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sei dicembre

Ultimo Aggiornamento: 23/01/2008 14:14
22/01/2008 22:43
 
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Ciao a tutti, di nuovo.
Non sto a postare tutto quello che ci siamo già detti e mi limito ad inserire i vari testi fin qui proposti, più un intervento di Mario che a me è piaciuto un sacco e sul quale poi entrerò in dettaglio.
Dunque:

“noi, lavoratori in Italia - precari, sottoccupati, disoccupati, cococo, cocopro, autonomi, soci di cooperative, pensionati e cassintegrati, giovani ed anziani, casalinghe e badanti, tempoindeterminati o meno, italiani e non – chiediamo che il 6 dicembre venga dedicato ai troppi nostri colleghi ammazzati sul lavoro dalle logiche del profitto capitalista ed inumano.
Chiediamo che in tale data si tengano ovunque non celebrazioni rituali, ma assemblee nei luoghi di lavoro per verificare le condizioni in cui quotidianamente operiamo ed incontri nelle scuole, perché i nostri giovani crescano con la piena coscienza dei loro diritti e perché più nessuno debba morire di lavoro”. (elena)


noi, lavoratori in Italia chiediamo che il 6 dicembre (il giorno della strage di Torino)
venga dedicato ai troppi nostri colleghi ammazzati sul lavoro da logiche che prediligono
il profitto alla vita umana e alla sicurezza del lavoro.
Chiediamo che in tale data si tengano ovunque assemblee nei luoghi di lavoro
per verificare le condizioni in cui quotidianamente
operiamo ed incontri nelle scuole, perché i nostri
giovani crescano con la piena coscienza dei loro diritti e perché più
nessuno debba morire di lavoro (LupoSordo)


Premesso che il 6 dicembre 2007 a Torino si è verificata una delle pagine più tragiche della storia della classe operaia italiana, noi, cittadini italiani, chiediamo che questo giorno venga dedicato ai troppi lavoratori ammazzati ogni giorno da logiche che prediligono il profitto alla vita umana e alla sicurezza del lavoro.
Chiediamo inoltre che in tale data si tengano ovunque assemblee nei luoghi di lavoro per verificare le condizioni in cui quotidianamente si opera ed incontri nelle scuole, affinché i nostri giovani crescano con la piena coscienza dei loro diritti e perché nessuno mai più debba morire di lavoro. (Franca)


Per i lavoratori in Italia - precari,
sottoccupati, disoccupati,
cococo, cocopro, autonomi, soci di
cooperative, pensionati e
cassintegrati, giovani ed anziani, casalinghe
e badanti,
tempoindeterminati o meno, italiani e non, si chiede che il
giorno 6
del mese di dicembre di ogni anno, venga dedicato ai troppi
colleghi ammazzati sul lavoro
dalle logiche del profitto capitalista ed
inumano.
Chiediamo che in tale data si tengano ovunque non celebrazioni
rituali,
ma assemblee nei luoghi di lavoro, sia per verificare le
condizioni in cui quotidianamente si opera, sia per informare e
sensibilizzare ogni categoria all´interno del luogo di lavoro;
Contestualmente chiediamo, che nelle scuole di primo e secondo grado,
vengano effettuati incontri mirati sulle tematiche relative alla
sicurezza nel lavoro, perché i nostri
giovani crescano con la piena
coscienza dei loro diritti e doveri, affinché più
nessuno debba morire
di lavoro. (Nunzio)

per quel che mi riguarda sono disponibile a rinunciare ai toni polemici - sottolineo solo che l'elenco delle varie tipologie mi sembra importante (magari sotto altra forma, tipo "lavoratori con qualsiasi contratto e disoccupati") perché qui siamo tutti coinvolti...

ed ecco il testo di Mario. Vi lascio il tempo di leggerlo, poi parto con "le mie esternazioni":

Cara Elena, ti chiedo scusa del ritardo nel rispondere, ma sono invaso
di e.mail e qualcosa sfugge. Al tuo primo messaggio, avevo pensato alla tua proposta relativa alla edizione in contemoporanea sui blog che, non avendone uno specifico, mi tagliava fuori. E veno alla giornata del lavoro:

Quale che sia il testo concordato, io penso che la necessita'
di non farne una banalizzazione rituale (evidenziata da Laura) dipenda
molto da noi, dalla nostra capacita' di fare proposte politiche
"militarmente strutturate" e cioe' con obiettivi strategici molto
chiari (celebrare il lavoro come diritto violato nella sua garanzia
costituzionale e nella sua tutela di salute), e con conseguenti
passaggi (quelli che noi militari definivamo "battaglie tattiche" o
"avvicinamento tattico"), come ad esempio un nuovo regolamento
normativo sulla sicurezza, molto rigido e penalizzante per deficit
volontari o per omissioni.

