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PROPOSTA (dal blog-26 febbraio)

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2007 18:49
13/03/2007 13:40
 
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elena
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Ci ho ripensato... potenza dell'età! Ma perché dovremmo farci un sito? E metterci dei soldi? Voglio dire, se facciamo una cosa tipo questa (tanto la differenza continua ad essere oscura, almeno per me), dove al posto dei "miei deliri" ci si mettono le notizie e il forum resta dov'è - chat inclusa, sperando che qualcuno li usi... - e i soldi ce li teniamo per la prossima campagna elettorale (vero che ancora non costa come negli States, però mica ci faranno propaganda gratis... anzi, temo che ci oscurerebbero, quasi tutti, quasi subito).
Che dite?
Altra cosa: una testa, un voto... EH? Che dite?
Suerte!
Dimenticavo: ciao socioweb, grazie dell'intervento... ammetto che non ho ancora letto tutto, ma poi vengo a trovarti. [SM=g27985]
8:57 PM, febbraio 27, 2007
13/03/2007 13:48
 
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elena
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Ragazzi, bisogna che ci muoviamo... sto guardando Ballarò e non li sopporto più... peggio dei galli nel pollaio quando le galline sono in calore(ma ci andranno? boh!). Tutti (anche se quella dei comitati della libertà la rimanderei volentieri a scuola, sapete, da quella maestra che taglia le lingue troppo lunghe... non perché non ha il diritto di esprimersi, ma perché, ogni tanto, avrebbe il DOVERE DI TACERE!).
9:14 PM, febbraio 27, 2007
13/03/2007 13:49
 
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equo
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Credo che il "similblog" per cominciare possa andar bene: la differenza dovrebbero farla i contenuti, no? Se, invece, ritenete necessaria una registrazione con tutti gli ammenicoli posso chiedere a mio figlio di darci una mano, tra le altre cose fa il webmaster. Coraggio, Mauro: non posso certo insegnare ad un naturopata a guarirsi: sarebbe come insegnare ad un gatto ad arrampicarsi. Poi, però, mi spieghi perché hai abbassato tanto le tue difese immunitarie, eh? Lo scippo dei DICO ti ha mandato in depressione? :-)
9:59 PM, febbraio 27, 2007
13/03/2007 13:49
 
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val
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Proposta più che condivisibile,da valutare attentamente .
Non ho alcun dubbio sulla capacita della persona e devo dire che ho apprezzato molto il chiamare con il loro nome gli americani,da indicazione dello spessore e della rettitudine morale di Mario.
Il Vaticano è una delle tre parti del potere dominante,addentrarci in questo discorso fuorvierebbe dal vero proposito del post.
Veniamo al dunque.
E bene che io specifichi la mia appartenenza culturale e indichi chiaramente a tutti voi la mia convinta provenienza da un campo diverso da quello comunista.
A parte una piccola esperienza nel PCML dell'oggi ciellino-forzista Aldo Brandirali,sono da sempre socialista demartiniano,quindi ancora più a sinistra di Lombardi.
Detto questo dobbiamo partire da due considerazioni.
La prima è inerente all'unica cosa vera che,esponenti del futuro partito democratico hanno detto a proposito del fatto che bisogna cambiare.
Resta da capire come è possibile farlo alle loro condizioni.
Credo che il livello dell'incapacità politica dei nostri dirigenti attuali sia al massimo storico.
Pensare ad imporre una casa comune dei socialisti a chi non lo è, non solo antidemocratico ma,soprattutto demenziale.
Ci spieghino lor signori,dove caspita sarebbe situato questo nuovo?
Lo stesso dicasi di chi insiste nel volere la casa comune socialista con il Mussi(firmatario per l'Unione ,non di quel pasticciaccio di via Merula,ma di quel schifosissimo indulto)per entrare in un locale e trovarci di fronte a certi stronzi come Blair e Schroeder!
Porca put.... ,ho detto di essere socialista non paraculo.
Andiamo oltre e,diamo ragione pure allo skipper: certa sinistra non serve al paese,è vero e allora ne vogliamo prendere atto?
Dobbiamo credere ,con fermezza e convinzione, che gli steccati ideologici interni alla sinistra, siano da levare di mezzo tra di noi che formiamo la base della sinistra e confrontarci sui contenuti e sulle idee,fomentando il concetto stesso della partecipazione come altissimo valore democratico e di libertà oppure crogiolarci nei se e nei ma?
Due o tre partiti e singoli esponenti potranno aiutarci in un prossimo futuro ma,noi dobbiamo essere capaci,almeno inizialmente, di contare su noi stessi riunendoci,singoli ed associazioni in un'unica federazione per lavorare intorno all'interessante progetto di Mario.
Io stesso faccio parte dell'associazione "Il Cantiere per il bene comune Lombardo" e,anche se i nostri"vecchi" capi tarderanno a comprendere (temo che sia sopraggiunta una certa dose di demenza senile), noi siamo molto determinati a raggiungere questi obbiettivi.
Chi crede che si possa trovare una soluzione nell'esistente composizione della sinistra attuale senza che questa sia investita(nel senso di subire un incidente)da una totale riforma della democrazia politica,fra 10 anni si domanderà ancora il perchè la sinistra italiana sarà così conciata.
Creare un'associazione(non un partito)forte e in grado di farsi ascoltare per le proposte dei contenuti e ,soprattutto per l'approvazione di chi indicare come meritevole di consenso,non è affatto una chimera.
Sarà brutto e opportunistico ma gli ebrei sono un esempio pratico e, infatti sono loro che determinano con il voto, la scelta politica statunitense in Palestina.
Sarà che l'intelligenza dovrebbe almeno porre il dubbio che alla critica faccia seguito la proposta.
Sarà che la proattività è da ritenersi infitamente migliore della reattività.
Sarà che un vero compagno deve avere in se,nel Dna,il valore del bene comune e l'uguaglianza dei diritti-doveri.
Sarà che per far questo bisogna tenere conto di tutto e smetterla di guardarsi nel fondo schiena,incominciando a rivendicare che sia il ceto povero ad elevarsi al livello del ceto medio e non viceversa.
Sarà che mille altre cose.... ma, è qui che ci sono le idee ,vero Mario?
Penso di parlare a nome di tutti componenti dell'associazione del cantiere milanese.
In quanto associazione per il bene comune noi non abbiamo problemi.
Suerte
Val
12:10 PM, febbraio 28, 2007
13/03/2007 13:51
 
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elena
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Ho ricevuto da Val una mail che trovo molto interessante... e, con la sua approvazione, la riporto integralmente:

