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L'aborto e la Chiesa Cattolica

Ultimo Aggiornamento: 13/02/2008 23:41
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Lil Homie
13/02/2008 23:41
 
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Per chi fosse tanto interessato da leggerselo tutto, posto un intervento che ho preparato per una conferenza sull'argomento. Penso che questo argomento sarà uno dei punti chiave del prossimo governo, e ne vedremo di brutte cose.


" Il mio discorso è totalmente incentrato su alcune riflessioni su come il Cristianesimo, e la Chiesa Cattolica in particolare, vede e pretende di imporre la sua visione rispetto all’aborto. Tralascerò quindi completamente riflessioni, opinioni e dati statistici, che sono stati tra l’altro citati più volte prima di me, per concentrarmi esclusivamente su questo argomento. Ritengo infatti che il maggior pericolo all’autonomia della legge 194 sia la Chiesa Cattolica: gli ultimi eventi hanno dimostrato che essa è un’autorità inattaccabile non solo da quei pensatori tipici dell’ambiente cattolico, ma da tutto il panorama politico italiano.

Penso che per comprendere come si sia formata l’opinione ecclesiastica su questo argomento sia utile fare una breve introduzione.
Come tutti sapete base fondamentale per il pensiero cattolico è l’Esegesi Biblica, ovvero l'interpretazione critica del testo biblico, che la Chiesa considera opera divina e come tale perfetto in tutte le sue componenti.
La Bibbia è stata scritta in un periodo complessivo che parte da circa 250 anni prima della nascita di Cristo a cento o duecento anni dopo la sua morte. È inutile dire che a quell’epoca la donna era considerata del tutto inferiore all’uomo, e la Bibbia non fa altro che riflettere questa convinzione: per citarne qualche passo, si legge nella Prima lettera ai Corinzi, Cap. 11 versi 3, 7 e 10: "capo della donna è l'uomo" perchè "l'uomo è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; nè l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo". In particolare, "l'uomo non deve coprirsi il capo", ma "la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza". Qualche paragrafo dopo, al Cap. 14, versetti 34-35 si ribadisce: "le donne nelle assemblee tacciano" e "stiano sottomesse":"Se vogliono imparare qualcosa, interroghino a casa i loro mariti".

Queste sono solo due delle numerose affermazioni che risaltano ad una lettura attenta della Bibbia. Recentemente qualcuno, parlando della crescente ondata di anti-politica in Italia, ha detto che sono i partiti stessi a fare l’anti-politica. Parto da questa affermazione per dire che la miglior arma per una battaglia laica è la Bibbia stessa: vi si trovano al suo interno persecuzioni razziali, discriminazioni di ogni genere, stermini, truffe, incesti... insomma i crimini più svariati. Pensate che Piergiorgio Odifreddi, matematico di fama internazionale, ha contato le vittime ascrivibili al buon Jahvè passando per le varie stragi narrate all’interno della Bibbia, ed il risultato finale, salvo errori ed omissioni, è di 770.359 vittime: niente male per un testo sacro.

Ma torniamo all’argomento donna: la paura dell’influenza femminile è arrivata al punto dal dover imporre ai sacerdoti cattolici il celibato, nonostante molti apostoli e persino Pietro, primo papa, è assodato fossero sposati (tant’è che la suocera di Pietro fu curata dallo stesso Gesù). Norme di castità sessuale vennero imposte al clero a partire dal quarto secolo d.C., ma questo non impedì ai preti di continuare ad essere mariti, amanti e padri: tra i papi del primo millennio una dozzina erano figli di sacerdoti e quattro, tra cui Innocenzo I e Giovanni XI, addirittura di altri papi.
Questa alienazione dalla donna è d’altronde tipica solo del Cattolicesimo: Protestanti e Ortodossi permettono il matrimonio di preti e vescovi, tant’è che Calvino e Lutero erano sposati, gli Anglicani hanno vescovi femmine dal 1989 e l’Associazione Universalista Unitaria è la prima chiesa in cui il clero femminile supera quello maschile.
Questa discriminazione nei confronti della donna è ancora più evidente quando si parla di sacerdozio femminile.
Su questo argomento permettetemi un breve escursus su una vicenda che ho trovato quanto meno bizzarra: sembra che nell’853 una donna sia arrivata ad assumere il ruolo di Papa col nome di Giovanni VIII: la sua esistenza verrà poi cancellata dalla memoria dal suo successore Benedetto III ed il suo nome assegnato ad un altro papa perché, dopo una caduta da cavallo, partorì prematuramente il figlio di un suo amante e fu linciata dalla folla. Leggenda vuole che da questo episodio ogni neoeletto papa venga fatto sedere su un sedile bucato, e proclamato solo dopo che un giovane diacono annuncia, dopo averlo tastato intimamente: “Testiculus habet!” al che i cardinali rispondono: “Deo Gratias!”.

È invece sicuro il fatto che nel 1970, quindi poco dopo la Primavera di Praga del ’68, la Chiesa Clandestina Cecoslovacca si ritenne costretta ad ordinare segretamente alcune donne, oltre ad alcuni uomini sposati. Qualche anno dopo Paolo VI incaricò la Commissione Biblica Vaticana di studiare il problema del sacerdozio femminile: essa stabilì all’unanimità che “permettere il sacerdozio femminile non trasgredirebbe il piano di Cristo”. Ma, nonostante questo, Paolo VI, come aveva già fatto per gli anticoncezionali, decise di ignorare le conclusioni della Commissione, stabilendo che “La Chiesa, fedele all’esempio del Signore, non si considera autorizzata ad ammettere le donne all’ordinazione sacerdotale”.
Ma come si comportò la Chiesa con i sacerdoti sposati e le sacerdotesse cecoslovacche di cui abbiamo parlato poco fa? A conferma di come la Chiesa applichi il principio sacro di due pesi due misure, dopo la Rivoluzione di Velluto scomunicò le sacerdotesse, che erano tutte nubili, e confermò i sacerdoti sposati. Mistero della fede.

