Essere disabile, a Cagliari, è un peccato mortale. E' questo l'amaro responso consegnato ai fedeli in carrozzina dal viaggio nelle oltre sessanta chiese cittadine. Monumentali scalinate prive di corrimano, pavimentazioni esterne degne di un circuito da motocross, gradoni di marmo viscido e maestosi portali incasellati in cornici grossolane. Quello che proviene dai baluardi della cristianità cittadina è un impietoso messaggio di benvenuto: le porte della misericordia di Cristo sono sbarrate.
La cattedrale con il suo muro di nove gradoni irregolari, Sant'Anna con la sua mastodontica scalinata, Sant'Efisio, Santa Rosalia, Sant'Antonio Abate, San Francesco di Paola, San Sepolcro e Sant'Eulalia con i loro accessi impervi: tutti esempi di una situazione generalizzata. E se si cerca conforto negli altri punti nevralgici della spiritualità urbana, la situazione non cambia: parrocchia dei Santi Pietro e Paolo e Medaglia Miracolosa nel rione San Michele, Cristo Re e Santa Caterina in via Scano, Madonna della Fede, San Gregorio, San Pietro apostolo a Pirri, l'Annunziata. Tutti edifici innalzati in un vasto arco di tempo, eppure mai adeguati alle più elementari disposizioni legislative.
Ma il vero colpo al cuore arriva dagli edifici ecclesiastici di più recente realizzazione: qui, i rimedi adottati appaiono uno schiaffo al buon senso. E' il caso di Sant'Eusebio, in via Monsignor Piovella, dov'è stato innalzato uno scivolo su due livelli, uniti da una curva di 180 gradi che farebbe rabbrividire Valentino Rossi. O si San Lucifero, cui spetta la palma della miglior rampa della città: una passerella che conduce diritti a un gradino in marmo alto 15 centimetri. Per chi si accontenta di un ingresso laterale, degno di quello riservato al personale di servizio del Billionaire, va segnalato il caso della chiesa di Pio X in via della Pineta, dove i disabili motori possono cimentarsi nella scoscesa strada laterale per trovarsi dinnanzi a un portone chiuso. "E' da troppo tempo che siamo costretti a fare i conti con l'ipocrisia della Chiesa" denuncia Salvatore Bandinu, presidente dell'associazione a tutela dei diritti dei disabili "Il Raglio", "ma i parroci hanno bisogno di sentirsi utili, e non riescono a capire che un disabile preferisce essere autosufficiente piuttosto che dipendere dal pietismo altrui". Due sole le eccezioni positive: la basilica di Bonaria e la chiesa di San Sebastiano, zona Cep. Per il resto, nella totalità dei casi ai portatori di handicap si prospettano due alternative: scendere a patti con la propria dignità e accettare di farsi trasportare di peso, oppure arrendersi davanti a un muro invalicabile.Non esattamente quello che vorrebbero i disabili cagliaritani. «Chiediamo che la Chiesa sia più sensibile alle nostre esigenze - sospirano - tanti di noi sono cattolici praticanti e alla fede ci aggrappiamo. Per questo vorremmo una maggiore sensibilità da parte dei parroci». Tra l'altro, dicono loro, se è comprensibile che le chiese antiche non siano attrezzate per consentire ai disabili l'accesso alle chiese, «molto meno comprensibile è che gli edifici più recenti siano stati progettati senza tener conto delle nostre esigenze».