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Caffe` C'era una volta.......quattro chiacchiere in relax

Ultimo Aggiornamento: 26/04/2024 15:39
01/09/2005 02:09
 
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CHE DIRE.... HAI VISTO PURE QUESTO....
MI SORPRENDI SEMPRE DI +!!!!
comunque sia in effetti la critica è buona soprattutto nei confronti dell'attore nano...
l'altro (Valerio) non è male secondo me ma certo non lascia il segno...
l'attrice (Deborah: Elisabetta Rocchetti) è senz'altro la peggiore dei tre....



beccatevi pure qst scheda tecnica...l'ho trovata su internet:
Peppino Profeta è un uomo di bassa statura che imbalsama animali per passione e, occasionalmente, presta la sua abilità per servizi particolari a un boss della camorra; Valerio è un giovane che viene affascinato dalla figura di Peppino, inizia a lavorare con lui e ne subisce l’influsso; Deborah è una ragazza dalle labbra rifatte di cui Valerio si innamora, ricambiato. Ambientato tra una Campania aperta ma incredibilmente opprimente e una Cremona altrettanto grigia e cupa, una sorta di noir dei giorni nostri dove il vertice del triangolo di esistenze e amori non è una donna, ma una complessissima figura di tassidermista, in parte isolato dalla società per il suo aspetto fisico e in apparenza sgradevole ma, invece, vitale e capace di slanci ed emozioni assolutamente comprensibili e umani. Ma, come si capisce fin dal titolo, il centro del film è rappresentato dalla morte che cristallizza e imbalsama attimi ed esperienze: il rapporto con essa, come quello con l’imbalsamatore, è fatto di fascinazione e paura, attrazione e repulsione, ingratitudine e riconoscenza, ma in ogni caso la morte va conosciuta e toccata con mano per poterla affrontare e, forse, esorcizzare. La regia di Garrone, infinitamente più sicura rispetto alle sue prime opere, filma personaggi e ambienti come piccoli mondi isolati fra loro che tentano una conoscenza reciproca che è, allo stesso tempo, possibile ma difficilissima: ed è proprio in quel fragile momento - come nell’incontro/scontro tra interni chiusi ed esterni soffocanti, luci smorte e neri paurosamente abissali - che nasce la tragedia, e non tanto con la comparsa dei topoi più classici inerenti alla sfera della minaccia e del terrore (come la pistola nel finale). La sceneggiatura di Ugo Chiti, Garrone stesso e Massimo Gaudioso si ispira lontanamente a un fatto di cronaca reale, ma alterna sagacemente realismo provinciale, minimalismo esistenziale e astrattismo formale ed è capace di notevoli ellissi e di intelligenti non detti che aumentano l’interesse dell’opera: miracoloso, poi, come i personaggi (Foglia Manzillo e la Rocchetti sono esordienti, mentre Mahieux proviene dal teatro e dalle sceneggiate napoletane di Mario Merola) siano già vivi sul nascere e come abbiano bisogno di pochissime battute per evolversi ed esprimere tutta la loro dignità, mentre qualsiasi situazione ha quel briciolo minimo di surrealismo simbolico perché appaia sempre e comunque credibile. Uno dei film più intriganti e ostici del recente cinema italiano, innervato di una sottilissima tensione metafisica (la stessa che provano i personaggi fra loro e, soprattutto, nei confronti di Peppino) che raggiunge livelli di saturazione e di apoteosi poetica talvolta davvero spiazzanti e impensabili. La colonna sonora della Banda Osiris è fatta di niente ed eppure angoscia realmente; Salvatore Sansone, interprete del film precedente di Garrone (Estate romana), è l’aiuto regista. Presentato con successo a Cannes e variamente premiato: occhio indagatore e chiare idee di regia, Garrone merita in pieno il titolo di "nuova promessa". DRAMM 101’ * * * *
Roberto Donati

 
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