Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

Il Travestimento iniziatico

Ultimo Aggiornamento: 08/09/2007 23:20
16/05/2006 00:49
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 1.477
Registrato il: 26/08/2002
Sesso: Femminile
Guardiana
Anziana dell'Isola

Tratto dal libro "L'Iniziazione femminile nella mitologia greca", di Ken Dowden.

"Nel mito delle Ecdusie, feste di Leto Phytie a Festo, in Creta, si diceva che Leucippo fosse nato femmina, ma che la grazia di Artemide, supplice la madre, l'avesse tramutato in uomo. Il momento critico è quello in cui Leucippo depone il suo peplo di donna, da cui deriva il nome della festività: Ecdusia ("svestizione"). Una lettura rituale direttamente dal mito, per quanto azzardata, suggerirebbe l'esistenza di un travestimento rituale, cui il momento della svestizione pone fine.
(...) a Sirio (Italia meridionale) si sa di cinquanta ragazzi che, guidati da un giovane sacerdote, indossavano vesti femminili. Il travestimento, diffuso nei riti di passaggio, è particolarmente adatto a quell'ambiguo stato liminale che prelude alla differenziazione dei ruoli adulti del maschio guerriero e dalla donna generatrice di progenie.
(...)D'altro canto non dobbiamo trascurare un elemento più importante nell'organizzazione sociale, rispecchiato, in questo caso, sia dal mito che dal rituale: l'iniziazione maschile trasferisce i ragazzi, con le parole di La Fontaine, "dall'associazione con le donne in quanto bambini, all'associazione con gli uomini in quanto adulti"."


16/05/2006 10:11
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 127
Registrato il: 14/12/2004
Età: 44
Sesso: Femminile
Apprendista
Molto interessante, si pone sempre l'attenzione sui riti di passaggio. Alcuni psicologi dello sviluppo (non mi chiedete ora quali...perchè la mia memoria è breve, ma se interessa vado a cercare) sostengono che uno dei cambiamenti avvenuti nella società attuale è la scomparsa di momenti precisi che sanciscano il passaggio dei ragazzi alla vita adulta. In passato questi riti avevano due caratteristiche: era dei "traguardi" che consentivano l'acquisizione di nuovi status sociali; ed erano irreversibili, nel senso che non era possibile tornare indietro. Attualmente invece si assiste ad un prolungamento della fase adolescenziale che si spinge fino ai 18 anni e la nascita di una nuova fase della vita definita del "giovane adulto", il passaggio quindi dall'infanzia all'adultità è stato diluito e rallentato. Inoltre ogni fase può tranquillamente fermarsi e regredire a quella passata.Infatti anche il passaggio ai 18 anni non modifica la vita del ragazzo/a che in realtà si trova ancora in una fase di dipendenza.
Ovviamente ci sono anche tutte le condizione socio-economiche che si sono modificate, ma questi autori si riferiscono più ad una maturazione "mentale" senza alcun tipo di giudizio..osservano semplicemente le modificazioni della società.
Chissà se servirebbero ancorea questi riti...
16/05/2006 12:33
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 17
Registrato il: 26/04/2005
Sesso: Femminile
Viandante
In passato questi riti avevano due caratteristiche: erano dei "traguardi" che consentivano l'acquisizione di nuovi status sociali; ed erano irreversibili, nel senso che non era possibile tornare indietro.
-----------------------------------------------------------

concordo pienamente con te misaela...
è vero: molti adolescenti aspettano con ansia i 18 anni,per diventare maggiorenni, e dunque entrare nel mondo adulto,ma alla fine non diventano completamente adulti, in quanto non possono essere ancora indipendenti e avere il pieno potere decisionale su molte cose,perciò non acquisiscono appieno un nuovo status sociale.
e molto spesso per i genitori si rimane sempre bambini, per loro non siamo cresciuti,e anche se a 18 anni,molti genitori non ci vedono come adulti.
c'è anche da dire però che a 18 anni molti giovani non sono ancora maturi, nel senso che prendono tutto con leggerezza, mentre dovrebbero responsabilizzarsi di più.