Ma soprattutto questo ci chiede di saper
valutae bene quali siano le nostre reali forze ("organica"), perche'
nessuna battaglia puo' essere portata avanti senza consapevolezza di
quale sia il reale rapporto di forze (non importa essere in in
inferiorita' numerica se la motivazione etica e la determinazione
concreta sono coltivate quotidianamete in ogni singolo "combattente"),
e con quali "armi" (rifiutando preventivamente ed in modo intransigente ogni ricorso a forme di violenza e terrorismo, non fosse altro che per il fatto che esse sono quelle piu' facilmente infiltrabili a fini di destrutturle) intendiamo contrapporci alle strutture ed all'armamentario dell'avversario.

Perche' e' inuile mentire a noi stessi: abbiamo un avversario feroce e determinato che e' rappresentato dalla cultura capitalistica del puro profitto, a tutti i costi ed al massimo livello, che non si fa problemi di rendersi colluso con interessi criminali (chi ha dimenticato i "patti scellerati" sottoscritti con i gruppi della criminalita' organizzata per lo smaltimento illecito di fanghi e residui pericoli e venefici proprio nelle terre oggi traumatizzate dall'inondazione non casuale della immodizia, o ha dimenticato i comportamenti di aziende come l'ENI di Marghera o le tante altre - la Breda su tutte - che utilizzarono consapevolmente amianto cancerogeno?) e soprattutto di stringere rapporti di interesse diretto con uomini ed ambienti della politica (un
rapporto che si e' molto raffinato, divenendo legalmente evanescente,
dalla prime volgari metodologie di corruzione e concussione, o dello
"scambio di voto") come ad esempio e' accaduro grazie all'introduzione
della depenalizzazione del falso in bilancio (cosi' scioccamente
inseguito come "conflitto di interessi di Berlusconi", quando era un
vero e proprio attacco eversivo allo Stato di Diritto.

E questo avversario studia continuamente i nostri comportamenti antagonisti, ne sa valutare la potenziale pericolosita' e disinnescarne (con la indifferenza mediatica, la infiltrazione, il discredito, o il contrattacco frontale) il potere di aggregazione di consenso, la capacita' di contrasto ed il "volume di fuoco".

Spesso questo avversario ci ha debellato per "stanchezza" perche', mentre loro attuano costantemente un turn over oggettivo ed efficace, noi spesso rimaniamo sempre i soliti quattro gatti, sempre piu' sfiancati dalle molteplici battaglie quotidiane in cui ci sentiamo coinvolti e senza mai ottenere un ricambio per cui si possa momentaneamente ritornare nelle retrovie a rinfrancarsi un po'.

La politica, con lo sperpero assoluto di ogni minimale "etica laica" dimostrata in questi giorni da vicende come quella di Mastella, e di Cuffaro o come quella di Papa Ratzinger, ci dimostra purtroppo che i nostri piu' feroci avversari oggi siedono forse, ancor piu' che nelle sedi della grande finanza e della grande imprenditoria o della grande criminalita', proprio nei Palazzi del Diritto e della Costituzione, trasformati in Palazzi del puro Esercizio del Potere con presunzione di impunita' ed immunita' assolute.

Dunque vengo ad una proposta concreta, da lanciare in rete a tutto il corpo degli Avvocati Italiani e per conoscenza agli Uomini della Politica perche' accettino di scendere in campo accanto ai Cittadini vessati e colpiti nei propri Diritti.

E comunque credo che questa prospettiva ed iniziativa di proporre un giorno memoriale del lavoro, fin da oggi, non perda la sua valenza, ne' sia necessario che si debbano aspettare, per proporla, i tempi della ciclopica costruzione della "tutela attiva ed organizzata dei Diritti Violati". Possiamo ben lanciare oggi con assoluta dignita' e senza svilirci in un amaro "amarcord" delle vittime, questa idea, per come essa e' nata nella tua testa e dagli altri contributi che ho letto. Tuttavia ritengo che essa avebbe un ben altro potenziale se, nel mentre la lanciamo, avessimo gia' in mente di darle un corpo piu' robusto ed una prospettiva piu' matura di lotta democratica. Poi tutto dipendera' da noi se saremo in grado di dare gambe all'idea e se avremo filo per tessere la tela del nuovo "Soccorso Rosso.".

Noi dovremmo al tempo stesso (mentre diffondiamo ai legali italiani l'eventuale proposta) restare comunque determinati, nel rinnovarla costantemente, anche di fronte ad una tiepida accoglienza; e consapevoli di poter essere ascoltati in maniera sinceramente interessata solo dai pochi che accettassero di interloquire per aderire al progetto.

