Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

Conferenza di Laura Vatta, autrice di "Fronde dell'Antico Noce"

Ultimo Aggiornamento: 20/09/2016 16:59
21/10/2006 17:01
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 2.252
Registrato il: 26/08/2002
Sesso: Femminile
Guardiana
Anziana dell'Isola

Vi riporto la trascrizione della sua conferenza che ho ricevuto attraverso la mailing list della Marija Gimbutas' Tradition.
Io l'ho trovata illuminante perchè a parlare è una donna... una donna che pur essendo puramente e deliziosamente umana viaggia davvero verso la conoscenza del Divino, lungo una via che può essere diversa o simile alle nostre o a quelle di altre donne (e uomini). Una donna che ha regalato davvero delle meravigliose parole.


"Il Linguaggio della Dea dall'Antica Religione alla Wicca


La trascrizione della conferenza tenuta da Laura Marianna Vatta al
Triskell 2006


Agli inizi degli anni '90, dopo un periodo di intenso lavoro e
scambio energetico con alcuni esponenti del mondo esoterico
triestino e italiano in genere, decisi di accettare la richiesta del
mio amico ed editore, Franco Spinardi, di scrivere un libro che
spiegasse in modo organico struttura, tempi e modi di preparazione e
svolgimento di un rituale magico. Secondo Franco, "c'era
l'esigenza" – parole sue – condivisa da tanti operatori
dell'ambiente, di un manuale che fornisse semplici e chiari spunti
di meditazione e pratica e che portasse come esempi riti
precedentemente e personalmente studiati, costruiti e celebrati in
un contesto moderno e alla portata di tutti: una sorta
di "ricettario" magico. Così fu partorito "Fronde dell'Antico Noce",
ideato, sviluppato e illustrato insieme al mio compagno magico di
allora, Ottavio Adriano Spinelli. Un testo pensato e ordito a due
fili; due essenze: l'unione dell'energia femminile e di quella
maschile che il nostro apporto congiunto rappresentava... ed è in
parte grazie a questa collaborazione letteraria che io mi trovo qui,
ora, a parlarvi.

Il libro inizialmente non ebbe fama: passò un po' inosservato,
nonostante i calorosi apprezzamenti di amici e collaboratori del
settore, seguiti da un non disprezzabile numero di copie ben presto
vendute dalle librerie ove era stato posto in vendita, soprattutto a
Trieste. Comunque, la tiratura allora fu limitata, un migliaio di
copie in tutto e, in tutti questi anni, chissà quante di quelle
copie saranno finite nel cestino, o abbandonate. E adesso, a
distanza di quasi quindici anni, questo libro è diventato a modo suo
famoso; secondo me, e questo è forse un giudizio di parte, il motivo
di tanta notorietà va ricercato nell'assioma che le cose che non si
trovano diventano improvvisamente preziose.

Al di là di questo mio personale parere, è vero che da qualche anno
il libro in questione è stato oggetto di attenzione da parte di un
considerevole gruppo di potenziali lettori che, da più parti, ne
reclamano la ristampa. Ho potuto constatare di persona la fondatezza
di tale interessamento; fenomeno che percepisco in modo via via
sempre più forte e incalzante, come lo dimostra il crescente numero
di contatti e richieste sulla reperibilità del testo, durante gli
incontri e le manifestazioni cui partecipo, o con e-mails cui,
purtroppo, quasi mai ho tempo di rispondere. Ho iniziato così a
valutare tali "pressioni" esterne e a considerarle delle "spinte"
verso un mio movimento energetico, una sorta di dedicazione a Sé
stessi, in nome della Madre che dà la Vita e cui so, intimamente da
sempre, di appartenere.

È dall'anno scorso che capitano queste "chiamate"; a me piace
chiamarle così: "chiamate" della Madre. Mi piace vederla così:
vedere l'inizio di tutto come una Grande Madre che ha concepito
tutto quello che c'è e anche tutto quello che noi non riusciamo a
vedere ma che c'è ugualmente.