penso che se oggi ci fossero ancora i riti di passaggio le cose sarebbero un po' diverse.
anche se un 18enne non è ancora del tutto indipendente dai genitori, per lo meno con questi riti di passaggio capirebbe meglio che ormai non è più un bambino, e che per certe cose bisogna crescere,maturare, per diventare più indipendenti.

e per i genitori questi riti servirebbero a capire che il loro figlio non è più un bambino, che è cresciuto ed è entrato nel mondo adulto.
con questi riti, i genitori capirebbero che da quel momento il loro figlio ha raggiunto un'età più matura, che deve essere appunto un figlio più responsabile, che deve prendere coscienza di molte più cose che magari da bambino non aveva immaginato proprio,che il mondo non è fatto di rose e fiori, ma anche di problemi da affrontare.

e pian piano i genitori dovrebbero dar più fiducia al loro figlio,non sempre stargli addosso e fare tutto loro per lui, lasciarlo un attimino camminare con le sue gambe, lasciarlo imparare, anche da alcuni suoi errori-che bene o male tutti noi giovani facciamo e che ci servono a crescere-.

facendo questo, penso che gradualmente un giovane impari a districarsi da solo in alcune situazioni, e a essere più consapevole delle proprie azioni,e dunque più responsabile. [SM=x728025]

16/05/2006 23:01
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 1.478
Registrato il: 26/08/2002
Sesso: Femminile
Guardiana
Anziana dell'Isola
Io penso che da una parte sarebbe davvero bello se esistessero ancora dei riti di passaggio, perchè così la vita avrebbe più senso e si recupererebbe, forse, un pochino del senso del sacro. Dall'altra parte però non credo che questi riti possano cambiare di molto la persona che, sì, entra in uno status sociale diverso, nuovo e affascinante, ma rimane comunque la stessa persona che era il giorno prima di un tale ipotetico rituale. Il fatto è che la maturazione (ora che siamo più liberi, anche se soltanto sotto alcuni limitatissimi punti di vista, e non regolati da ritmi standardizzati) è profondamente soggettiva.
Ci sono persone che a 18 anni già fanno tutto da soli e sono pronti ad entrare nel mondo come adulti e persone che a 20 sono ancora pseudo bambini, ance se questo non ha nulla a che fare con la vera maturazione, dato che uno che magari è già pronto a fare tutto da solo potrebbe essere meno maturo di un decenne e viceversa! [SM=g27823]
Si tratta di un discorso quindi, a mio parere, troppo soggettivo, ma adatto, giustamente, ad un'epoca come quella greca, in cui "o facevi così o facevi così", dato che non vi erano alternative. Per gli uomini come per le donne.

A parte tutto questo ripeto, avere rituali di passaggio sarebbe bello, ma aggiungo che non sarebbe possibile, dato che al giorno d'oggi diverrebbero simili alle feste di paese o alle feste tipiche della parrocchia che fanno veramente cascare le braccia. Quindi perpetuare simili riti in segreto e nella vera sacralità credo sia la cosa più bella e la migliore. E soprattutto, è fattibile anche ora. [SM=g27823]



"Oltre ogni tempo e tuttavia nel cuore del tempo."
Haria

Il Tempio della Ninfa

[Modificato da stregaviolet )O( 16/05/2006 23.04]

