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DAL QUOTIDIANO DI LARGO CORSIA DEI SERVI: PICCOLA POSTA SUPPONENTE E MALEDUCATA

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2006 18:19
29/07/2006 18:19
 
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"Credo che a Sofri possa e debba essere concessa la grazia, che non implica necessariamente la convinzione della sua innocenza e non esclude il dissenso o la disistima nei confronti di ciò che scriveva in quel sanguinoso ieri o di ciò che scrive nel melmoso oggi. Non è certo un maestro, né cattivo né buono, piuttosto uno scolaro con una supponenza da primo della classe"
(Claudio Magris, Corriere della Sera, 4 agosto 2003)




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IL FOGLIO
29 luglio 2006
PICCOLA POSTA
di Adriano Sofri

Non ho nemmeno cominciato
a dire che cosa penso dello
stato della sinistra – di casa
mia, cioè, e di chiunque altri
ci voglia stare, ma mia di sicuro –
che già si alza la polvere. Una delle cose
che vorrò dire riguarda la testa bassa
con la quale un’intera classe di dirigenti
della sinistra (ci metto dentro tutti, Ds e
Margherita, da questo punto di vista) si
lascia insultare da personaggi di cui non
si vedono i titoli di nobiltà. E’ tipico di
questa sinistra di fare (e dire) le cose
quasi vergognandosene. Come la ragazza
nubile che ha fatto un bambino (diceva
Marx, che era maschilista), però l’ha fatto
piccolo. Guardate l’Afghanistan. O è
giusto andarci, e allora bisogna battersi
perché ci si vada, spiegare perché e come,
e mostrarsene fieri: magari perfino
manifestare nelle strade per andarci. O
ingiusto, e allora non bisogna. Guardate
l’indulto. Finalmente una buona, buonissima
cosa, strenuamente aspettata, un
atto di generosità verso il prossimo e se
stessi, un giubileo in ritardo: ed ecco che,
con poche eccezioni, lo si presenta un po’
scusandosene, un po’ scaricando il barile.
Gran paese il nostro, dove Di Pietro è
morale, e Giovanni Paolo II no. Ma di
questo riparleremo: ora aspettiamo il Senato.
Ieri ho letto alcune risposte ai miei
pensieri. Risponderò a mia volta. Grazie
al cielo, le persone con le quali non voglio
intrattenere conversazioni – come
quel cretino di Travaglio, che mi dà del
difensore di Renato Farina, dello stalliere
Mangano, di Dell’Utri eccetera – sono
pochissime. Lo farei volentieri con
Michele Santoro, che invece ha detto al
Corriere [1] di non voler dire niente: “Sarei
troppo duro”. Riesco a ipotizzare di queste
parolette due interpretazioni, una
più offensiva dell’altra. La prima, che,
volendo essere durissimo, Santoro vi rinunci
perché io sono, sia pur sospeso sanitariamente,
detenuto ecc. Nel qual caso
scoprirei di non essermi guadagnato
con la mia vita di tanti anni nemmeno il
diritto di essere trattato liberamente, e
pregherei Santoro di non farsi scrupoli,
picchiare forte. Oppure lui pensa che
nelle cose che io scrivo abbia qualche
parte una mia situazione di debolezza, o
di convenienza, e insomma di ridotta lucidità
e serenità. Ancora peggio. Io penso
che chi canticchi Bella ciao per essere
stato messo fuori dalla Rai, a seguito
di un ukase prepotente eseguito da vili
giudizio che ho da sempre dato sull’episodio),
sbaglia misura, e pronuncia una
piccola bestemmia: che lo lascerebbe
senza canzoni da cantare quando si trovasse
di fronte a un altro genere di esclusione
e persecuzione. Persecuzioni dure,
di quelle che costano care, il centrodestra
ne ha compiute, un po’ cinicamente
un po’ sventatamente, e in primo luogo
appunto sui detenuti, su quelli mandati
in galera da leggi malvagie, e sul modo di
tenerli in galera. (La grottesca disputa di
oggi sull’indulto “salvapreviti” era già
successa, quando l’opposizione insorse
contro la Cirielli perché “salvava Previti”,
fottendosene delle migliaia di ultimi
che, con la furiosa norma sui recidivi,
avrebbe schiacciato). Anche il mio carissimo
Enrico Deaglio trova “ingeneroso”
mio giudizio sul basso costo, e anzi sul
buon profitto, dei bestseller antiberlusconisti.
Sbaglia, perché non mi passa
per la testa di rammaricarmi di quei testi,
che anzi (compresi quelli di Deaglio,
scritti e film) ho apprezzato spesso, ma
non riesco a persuadermi dell’aureola di
giustizieri senza macchia e senza paura
di cui alcuni loro autori amano fregiarsi.
C’è una differenza (ce ne sono molte, ma
ora parlo del prezzo pagato) fra Piero Gobetti
e Michael Moore o Sabina Guzzanti:
ovvia, a meno che Sabina Guzzanti non
si prenda, o non venga presa, per Piero
Gobetti. Infine – per oggi – posso sfidare
chiunque a indicare una sola riga scritta
da me, che ne ho scritte molte, in qualunque
sede (io infatti non scrivo sul Secolo
d’Italia e sulla Padania solo perché
non mi invitano a farlo), che non corrisponda
al mio libero pensiero, e che sfiori
qualche mio tornaconto.