Così l'anno scorso sono andata a Biella per la prima conferenza
della mia vita e questa cosa mi ha lasciato veramente
sorpresa. "Beh", ho pensato, "questa esperienza sarà una cosa
estemporanea, una tantum. Chissà cosa dovrò dire di tanto
importante". Sono una persona normalissima; non mi sento un Guru,
non mi sento una Maestra, anzi, sono ben lungi dall'essere
illuminata, o arrivata al raggiungimento del Sé, per dirla con una
parolona.

E adesso qui al Triskell, che è poi un evento che amo - sono a casa
mia; io sono di Trieste e quindi gioco in casa - ho avuto la
seconda "chiamata"... L'organizzatrice, o comunque una degli
organizzatori di questa manifestazione, mi ha mandato un sms in un
momento particolare. Mi stavo preparando a una personale e
volontaria Ricerca della Visione, pur non avendo la presunzione di
volerla e poterla fare secondo i dettami dello sciamanesimo
tradizionale, dal momento che non avevo un maestro, o un altro
sciamano che mi chiudesse nel cerchio di protezione, sigillandolo,
non avevo intenzione alcuna di digiunare e di attenermi ad un sacco
di regole che mal si addicevano al mio sentire irrequieto e che pur
sapevo venir tramandate e perpetuate in occasione di tale Ricerca.

Ciò nonostante, ero in un bosco... col telefonino - siamo comunque
moderni - e, il pomeriggio dopo la prima notte di Visione, durante
la quale non arrivò nessun segno, arriva questo sms dalla mia amica
e organizzatrice di questa manifestazione, Betty Sulli: "La persona
che dovrebbe tenere la conferenza domenica - qui, ora - non può: ha
avuto un incidente, quindi puoi farla tu?" e, ispirata io credo dal
comune sentire di Sorelle, così me ne propose il titolo: "Il
linguaggio della Dea dai Celti alla Wicca".

Essendo in "ritiro", mi dissi "Va bene, ci penserò quando ritornerò
a Trieste" e spensi con il cellulare ogni collegamento con il mondo
esterno, dedicandomi al mio lavoro di ricerca interiore con il
tamburo e il canto, finché, arrivata la notte, sprofondai in un
sonno sereno e profondo... Ed ebbi la Visione: il mio animale totem -
va beh, questo a voi non interessa - e poi un sogno lucido e vivido
come se fossi sveglia, un vissuto potenziale del piano concreto e
quotidiano: io mentre dico a Betty: "Guarda che mi hanno detto che
devo fare la conferenza, però il titolo, il titolo della conferenza,
non è "Il linguaggio della Dea dai Celti alla Wicca", ma "Il
linguaggio della Dea dall'Antica Religione alla Wicca".

E quindi sono qua, perché insomma mi sembra che il messaggio sia
forte e chiaro.

E quindi inizierei...

Allora, linguaggio. Cos'è il linguaggio? Il linguaggio è la
comunicazione di un messaggio, di un qualchecosa tra due enti, un
emittente e un ricevente.

Noi normalmente siamo abituati, come idea di linguaggio, alla parola
espressa. In realtà il linguaggio può anche non essere verbale,
questo lo sappiamo tutti. Esso può essere fisico: le posture che una
persona assume, o, ancora più sottile, un paralinguaggio, e qui
entriamo nel mondo della Madre, entriamo nel mondo della simbologia,
dell'arcaico; di quello che magari noi adesso crediamo di non avere,
di non possedere come bagaglio culturale, ma che in realtà dentro di
noi agisce profondamente a livello di archetipo, di memoria, di
inconscio collettivo.

Ecco quindi che parlare della Dea, oggi, forse non è così immediato
come poteva essere in tempi passati.

La figura femminile divina, ai tempi nostri, perlomeno qui in questo
contesto culturale, il più delle volte viene relegata a Madonna, una
madre umana, divinizzata grazie al figlio, concepito senza
l'intervento maschile.

Ebbene ecco che per il mondo femminile questa concezione può creare
un po' di confusione; confusione che viene percepita anche dal mondo
maschile, per l'inevitabile sinergia che tale visione limitata porta
di riflesso e che determina disarmonia e squilibrio anche nelle
relazioni tra i due sessi.