"Altroché se ci penso.. non siamo gente che il potere cambia!
Tu lo sai di chi è la colpa maggiore di questo brutto pasticcio di governo?
Della dirigenza dell'Ulivo!!
Hanno sempre avuto la smania di contare e di contarsi i Ds: nelle feste dell'Unità, nei tesseramenti e pure nei voti (mai che ai famosi riformisti passi per la testa che sono consensi).
I Dl si sono adeguati con il risultato che l'Unione ha avuto senatori in meno (non dieci ma nemmeno uno o due).
Ora,visto che la sinistra cosidetta radicale ha rimediato e dimostrato maturità nel restare compatta intorno a Prodi, il quale non è affatto il vero problema dell'Unione, vuoi che non dobbiamo cogliere l'occasione di ricomporre la frattura, quasi secolare, che ha diviso la sinistra italiana?
Avremo modo di riaffermare la laicità di stato non sul cattolicesimo ma sulla realtà bigotta, avremo modo di pensare ad un Europa veramente dei popoli ago della bilancia e riparatrice dei mali che i nostri antenati hanno causato esportando l'imperialismo nel mondo.
Ora, sono vicino a Veltri perchè entrambi proveniamo dallo stesso partito, lui lombardiano io molto più a sinistra oserei dire: ai tempi un comunista pochino meno di Berlinguer.
Purtroppo lui ha 69 anni e vissuto battaglie politiche aspre che gli impediscono di rimuovere le pregiudiziali che invece non dovrebbero esserci,per far cosa poi?
Costruire un partito socialista che i vertici diessini pro PD hanno già mortificato alla fonte?
Chi vorrà mai avere vicino la SPD della GrosseKoalition,il Labour Party filo-statunitense e altri: Fassino oppure uno più a sinistra di Zapatero?
E, ammesso e non concesso che questo capiti, che facciamo o coniugati in Europa e I separati in Italia?
Altra cosa è invece lo spessore dell'uomo politico: vuole, nobile uomo, la legge sui conflitti d'interessi, sulla spesa pubblica, sulla responsabilità giuridica e il rimborso elettorale dei partiti, sulla confisca e il riutilizzo dei beni Mafiosi, sulle liste d'attesa, sull'ambiente e su ogni tematica locale che necessiti di essere discussa.
Questi sono tutti punti di discussione e lotta che dovremo fare nostri e unirli a tutte le altre problematiche politiche legate alla scuola, al lavoro, alla ricerca, e quant'altro per rilanciare il nostro paese e indirizzarlo verso un destino diverso dal grigiore che ci attende.
Insistere sul codice etico interno e le capacità della persona, non deve essere da noi ritenuta una cosa superficiale, credimi è di gran lunga preferibile avere un amministratore onesto, mio avversario che, uno disonesto o imbecille, mio compagno.
Altroché se ci penso ........
Buonanotte e curati bene.
Suerte,
Val"

Come ho già detto, c'è di che riflettere... anche sul fatto di preferire un onesto amministratore che la pensa in modo diverso ad un compagno disonesto ed imbecille, solo perché "compagno". QUOTO!!!
Suerte a te, Val... e a noi tutti.
9:48 AM, marzo 02, 2007
13/03/2007 13:55
 
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elena
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elena ha detto...
Questo post è stato eliminato dall'autore.
10:34 AM, marzo 02, 2007
elena ha detto...

Ho cancellato il mio commento precedente perché si è autopubblicato che ancora non avevo finito di scriverlo... stavo scrivendo che ho sentito l'intervento di Diliberto alla Camera e mi è piaciuto. Va nella giusta direzione: unità della sinistra e comportamenti di sinistra anche in questa maggioranza. Ovviamente la Rosa nel Pugno ha detto che non si può fare l'incendiario di giorno ed il pompiere di notte... ma questo è prevedibile. Invece pare si possa saltare da una parte all'altra, a seconda degli interessi del momento... COERENZA!
Comunque, io non ho paura di confrontarmi con il PdCI e non ho neanche paura di essere "fagocitata". Sono sola, rappresento me stessa e basta, ma proprio in quanto tale sono disposta a sostenere ed appoggiare chi nei fatti lavora per quello in cui credo. Niente acriticismi... ma un po' di buon senso e di chiarezza, politica ed etica.
Chiedo troppo?
10:45 AM, marzo 02, 2007
13/03/2007 13:56
 
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elena
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... poi la smetto: è un peccato notare come Giordano non abbia minimamente accennato all'unità delle sinistre, nel suo intervento alla Camera: avrà sorvolato per motivi di tempi tecnici?
10:56 AM, marzo 02, 2007
13/03/2007 13:57
 
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elena
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Non mi sono ancora stancata di parlare da sola, quindi...:

"Stagioni", di Guccini
Quanto tempo è passato da quel giorno d'autunno
di un ottobre avanzato, con il cielo già bruno,
fra sessioni di esami, giorni persi in pigrizia,
giovanili ciarpami, arrivò la notizia...
Ci prese come un pugno, ci gelò di sconforto,
sapere a brutto grugno che Guevara era morto:
in quel giorno d'ottobre, in terra boliviana
era tradito e perso Ernesto "Che" Guevara...
Si offuscarono i libri, si rabbuiò la stanza,
perché con lui era morta una nostra speranza:
erano gli anni fatati di miti cantati e di contestazioni,
erano i giorni passati a discutere e a tessere le belle illusioni...
"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...
"Che" Guevara era morto, ma ognuno lo credeva
che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva...
Passarono stagioni, ma continuammo ancora
a mangiare illusioni e verità a ogni ora,
anni di ogni scoperta, anni senza rimpianti:
" Forza Compagni, all'erta, si deve andare avanti! "
E avanti andammo sempre con le nostre bandiere
e intonandole tutte quelle nostre chimere...
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...
Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, mai più ritornerà,
ma qualcosa cambiava, finirono i giorni di quelle emozioni
e rialzaron la testa i nemici di sempre contro le ribellioni...
"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...
"Che" Guevara era morto e ognuno lo capiva
che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva...
E qualcosa negli anni terminò per davvero
cozzando contro gli inganni del vivere giornaliero:
i Compagni di un giorno o partiti o venduti,
sembra si giri attorno a pochi sopravvissuti...
Proprio per questo ora io vorrei ascoltare
una voce che ancora incominci a cantare:
In un giorno d'ottobre, in terra boliviana,
con cento colpi è morto Ernesto "Che" Guevara...
Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa
che "Che" Guevara è morto, forse non tornerà,
ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni
e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni,
da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà,
da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà !

