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lupi mannari

Ultimo Aggiornamento: 04/10/2008 12:27
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04/11/2007 21:50
 
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Che cos'è il lupo mannaro?


In termini psicologici, indica un particolare stato mentale in cui il soggetto viene affetto da pazzia, confusione, delirio e perdita di memoria. In tale stato, si getta a terra, ulula, ringhia come un lupo. Nei momenti di massima crisi, la forza aumenta in modo innaturale, e si diventa pericolosi in quanto si cerca di graffiare e mordere chiunque capiti a tiro.
Recentemente, si è scoperto che tali comportamenti sono più frequenti nei mesi in qui la luna è piena, ed esercita un maggiore magnetismo sulla terra. Già da tempo si sapeva che la luna ha effettivamente delle ripercussioni sugli esseri viventi e sugli elementi. Basti pensare alle maree, al rilascio di sperma e uova nel mare da parte dei polipi, alla fioritura di certi fiori, e anche della maggiore vitalità degli esseri umani. Molti sono anche le varie superstizioni sulla luna, come ad esempio il taglio della legna, la maggiore crescita e robustezza dei capelli, la maggiore aggressività dei disturbati mentali. Molte di queste credenze sono semplici superstizioni, ma altre sono provate scientificamente.
Ma nell'immaginario popolare, il lupo mannaro o licantropo, è sempre stato visto in modo ben diverso. A partire dalla preistoria.
Il lupo come spirito guida
L'uomo ha sempre invidiato il lupo. Anticamente era il principale rivale nella caccia, e l'uomo lo invidiava e adorava per le sue capacità. Il lupo poteva avvalersi di zanne, artigli, capacità di vedere nel buio, potenza. Tutte qualità che l'uomo aveva in misura molto minore. Allora, prima della caccia, gli sciamani si vestivano con pelli di lupi, assumevano droghe allucinogene e cercavano di entrare in contatto con gli spiriti, che altri non erano se non i lupi. Tramite questo rito, gli sciamani, infondevano potenza e maggiori capacità percettive nei cacciatori che stavano per partire. Così gli uomini partivano a caccia sotto gli occhi dei lupi che stazionavano lì intorno.
Gli sciamano usavano sempre nei loro riti degli animali totem, che servivano a proteggere la comunità e a darne sostegno. Per i cacciatori nomadi dell'Asia centrale, questo animale era il lupo; per altri popoli, era un altro animale, come giaguaro, orso, e altro ancora.
Con l'evoluzione culturale e religiosa, l'uomo, ha associato il lupo a spirito psicopompo, cioè una creatura che giuda la anime nell'Aldilà. Un canto funebre molto antico, è quello dei rumeni: "Il lupo apparirà davanti a te…prendilo come tuo fratello, perché il lupo conosce l'ordine delle foreste…egli ti condurrà per via piana verso il Paradiso…"
In seguito, nacquero moltissimi miti sulla Creazione, e avevano quasi sempre come protagonista il lupo. Nel mito greco, Artemide e Febo, erano divinità nate da Latona trasformatasi in lupa.
Licaone, primo vero lupo mannaro del mito, uccideva e mangiava uomini in onore di Giove. Un giorno lo stesso Giove si presentò a chiedergli ospitalità. Prima, però, Licaone volle accertarsi se il suo ospite non fosse veramente un Dio, e così gli servì come pasto le carni di un essere umano (alcune fonti dicono si trattasse del figlio di Licaone). Giove si indignò, e per punizione bruciò il tempio, e tramutò lo stesso Licaone in un lupo.
I Celti e i Sabini si proclamavano "Figli del Lupo"; come anche i Mongoli, i quali pensavano che i grandi Eroi, erano figli del Lupo Celeste.
Il lupo, dopo essere uscito dalla forma totemica cui era associato dai primitivi, viene inserito in svariate culture e religioni diverse. Come ad esempio il culto della fertilità delle popolazioni indo-arie, che associavano le religioni virili rappresentate dal sole (solari), alle religioni femminili rappresentate dalla luna (lunari). Oppure ancora la descrizione di una statua simboleggiante il Tempo. Essa rappresentava un mostro con tre teste: quella al centro era di leone, e rappresentava il presente, le altre due erano di lupo, e simboleggiavano il passato e il futuro, ovvero le cose che abbiamo dimenticato, e quelle che ancora non conosciamo. Ora il lupo è inserito anche nelle correnti del pensiero e della filosofia.