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[1]
CORRIERE DELLA SERA
28 luglio 2006
Sofri: contestatori per rendita
Deaglio reagisce: sei ingeneroso
Lorenzo Salvia


ROMA - Niente nomi ma identikit accurati. «I contestatori per rendita». Quelli che «l'indulto impedirà i processi e i risarcimenti alle vittime del lavoro: falsità assolute e ciniche». Il tutto solo perché «importa loro di prendersi una gran dose di primi piani». Oppure quelli che suonano il «ritornello del berlusconismo come regime», un «equivoco» perché «non occorreva coraggio per opporsi al centrodestra, non pendevano galera, esilio o le bastonate sui dissidenti». «Cattivi pensieri» li chiama Adriano Sofri sull'Unità. E se i riferimenti vi sembrano vaghi, meglio leggere più avanti: «Si poteva, ed era una vergogna, essere cacciati dal proprio posto alla Rai e canticchiare Bella ciao: non per salire in montagna ma per andare al Parlamento europeo o da Celentano». Ancora più giù: «Giornalisti hanno pubblicato volumi di denuncia strenua delle malefatte di Berlusconi, senza pagare alcun prezzo che non fosse un gran successo».
freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=71485&idd=2602
I professionisti dell'antiberlusconismo, a parafrasare le parole di Sciascia sulla mafia. Bella ciao, Celentano: Michele Santoro non vuole rispondere.
Ma dalle vacanze tre eloquenti paroline («Sarei troppo duro») se le lascia scappare. E si capisce che il suo stupore è condiviso dagli altri chiamati in causa. Anche tra quelle persone della sinistra che pure si sono battute per anni per chiedere la grazia in favore dell'ex leader di Lotta continua, come Enrico Deaglio che fu il direttore del quotidiano del gruppo di estrema sinistra. Ora Deaglio dirige il Diario ed è l'autore del film documentario
Quando c'era Silvio. Distingue i due problemi: «Sull'indulto sono d'accordo con Sofri, è vero che c'è chi soffia sul fuoco solo per un po' di visibilità». Ma «sull'equivoco dell'eroismo antiberlusconista», Deaglio non lo segue: «Caro Adriano - dice - quella frase su chi ha scritto libri contro Berlusconi senza rischiare la galera mi sembra ingenerosa. Sarai d'accordo con me: per fortuna qualcuno quei libri li ha scritti».
Chi invece contesta su tutta la linea Sofri è Pancho Pardi, sceso in piazza con Di Pietro contro l'indulto. «Non vogliamo tenere la gente in galera — spiega — ma evitare un ampliamento dell'indulto che rischia di mantenere in vita il berlusconismo pure senza Berlusconi». Pardi prova un paragone con l'amnistia del 1946, quella di Togliatti: «Grazie a quella decisione - dice - il discusso questore di Milano ai tempi della strage di Piazza Fontana era Marcello Guida, il secondino di Pertini a Ventotene. Ecco, non vorrei che la storia si ripetesse». Marina Astrologo, altra leader dei girotondi, commenta: «Era giusto fare quello che abbiamo fatto per impedire una deriva antidemocratica. In ogni caso Sofri ancora una volta si è dimostrato una persona tra le più intelligenti».
Non ha dubbi, invece, il senatore Ds Luigi Manconi. Seppure stremato dalla battaglia parlamentare per l'indulto, l'ex leader di Lotta Continua si schiera ancora una volta a favore delle posizioni di Adriano Sofri: «Sono totalmente d'accordo con il suo intervento pubblicato sull'Unità».




[Modificato da INES TABUSSO 29/07/2006 18.24]

INES TABUSSO
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