LA CACCIA
Or per l’aere un rapace s’appresta
fende il cielo con volo possente,
or sospeso guatando s’arresta
giù nei prati la preda a cercar.
La foresta sul monte è morente
e salendo discopre la terra,
solo il rovo sul suolo s’afferra,
solo pietre cadendo rombar.
Una lepre s’attarda nel prato,
non s’avvede dell’alta minaccia
non mirando il pericol alato
già s’appresta l’orrendo destin.
Improvvisa ha inizio la caccia
e si abbatte d’un volo guizzante
sull’incauto adesso tremante
per la vita che volge alla fin.
Lesto il falco protende l’artiglio,
già la preda si vede afferrata
fugge via dall’immane periglio
conficcando le unghie nel suol.
Con un balzo nel nido è atterrata,
or tremante dai piccoli corre
con l’amore che adesso può porre
a quei figli già soli nel duol.
Frena il falco l’indomito slancio,
se la preda fuggendo è svanita,
e risale nel cielo già arancio
salutando il tramonto del sol.
Verso il nido volando è salita
senza cibo dai piccoli corre
con l’amore che solo può porre
a quei figli affamati nel duol.
Se vi ricorda il Manzoni è perchè la metrica è quella del "S'ode a destra uno squillo di tromba..." (da "il Conte di Carmagnola")
So che già state dicendo "Manzoni...cheppalle!!" ma io sono convinto che la sua capacità di trasformare le parole in musica (cfr. Dagl'atri muscosi, dai fori cadenti... - Adelchi) sia quasi insuperata.
Se riuscire a reggere questa ve ne propino un'altra, un tantinello più lunga...