Ecco. Dopo il post di Mauro, ho avuto un'ennesima folgorazione. Dovremmo partire dal Che, da quello che è stato, come uomo e come compagno, per continuare a scrivere la storia della sinistra... lui non chiedeva agli altri di fare cose che lui stesso non facesse... lui non pretendeva privilegi che gli altri non avessero... lui, laureato in medicina, non ha mai smesso di studiare e di porsi al servizio degli oppressi e dei bisognosi. Era uno e l'hanno tradito... e allora? Ce ne stiamo buoni a cuccia?
E' tuttora un mito... ma i miti servono finché parlano alle coscienze, poi diventano antiquariato. Io come anticaglia non ce lo vedo proprio... proviamo a seguirlo? Ovviamente non intendo andare nella boscaglia (che qui è difficile anche da trovare), ma vogliamo proprio che il suo insegnamento caschi nel vuoto delle nostre coscienze addormentate e sorde? Vogliamo continuare a privilegiare il nostro orticello di partito???
"Vale la pena di essere soli
per essere sempre più soli?"
suerte.
11:15 PM, marzo 02, 2007
13/03/2007 13:59
 
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laura
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A Elena.
Sono d'accordo con quanto scrivi nell'ultimo tuo commento: partire con l'autocritica(le nostre coscienze addormentate)e cercare di imparare dagli altri che prima di noi si sono impegnati politicamente a sinistra e a tutela dei diritti fondamentali della Persona Umana, non diventando autoreferenziali e avendo invece molta umiltà.
La solitudine non è sempre negativa,io credo, se ci permette di guardarci dentro e capire se stiamo per caso deviando dalla strada che abbiamo sempre ritenuto giusto percorrere e ci stiamo perdendo. Quanto ai miti o agli eroi io personalmente non ci credo, ho sempre ritenuto tutti questi uomini e donne Persone che hanno fatto il loro dovere accettando di pagare prezzi sempre più alti, fino a perdere la vita.
Hanno saputo con molta semplicità riconoscere anche i propri errori e hanno saputo dopo momenti di riflessione, spesso non semplice, ripartire facendo autocritica con chi era a loro fianco, tornando a impegnarsi per migliorare la qualità del proprio impegno. Un abbraccio laura
1:30 PM, marzo 03, 2007
13/03/2007 14:00
 
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elena
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Ricevo la newsletter del PdAC di oggi, che in qualche modo casca a fagiolo, e la pubblico (nonostante abbia detto loro dell'esistenza di questo sito e li abbia invitati a partecipare, non ho loro tracce dirette... però magari mi sbaglio):

"Lettera aperta alle compagne e ai compagni delle minoranze del Prc
COSTRUITE CON NOI
L'OPPOSIZIONE COMUNISTA AL GOVERNO PRODI
E UN NUOVO PARTITO


Governo Prodi: governo di guerra e di rapina
Le vicende delle ultime settimane hanno confermato che non esistono, nel governo Prodi, spazi di rappresentanza degli interessi dei lavoratori, dei giovani precari, degli immigrati, delle esigenze di pace e giustizia. Dopo la grande manifestazione di Vicenza contro la base Usa, la risposta che il governo ha dato alle centinaia di migliaia di manifestanti che hanno sfilato in nome della pace è stata inequivocabile: la base Usa si farà.
I 12 punti stilati da Prodi e imposti alla coalizione, dopo lo scivolone sulla politica estera in Senato, chiariscono definitivamente - anche ai compagni che hanno nutrito speranze nella possibilità di "condizionare a sinistra" la politica del governo - che quello che ci aspetta sarà proprio quello contro cui i militanti di Rifondazione in questi anni si sono battuti: rifinanziamento delle missioni militari (a partire dall'Afghanistan) e permanenza nella Nato; allargamento della base Usa a Vicenza; rapida realizzazione della Tav e dei rigassificatori; smantellamento del sistema pensionistico; prosecuzione delle liberalizzazioni. Tutto questo avviene dopo dieci mesi di politiche - di cui la Finanziaria è l'espressione finale - a favore dei grandi gruppi industriali, contro i lavoratori: attacco alle pensioni, con lo scippo del Tfr e l'avvio dei fondi pensione; aumento delle spese militari; liberalizzazioni e privatizzazioni; lavoro precario e politiche di esclusione per gli immigrati (tanto più gravi vista la presenza di un ministro di Rifondazione, Ferrero, alla Solidarietà sociale); privatizzazione della Scuola pubblica.

E Rifondazione comunista?
Quale è stato il ruolo di Rifondazione comunista in questo governo? Dicevamo, già prima della nascita del governo Prodi, che la presenza di Rifondazione comunista in quel governo sarebbe stata preziosa per il padronato italiano, così come il sostegno della Cgil alla politica economica di Prodi e Padoa Schioppa. Così è stato: Confindustria ha portato a casa quello che, durante il governo Berlusconi, non era riuscita a incassare. La controriforma delle pensioni (con il famigerato silenzio-assenso) e la privatizzazione della Scuola pubblica (Fioroni ha proposto la trasformazione degli istituti pubblici in fondazioni, con la partecipazione delle imprese) ne sono l'espressione più eclatante: nemmeno Berlusconi e Moratti erano mai arrivati a tanto. Oggi anziché convocare uno sciopero generale contro il più pesante attacco che sia stato sferrato ai lavoratori nell'ultimo decennio, Rifondazione e Cgil votano e approvano le controriforme.
È per questo che riteniamo assurdo che Rifondazione comunista giustifichi oggi, per voce di Giordano, il suo voto a favore della guerra in Afghanistan e della controriforma delle pensioni con un solo argomento: "Se non votiamo Prodi, torna Berlusconi". Berlusconi c'è già: ci sono le sue politiche, che le proteste e gli scioperi della stagione precedente erano riusciti a fermare e la destra si sta rafforzando nella società, preparandosi a vincere di nuovo anche elettoralmente. Chi è scomparsa, invece, è proprio Rifondazione comunista, blindata negli anni a venire a votare a favore del padronato, contro i lavoratori, i giovani sfruttati, gli immigrati, i popoli oppressi dalle guerre imperialiste. Il partito che per anni, pur con tanti limiti, ha sostenuto le lotte degli sfruttati, oggi siede accanto agli sfruttatori.