Nell'antica Roma, il dio Luperco era protettore dei greggi, e le feste tenute in suo onore (i lupercali), vedevano sacerdoti correre nudi con indosso pelli di lupo e in mano un coltello insanguinato, col quale passava la lama sulle fronti degli adolescenti. Probabile riproduzione simbolica dei sacrifici umani.
Questi miti, e queste usanze, ci pongono a stretto contatto con uno dei miti più vicini a noi e più tenebrosi della nostra storia: il rapporto uomo-lupo.
Il primo lupo mannaro
Se il primo vampiro fu Lilith, prima moglie di Adamo, che fu condannata a girare per il mondo uccidendo i bambini e succhiandone il sangue, il primo lupo mannaro fu Licaone. Da lui discendono tutti i lupi mannari.
La vicenda di Licaone è narrata da Ovidio ne Le metamorfosi. Si racconta che Giove, avendo udito dei terribili riti che si facevano in Arcadia, avesse voluto andare a controllare sotto false spoglie. Un giorno giunse davanti alle porte del palazzo di Licaone, e gli chiese ospitalità. Licaone acconsentì, ma solo per poter uccidere il nuovo arrivato e mangiarselo. Però, Licaone, sospettò l'inganno, e volle mettere alla prova Giove.
L'indomani, Licaone, servì a tavola la carne di uno schiavo da lui precedentemente sgozzato e squartato (secondo altre fonti servì addirittura le carni del suo stesso figlio), e attese che Giove mangiasse. Però Giove scoprì l'inganno, e infuriato fece cadere il castello di Licaone, schiacciando tutti i suoi servi e tutti i suoi guerrieri. Solo Licaone rimase vivo, ma per punizione Giove lo trasformò nella bestia che più gli si addiceva: un lupo enorme e ferocissimo. Licaone si trasformò in un lupo enorme e feroce, ma restò in possesso delle sue facoltà mentali. Decise di vendicarsi di Giove.
Una notte Licaone scalò il monte Olimpo, e si introdusse di soppiatto nella camera ove Giove dormiva, con un mano una scure. Ma Giove si svegliò appena prima che la scure lo colpisse, e condannò Licaone a vagare per sempre tra i boschi e le campagne, divorando gli umani.
Così nacque il primo lupo mannaro.

Creature dell'inferno.

Con l'avvento del cristianesimo, nasce la figura del lupo come animale infernale, antropofago e malvagio. Da sciamano della tribù, si passa allo stregone.
Nel cosiddetto "Autunno del Medioevo", ogni cosa era peccato, tutto era visto come ignobile, e l'unica salvezza era la preghiera e il perdono di Dio. Era Satana che aveva mandato i lupi, e di conseguenza i licantropi. Il potere della metamorfosi da uomo in bestia, viene visto come un castigo divino, o come una conseguenza di un patto fatto con Satana, o all'assunzione di filtri magici. Ed è la caccia alle streghe. E, ovviamente, ai lupi mannari.
Pochi sanno che furono condannati a morte una quantità enorme di uomini e donne, anche con problemi mentali o malattie della pelle. Una quantità seconda solo a quella delle presunte streghe. Venivano accusati di essere licantropi gli allucinati, i dementi, gli emarginati, gli affetti da ipertricosi (malattia della pelle che fa crescere in modo sproporzionato i peli del corpo), e la gente mal vista. Venivano accusati di avere offerto sacrifici umani al Diavolo, di avergli dedicato ballate coi corpi spalmati d'unguenti, e anche di avere invocato demoni che, in cambio dell'anima, offrivano cinture o pelli di lupo.
