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Offerte antiche: Il Sacrificio Rituale

Ultimo Aggiornamento: 20/07/2008 00:19
04/05/2006 00:35
 
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In questo breve testo, tratto da "La Dea, la Vergine, il Sangue", di Marco Giuman, Ed. Longanesi, ci si riferisce all'antica religione greca. Credo che questo pezzetto sia molto interessante:

"Il sacrificio di animali, e il banchetto che conseguentemente ne deriva, è notoriamente un elemento centrale e di primissima importanza nelquadro rituale della religione antica, in quanto,l'azione originaria e sottostante al sacrificio, è sempre quella del cacciare e, quindi, di uccidere per procacciarsi cibo. Nasce proprio da questa peculiarità tutta una serie di necessità rituali -come raccogliere ossa della vittima, bruciarne i femori sull'altare, deporli in luogo sacro, ecc.- già attestate nel Paleolitico e che sembrano avere il solo scopo di onorare in qualche modo la vittima e di purificare colui che ne ha provocato la morte: "per spiegare questa pratica a parole, si può parlare di restituzione dell'animale a qualche entità soprannaturale"."

Cosa ne pensate?
Farò altre ricerche a riguardo, comunque.. per avere una visione più ampia e cercare di comprendere a fondo questa usanza. Se avete notizie postatele e ne parliamo insieme! [SM=g27822] [SM=g27823]


04/05/2006 09:32
 
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Io non apprezzo molto tutto ciò che comporta il sacrficio di un altro essere vivente e sinceramente sono molto contenta che certe pratiche siano state abbandonate nel corso dei secoli. Ma credo che nell'ottica passata avessero un ruolo fondamentale e non erano manifestazioni di violenza, ma erano fatte in "buona fede". In effetti mi piacerebbe saperne di più perchè vorrei capire le ragioni dietro le azioni che venivano compiute. Sicuramente da quanto hai scritto traspare un grande rispetto verso la creatura sacrificata, rispetto che (secondo me) si traduce anche nel non sprecarne la morte, ma cibarsi del suo corpo e onorare tutto ciò che ne rimane. In quest'ottica si potrebbe trasferire il rispetto verso gli animali anche nella vita di tutti i giorni, certo noi non dobbiamo più cacciare e uccidere materialmente le nostre prede, ma forse potremmo onorare meglio il cibo che la natura ci offre senza sprechi o eccessi.
04/05/2006 15:48
 
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Quello di sicuro.. sarebbe un gran bene..
In ogni caso il pezzo che ho citato io mette in risalto il cacciare (come la stessa Artemide caccia, come Diana caccia e le divinità maschili cacciatrici, che sono l'archetipo dell'indipendenza e libertà femminile, nel primo caso, e della mascolinità nel secondo) per poi consumare un banchetto, quindi cacciare per nutrirsi, onorando poi i resti dell'animale come "restituzione" o pegno per aver preso qualcosa in natura e, quindi, per ridonare l'equilibrio. Cosa che solo noi umani facciamo (o meglio.. gli antichi facevano, non certo gli umani moderni), dato che gli animali quando cacciano non si pongono tutti sti problemi! [SM=g27824]
Ma è giusto, per chi ha la consapevolezza di ciò che fa e delle conseguenze delle proprie azioni, dare qualcosa in cambio per ciò che si prende.
Cosa che oggi è davvero difficile da attuare, dato che non si saprebbe nemmeno da che parte iniziare, e anche solo per provare a rimetterci in una sorta di equilibrio dovremmo donare grandi cose ogni giorno, dato che ciò che prendiamo non ha misura, purtroppo..

A me è piaciuta molto questa visione del sacrificio. Il bruciare le ossa non l'avevo mai sentito ed è una pratica curiosa, particolare, sulla quale vorrei riflettere.
Anche i popoli celti, per spostarci più a nord, offrivano parte di ciò che prendevano alla Grande Madre e lasciavano pezzi di carne in dono agli animali dei boschi.. e questo per me è davvero un gesto più che saggio, perchè se pensiamo soltanto alla fatica che gli animali fanno ogni giorno per procacciarsi il cibo, facilitare loro il compito a volte può essere inteso veramente come un grande dono, al quale gli stessi animali (che se ne rendono conto, dato che hanno istinto e riconoscono l'odore di chi fa loro dei doni) sono molto riconoscenti.. [SM=g27819] [SM=g27823]




"Oltre ogni tempo e tuttavia nel cuore del tempo."
Haria

Il Tempio della Ninfa

[Modificato da stregaviolet )O( 04/05/2006 15.50]

08/05/2006 20:56
 
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dato che gli animali quando cacciano non si pongono tutti sti problemi!