E dovremmo essere al tempo stesso consapevoli del rishio di essere invece ascoltati nel nostro appello e recepiti come "pericolosi avversari" anche e soprattutto dai tanti legali e politici che si coalizzano costantemente per la conquista ed il mantenimento del "potere" e per garantirne le sorti e le pretese di impunita'. "Militarmente" parlando si tratterebbe di una forma propagandistica delle nostre intenzionalita' al fine di innescare "timore" nell'avversario, ma naturalmente cio' e' possibile solo quando le intenzionalita' strategiche siano realmente chiare e ad esse avessimo gia' preventivamente deciso di pagare un qualsiasi prezzo.

Essi reagiranno, e cercando di farlo a nostra insaputa, ordendo i
processi ed innescando i procedimenti e meccanismi per la nostra
infiltrazione e la destrutturazione della nostra realta' di Cittadini
Antagonisti,

Lanciare questa idea di una specie di nuovo "Soccorso Rosso", su tutto il territorio nazionale, costruito da operatori del Diritto che non abbiano abdicato a servire i principi costituzionali, credimi avrebbe un potere deflagrante inaudito.

Una rete legale pronta ad offrire assistenza gratuita -laddove esistano le condizioni del gratuito patrocinio - ovvero ad onorari minimali preventivamente stabiliti, a qualunque Cittadino, anzitutto in quanto Persona e poi in quanto Lavoratore, italiano o immigrato che sia, il quale si trovi a veder violentati i propri diritti o minacciata la propria garanzia alla salute ed alla sicurezza sui luoghi di lavoro.

Sarebbe anche necessario, per realizzare questo progetto, autotassarci tutti (con un minimale annuale di almeno 50 € che garantisse comunque una buona base di partenza ed una garanzia minimale ai legali), dai "grillini" e fino ai Parlamentari piu' sensibili alle nostre proposte, denunce e rivendicazioni, per garantire a questi legali un minimo di rientro quantomeno delle spese vive che essi incontreranno in questa loro scelta di solidarieta' democratica.

Perche' vedi, amica mia, io sono certo che in uno Stato democratico, fondato sul Diritto Positivo, ogni volonta' di contrasto delle attuali derive autoritarie, criminogene e criminali e di capitalismo selvaggio, abbia bisogno di un forte "braccio armato" (e sia detto fuori da ogni tentazione di rinverdire stagioni di un terrorismo tanto becero quanto ingenuo da essere giocato fin dal suo insorgere proprio dagli avversari che credeva di combattere) costituito dagli Operatori del Diritto, i quali sono gli unici in grado di affrontare e sconfiggere il relativismo del potere e dei potentati, siano essi massonici o criminali, entrambi collusi sempre piu' e sempre piu' sfacciatamente con la politica, per costringerli e ricondurli al confronto serrato con i principi costituzionali.

Perche' in realta', quando si spinge e si costringe il potere a misurarsi sul piano del diritto, ma senza avere un "braccio armato" che ne controlli la resa alla Costituzione, si rischia di essere blanditi sul piano teorico e valoriale proprio per spengere sul nascere la nostra potenziale ostilita' alle crescente violazione dei
diritti minimali.

Ricordiamoci che fu dovuto in gran parte (anche se non solo) alla attivita' di "Soccorso Rosso" se si poterono arginare le volonta' Cossighiane di usare la Giustizia ed il "Diritto" come una clava con cui scardinare l'attacco del terrorismo. Fu solo alla capacita' di molti di quei lagali di mantenere ferma la barra dei principi democratici, se lo Stato pote' uscire da quella stagione per la vera supremazia del Diritto e non per io spaccio deviante che ne
avrebbero voluto fare Cossiga ed i suoi, come fu possibile avviare una
vera lotta alla Mafia solo quando operatori del Diritto di assoluta
limpidezza non si rifugiarono ancora nella pratica della declarazione
politica, ma mostrarono ai criminali, con il loro agire, la superiorita' dello Stato Democratico.

E non e' forse vero che solo per aver costituito un "Legal Social Forum" che ancora oggi possiamo sperare Verita' e Giustizia sui fatti di Genova 2001? Certo non dovremmo rinnovare il progressivo disinteresse sociale che abbiamo lasciato si coalizzasse contro il magnifico impegno di quei legali ancor oggi dedicati all'accertamento della Verita' per il ristabilimento di una Giustizia che sia eco dei Principi Costituzionali e Democratici.