18/05/2006 14:57
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 332
Registrato il: 10/11/2004
Sesso: Femminile
Fanciulla dell'Isola
Sì sicuramente in maniera latente è molto + verace! il travestimento, come simbolo proprio di cambiamento e di passaggio la trovo una cosa ricca di simbologia.
Anche se poi il reale passaggio a mio parere dev'essere maggiormente a livello spirituale.. sicuri di questo lo si può ritualizzare...
certo è come diceva Violet.. che tutto dev'essere rapportato all'epoca nella quale si vive..
19/05/2006 11:55
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 133
Registrato il: 14/12/2004
Età: 44
Sesso: Femminile
Apprendista
Si violet hai il passare dei secoli la maturità è diventata da socialmente decisa a individualmente. Quindi ora come ora non è più possibile poter introdurre certi riti. Anche perchè attualemnte i nostri riti di passaggio sono (per lo più) legati alla condizione economica/lavorativa: un ragazzo diventa indipendente quando ha i soldi (non tutti però...) e un uomo diviene anziano quando va' in pensione. E' una società diversa...ed impensabile applicare le medesime abitudini, magari sarebbe interessante allevare i ragazzi allo stacco, e mi ci metto in prima persona visto che a causa di deficit economici non so quando potrò andarmene da casa, anche se non vedo l'ora (non per problemi, ma per voglia di indipendenza).
19/05/2006 14:00
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 254
Registrato il: 19/02/2004
Sesso: Femminile
Guardiana
Fanciulla dell'Isola
Vi posto un pezzo riguardante il travestimento durante le danze antiche tratto da "Delle antiche danze femminili" di Irina Naceo

La danza erotica con finalità trascendenti è pertinente alla sola dimensione femminile,perchè a lei più adatta e congeniale.Una danza erotica maschile è da considerasi impensabile e atturarla forse potrebbero essere solamente gay travestiti da donne o omossessulali.E' anche vero però che nello sciamanesimo l'acquisizione della sensibilità femminile era considerata necessitante al fine di cercare di ottenere la doppia natura,maschile e femminile,all'interno di sè stessi.Forse in questo senso potrebbero essere intese alcune danze spartane durante le quali le donne indossavano abiti maschili,mentre gli uomini si agghindavano come donne.Sempre a sparta la prima notte di nozze "...colei a cui era affidata la giovane sposa,provvedeva a rasarle la testa e a farle indossare calzari e un mantello maschili...".
Viceversa Oppiano ci descrive la vestizione dello sposo a cui le donne facevano indossare candide vesti dopo averlo inghirlandato e profumato di mirra.Tali travestimenti rituali spesso fraintesi dalla magior parte degli studiosi,potevano avere il significato di rifarsi alla simbologia andogonica che "doveva avere un valore positivo e benefico:alludeva al fatto che ciascuno dei due sessi riceveva qualcosa dei poteri dell'altro."

Quindi forse questa potrebbe essere la spiegazione anche di quell'altra discussione in cui si parlava delle stuatue rivestite di abiti femmini,forse si cercava di far passare le caratteristiche divine alla Dea...ma questa è una mia personale riflessione...
19/05/2006 23:03
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 1.496
Registrato il: 26/08/2002
Sesso: Femminile
Guardiana
Anziana dell'Isola
Il fatto della vestizione delle statue credo si riferisse, come diceva anche l'autore del libro che ne parlava, ad una certa magia simpatica, sencondo la quale vestire con i propri abiti (rigorosamente usati, quindi personalissimi) una statua di una divinità equivaleva ad avvicinarsi ad essa, ad esserne più vicine e, secondo una mia personale interpretazione, ad identificarsi con lei, ovvero a riscoprirla dentro di sè, così come dentro al vestito usato vi era la statua/dea.

Quanto al travestimento rituale di sicuro quello presentato da Irina Naceo (bellissimo il suo libro) era volto a far ritrovare in sè una parte dell'altro sesso, forse per preparare all'unione che avrebbe seguito il matrimonio e/o per acquisirla consapevolmente e quindi avvicinarsi alla forma dell'androgino che è visto come l'essere perfetto; quello che avveniva ritualmente in Grecia era invece volto alla svestizione, ovvero al simbolo dell'avvenuto passaggio, dell'avvenuto cambiamento e dell'ingresso in una nuova "vita".
Sono tutti riti particolari e molto spirituali (forse quello della svestizione un po' meno, visto che lo scopo era più sociale e politico che religioso) ma tutti diversi, nonostante abbiano come denominatore comune l'indossare e il deporre abiti del proprio sesso o dell'altro.
[SM=x728044]