La caccia al mostro non migliorò certo con la comparsa della rabbia. Migliaia di uomini furono bruciati vivi mentre invece avevano bisogno di cure (anche se a quel tempo non era ancora stato scoperto il vaccino anti rabbia, ne tantomeno era stata scoperta la rabbia). A pari passo si stava svolgendo l'eliminazione sistematica di tutti i lupi in Europa. La rabbia si diffuse principalmente tra lupi, volpi, e cani.
Il licantropo fu visto sempre di più come una creatura mandata dal maligno, e perciò da scovare e uccidere. Molte persone con problemi mentali o malattie furono bruciate vive. Pochissimi i casi di grazia. Uno in particolare riguardò Jean Grenier, il quale aveva una malformazione alla mandibola inferiore, la quale sporgeva in modo marcabile. Di carattere violento e affetto da disturbi mentali, questo ragazzo di quindici anni venne condannato a servire in un monastero in seguito alla denuncia di Marguerite Poirer, una ragazzina che era stata attaccata da lui e che si era difesa colpendolo alla schiena e al fianco con un bastone. Disse che Jean grenier continuava ad urlare di essere un lupo mannaro, e che l'avrebbe uccisa per mangiarle la carne delle braccia e delle gambe.
Ci furono altri casi di assassini (oggi diremmo serial killer) che dissero di avere stretto un patto con Satana per ricevere in cambio una cintura di pelle di lupo che permetteva loro di mutare forma. Il caso più eclatante è quello di Peter Stumpft, che all'età di dodici anni cominciò a frequentare i sabba, e infine si unì con un patto a Satana. In cambio di una cintura di pelle di lupo, Peter, vendette la sua anima. Da quel momento, e per la durata di venticinque anni, cominciò ad uccidere persone ed animali sotto forma di lupo mannaro. Uccise due donne incinte, e dopo averne asportato il feto dal ventre ne mangiò il cuore. Uccise molti bambini, e ne mangiò le carni. In tutto fece sedici vittime, più il suo stesso figlio, a cui mangiò il cervello. Si macchiò anche di incesto, violentando figlia e sorella. Fu catturato dai gendarmi, e dopo varie torture, confessò, denunciando anche come suoi complici la figlia da lui sedotta, e una sua amante. Il suo corpo venne fatto a pezzi con delle lame roventi, i suoi arti spezzati con una mazza, e infine fu decapitato. La sua testa fu innalzata su un palo, e vicino a lui furono sistemate sedici figurine, rappresentanti le sue vittime.
Necrofago, satanico, incestuoso, adultero; Peter Stumpft è l'incarnazione di tutti i mali possibili, e attribuibili a un lupo mannaro.
I tratti del lupo mannaro nel medioevo furono scritti da Jaques Collin de Plancy nel suo Dictionnaire Infernal.
La bestia del Gévaudan
Il fatto di cronaca riguardante il lupo mannaro più terribile. Al tempo si pensava a un licantropo, di cui venne sospettato l'ex sindaco del Gèvaudan, che sarebbe stato visto trasformarsi in un lupo che cammina su due zampe.
Tutto cominciò nel 1764, quando venne assalita una bambina nel bosco di Merçoire, presso Lagnogne. Riuscì a sfuggire, e fece una descrizione accurata della belva: "è grosso come un vitello, con il petto ampio, il collo robusto, le orecchie dritte, il muso da levriero, la gola nera con due denti laterali lunghi e affilati, la coda sfrangiata e una striscia bianca che va dalla sommità della testa all'estremità della coda stessa. Si muove a balzi lunghissimi."
Da allora la regione del Gévaudan fu assalita da continui attacchi. Le poche persone che riuscivano a sfuggirle, tra cui una bambina di nome Jean Denis, impazzirono per lo shock: altre, come una donna di quarantacinque anni, furono pure sfigurate.
L'otto ottobre dello stesso anno, due cacciatori spararono quattro colpi durante una battuta di caccia, ma il mostro riuscì a sfuggire. È palese il riscontro con la rabbia. Infatti, questa malattia, rende insensibili al dolore.
Senza sosta, gli diedero la caccia prima un reggimento di Dragoni a cavallo, poi il più celebre cacciatore di lupi della zona. Sterminarono centinaia e centinaia di lupi, ma la furia della belva non si placò.