È in questo contesto che si forma l’accanimento antiabortista cattolico. Il Catechismo afferma che “l’essere umano, fin dal suo concepimento, va rispettato e protetto in modo assoluto e nella sua integrità”.
Ma a cosa si ispira il clero cattolico per affermare ciò? Ad uno sperduto versetto dei 150 Salmi dell’Antico Testamento, precisamente il versetto 16 del salmo 138, ove si pretende che si parli dell’embrione umano, che naturalmente al tempo non era un concetto scientifico conosciuto. Inutile poi sottolineare l’assurdità di pretendere di basare la propria opinione su una questione importante e attuale come l’aborto (e altri casi del genere) su un versetto scritto più di 2000 anni fa e interpretabile in numerosissimi altri modi.
Benedetto XVI il 22 febbraio 2006, in un congresso sul tema dell’embrione umano afferma che “il Magistero della Chiesa ha costantemente proclamato il carattere sacro e inviolabile di ogni vita umana, dal suo concepimento sino alla fine naturale” per tentare di rendere unanime e omni tempore la visione assolutamente antiabortista della Chiesa. Dichiarazione però facilmente smentibile ricordando che ancora al tempo di Agostino molti vescovi consideravano l’aborto lecito fino al terzo mese, mentre san Tommaso d’Aquino riteneva che un feto diviene un essere umano dopo 40 giorni (se maschile) oppure 80 (se femminile), e che solo gli esseri umani hanno l’anima, mentre il feto non la possiede.
E’ curioso inoltre notare come la Chiesa si contraddica da sola, ostinandosi a rifiutare il battesimo dei bambini nati morti, che, oltre ad un gesto umano, sarebbe in linea con la sua scuola di pensiero sul considerare il feto un essere umano in tutti i sensi.

Il pericoloso estremismo cattolico antiabortista vive di episodi. Nel 1997 l’assessore regionale piemontese alla Sanità autorizza un’associazione antiabortista di Novara ad organizzare un macabro «funerale dei feti», ogni fine mese.

Il 16 dicembre 1999 il giudice tutelare, sotto le pressioni della stampa e delle gerarchie cattoliche che ne hanno fatto un caso nazionale, decide di revocare la decisione precedentemente presa dal tutore di far abortire una tredicenne psicolabile violentata dal padre.

Nell’aprile 2000 in una scuola di Bolzano una professoressa di religione porta in classe dei feti di plastica, alla presenza di esponenti di un’organizzazione antiabortista, costringendo le alunne a giurare sulla loro castità presente e futura.

Anche all’estero il panorama non è più gratificante. Nel febbraio 2003, in Nicaragua, una bambina di nove anni, stuprata e rimasta incinta, ha potuto essere sottoposta a interruzione di gravidanza solo segretamente: l’arcivescovo di Managua ha prima premuto perché portasse avanti la gravidanza e in seguito per scomunicare i medici abortisti, chiedendone inoltre l’incarcerazione.

Nel 2006, in Colombia, un’undicenne stuprata è stata sottoposta ad aborto in seguito a un provvedimento della Corte Costituzionale. Il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del pontificio Consiglio per la Famiglia, ha immediatamente ricordato in un’intervista che l’articolo 1398 del Codice di diritto canonico stabilisce che qualsiasi persona che pratichi l’aborto, o sia complice in esso, è automaticamente scomunicata.

Per esigenze di tempo ho riportato solo alcuni episodi, ma, credetemi, la lista di cronache di questo genere è veramente lunga.

In Polonia, il governo filo-papale ha nuovamente limitato l’interruzione di gravidanza. In Germania il Vaticano è intervenuto per vietare ai consultori cattolici il rilascio del certificato necessario per legge per abortire.


È evidente che quando si parla di aborto l’interventismo vaticano tocca l’apice. Non è un caso che la legge 194 fu approvata in un momento di transizione e di relativa debolezza del Vaticano (Paolo VI, molto malato, sarebbe morto dopo poche settimane). Non è un caso che la pillola RU-486, uno steroide sintetico per l'aborto chimico nei primi due mesi della gravidanza che non richiede l'ospedalizzazione della donna né interventi chirurgici, è commercializzato negli Stati Uniti e in tutti i paesi della Comunità Europea ad eccezione di Italia, Irlanda e Portogallo. Eppure, persino in Tunisia, uno dei paesi considerati sede dell’integralismo islamico, è utilizzato senza problemi. Non è un caso che nella regione Lazio, sede del Vaticano e quindi dove la sua influenza è maggiore, e nella regione Lombardia, divenuta simbolo del pensiero cattolico, la percentuale dei medici che pratica l’obiezione di coscienza sono tra le più alta d’Italia, arrivando oltre all’80%. E siccome sono ateo, e non credo alle casualità, non penso neanche che sia un caso che la proposta di questi giorni di rianimare i feti venga proprio dalle università romane.

Concludo facendo mio ciò che scrisse nel 1960 un pedagogista scozzese di nome Alexander Neill: “Personalmente non ho nulla contro chi crede in un Dio, non importa quale. Sono contrario a chi pretende che il suo Dio sia l’autorità che gli permette di imporre delle restrizioni allo sviluppo e alla gioia dell’umanità”. "


In memoria di Federico Aldrovandi, Gabriele Sandri, Carlo Giuliani, Aldo Bianzino e tutti gli altri ...

... ci provo a non odiarvi ma non ci riesco ...
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