Quali spazi per una battaglia all'interno di Rifondazione?
La recente vicenda che si è conclusa con l'espulsione di Turigliatto, per la sua non partecipazione al voto in Senato sulla politica estera, è l'ultimo atto di un'involuzione che, all'indomani della nascita del governo Prodi, ha segnato la vita interna di Rifondazione comunista: non esistono più spazi in quel partito non solo per condizionare la politica della maggioranza dirigente, ma nemmeno per esprimere una voce di dissenso. La trasformazione di Rifondazione da partito di lotta a partito di governo ha portato con sé l'azzeramento di qualsiasi opposizione interna.
Per questo, abbiamo assistito in questi mesi al rientro in maggioranza dell'area dell'Ernesto, che oggi sostiene, alla conferenza organizzativa del partito, la proposta di Giordano. Non solo: i rappresentanti dell'area dell'Ernesto, che per tanti anni sono stati i critici di Bertinotti sulle questioni della guerra imperialista e della difesa dei popoli oppressi, oggi in Senato e in Parlamento hanno votato la fiducia a Prodi ogni volta che Prodi ha proposto il rilancio delle guerre imperialiste! Ai compagni vicini alle posizioni di quest'area chiediamo: è possibile difendere le ragioni dei popoli contro gli imperialisti sostenendo il governo della settima potenza imperialista del mondo? Votando a favore di D'Alema che garantisce agli Stati Uniti il rispetto degli "impegni presi" dall'Italia, a partire dall'allargamento della base di Vicenza?
Similmente, l'area di Erre-Sinistra Critica, i cui dirigenti sono consapevoli della natura antioperaia del governo ("I 12 punti rappresentano la sanzione di una svolta liberista e di una decisa volontà di affermare una politica di sacrifici e di guerra multilaterale", ha affermato Turigliatto), si trova in un vicolo cieco: il fatto che Turigliatto abbia votato la fiducia a Prodi proprio nel momento in cui Prodi rilanciava, coi 12 punti, il programma di guerra e di dissanguamento dei lavoratori è l'emblema di questa impasse. Non è possibile praticare l'opposizione sociale nel Paese se, contemporaneamente, si annuncia "un appoggio esterno molto condizionato in Parlamento", come promette Cannavò: non si può stare a metà strada tra gli oppressi e gli oppressori, tra chi vuole la guerra e chi vuole la pace.
Così, ai compagni delle altre minoranze (come Falcemartello) che mesi fa, quando siamo usciti da Rifondazione e abbiamo avviato il processo costituente di un nuovo partito comunista, ci dicevano che la nostra scelta era sbagliata e non sarebbe stata compresa dai lavoratori, oggi noi diciamo: quello che i lavoratori non capiscono è come ci si possa richiamare alle loro ragioni e contemporaneamente far parte di un partito che contribuisce a smantellare le loro conquiste (Mirafiori ce l'ha insegnato).

Costruiamo insieme l'alternativa comunista
All'indomani della vittoria dell'Unione, alcune centinaia di dirigenti e militanti della sinistra di Rifondazione comunista -che come voi per tanti anni avevano costruito quel partito- hanno deciso di non accettare l'entrata dei comunisti nel governo dei padroni, di avviare da subito la costruzione di un partito comunista degno di questo nome. Prevedevamo che, con la partecipazione al governo Prodi, Rifondazione avrebbe perso qualsiasi legame con le ragioni delle lotte e dei movimenti, sarebbe passata definitivamente dall'altra parte. I fatti hanno confermato le nostre peggiori previsioni. A gennaio, insieme a tanti compagni che, nel frattempo, hanno deciso per questi motivi di abbandonare il Prc, abbiamo dato vita al Partito di Alternativa Comunista. Il nostro è ancora un piccolo partito che si pone, però, un grande compito: quello di offrire una rappresentanza politica ai lavoratori che subiscono oggi le manovre antioperaie del governo Prodi, ai tanti giovani precari costretti a condizioni di vita miserrime, agli immigrati, ai 200 mila manifestanti di Vicenza che si battono contro la guerra.
Per questo vi chiediamo di unirvi a noi, di costruire, con noi, l'opposizione comunista al governo Prodi e lo strumento necessario per una vera alternativa dei lavoratori: un nuovo partito comunista.
Partito di Alternativa Comunista"

Ecco. In una certa qual misura, chi può non condividere quanto scritto sopra? E' vero che il governo Prodi non ha fatto finora - ma nemmeno lo farà in un prevedibile futuro - qualcosa veramente di sinistra... ma siamo sempre lì. Prodi NON E' uomo di sinistra... a volte prende anche a me la tentazione di fare la "dura e pura", sbattere la porta in faccia a questo governo ed a chi l'appoggia e tornare in piazza a protestare... ma poi ci penso. Siamo in Italia, veniamo da un quinquennio di barbarie, i voti che abbiamo sono pochi - grazie anche ai "duri e puri" - e contiamo poco, pochissimo... non per mera questione numerica, ma perché le simpatie di Prodi, se proprio vogliamo vedere, vanno più a Casini che a noi. Noi siamo il sassolino nella scarpa che si sopporta finché non lo si può elegantemente eliminare... è ingenuo credere che abbandonare il governo porti a misteriosi spostamenti del consenso verso la "sinistra radicale"... semplicemente perché se PRC e PdCI se ne vanno, altri sono pronti a prenderne il posto e nelle piazze... compagni, non siamo nel '68, gli operai di Mirafiori che invadono Torino in corteo non spaventano nessuno... anche perché non sarebbe bello contarli. E' difficile stare in una maggioranza che ti fa ingoiare rospi... ma per ora non si può fare altro - MENTRE SI LAVORA PER UNIFICARE I DEMOCRATICI REALI su temi reali. Con la società civile, con i cattolici democratici, con i verdi ed i pacifisti... con tutte le forze che hanno come primo obiettivo quello di impedire il ritorno di quella destra caciarona ed egoista che tanto male ha già fatto.
"La politica non si fa con la giustizia... spesso chi governa è costretto a piegarsi al volere di chi è meno lungimirante..."
"Dite? io invece credo che, disgiunta dalla giustizia, la politica cessi di avere significato" (da Cronache del mondo emerso II)
Vogliamo che la politica torni ad avere significato? E allora occupiamo gli spazi, ancorché esigui, che abbiamo...
6:59 PM, marzo 03, 2007
13/03/2007 14:01
 
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A Elena
A Rifondazione forse manca un po' di serenità e lucidità nell'agire politico, spero che qualcuno all'interno del Partito possaleggere il tuo ultimo contributo e lo aiuti a riflettere. Un abbraccio Laura
7:45 AM, marzo 04, 2007
13/03/2007 14:02
 
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Confesso che la tentazione di ritirarsi in una "Stalingrado", tra pochi "duri e puri" per raccontarci a vicenda quanto siamo nel giusto, talvolta è forte. Poi mi viene in mente che esiste una grossa differenza tra un'avanguardia ed una èlite. Sposo le tesi appassionate, ma anche ragionevoli di Elena: è il lavoro più difficile, quello di mantenere pulite le mani anche quando si rovista nel fango, ma penso seriamente che oggi la Sinistra italiana e, più in genere, questo nostro Paese, non abbiano bisogno di nuove divisioni operate in base ad una pur legittima difesa di ideali, quanto di un programma che possa far convergere, anche con gli indispensabili compromessi, coloro che vogliono spostare in senso democratico e progressista l'asse politico.Recentissime indagini demoscopiche rivelano che, per esempio, su alcune questioni (i DICO, la riforma pensionistica, la presenza delle nostre truppe sui teatri di guerra) il Paese è più a sinistra del governo Prodi e che, badate bene, questa posizione è estesa e comprende una maggioranza degli stessi elettori del centro-destra. Credo sia da qui che occorre partire, dal far sentire a questa "maggioranza non-rappresentata" né dal governo, né dall'opposizione, che qualcuno vuole e può darle voce.
9:40 AM, marzo 05, 2007
13/03/2007 14:03
 