Secondo fonti autorevoli, tra cui Marija Gimbutas che, oltre a
essere una valente archeologa e una profonda conoscitrice della
simbologia arcaica è, a mio parere, una Sorella della Tradizione per
come porta avanti un messaggio che non è meramente scientifico, il
passaggio tra il modello originario di Dea Madre, inteso nel senso
più ampio del termine, a quello, estremamente più riduttivo
e "snaturato" del nostro attuale concetto religioso e culturale,
risale alla fine della cosiddetta preistoria. La Gimbutas non è
l'unica portavoce di tali teorie, ma per me lei è sicuramente una
guida; così ho fatto mia parte della sua terminologia, ad esempio la
locuzione "alfabeto metafisico", in riferimento al ricco corpo di
simboli e glifi che, dagli albori del mondo, si sono perpetuati fino
ai giorni nostri.

Può sembrare facile e superficiale parlare di qualcosa che non si
può dimostrare scientificamente, perché a prima vista mancano
riferimenti e collegamenti storici certi e facilmente dimostrabili,
e alcune persone potrebbero sollevare il quesito "Ma dove sono le
prove di tali asserzioni?". Beh, al di là dell'ampia disponibilità
di testi alla portata di chiunque voglia approfondire tale
conoscenza, vorrei qui sottolineare che, quando abbiamo bisogno di
prove, in qualche modo siamo già nel problema che è il problema
dell'oggi: noi non sentiamo. Noi non usiamo il "sentire". Secondo i
Celti, come testimonia Taliesin in una delle sue Canzoni, ci sono
sette sensi. Oltre ai cinque che già conosciamo - vista, udito,
tatto, odorato e gusto - egli enumera tra i sette l'istinto e il
sentimento, sostituendo il gusto con la parola.

Vedete che noi abbiamo sicuramente perso, dimenticato una parte che
era ed è fondamentale.

Al di là di quello che uno può sentire dentro di sé, quello che può
rappresentare per ognuno di noi la parte femminile e la parte
maschile che sono dentro di noi e che si alternano nel manifestare
il nostro comportamento esterno a seconda della situazione che si
presenta e dell'emozione che tale situazione determina in noi,
possiamo – e, aggiungerei, dobbiamo – "ri-imparare" ad ascoltare
tali parti; già così, se solo impariamo davvero ad ascoltarci,
sentiamo, percepiamo che la parte femminile parla di accoglienza, di
nutrimento, di amore, di pace; laddove la parte maschile,
tendenzialmente - questo per carità non vuole essere un appunto alle
persone di sesso maschile presenti qua, perché dentro tutti noi,
uomini o donne, si agitano le due forze e siamo noi che abbiamo la
possibilità di riconoscerle, controllarle e domarle, usandole nel
modo più efficace e consono alle varie situazioni- la parte
maschile, dicevo, è penetrante, tende alla conquista, tende a
entrare, in modo anche irruente, com'è sua natura.

Per cui un mondo sbilanciato, dove l'energia maschile prevale anche
là dove invece ci dovrebbe essere l'afflato della parte femminile,
questo squilibrio provoca le conseguenze che noi vediamo, anche nel
nostro mondo esterno. Viviamo su un pianeta che è sull'orlo del
collasso. Non vado oltre, perché questo lo sappiamo tutti, ma,
secondo me, e non sono l'unica a sostenere questo, tale mondo insano
è frutto proprio del tipo di concezione spirituale che oggi ha
l'essere umano; essere umano che, secondo il nostro metro di
giudizio di umani, dominatori e colonizzatori della Terra,
sembrerebbe essere la forma più evoluta su questo pianeta, anche se
io, qualche volta, mi chiedo se sia effettivamente così. Sicuramente
il dono della mente, della razionalità intesa così come la
intendiamo noi umani, l'abbiamo solo noi, tra tutti gli esseri che
coabitano il pianeta Terra. È ben triste quindi vedere come non
siamo neanche consapevoli della responsabilità che abbiamo con il
grande e, per la maggior parte di noi, sconosciuto e ineducato
potere del nostro pensiero. Molte volte le persone si nascondono
dietro la comoda scusa "Eh, cosa posso fare? Anche se faccio la
raccolta differenziata... Poi c'è quell'altro che non la fa". Non so
se avete notato quante belle bottigliette di plastica, piattini e
altra immondizia hanno lasciato qua gli "amanti della Natura" che
sono venuti in questi sacri posti. Figuriamoci quelli che non la
amano...