Venne accusato di licantropia un certo Antoine Chastel, il quale venne incarcerato assieme alla sua famiglia. Il 21 giugno del 1765, venne ucciso un ragazzo di 14 anni, e nello stesso giorno venne sbranata una donna di 45, e una bambina di cui non trovò più traccia. Chastel venne liberato.
Il problema arrivò all'orecchio di Luigi xv, il quale incaricò il suo archibugiere di corte, Antoine de Beauterne, di uccidere la bestia. Antoine tornò alla corte col cadavere impagliato di un lupo enorme: misurava quasi due metri, ed era eccezionalmente massiccio. Ma le aggressioni si susseguirono senza sosta, e il Re, per nascondere lo smacco, ordinò che le notizie al riguardo fossero censurate.
Non si conosce il numero esatto delle vittime della bestia, ma gli storici sono sicuri che il numero si aggiri attorno al centinaio. Cento persone sbranate da una belva.
Non si sa che fine abbia fatto la bestia, se sia morta in una delle battute di caccia, o sia morta di rabbia; ma si narra una leggenda, secondo la quale il 19 giugno del 1767, partecipò a una battuta di caccia Jean Chastel, padre dell'uomo accusato di licantropia. Chastel preparò in precedenza una pallottola d'argento, ottenuta fondendo un crocefisso con raffigurata la Vergine, e poi fatta benedire. Poi si sedette sui gradini della chiesa, aprì un libro di preghiere, e attese. La bestia arrivò incalzata dai cani. Chastel, continuando a leggere, alzò la canna del fucile, e fece fuoco.
"Ora non ucciderai più!" avrebbe urlato Chastel. Si dice che nel luogo dove la bestia cadde, non cresca più l'erba.

Pozioni, filtri e maledizioni.

La letteratura e il cinema, ci hanno spesso trasmesso un'immagine completamente sbagliata del licantropo. Innanzitutto non si diventa licantropo sopravvivendo al morso di uno di essi. Esistono tre categorie: il volere diventare un lupo mannaro, l'essere vittima di una maledizione, e infine diventare licantropi per sbaglio.
Si è lupi mannari dalla nascita quando si nasce sotto festività molto importanti come il Natale, o perché maledetti da una maledizione che viene passata di generazione in generazione. Esistono diverse credenze secondo cui, per salvare un bambino nato io giorno di Natale, bisogna fargli mangiare scarafaggi fritti nell'olio di ricino, oppure incidere con un ferro rovente la pianta del piede sinistro tutti i natali, per tre anni. Si poteva essere liberati dalla maledizione ricorrendo a vari riti.
Il soggetto doveva essere nudo, al centro di una stanza. Dodici fanciulle vergini devono danzargli attorno, e trafiggerlo con bacchette di biancospino. Quando il soggetto è completamente coperto di sangue e ferite, bisogna buttargli addosso aceto. Se sopravvive (sfido chiunque a sopravvivere), il soggetto è liberato dalla maledizione.
Un altro metodo per liberare un maledetto, è molto più ritualistico e difficile. Il rituale, deve essere eseguito in una foresta di abeti, in una notte di plenilunio. La cerimonia dovrà avere luogo a mezzanotte in punto, e la luna non deve essere coperta di nubi, il cielo deve essere sereno, senza nuvole. La persona che dovrà esorcizzare il licantropo, dovrà trovarsi sola, e dovrà, a mezzanotte, incidere la pelle del licantropo vicino al cuore, con un coltello d'argento. Il disegno che ne viene fuori, dovrà essere una stella a cinque punte. Poi dovrà ripetere una preghiera.
È meglio che il licantropo sia svenuto o addormentato, oppure si trasformerebbe subito. Un modo consigliato per tenere a bada il licantropo, è tracciargli attorno un pentagramma, sulle cui punte vi siano disegnati i cinque simboli cabalistici. Prima di procede con il rito, bisogna uccidere il licantropo o la persona che ha lanciato la maledizione al soggetto. se così non fosse, il soggetto tornerà a trasformarsi entro breve tempo. I soggetti che provengono da ceppi di famiglie di lupi mannari, non possono essere liberati.