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E' vero che il Paese è più a sinistra del Governo, la questione però è che il Governo è formato da persone che devono decidere sentendone tutto il peso e la responsabilità di ogni azione. Il popolo sta lì a dirgli: hai sbagliato! Stai sbagliando! Non così! Neanche così!
Quando si lavora su questi argomenti ritengo, modestamente, che si debba pensare che non si può fare solo e sempre opposizione dura e pura, come PdAC, ma occorre pur andare al Governo per dare il proprio contributo, benchè ci si muova in un ambiente difficilissimo e paludoso.
Quindi comprendo per esempio che Giordano, come più su, detto da Elena, non abbia fatto riferimento all'unione delle sinistre, perchè in realtà, ho potuto constatare che è un'esigenza di partiti come PdCI.
Giusto per cercare di essere quanto più obbiettivo possibile. Ciao.
11:45 PM, marzo 06, 2007
13/03/2007 14:04
 
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elena
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Scusa Nunzio ma non ho capito... dici: "...occorre pur andare al Governo per dare il proprio contributo, benchè ci si muova in un ambiente difficilissimo e paludoso." e sono d'accordo. Poi: "Quindi comprendo per esempio che Giordano, come più su, detto da Elena, non abbia fatto riferimento all'unione delle sinistre, perchè in realtà, ho potuto constatare che è un'esigenza di partiti come PdCI."
Davvero c'è qualcosa che mi sfugge: bisogna dare il proprio contributo - cosa che sia il PdCI che PRC stanno facendo, visto che entrambi questi partiti fanno parte della coalizione al governo, no? Ma allora perché l'unità delle sinistre farebbe più comodo al PdCI? Io penso che farebbe più comodo a tutta la sinistra... a noi che non facciamo parte di partiti, a loro due, ai verdi, all'UdV, ai cattolici progressisti... insomma, a tutti i veri democratici. Semmai il problema vero si pone se qualcuno ne vuole la leadership incontrastata o il merito... e questo succede anche fuori dai due suddetti partiti. Ma parlarne o lavorare in questa direzione non fa male a nessuno... io penso.
12:01 AM, marzo 07, 2007
13/03/2007 14:04
 
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"Semmai il problema vero si pone se qualcuno ne vuole la leadership incontrastata o il merito"

E' proprio questo il punto. Chi ha più voti tra PRC e PdCI? Il primo appunto.

Certo non è apprezzabile, però in politica, fino a prova contraria, chi sta in "alto" si conta i voti e li usa come la propria spada.

Ed è per questo che la base deve sempre vigilare su questo e cercare di non farsi strumentalizzare.
Dicevo solo che comprendo (non che accetto) il comportamento dei politici che possono farsi scudo (o spada) con i voti presi in campagna elettorale.
10:03 PM, marzo 07, 2007
13/03/2007 14:05
 
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Vabbè, in realtà c'è anche il fatto che c'è l'ho un pò con il PdCI, da quando criticò fortemente l'operato del PRC, quando fece cadere il primo Governo Prodi.

Io ero concorde all'operato del PRC, perchè fu coerente con la sua linea... ma poteva ripetersi una seconda volta?? Capite le difficoltà governative? Non è affatto semplice governare. Non conocordo con la permanenza in Afghanistan e Irak, ma non è facile per chi ci rappresenta dire: no! Non ci sto!
Ti fanno fuori e poi non puoi neanche portare avanti le altre battaglie.
Con questo non voglio giustificare nessuna sporca guerra o interventismo tanto paventato dal quel vento neoliberista che soggiace oramai anche in casa nostra.
Ciao.
10:10 PM, marzo 07, 2007
13/03/2007 14:06
 
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elena
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Scusa, ma dissento. Il discorso dei voti può andare, ma solo se PRC, PdCI, Verdi, IdV e "singles" decidessero di diventare un partito unico. Quando si vuole fare una confederazione (o come la si vuole chiamare) e uno parte già dicendo che ha la maggioranza e quindi conta di più, a casa mia si chiama egemonia... ma se voglio farmi egemonizzare non ho bisogno di una confederazione: prendo una tessera e risolvo il problema.
Quanto poi alla crisi di governo scatenata da Rifondazione ai tempi (e che poco tempo fa abbiamo rischiato nuovamente... non solo per "colpa" di un senatore di PRC, intendiamoci!), se eri d'accordo allora, sei d'accordo anche adesso... o no? Allora al governo c'era ancora Prodi, e neppure quello poteva essere definito "governo di sinistra". Stessa situazione. E' difficile governare, soprattutto con maggioranze come queste, in cui "convivono" un Mastella ed un Diliberto (se preferisci, un Giordano). Devi ingoiare quantità industriali di rospi e non è facile spiegarlo a basi recalcitranti che vedono, peraltro giustamente, un ticket di 10 euro su ogni ricetta per analisi e/o visite, permanenza in Afghanistan, nessun apprezzabile aumento di stipendio e, soprattutto, nessun segno di volersi occupare di conflitto di interessi e risanamento in termini reali. Ma l'alternativa è Berlusconi... ed è questo che dobbiamo tenere presente. Certo come collante non è un granché... ma chi se la sente di fare altri 5 anni sotto il centrodestra?
Si lavora nel fango, come dice Equo... ma ricordiamoci che è dallo sterco che nascono i fiori, mentre dai diamanti non ne esce granché... Paragone impietoso forse, ma non è dipingendoci una realtà su misura che la cambiamo!
10:42 PM, marzo 07, 2007
13/03/2007 14:07
 
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elena
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Compagni un caz

Una delle espressioni più divertenti del gergo politichese è «sinistra radicale». Sul significato di «sinistra» non c’è qui lo spazio per interrogarsi. Ma l’aggettivo «radicale» dovrebbe indicare intransigenza ferrea, allergia assoluta ai compromessi sui valori fondamentali. Ora: qualcuno può affermare che uno solo dei leader etichettati come «sinistra radicale» corrisponda alla descrizione?

Sull’indulto, a parte i Comunisti italiani (e Di Pietro, che però di sinistra non è), nessuno ha trovato da ridire all’estensione del bonus di 3 anni di pena ai reati dei colletti bianchi, agli scambisti di voti con la mafia, agl’imprenditori che ammazzano i lavoratori con l’amianto o con condizioni di sicurezza inesistenti. Sulle leggi vergogna che hanno creato una giustizia di classe, non risultano iniziative clamorose perché si torni a punire il falso in bilancio e si cancelli l’ex-Cirielli che garantisce la prescrizione a chi può permettersi un avvocato di prima classe.

Sulle morti bianche nelle fabbriche e nei cantieri, non si segnalano aut-aut al Parlamento per costringerlo a istituire finalmente la responsabilità delle aziende, già prevista per i reati finanziari. Sulla trasparenza del mercato, in attesa di superare l’attuale «modello di sviluppo» nei prossimi sei o sette secoli, si potrebbe trarre lezione dal caso dell’«immobiliarista» Danilo Coppola, che peraltro faceva quel che in Italia fanno tutti gl’imprenditori e i finanzieri: usava società off-shore nei paradisi fiscali, le intestava a camerieri rumeni, autisti cingalesi, giovanotti lituani, prestanomi di Kabumbulu (Congo).