In realtà, si può fare la raccolta, se volete, si "deve" fare la
raccolta differenziata, però è più importante cambiare modello di
pensiero e, di conseguenza, comportamentale.

Il mondo della Madre, secondo gli studi della già citata Gimbutas,
finisce grosso modo verso il 5000 a.C., in certi posti il 3000, dove
il Neolitico si è spostato a un periodo notevolmente più tardo, come
a Creta e in tutto il bacino del Mediterraneo.

È proprio grazie a queste tracce, soprattutto a Creta, o in Sicilia,
quindi in posti dove, parlando del 3000 a. C., già si entra nella
storia, che è più facile ottenere delle prove di questo "sentire",
allora accettato e condiviso da tutti.

Secondo me, proprio attraverso tali simboli, le linee spiraliformi,
le coppelle che sono dei tondi, quindi il tondo come concezione di
sacro - pensate all'omphalos – anche il mondo ellenico, il mondo
classico, ci ha trasmesso qualcosa dal mondo più arcaico, e se noi
andiamo a vedere bene attraverso quello che è l'apparente, troviamo
questa linea ininterrotta che risale agli albori del mondo, dove la
Madre era il Cosmo Vivente, era parte vivente: Creatrice,
Rigeneratrice, Reggitrice della Vita e Reggitrice della Morte. Dove
la morte non era vista come "Polvere sei e polvere ritornerai", ma
come terra vitale che trasmuta, rigenerando...

Nella cosmogonia dei popoli antichi, prima del passaggio dalla
concezione spirituale matristica a quella patristica, il simbolo del
serpente non veniva visto come viene visto dalla gran parte delle
tradizioni religiose e spirituali del nostro tempo. Pensate
all'assurdità della Madonna che schiaccia il serpente: la donna che
schiaccia la sua stessa essenza: essenza collegata al potere di
generazione, mutazione, guarigione, rinascita che il serpente nelle
spiritualità tribali ancora oggi rappresenta... Non voglio
continuare oltre ed entrare nella polemica, perché so che dove c'è
contrapposizione non c'è la Dea: la Dea accoglie, non separa.

Da qualche parte ho letto in un libro – di cui purtroppo non ricordo
né il titolo, né l'autore, anche se ricordo che era un uomo – questa
frase: "Il Padre punisce, la Madre perdona".

Questa frase, secondo me, è veramente un po' la sintesi di tutto il
discorso...

In sostanza, sulla Madre del Neolitico, o del Paleolitico, sulla Dea
nelle sue tre forme, sulla Dea Serpente, sulla Dea Uccello, si
potrebbe parlare per giorni interi... Io vi invito ad andare a
leggervi "Il Linguaggio della Dea" della Gimbutas, se lo trovate, e
il lavoro di tantissime altre scrittrici e sciamane, come la Vicki
Noble con il suo Il Risveglio della Dea, le opere in genere di Jean
S. Bolen, ecc. Adesso io non voglio dire che bisogna leggere
solamente quello che scrive una donna, se siamo donne o se siamo
uomini che vogliano incontrare con una maggiore comprensione
l'universo femminile, quello che li compenetra e completa. Credo,
tuttavia, che queste donne che, in tempi per alcuni versi ancora
ostici alla libera affermazione del sé femminino, trovano il
coraggio di mettersi fuori dal coro di quella che è a volte cieca e
sclerotizzata convinzione, basata su idee che non partono dal cuore
ma dalla mente, meritino attenzione leggendone il pensiero, fosse
anche solo perché hanno qualcosa da dire da un autonomo e autentico
punto di vista, personalmente sentito e provato sulla loro pelle.

Tornando alla Madre, al di là dei libri, si possono ritrovare le
tracce della sua immutabile presenza anche nelle credenze dei popoli
tribali, in tante cosmogonie cosiddette primitive o selvagge, come
ad esempio la spiritualità andina, la spiritualità dei nativi
americani, o quella degli sciamani siberiani. Quindi se vi piace
viaggiare, vi invito a toccare con mano queste realtà, dove la Dea è
ancora viva in modo assoluto e dove si respira l'armonizzazione che
c'è stata fra la Dea e il Dio.

