivelato soprattutto dal modo di pensare presente in alcuni antichi scritti della cristianità romana, come il Pastore di Erma e le Lettere di Clemente romano. Uno scrittore del IV secolo, l'Ambrosiaster, dice che i Romani
susceperunt fidem Christi, ritu licet iudaico. (CSEL, LXXXI, Vienne 1966, pag. 6 ed, Vogels) Una caratterizzazione di questo tipo si capisce assai bene se cristianesimo di Roma deriva direttamente, in una data molto alta, da quello di Gerusalemme: esso rifletteva l'esperienza di Pietro, che senza pensare ancora ad un distacco dal giudaismo, aveva sperimentato, nella conversione di Cornelio, l'adesione e l'accoglienza nella fede li pagani, senza che essi fossero passati attraverso la circoncisione e le pratiche legali.
Queste caratteristiche del cristianesimo romano si ritrovano al tempo di Domiziano nelle accuse mosse agli aristocratici romani convertiti al cristianesimo di «ateismo e costumi giudaici». Il cristianesimo vincente a Roma non è dunque quello strettamente paolino ma quello petrino.
“Giovanni scrive a fine secolo, quando casi di presunta "successione" si sarebbero già dovuti ripetutamente verificare.”
Mi spieghi perché si sarebbe dovuto mettere a parlare di come funzionano le comunità cristiane a livello di gestione interna in un testo apocalittico?
“Dal momento che il messaggio era da portare al mondo intero, la formalizzazione scritta era fondamentale”
Continuo a non capire perché. Come ripeto la predicazione orale è alla base, anzi non è mai venuta meno. Inoltre lo scritto genera fraitendimenti, mentre se parli con qualcuno puoi fornire chiarimenti. In nessuno dei testi del NT esiste la consapevolezza di essere scritti o di diventare un testo “per il mondo”, nel senso di un testo base e fondante per la fede.
“Egesippo scrisse oltre un secolo dopo gli avvenimenti e non aveva neppure Internet.”
Egesippo è una palestinese che nel I secolo c’era nato, ne sapeva più di me e di te, perché nella Chiesa primitiva, esattamente come nel mondo antico in generale, la trasmissione del sapeva avveniva sempre oralmente e con dei canoni rigorosi. Ad esempio Platone disse che non aveva mai messo per iscritto le cose che gli interessavano veramente ma, anche per i dialoghi scritti, imponeva ai discepoli che li imparassero a memoria. Così avviene per qualunque scuola filosofica dell’antichità dagli epicurei agli stoici, ma, cosa più rilevante, così avveniva nell’ebraismo. Il passaggio di dottrine tra il discepolo e il maestro era un’istruzione orale, conservata gelosamente. Il talmud stesso non è altro che la tarda trascrizione di insegnamenti “di scuola” imparati a memoria dagli allievi dei grandi rabbini anche 4 secoli prima. Non è un caso che la scuola scandinava ritraducendo dal greco all’aramaico abbia scoperto che il NT quando riporta frasi di Gesù è pieno di giochi fonetici per facilitare la memorizzazione, in quanto esse è la trascrizione di una catechesi orale.
Ad maiora
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)