È vero che, facendo le stesse cose, Berlusconi è diventato il padrone d’Italia, ma forse una sinistra radicale degna di questo nome potrebbe invocare qualche regola un po’ più stringente, possibilmente prima che il signor Coppola o gli amici Fernando Warnakulasuriya Dinush Sanjey Kumar e Misha Mulongo diventino presidenti del Consiglio. Invece, silenzio. Possibile che i nostri rivoluzionari che s’indignano ogni due per tre e si macerano in interminabili crisi di coscienza per qualunque cosa accada a distanza di sicurezza di non meno di tremila chilometri, non abbiano nulla da dire sulle tante vergogne a due passi da loro (e da noi)?

Per esempio: la promozione con tutti gli onori dei responsabili delle deviazioni del Sismi, a base di dossieraggi illegali, violazioni della privacy, sequestri di persona, giornalisti a libro paga, piani golpisti per «disarticolare» anche «con la violenza» magistrati, politici e giornalisti nemici del regime. Il generale Niccolò Pollari e il fedelissimo Pio Pompa, entrambi rinviati a giudizio per il sequestro di persona di Abu Omar, sono stati premiati: il primo è diventato consulente della presidenza del Consiglio e consigliere di Stato (cioè giudice amministrativo di secondo grado); il secondo, capodivisione del ministero della Difesa.

Dalla sinistra radicale, silenzio di tomba. Nessuno stracciamento di vesti neppure quando il governo ha sollevato conflitto di attribuzioni dinanzi alla Consulta contro i giudici di Milano, accusandoli di aver violato un segreto di Stato che, semplicemente, non esiste. Vedremo quanti cadranno in crisi di coscienza quando Mastella annuncerà, in piena continuità con l’ottimo predecessore Castelli, il no del governo alla richiesta di estradizione per i 26 agenti della Cia coinvolti nel sequestro di Abu Omar. Silenzio di tomba anche sulla scomparsa della pur blanda riforma Gentiloni dai 12 punti del Prodi-bis e sulle incredibili proposte «riformiste» per cambiare la Costituzione e «rafforzare il premier» (Berlusconi già si lecca il trapianto).

Il raddoppio della base di Vicenza senza consultare i vicentini è certamente uno scandalo, ma dal punto di vista della pace nel mondo è piuttosto marginale, posto che le basi Usa in Italia sono 54. Quanto accade in Afghanistan è molto allarmante, ma non sarà il nostro governo a decidere quando ritirarli: saranno i talebani a decidere quando metterli in fuga (dovettero darsela a gambe i 100 mila dell’Armata Rossa, figurarsi i 30 mila dell’Armata Brancaleone).

Nell’attesa, ci sarebbero 45 militari morti e 513 malati per l’uranio impoverito delle varie «missioni di pace»: a parte l’impegno di alcuni parlamentari (Franca Rame e pochi altri), la loro sorte non pare proprio in cima ai pensieri della sinistra radicale. A questo punto potremmo smettere di chiamarla «radicale». Già «sinistra», certe volte, è un termine francamente eccessivo.

Marco Travaglio
da l'Unità del 7 marzo 2007

fonte:
www.canisciolti.info/articoli_dettaglio.php?id=2483
8:49 PM, marzo 08, 2007
13/03/2007 14:08
 
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nunzio
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Ora abbiamo "parlato", a quando il progetto attuativo?
Perchè non discutiamo dei punti per realizzarlo?
9:35 PM, marzo 11, 2007
14/03/2007 23:14
 
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Val
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Re:

Scritto da: elena 13/03/2007 12.57
Ricevo da Mario, momentaneamente "non disponibile", e pubblico (magari gli facciamo la sorpresa di trovare un dibattito ben avviato sulla strada indicata...)
Auguri Mario, ti aspettiamo presto!!! Che la forza sia con te...

ANCORA UNA VOLTA IN MEZZO AL GUADO

Rieccoci ancora una volta in mezzo al guado, senza certezze e sicurezze (se mai le avessimo cullate) di poter continuare ad avere dei referenti politici e governativi, con un minimo di “cultura di sinistra” e credibili da vari punti di vista.

Abbiamo assistito ad un continuo titubare dei governanti “di questa sinistra” sui grandi temi dei diritti civili, della immigrazione, di una politica che sapesse riappropriarsi del ruolo guida di indirizzo e controllo della Politica sulla economia e per il welfare o per la sovranità nazionale capace di difendere i Diritti Fondamentali della Persona Umana contro ambizioni di negazione e pratiche di tortura, come fossero spaventati, e di più terrorizzati non solo delle controffensive vaticane, dei tassisti o dei professionisti dell’evasione fiscale, dei cittadini timorosi di ogni diversità, ma anche dai grandi interessi dei potentati economico finanziari (in cui certi suoi esponenti sono stati trovati collusi alla medesima cultura di profitto senza regole) e dallo strapotere minaccioso del Governo Statunitense, negazionista delle minimali e fondamentali conquiste della Democrazia, nata nel suo stesso Paese.

Per poi trovarci a veder battuto questo Governo, e con lui cadere ogni speranza di resistere alla delicatissima situazione di governabilità determinata da una legge elettorale che i suoi stessi estensori avevano definito “una porcata”, per una “incredibile rigidità” su temi di politica estera ed internazionale che sarebbe ignobile non riconoscere avevano invece cominciato ad assumere (in un,per me, inaspettato intervento del Ministro D’Alema) i toni sperati dalla base di sinistra di una discontinuità dal servilismo berlusconiano e dal massimilismo della destra verso le attese del dominus statunitense (che e’ altra cosa dal Popolo e dalla Civiltà statunitense)

E questa volta – vedrete - si andrà alle elezioni subito, o saremo costretti in nome di una governabilità caricata del ricatto di questa sciocca ed inaudita caduta ad ingoiare, nei prossimi due o tre anni di tormento, rospi ben peggiori di quelli per i quali abbiamo issato il vessillo del “non possumus”. E comunque ad assistere a grandi e sotterranee manovre per ricostruire quel “grande centro” che potrà, vorrà e saprà fare a meno dei residui della cultura comunista, in nome di un apparente e contestuale distacco dalle destre trionfalistiche, integraliste e massimaliste (come dice Follini “parlare con Bertinotti non è meno pesante che parlare con Calderoli” Grazie infinite della considerazione, signor prossimo Ministro).

Si vorrà punire questa “inaffidabile sinistra, incapace a garantire stabilità di Governo” esponendola al ludibrio degli elettori, ma si ricostruirà forse una alternativa a Berlusconi molto più solida e tuttavia priva dell’anima sociale e solidale che solo una cultura comunista poteva installare in Governi animati dalla affabulazione del neoliberismo selvaggio. E noi, la base, dovremo ricominciare tutto daccapo, un’altra volta, tornando a cucire dal basso, se avremo capacità e consapevolezza del compito e dell’obiettivo, la tenue tela della politica solidale ed antiliberista di una cultura di sinistra che ha saputo fare i conti, molto più e molto prima dei suoi rappresentanti istituzionali, con un passato di deludenti mistificazioni di un pensiero comunista autentico e che si sta battendo (deve continuare a battersi) perché la sua nobiltà non muoia per le colpe dei suoi piccoli e grandi Stalin. Ne abbiamo o no il diritto ed il dovere?