Il sentiero andino, in particolare, è molto utile al fine della
ricerca di quel filo che collega il vecchio modo di concepire la
Madre e i suoi attributi divini con una spiritualità condivisa e
presente ancor oggi in larga parte della popolazione autoctona
sudamericana, perché ha come punto focale la Pachamama, Dea Madre
che inizialmente credevo incarnasse l'arcaica figura della Madre
Terra preistorica, in quanto la sua raffigurazione odierna in tali
zone, ritratta ad esempio sui popolari sonagli di zucca, rassomiglia
molto ai numerosi ritrovamenti di statuette, probabilmente votive,
del Neolitico o del Paleolitico qui in Europa. Essa viene infatti
rappresentata dagli artisti andini come una donna dai glutei enormi,
dal ventre molto prominente, dai seni cascanti ma pieni di latte,
proprio come la Dea Nutriente degli albori della civiltà.

In realtà, addentrandomi successivamente in quella spiritualità e
approfondendola, ho capito che la concezione relativa alla Pachamama
è esattamente quella che poteva essere da noi in Europa ventimila
anni fa. La Pachamama, già secondo il significato del termine
quechua, è una Madre Celestiale, Cosmica e della Natura, quindi
l'antica Triplice Dea. È la Dea vista nei suoi tre aspetti: la
Giovane, in qualche modo la parte che inizia la Vita, la Ninfa, la
parte matura, l'energia che porta a maturazione, e poi la Vegliarda,
la Saggia, che accoglie nel suo grembo per la trasmutazione.

Ritornando al concetto di linguaggio... Linguaggio è comportamento e
credo che, qualora si ricerchi con attenzione e mente aperta
all'interno di sé, ognuno di noi possa migliorare tale
comportamento, al fine di perseguire e consolidare un proprio
modello attitudinale comportamentale, rendendolo via via più
efficace e, quindi, anche più soddisfacente, per se stessi e nelle
relazioni con gli altri. Per questo mi sento di consigliare la
meditazione: ci sono tantissime pratiche, alcuni le chiamano
sciamaniche, altri le chiamano yogiche ma, in realtà, il loro nome
non ha nessuna importanza. Le pratiche son quelle: rilassare la
mente, possibilmente trovare dello spazio, anzi togliamo quel
possibilmente perché è la condicio sine qua non, trovare dello
spazio per noi stessi, ritirarsi nella natura... Uno sciamano
peruviano una volta mi ha raccontato, e a me è piaciuta molto questa
sua affermazione: "Sai, a proposito di meditazione... Che cos'è la
meditazione? La meditazione è la Natura", mi ha detto, "È la Natura.
Stai nella Natura. Dove è il tuo posto, dove stai bene; respira,
rilassa la mente e... ascolta".

Costanza, volontà – lo dico anche per me che, come premesso, non mi
sento assolutamente dispensata da un tale costante lavoro di ricerca
interiore... – centratura e... tenere presente una cosa, a mio
avviso fondamentale: tutti noi abbiamo tre centri di percezione del
mondo esterno, della nostra realtà oggettiva. In numerose e diverse
concezioni religiose, seguite da genti provenienti dalle più
svariate aree della Terra, vengono riconosciuti tre differenti mondi
spirituali, che si intersecano formando il Tutto: il Mondo degli
uomini, il Mondo di Sotto e il Mondo di Sopra; anche noi, a livello
fisico, abbiamo tre centri: la pancia, il cuore e la mente. Quindi
abbiamo l'istinto, il sentimento e il ragionamento. L'uomo
occidentale normalmente comunica usando alternativamente l'istinto,
l'impulso dettato dalla pancia, o il ragionamento, la logica della
mente razionale e, quindi, tale comunicazione parte in ogni caso
dalla "periferia" del corpo fisico; riesce quasi sempre difficile
esprimersi partendo dal sentimento. Io invito tutti, me compresa, a
parlare dal cuore, in nome della Madre che è cuore pulsante di Vita.

Grazie!


Testo tratto dalla Conferenza tenuta da Laura Marianna Vatta al
Triskell 2006 - Boschetto del Ferdinandeo, Trieste
(per gentile concessione dell'autrice Laura Vatta)"




Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:34. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com