Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.
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La tragedia del Freney

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2016 16:36
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Il nome di Mauri e` legato a quello di un altro grande uomo. Uomo di montagna e soprattutto uomo d'avventura che ha visto la morte in faccia piu` d'una volta: Walter Bonatti.
Bonatti fu protagonista di molte ascese aventurose e spesso drammatiche, la piu` famosa fu la conquista del K2 con la spedizione di Desio.
Nel 1961 fu protagonista di un'altra terribile avventura che vale la pena di ricordare.
La tragedia del pilone Centrale del Freney ( Monte Bianco)
Di seguito l'appassionante racconto ripreso dalle pagine di YNEWS

 
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La storia del pilone centrale ha inizio nel 1959 con un tentativo da parte di Walter Bonatti e Roberto Gallieni. I due scalano la prima parte del pilastro poi, devono rinunciare per mancanza di materiale. L’anno successivo è la volta di Desmaison, Payot, Audibert, Lagesse, Lafont e Pierre Mazeaud. Il loro tentativo è bloccato per due giorni dalla tempesta sui Rochers Gruber. Tornano indietro senza neppur aver toccato il pilastro. Il 10 luglio del 1961 a mezzanotte, sette alpinisti partono per una delle avventure più tragiche nella storia del Monte Bianco.


In testa i francesi Kolman, Mazeaud, Guillame, Vieille seguiti a poca distanza da Bonatti, Gallieni,e Oggioni. Martedì 11 luglio 1961 decidono di unire le loro forze per portare a termine la scalata al Pilone. Passa in testa Bonatti seguito da Gallieni e poi da Oggioni. I francesi vengono dietro formando due cordate. Verso mezzogiorno sono già alla base dell’ultimo salto, l’ostacolo più impegnativo: sono in anticipo di due ore sulla tabella di marcia prevista. Kohlman e Mazeaud attaccano mentre gli altri preparano il bivacco. Pierre Kohlman sale una lunghezza in artificiale e arriva in cima ad una torre monolitica di 60 metri che battezza “Chandelle”. La cordata di testa inizia a chiodare un'altra lunghezza quando all’improvviso scoppia un temporale preceduto da raffiche di vento fortissimo. I due riscendono subito. Gli italiani si sistemano su una cengia e i francesi su un'altra quando improvvisamente Kohlman viene colpito in pieno viso da un fulmine che scarica nel suo apparecchio acustico. Sono le 17, su una cengia Mazeaud ,Guillame e Vielle si sistemano come possono, Kohlman paralizzato dalla scarica viene sistemato da solo su un altro terrazzino, dopo avergli somministrato della coramina. Gli italiani si sistemano nella loro tenda da bivacco. Con la notte la tempesta sembra raddoppiare, basterebbero duecento metri di scalata e sarebbero sul Monte Bianco di Courmayeur, da li con una facile marcia sulla vetta e poi la salvezza alla capanna Vallot, che dista circa una mezz’ora dalla cima. La decisione è quella di attendere che il temporale passi, molto meno rischioso che calarsi in corda doppia. La tempesta dura tutta la notte fino alle sette del 12 luglio, quando concede una tregua. Nevica e tutti si addormentano sfiniti. Il tredici luglio il vento e la neve impediscono qualsiasi manovra, Bonatti e Oggioni decidono che bisogna scendere a qualunque costo perché rimanere sarebbe un suicidio. Anche se tornasse il bel tempo non avrebbero più le forze per scalare e poi, con tutta quella neve sulla parete, sarebbe molto pericoloso. Alle 3 e 30 di venerdì 14 luglio la tempesta infuria ancora ma la decisione e stata presa: scendere!
Alle sei Bonatti inizia la prima calata a corda doppia.