E’ stato forse dichiarato morto il Vangelo per le colpe storiche della Chiesa? Per i Papi simoniaci e nepotisti, per quelli lussuriosi ed incestuosi, per il terrore dei roghi e delle torture, per lo sterminio dei popoli indigeni, per la colpevolizzazione della donna e la insignificanza in cui vennero relegati i bambini? E’ forse stato dichiarato morto il Vangelo per i preti pedofili e pornografi, per quelli iscritti nelle più torbide congregazioni massoniche o simili, per i Marcinkus e per i traffici illeciti dello IOR per garantire riciclaggio di denaro sporco e costituzione di fondi neri finalizzati alla corruzione politica (collegati ad efferati delitti), per le connivenze con la mafia fino ad ospitare in una cattedrale il feretro di uno dei capi piu’ sanguinari della criminalità organizzata?

E’ forse morto il Vangelo per i funerali negati a Welby ma celebrati con grande enfasi e retorica per i grandi suicidi di Stato? Forse sono stati negati a Giovanni Paolo II per aver chiesto anche lui di “interrompere l’accanimento terapeutico”, con quella frase che nel suo caso e’ stata celebrata come ansia di riunirsi al Padre celeste “Lasciatemi andare!”?

Perché dovrebbe morire la nostra idea di comunismo, allora, per le colpe di chi pretese di impersonarne con violenza ed unilateralismo le attese e le speranze? E dovremmo farlo proprio oggi quando i signori delle guerre e del mondo globalizzato dell’economia selvaggia e del primato esclusivo del profitto sulla dignità umana stanno affamando milioni di Persone Umane, stanno costringendo migliaia di bambini a diventare killer sanguinari, stanno defraudando di diritti e di futuro la più larga parte dell’umanità. NO, è nostro dovere rivendicare, qui ed ora, la insostituibilità di quei principi di civiltà nati nella rivoluzione francese, confermati dalla rivoluzione americana e rinsaldati dalla rivoluzione sovietica. Principi superiori a qualsiasi distorsione storica e banalizzazione interessata dei loro antagonisti feroci ed avidi di insaziabile ed insindacabile potere.

Ma per fare questo non basta essere animati da quei principi, se poi non sappiamo declinare i compiti ed i ruoli che competono a ciascuno: alla base quello di rivendicarli costantemente, denunciandone i ritardi, ai rappresentanti quello non solo di essere dei megafoni acefali dei desiderata della base ma di divenire anche gli artefici dei percorsi e degli strumenti politici perché quegli obiettivi siano perseguiti con la costanza e la progressività che sempre sono necessari alla crescita della civiltà.

Perché il “nuovo” Governo, per costruzione artificiosa o per esito elettorale, si farà, vedrete. Se non da subito lo si costruirà con costanza ed abnegazione, forse proprio utilizzando i “sensi di colpa di una sinistra puerile ed insipida”, fino a divenire coautrice della sua marginalizzazione. Da Casini fino a D’Alema, si farà, come ieri dal PLI fino al PSI. Gli applausi di certi settori del Parlamento alle pur sofferte dichiarazioni di D’Alema la dicono lunga su quello che si va costruendo. Anche per colpa e responsabilità di nostri rappresentanti istituzionali.

Il paradiso di una umanità solidale, non più conflittuale secondo logiche sanguinarie ma solo secondo regole di convivenza e di dialogo, cari compagni, dovremmo ormai saperlo o averlo imparato, non ci verrà più regalato gratuitamente da nessuno, in specie da qualche signore e demiurgo della storia. Sarà solo il frutto di ciò avremo saputo costruire, ed ancor prima seminare, con la fatica quotidiana dell’impegno e della militanza e pagando il prezzo di questa necessaria fatica. E soprattutto con quella lucidità che faccia tornare la Politica alla dignità del suo ruolo e compito, quello di portare a sintesi la analisi che solo dalla base può venire, per intercettare possibili obiettivi, individuare percorsi condivisi e praticabili di avvicinamento progressivo, inventare gli strumenti attraverso cui rendere l’utopia sempre più come un traguardo perseguibile.

Dovremmo provare allora, io credo, a valutare se non sia necessario ripartire da quell’intervista del 1981, di quel grande leader comunista che fu Enrico Berlinguer, sulla questione morale. Sapendo coniugare su di essa la analisi delle collusioni funzionali al sistema di sudditanza atlantica, delle complicità con il sistema di corruzione e di criminalità organizzata, della negazione di vera Democrazia e del riconoscimento dei Diritti Fondamentali, delle garanzie e delle tutele che caratterizzano la vera Democrazia.

Perché, invece di lasciare che si costruiscano nuovi “pensatoi” (come fabbriche di programmi molto simili a batterie di allevamenti del pollame) dove si elaborano gli improbabili programmi di impossibili convivenze tra anime incompatibili della cultura politica, non proviamo a scriverlo dal basso un nuovo programma politico della nuova sinistra, orgogliosamente comunista e consapevolmente antitetica al “socialismo reale” di sovietica o cinese memoria, ma al tempo stesso ostinatamente antifascista e portatrice di una nuova ansia di solidarietà internazionale incompatibile con lo sposalizio infausto con le attese egemoni del dominus statunitense e con le teorie di un liberismo selvaggio renitente ad ogni assoggettamento alle politiche sociali in nome del puro e solo profitto?

Proviamo, compagni. Proviamo a darci delle scadenze. Che so, una settimana per la individuazione dei punti fondamentali di un simile programma, poi una suddivisione in gruppi che si scambino in rete analisi, diagnosi e propongano terapie per ciascuno dei punti emersi, un mese per sottoporre a tutti i risultati organici e sistematici di questi studi di settore, un mese di tempo per un vero dibattito in rete (e non per le esternazioni apocalittiche o narcisistiche di qualcuno) e per la stesura di un progetto condiviso sul quale convocare i candidati a nuove future, più o meno prossime, tornate elettorali ovvero esprimerne di nostri, di candidati al Parlamento, se lo riterremo necessario ed utile.

Ma e’ necessario, compagne/i, che noi abbiamo un’idea condivisa di partenza sui diversi compiti e ruoli della base, cioè di ciascuno di noi nel suo ambiente di vita e di lavoro, e dei rappresentanti politico-istituzionali che avremo saputo esprimere.

