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Nella Palermo Calcio non c'era soltanto l'osservatore sportivo incaricato di scovare nuovi talenti calcistici. Anche Cosa nostra aveva il suo. Un mafioso condannato al primo maxiprocesso alla mafia a 5 anni e quattro mesi di reclusione, Totò Milano, il cui nome ricorre spesso nei pizzini trovati nel covo del boss Salvatore Lo Piccolo, arrestato insieme al figlio Sandro nel novembre scorso.
I dirigenti del Palermo, alcuni dei quali nati e cresciuti in città dove queste cose sono note a moltissimi, adesso prendono le distanze da Totò anche se quest'ultimo, fino a qualche giorno fa, era sempre presente alle partite e agli allenamenti dei rosanero che seguiva in trasferta anche nell'aereo della squadra. Stando ai pizzini trovati nel covo dei Lo Piccolo, Totò Milano, seguiva attentamente anche il business che ruotava attorno alla squadra del Palermo, contattava i dirigenti e, attraverso alcuni "corrieri" informava il boss Lo Piccolo sugli affari che si potevano fare. Così com'è indicato in un pizzino dove viene riferito a Lo Piccolo di alcuni lavori che sono in corso nel campo per gli allenamenti dei rosanero a Boccadifalco, o per la costruzione del nuovo stadio che dovrebbe essere realizzato nel quartiere Zen di Palermo.
Totò Milano, dopo avere scontato la condanna a 5 anni e quattro mesi inflittagli nel maxi processo, aveva ripreso le sue frequentazioni con il mondo sportivo. Sin dai tempi dei presidenti Polizzi e Ferrara. Ed ha continuato sino ad ieri. Per lui non c'erano ostacoli di sorta. Era in rapporti con il direttore sportivo Rino Foschi, l'amministratore delegato Rinaldo Sagramola e Giovanni Pecoraro, altro dirigente della squadra rosanero. Tutti, ora, dicono che Milano era un "tifoso come tanti". Ma da quanto emerge dai pizzini di Lo Piccolo, era molto di più: una sorta di osservatore sportivo di Cosa nostra. |