 
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A sera raggiungono il ghiacciaio del Freney avanzano nella neve fonda verso la sommità dei Rochers Gruber. Lì cercano un crepaccio per bivaccare. Di tutti il più malmesso è Kolmann cui preparano del tè. Ha le dita illividite e gli danno dell’alcool del fornelletto per frizionarsi le mani. La quarta notte di tormenta è la più atroce. Nell’imperversare del vento tremano dal freddo mentre si dividono il poco cibo rimasto. Si trovano ancora a 3900 metri. Il giorno dopo sabato 15 luglio, Bonatti apre la marcia nella neve altissima, perché durante la notte sono caduti altri sessanta centimetri. Vielle è stremato, cade ad ogni passo. Per raggiungere le rocce dello sperone Gruber devono attraversare un canalone nella parte alta, fatto questo calarsi in corda doppia. Riescono a raggiungere il punto e piazzare la corda, Bonatti scende, ma dopo un ora nessuno compare! Vielle è esausto non riesce più a muoversi, sta morendo. Il suo compagno Kolmann non può far altro che piangere. In quel momento si sentono dei richiami che provengono dalla parte dell’Innominata. Sono le guide di Courmayeur che li cercano, ma le loro risposte non saranno mai sentite per via del vento. Alle 15,30 arrivano in fondo ai Rochers Gruber e, in una schiarita, riescono ad intravedere il tormentato ghiacciaio che li aspetta. Sul ghiacciaio si alternano alla ricerca della via d’uscita Mazeaud, Kolmann, Guillaume, Bonatti, seguiti da Oggioni e Gallieni, cadono di continuo e sono stremati. Alla fine Bonatti alle 9 di sera nell’oscurità riesce a raggiungere il colle dell’Innominata. Trova una corda lasciata da qualcuno, ma questa a causa del vento pende dalla parte sbagliata. Bonatti non riesce a piantare nessun chiodo per assicurare, e quindi in piedi assicura a spalla. Oggioni non ce la fa a salire è allo stremo delle forze. Gallieni tenta di aiutarlo, ma nel frattempo passano tre ore. Kolmann in un attimo di disperazione riesce a raggiungere il colle risalendo la corda senza legarsi. Arrivato in cima al colle Bonatti e Gallieni lo legano tra loro, e iniziano la discesa, ma Kolmann non riesce più a muoversi, è fuori di se. Gallieni, che è senza guanti, infila le mani sotto la giacca a vento per scaldarle e Kolmann, probabilmente pensa che stia per tirare fuori una pistola e si getta su di lui. Poi è la volta di Bonatti, che lo evita, lasciandolo rotolare nella neve.

 
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Dopo essersi slegati da Kolman i due riescono a raggiungere il rifugio Gamba e dare l’allarme. Sono le tre di mattina del 16 luglio.Intanto, verso mezzanotte, nel colatoio sotto il colle dell’Innominata Mazeaud semincosciente é salito fino a Oggioni. Impiega un’ora per innalzarsi di qualche metro. Arriva ad un chiodo ma non riesce a sganciare la corda dal moschettone. Tira verso di sé Oggioni che come un bambino reclina la testa sul suo braccio con le corde tese nel vento. Così passano le ore, ma loro hanno perso la cognizione del tempo. Verso le 2 Oggioni si mette a parlare dei suoi, della sua città, Monza alla periferia di Milano. Alle 2,15 muore tra le braccia del suo amico.
Mazeaud è in uno stato di torpore, ma in un attimo di lucidità cerca di risalire la corda. S’innalza di un metro, poi cade. Il chiodo che li sostiene non regge e il morto e il vivo scivolano rimbalzando lungo le placche. Poi Mazeaud si arresta mentre il corpo di Oggioni ormai rigido sparisce più in basso. A salvare la vita di Mazeaud un nodo incastrato da qualche parte!. Ancora vivo, appeso alla parete chiama aiuto, la corda intanto lo stringe soffocandolo. La mattina del 16 luglio le guide recuperano il corpo di Kolman, In fondo al colatoio dell’Innominata, trovano il cadavere di Oggioni, mentre riescono a trarre in salvo Mazeaud e portarlo al rifugio gamba ancora vivo. Il loro calvario é durato una settimana, su sette alpinisti solo tre sono tornati vivi!.Un elicottero della gendarmeria francese depone i sopravvissuti a Courmayeur dove ricevono le prime cure. Mazeaud sarà trasferito poi a Lyon per curare i gravi congelamenti subiti.

 
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22/08/2012 05:00
 
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ogni volta che leggo queste pagine mi commuovo
ecco un video che ci mostra i luoghi dove avvenne la tragedia.


 
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03/06/2015 02:20
 
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Nel video si parla anche del Freney

 
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anche in questo se ne parla.

 
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