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La Shoah tra arte e tecnologia

Ultimo Aggiornamento: 18/01/2006 17:21
18/01/2006 17:21
 
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La locandina del film "Dear Anne, the gift of hope"
Emily e Anne. Due vite distanti decine di anni e centinaia di chilometri. Una è una ragazza dell'America di oggi, l'altra è una giovane ebrea olandese che in una Amsterdam oppressa dai nazisti dal 9 luglio 1942 al 4 agosto 1944, rimane nascosta per tentare di sfuggire all'orrore dei rastrellamenti. "Dear Anne, the gift of hope" è un film che mette sullo schermo "l'eredità morale che ci hanno lasciato sei milioni di vittime", dicono i produttori. Racconta la paura e la speranza di Anna Frank nella sua piccola soffitta dai vetri oscurati e di Emily, che come la scrittrice Emily Dickinson, è reclusa nella sua stanzetta.

Storie che prendono vita grazie ad una sofisticatissima e nuova tecnologia tutta made in Europe: il Digital reality. "Abbiamo inventato questa tecnica per riuscire a rappresentare nel modo più morbido e pittorico e non in modo freddo documentaristico. Nel trailer abbiamo utilizzato le luci di un quadro di Jan Vermeer", spiega il regista trentenne Dario Picciau, già pluri-premiato per il film 3D "L'uovo", che dirige un team di 60 artisti che provengono dalle più grandi produzioni: da Star Wars a Harry Potter.

Per animare i personaggi del film sono serviti investimenti per 10 milioni di euro, sono stati fondati a Busto Arsizio i più avanzati studi di motion capture d'Europa e una casa di produzione ad hoc la 263 Films, il cui nome deriva dal numero civico della casa in cui si nascondeva la famiglia Frank. E il risultato è di un realismo impressionante. Sì perché questo film oltre all'aspetto etico e storico offre quello tecnologico.

"E' una nuova frontiera del cinema: la ricostruzione tridimensionale fotorealistica di un mondo scomparso, che ritorna alla luce", dice il regista che sottolinea la sofisticata tecnologia utilizzata: "Per catturare i movimenti corporei degli attori che interpretano le parti dei personaggi del film, abbiamo utilizzato telecamere a sub-strati di raggi infrarossi. Una volta applicati i movimenti registrati ai modelli tridimensionali una batteria di oltre 300 processori di nuova generazione avrà il compito di renderizzare (ovvero visualizzare) i fotogrammi del film".

E poi il lungo lavoro occorso per ricreare ambienti che non esistono ormai più: "Abbiamo impiegato sette mesi solo per ricostruire oggetti e ambienti dell'epoca". E il film restituisce in maniera quasi dolorosa luoghi dimenticati: Amsterdam durante l'occupazione; i lager di Auschwitz e Bergen-Belsen; la casa di Emily, nella provincia americana odierna; i locali dell'alloggio segreto in cui si nascondeva la famiglia Frank.

Non solo, anche l'aspetto di Anne non è quello che siamo abituati a vedere. "Le foto che abbiamo sono abbastanza rovinate e scattate più di un anno prima". E infatti nel film Anne Frank, invecchiata 'scientificamente', è quasi una donna. Ma la storia non ricalca quella del diario, "Lei è un simbolo universale che rappresenta i giovani e le persone vittime della persecuzione nell'Olanda del 1940", spiega ancora Picciau.

Roberto Malini, lo sceneggiatore, ha scelto la soluzione più spettacolare possibile all'interno di una narrazione poetica che si svolge nel chiuso di quattro mura, raccontando in maniera 'sincronica', storie tra loro molto diverse. "Emily - racconta il regista - è una ragazza americana di oggi che soffre di leucemia e riesce a sopravvivere grazie alla lettura del Diario", che, dunque, è ancora in grado di 'donare speranza', confortare chi soffre e ricordare a tutti che dalla discriminazione, dal pregiudizio e dall'odio nascono solo morte e distruzione.

Le due storie continuano parallelamente fino ad intrecciarsi: "Anna guarda dalla finestra i bombardamenti su Amsterdam e Emily guarda col padre i fuochi d'artificio - rivela il regista -. Finché i due periodi si fondono fino ad incontrarsi. E' un esempio di sincronicità younghiana". Ci sono, tra gli altri, anche citazioni e omaggi a Emily Dickinson, Oscar Schindler, Helga Deen, autrice di un diario scritto nel campo di concentramento di Vugh in Olanda e uccisa a 18 anni.

L'uscita del film è prevista a Natale "O al più tardi a gennaio 2007 - dice Picciau -. Dopo due anni di produzione, e uno e mezzo di pre-produzione, siamo quasi al 70 per cento e stiamo valutando il miglior distributore. Vogliamo che ci si concentri sul messaggio e non sul fatto che è tecnologicamente avanzato, altrimenti rischiamo di penalizzare il messaggio di speranza e di memoria".

Intanto il progetto ha ottenuto il riconoscimento della Task Force for International Cooperation on Holocaust Education, Remembrance and Research, il patrocinio e il sostegno scientifico di Yad Vashem e del Ghetto Fighter's House Museum: attestati di prestigio riservati a poche opere della cultura contemporanea.
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