Se riuscissimo ad organizzare questa nuova "macchina da guerra legale" per i diritti dei Lavoratori noi dovremmo saper poi esserle costantemente accanto, stabilendo a nostra volta turnazioni di presenza e di attenzione, di relazione sui singoli casi e di costruzione delle ulteriori prospettive di evoluzione normativa, per dare cosi' forza politica e rinnovazione strategica alle nostre
rivendicazioni di Cittadini, Associazioni, Liberi pensatori, tutti e
comunque sinceramente Democratici avanzate ai Rappresentanti dei
Palazzi.

Dovremmo costituirci come Associazione di fatto, capace di scendere in campo accanto ad ogni famiglia che sia stata colpita dalla violazione dei Diritti sul Lavoro di uno dei suoi membri, chiedendo di
costituirci parti civili in ogni e ciascun processo per infortunio sul
lavoro, assumendo di volta in volta il volto e gli interessi della
persona vessata. Insomma ancora una volta, vittoriosi o sconfitti nelle varie battaglie, dovremmo saperci levare tutti in piedi e rivendicare, con una antica ed epica memoria di lotte di schiavi per la loro liberazione: "Io sono Spartaco". Perhe' il diritto violato di uno solo di noi, viola il diritto di ciascuno di noi e soprattutto condiziona il futuro di liberta' e dignita' dei nostri figlioli.

Come al solito Elena, non ho saputo raffrenare la parola. Sapendolo ho inviato solo a te questo scritto, autorizzandoti fin d'ora a condividerlo in rete se lo riterrai opportuno.

Fin da ora considerami comunque sottoscrittore del tuo appello e della tua iniziativa, anche se tu non ritenessi utile o non si ritenesse dai compagni in rete dare corpo anche alla mia proposta. Ricorda pero' che quando si saltano certi steccati di "ultima spiaggia", anche ci ritrovassimo da soli, poi saremo costretti comunque ad andare avanti, avanti e senza calcolo di prezzo.

Ti abbraccio, da
buon "Militare Democratico".

Mario





23/01/2008 01:11
 
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sei dicembre
Menzionando il poeta Rebora: "il regime sociale è composto da brutalità in alto e bestialità in basso".

Io credo che ci sarà qualcosa che si scontrerà inevitabilmente con la nostra buona idea e cercherò di essere chiaro e sintetico.

Spesso si parla (e in special modo gli uomini e le donne di sinistra), ad incondizionata difesa della figura professionale quale è l'operaio. Ora, io per primo non ho voluto "ammorbidire i toni" della lettera originale di Elena, in quanto se l'assassino si chiama neoliberismo (o capitalismo), che venga chiamato tale e quale senza vergogna.
Però nei tempi odierni, anche l'operaio ha ceduto alle lusinghe capitaliste (traformandosi in un'entità superficiale e disinteressata ai diritti/doveri della sua classe/condizione) e vi garantisco, che in tante realtà lavorative, i "padroni" hanno difficoltà nel gestire la tutela della salute per colpa (sì, per colpa) dell'indifferenza e della insensibilità alla materia da parte dei dipendenti, siano essi operai o impiegati.

Per esempio (tanto per citarne uno) quando non vi sono controlli da parte delle figure preposte (la maggior parte del tempo lavorativo) i più, prendono letteralmente in giro chi usa i dispositivi di protezione individuale o comunque si mostra sensibile a comportamenti che non pregiudichino l'incolumità degli altri lavoratori.

Ecco perchè sottolineavo che sarebbe grande cosa sensibilizzare i lavoratori responsabilizzandoli (presa d'atto dei loro doveri). Solo allora ci sarebbe da tutelare il diritto. Per me è più una questione di METODO DI LAVORO che sta evolvendosi e le forze in campo (soprattutto le piccole e medie imprese italiane) non sono FORMATE a sufficienza e parlo sia dell'ultimo operaio/impiegato che del primo dirigente.

Concordo con Mario su quella sottile idea di un testo "tattico", che cerchi già in partenza di scardinare quei risultati superflui di cui tutti quanti noi, abbiamo timore possa accadere (mi riferisco alle ritualità politiche, ecc.)... ah! Già, una domanda: perchè nel testo si parla con "Noi...", siamo forse un'associazione rappresentativa della classe operaia? Un sindacato? Un partito?
Ecco perchè ritengo opportuno scrivere la lettera in modo impersonale.

Un saluto.

P.S.: MA LA REGISTRAZIONE AL FORUM E' OBBLIGATORIA? Ricordo che tempo addietro togliesti questa opzione Elena. Fai tu, ma spiegacelo, io mi sono reiscritto, altri potrebbero non farlo e non partecipare alla presente discussione.
23/01/2008 14:14
 
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Vorrei dire che sono pienamente d'accordo con la proposta di Mario Ciancarella. Assicuro il massimo impegno e collaborazione in un lavoro quotidiano per realizzare concretamente la proposta di Mario che Elena ha riportato qui in questo post. Laura
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