"Oltre ogni tempo e tuttavia nel cuore del tempo."
Haria

Il Tempio della Ninfa

[Modificato da stregaviolet )O( 19/05/2006 23.09]

20/05/2006 00:45
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 1.503
Registrato il: 26/08/2002
Sesso: Femminile
Guardiana
Anziana dell'Isola
Ecco, per spiegare bene l'ideale greco vi inserisco questo pezzo tratto dal libro di Ken Dowden "L'iniziazione femminile nella mitologia greca" che mi sembra molto chiaro e che si ricollega sia ai riti di passaggio femminili di cui abbiamo parlato nella sezione privata sia a quelli maschili che stiamo affrontando qui.

"Dal nostro punto di vista, il fatto che il matrimonio, obiettivo principale dell'iniziazione femminile, abbia un ruolo meramente accessorio in quella maschile, dà a tutta prima l'impressione di una disparità sconvolgente. Così, però, non faremmo altro che fraintenderne il vero scopo. Il matrimonio, per entrambi i gruppi, non è che uno strumento, una conditio sine qua non. Senza le nozze, i giovani potranno anche essere buoni guerrieri, ma restano giovani destinati, come Ippolito, a non conoscere Afrodite. Per diventare uomini, essi devono essere qualcosa di più che semplici guerrieri, devono diventare signori della loro casa, mansione che si acquisisce solo con il matrimonio (e la dote), e devono ottenere la ricomferma in una progenie che perpetui la stirpe. Il celibato, come il nubilato --odierni emblemi dell'indipendenza-- non rientrano affatto tra gli ideali espressi nella mitologia dell'antica Grecia. Tranne che per i giovani e le vedove in questi miti non si incontrano nè donne nè uomini non sposati. La disparità consiste semplicemente nel fatto che gli uomini si sposano tardi, per avere il tempo di dedicare la giovinezza alle gesta eroiche, e quindi muoiono prima delle loro mogli. Allo stesso modo, per le donne il matrimonio, per quanto importante, serve principalmente a uno scopo fondamentale; la nascita di un figlio. Solo così la donna completerà il passaggio dalla fanciullezza alla maturità. Fino a quel momento, le donne sono sotto il dominio di Ifigenia. In entrambi i casi, quindi, l'obiettivo reale è il perpetuarsi della stirpe e, di conseguenza, della società."


03/09/2007 22:51
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota
OFFLINE
Post: 132
Registrato il: 22/08/2007
Età: 54
Sesso: Femminile
Apprendista
trovo affascinanti i riti di passaggio, come se fossero una porta da varcare per entrare in un mondo Altro dove si continua ad essere se stessi ma con una consapevolezza nuova.
del resto, se è pur vero che la maturità effettiva dell'individuo non dipende dall'età anagrafica e che un rito di passaggio, come quello citato all'inizio della discussione, era probabilmente più rituale ed esibito, è altresì vero che "passare" attraverso certe soglie determina una presa di coscienza, una consapevolezza nuova del sé.
e' interessante che la realizzazione dell'uomo e della donna, intesa come raggiungimento della pienezza della propria condizione, passasse attraverso le nozze, secoli e secoli fa mentre ora, al contrario, pare che per essere completi e perfetti occorra mantenere una vita fatta di solitudine volontaria, tranne qualche sfogo del cuore e del corpo temporanei.
ammetto di non avere nulla contro tale scelta, anzi, al contrario, resto convinta che il matrimonio richieda una scelta libera e consapevole e non vada preso alla leggera, ma sono altresì certa che alcuni stadi della vita possano essere compresi appieno unicamente se vissuti con totale dedizione.
il discorso in questo caso si fa lungo e non voglio rischiare di andare in OT... [SM=g27828]


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 23:26. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com