Per evitare di essere raggiunti da un lupo mannaro, ci sono vari metodi e credenze. Nascondersi in un campo di segale è una buona cosa; infatti i lupi mannari vengono allontanati dalla segale. Un licantropo non può uscire da un pentagono tracciato attorno a lui. Per immobilizzarlo, è necessario buttargli addosso dell'aconito, così rimarrà in trans. Anche colpirlo con verghe di biancospino può servire, dal momento che, si dice, siano allergici a tale pianta.
Per uccidere un lupo mannaro, bisogna sempre e comunque utilizzare armi in argento, anche se, a mio parere, fargli esplodere la testa ha lo stesso effetto.
Se si vuole uccidere un licantropo con una pallottola d'argento, è necessario che prima essa venga benedetta con una cerimonia. L'argento che si è usato per fondere la pallottola, deve essere stato ottenuto da un crocefisso o dall'immagine della Madonna. Il colpo dovrà essere diretto al cuore o alla testa.
Un altro metodo per uccidere i licantropi, è quello di tagliarli la testa con una lama in argento, e poi bruciare il corpo. Le ceneri devono essere sparpagliate, per evitare che risorga sotto altre forme.
Se invece che farvi uccidere o essere liberati, volete diventare lupi mannari, i metodi sono molti.
Si racconta che dormire a volto scoperto sotto la luna piena il giorno di venerdì, possa far diventare licantropi. Lo stesso vale per che beve dalle orme di un licantropo (acqua licantropica).
Essere morsi o feriti e poi trasformarsi, è un'invenzione, probabilmente derivante dal fatto che sono i vampiri a trasmettere la maledizione attraverso il morso.
Ci sono vari riti per diventare licantropi, eccone due esempi.
L'uomo, con propositi malvagi, deve tracciare due cerchi concentrici sul terreno. Il tutto in una notte di plenilunio. Dopo avere fatto il secondo cerchio, si prepari una catasta di legna da ardere, formata di rami di pino o larice e di pioppo nero. Poi appende un paiolo di ferro al tripode. Poi fa cadere in esso quattro o cinque dei seguenti ingredienti: oppio, semi di papavero, aloe, giusquiamo, cicuta, prezzemolo, solanina, assafetida, che è una resina gommosa. Dopo avere rimestato il tutto, accende il fuoco, e lascia cuocere il tutto lentamente. Quando le fiamme sono alte, l'uomo recita ad alta voce: "Eletto di tutta la moltitudine infernale, ti prego di mandare qui la grande forma grigia che fa rabbrividire gli uomini. Vieni! Vieni! Vieni!"
Poi si toglie gli abiti, e si cinge i fianchi con una pelle di lupo. Si cosparge il corpo un unguento formato da: canfora, aconito, semi di anice, oppio, foglie di pioppo, sangue di pipistrello e nerofumo, mescolati con grasso fuso di gatto. Poi si devono respirare i fumi.
L'uomo cade in ginocchio, e recita la seguente preghiera: "Io chiedo, prego, imploro te, impareggiabile Spettro delle Tenebre, che tu faccia di me un lupo mannaro…un lupo mannaro!" poi, dopo un attimo di silenzio, riprende: " Fa di me un uomo che divora. Fa di me una donna che divora. Fa di me un bambino che divora. Fa di me un lupo mannaro!"
Finito il rituale, il soggetto dovrà fare uno scongiuro affinché non venga ucciso o ferito: " Fondi la pallottola, spunta il coltello, fa marcire il randello, accendi la paura nell'uomo, nella bestia e nel rettile, così che non possano afferrare il lupo grigio né strapparlo dal suo caldo nacondiglio. La mia parola è ferma, più ferma del sonno, più ferma della forza degli eroi."
Secondo me, ha lo stesso effetto di farsi un acido dopo avere letto un racconto.
Il secondo metodo è cospargersi il corpo con un unguento formato da varie porzioni di cicuta, giusquiamo, zafferano, semi di papavero, aloe, oppio, assafetida, solano e prezzemolo. Parte è cosparsa sul corpo, parte va fatta bollire in una pentola. Nel mentre di devono recitare varie invocazioni al Diavolo.



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