E ritengo necessario, per questo, aprire una parentesi sulla mia esperienza di “militare”, cioè di Ufficiale formato in una Accademia, perché sia a tutti chiaro come a volte il potere sia in grado di condizionare anche i compagni più in buona fede per renderli inconsapevolmente funzionali ai propri interessi ed obiettivi, come potrebbe essere accaduto anche al nostro compagno Turigliatto, convinto che portare e rappresentare i valori della base possa significare anche rompere senza aver valutato conseguenze, alternative e prospettive politiche.

Ebbene in quei momenti di “formazione” ci veniva insegnato con assoluta trasparenza cosa significhi essere “gli specialisti”, coloro che sono chiamati ad intervenire efficacemente e risolutivamente di fronte all’insorgenza di virus sociali inusitati e pericolosi per la stabilità.

Uno “specialista” è certamente colui che può e sa intervenire “chirurgicamente” su una nuova e sconosciuta “infezione”; ma il vero specialista è colui che sa trasformare il virus, isolandolo e studiandolo con assoluta scientificità, in vaccino manipolandolo a sua insaputa. Per questo studia approfonditamente ogni insorgenza sconosciuta fino a riconoscerne il virus e capirne i meccanismi di riproduzione, e poi per manipolarlo a sua insaputa perché si trasformi in “vaccino”. Cioè quando quel “virus manipolato e ridotto in vaccino” sarà re-inoculato nel corpo sociale, dopo l’isolamento ed il trattamento, egli si agiterà convinto di generare la sua stessa moltiplicazione (e rivendicandola come sua insopprimibile natura), ma così facendo svilupperà esso stesso gli anticorpi necessari e sufficienti ad ucciderlo.

Badate, amici ed amiche, compagni e compagne, spesso ho trovato compagni insofferenti a valutare che questa prospettiva e queste tecniche potessero essere state utilizzate nei loro personali confronti o con appartenenti al proprio ambito sociale e politico, ma la scientificità del metodo medico (da Plinio in avanti) è stata assunta in tutta la sua complessità solo dalla destra e dalla logica del potere, mentre a sinistra ce ne siamo rimasti a discutere delle sole possibili “infiltrazioni” e mai delle “manipolazioni” che avremmo potuto subire e dei processi inconsapevoli cui saremmo stati necessariamente esposti. “L’infiltrazione” infatti è’ tutt’un’altra cosa dalla “manipolazione”, in politica come in medicina, dove la branca della chirurgia è tutt’un’altra cosa dalla branca della biologia e della ricerca che accompagna quest’ultima. Entrambe si sviluppano attraverso il progresso di metodologie e di tecnologie come di strumentazione e di dottrina, entrambe si fondano sulla sempre più minuziosa conoscenza della fisiologia e dell’anatomia del corpo, ma l’una è invasiva ed in qualche misura sempre violenta, l’altra è astuta e spesso subdola, perché studia processi di aggressione del male che a volte possono trasformarsi in armi di attacco, come gli strumenti della guerra batteriologica.

E’ con questa consapevolezza che il nostro studio dovrebbe saper porre con limpidezza anche le modalità con cui un rappresentante istituzionale dovrebbe saper interpretare le attese della base. Infatti, tornando al caso della malattia di un familiare, è evidente che le attese dei parenti siano quelle di un pieno e pronto ristabilimento in salute, ma è altrettanto evidente che il “medico” dovrà sapersi accontentare di progressi, per quanto lenti, di un processo che guardi alla salubrità come punto di approdo e non come aspirazione di immediatezza. Saremmo forse così sciocchi da chiedere l’interruzione delle cure solo perché a nostro giudizio i progressi sarebbero troppo lenti, e senza avere nessuna alternativa in mano che quella di affidarci a qualche sciamano o “maghetto” televisivo?

Vedete, la presa di coscienza di nuovi diritti, come quello alla salute o alla dignità del malato, sono stati fondamentali per la mutazione della medicina tradizionale da baronia insindacabile e potere devastante sulla persona in modalità di servizio alla sanità e di rispetto del paziente, ma nessuno potrà pretendere di sostituirsi al medico in sala operatoria o quale terapeuta medico per il solo fatto di aver contribuito a questa nuova cultura della medicina. Dovrà, se vorrà sostituire quanti egli ritiene siano dei “baroni”, aver acquisito tutte le competenze specifiche per operare con una cultura diversa ed in un’ottica diversa e nuova della professionalità medica, ma le competenze di base dovranno essere state assolutamente acquisite. A pena di dover diversamente abbandonare il campo alla prima appendicite, per aver distribuito budella in tutta la sala operatoria senza sapere come rimediare. Con buona pace di tutte le intenzioni buoniste di saper esercitare una “medicina dolce e rispettosa della persona umana”.

Perciò al Parlamento dovrà entrare e dovremo mandare certamente gente che abbia una storia che ne certifichi la condivisione delle nostre aspettative., ma che abbia anche studiato ed abbia voglia di perfezionarsi nella specifica professione della Politica, che non è l’arte del compromesso, ma l’arte del possibile in vista dell’auspicabile.

Beh, io penso che nessuno di noi lascerebbe che a costruire la sua casa provvedessero in assoluta indipendenza geometri o muratori. Chiunque abbia avuto la ventura e la fortuna di poter scegliere la propria casa sa di aver imparato e dovuto imparare molte competenze per le quali si riteneva assolutamente inidoneo: da muratore ad idraulico, da elettricista ad imbianchino. E soprattutto di aver preteso che i “professionisti” realizzassero un modello di casa il più vicino possibile al “sogno” che ciascuno di noi aveva pensato. Abbiamo poi cercato gli strumenti finanziari per realizzare il sogno, abbiamo accettato di ridimensionarlo quando abbiamo capito che non potevamo “ottenere tutto e subito”, abbiamo accettato di sottometterci ai sacrifici che il “possibile ed il praticabile” rendevano comunque necessari.

E chi di noi, avendo un familiare ammalato in casa, non è divenuto un “piccolo esperto” di terapie, effetti collaterali di medicinali, “esperto infermiere” del degente, consulente ed interlocutore del luminare di medicina al quale nessuno pensava di potersi sostituire, ma dal quale pretendere rispetto e pari dignità nella diversità di ruolo e competenze ci appariva cosa del tutto legittima e scontata?

In certi casi l’ordinarietà della vita passa normalmente in secondo piano, le ferie e le vacanze divengono un piccolo rimpianto ma al quale si rinuncia con serenità per la consapevolezza del “dovere” di dover stare “al pezzo”. Che si tratti del progetto casa o della salute del familiare. E’ vero o no?

Perché non farlo allora, molto umilmente, ma con la stessa determinazione per la Politica, per la nostra casa comune, che è il Paese Italia, e per il nostro futuro comune la cui natura, violenta e frantumata o pacifica e solidale, dipende solo da noi e da quanto avremo saputo seminare perché possa avere speranza di crescita?

Fatemi sapere quel che ne pensate. Domani è un altro giorno, ma dipende da noi se partecipare o meno alla costruzione del volto con cui questo futuro ci si presenterà.

Mario

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