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Ultimo Aggiornamento: 29/11/2007 10:03
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Venere è un "gemello" della Terra

ROMA - È davvero difficile considerarlo un pianeta gemello della Terra, avvolto com'è da un'atmosfera impenetrabile di acido solforico, assolutamente privo di acqua e con temperature impossibili. Eppure, nel Sistema solare, Venere è il pianeta più vicino alla Terra non solo per la distanza, ma per il nucleo roccioso, densità, massa e composizione chimica. Lo dicono i dati raccolti nel primo anno di attività della sonda dell'Agenzia spaziale europea (Esa) Venus Express, entrata nell'orbita di Venere nell'aprile 2006.

Se i due pianeti si somigliano tanto, che fine ha fatto l'acqua su Venere? Che cosa ha generato l'effetto serra che ha fatto impennare la temperatura a 457 gradi? Sono le domande cui stanno rispondendo i primi dati raccolti dalla sonda, pubblicati questa settimana sulla rivista Nature in nove articoli. Le risposte, dicono gli esperti, potranno aiutare a comprendere il fenomeno dell'effetto serra anche sulla Terra.

È un'analisi scientifica nella quale l'Italia gioca un ruolo di primo piano con uno dei principali strumenti che permettono alla sonda di penetrare attraverso la densa atmosfera di Venere, Virtis (Visible and Infrared Thermal Imaging Spectrometer), lo spettrometro italiano ad immagini progettato da esperti dell' Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e realizzato per l'Agenzia spaziale italiana (Asi) dalla Galileo Avionica (gruppo Finmeccanica).

Le sorprese maggiori vengono dalle primissime immagini catturate dopo l'ingresso nell'orbita di Venere, quelle dei vortici che circondano il Polo Sud. Adesso è chiaro che si tratta di un doppio vortice, una gigantesca «esse» rovesciata che si estende per quasi 3.000 chilometri, pari alla distanza tra Sicilia e Scandinavia. Lo spettrometro Virtis ha ricostruito la mappa termica tridimensionale del vortice evidenziando al Polo una temperatura maggiore che all'Equatore. «Abbiamo scoperto che l'atmosfera al polo Sud ruota più velocemente che al Polo Nord», ha detto il responsabile del Virtis, Giuseppe Piccioni. In generale, ha aggiunto, «tutta l'atmosfera di Venere si muove molto velocemente, compiendo una rotazione completa in meno di tre giorni a causa di venti in quota fortissimi, che superano i 400 chilometri orari, e molto variabili. Un fenomeno ancora non ben compreso che viene chiamato super rotazione».

Nella parte più esterna dell' atmosfera di Venere, fra 90 e 120 chilometri dal suolo, avvengono fenomeni di luminescenza e fluorescenza dovuti ai raggi solari che dissociano o eccitano le molecole di anidride carbonica, lasciando gli atomi di ossigeno liberi di ricombinarsi tra loro. Quando questo avviene sull'emisfero non illuminato, la radiazione infrarossa «illumina» la notte di Venere, mentre nel lato diurno Venere si trasforma in un'enorme lampada 'a basso consumò che emette una luce intensa ma invisibile all'occhio umano.

Le indagini su Venere sono tutt'altro che concluse» prosegue Piccioni. «Sempre grazie alle riprese di Virtis stiamo ricostruendo una mappa della temperatura superficiale del pianeta per capire se c'è presenza di attività vulcanica». Il prossimo passo è comprendere e ricostruire, per via matematica, i meccanismi che hanno prodotto l'effetto serra che osserviamo oggi su Venere e «per avere preziose indicazioni anche sull'evoluzione dell'atmosfera terrestre, aiutandoci così a preservare - si spera - la vita sul nostro pianeta».


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