Forse perchè gli animali sono più inseriti dell'uomo nel cerchio della vita...loro danno e prendono e quando muoiono ritornato alla terra,così che essa si rinnova,cresce nuova erba mangiata dagli erbivori che poi vengono uccisi dai carnivori che dinnuovo muoio...un cerchio che non ha mai fine (per dirlo alla Il Re Leone [SM=g27828] )

E' molto bella questa pratica...indica il rispetto che i cosi detti "primitivi" avevano per la vita e per la natura.
08/05/2006 22:02
 
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Già.. inoltre chi diceva per certo che avrebbe vinto l'uomo?
La caccia al cinghiale soprattutto era di una pericolosità elevatissima! Il cinghiale ha la pelle della bellezza di 8 centimetri ed è durissima, senza contare la sua aggressività e la sua capacità di strappare via un braccio con un morso solo..
Molti ci lasciavano la pelle, ma almeno era da considerarsi un combattimento leale e se non ad armi pari, dato che il cinghiale era uno e gli uomini molti, lo era abbastanza in quanto a ferocia e potere combattivo della bestia.

20/07/2006 09:25
 
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Forse vado un po’ fuori-tema, nel senso che la mia riflessione non è esattamente legata al sacrificio connesso alla caccia, ma al rituale –presente in ogni cultura- del sacrificio-immolazione di una vittima.
Credo che alla base ci sia un motivo archetipico, ovvero lo schema “morte-rinascita”, il convincimento cioè (o meglio, la speranza) che per accedere ad una vita nuova, ad una trasformazione, ad una “elevazione”, occorre “uccidere-sacrificare” il “vecchio”, l’esistente.
Ogni ri-nascita è preceduta da una morte.
Tipico è l’esempio del rituale mithraico, con l’uccisione del toro, o di Osiride, o di Cristo.
Sono andata fuori tema?

Un abbraccio,
Maria

[Modificato da )Hathor( 20/07/2006 9.25]

20/07/2006 09:55
 
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Non so se sei da considerare fuori tema, ma se ti può consolare anche io ho pensato la stessa cosa. L'immolazione della vittima sacrificale è piuttosto tipica di varie religioni e culti, e cibarsi della vittima sacrificale significa introiettarne le sue qualità più alte e farle rivivere nel corpo di chi ha partecipato al banchetto sacro.
Comunque io non apprezzo molto l'idea di togliere la vita ad un altro essere vivente.
20/07/2006 11:40
 
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Beh.. si parla di culture diverse ed è normale che possiamo non condividerle, se non altro almeno in parte.. loro lo facevano perchè era giusto per loro, quindi non possiamo dire che facevano male.. possiamo dire che noi non lo faremmo.. ma è diverso.
Non sei andata fuori tema Hathor, anzi! E' una discussione che riguarda per forza anche l'immolazione delle vittime alla Divinità e queste pratiche erano diffuse un po' ovunque. Il Re sacro per esempio in molte culture veniva ucciso dal suo successore; il capo delle tribù/clan poteva essere ucciso semplicemente passandolo nella macina del grano (figuratevi che risultato...) perchè rappresentava il Dio, il Grano stesso, quello che attraverso la raccolta veniva ucciso, pertanto simbolicamente lo uccidevano, ma non solo.. il suo sangue veniva sparso sui campi per assicurare, alla semina successiva, un buon raccolto e la persona in questione era davvero considerata divina, tanto che il popolo faceva di tutto per assicurarsi di portarne a casa un "pezzettino" (...) perchè propiziava fortuna e guadagno.
Sì. sono pratiche che fanno venire il voltastomaco, ma erano sacre.. pertanto non giudicabili da noi.

Comunque proprio ieri sera ho letto un pezzo sul De Bello Gallico che ha molto in comune con questo discorso, perciò ve lo posto.

"La nazione dei Galli è tutta molto religiosa, e perciò coloro che sono affetti da qualche grave malattia oppure si trovano in mezzo ai pericoli della guerra immolano come vittime delle persone o fanno voto di immolare se stessi, servendosi, per l'esecuzione di questi sacrifici, dei druidi. Credono infatti che solo rendendo per la vita di un uomo la vita di un altro uomo si giunge a placare la potestà degli dèi immortali; anche per la collettività sono previsti sacrifici dello stesso tipo. Alcuni popoli posseggono enormi pupazzi con le membra tessute di vimini, che riempiono di uomini vivi e a cui danno fuoco, e gli uomini muoiono avvolti dalle fiamme. Immolare qualcuno che fu arrestato nell'atto di compiere un furto o una rapina o qualche altro reato si considera più gradito agli dèi immortali; ma quando non sono disponibili questi tali, ricorrono al sacrificio di innocenti."

Ora, si sa che il De Bello Gallico è da prendere con le dovute precauzioni.. però anche qui vediamo che, se fosse vero ciò che è scritto, i riti sacrificali tanto diffusi non erano assenti anche dalla cultura dei celti della Gallia.

01/05/2007 15:02
 
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Cito un nuovo pezzo tratto da "La Via dello sciamanesimo boreale", di Davide Melzi, Edizioni della Terra di Mezzo:

Lo sciamano è anche mago della caccia: in particolare egli agisce nella duplice veste di divinatore e incantatore di animali; entra direttamente in contatto con gli esseri superumani che regolano la vita e il numero degli animali - il Signore degli Animali e altri - e patteggia con essi la quota di prede destinate ai cacciatori, permettendo la sopravvivenza del gruppo."

"Tra uomini e animali sussistono legami di quasi fraternità, ricordo della loro origine comune. Il fatto che gli uni si cibino degli altri non costituisce un ostacolo rilevante; è importante soltanto che la selvaggina "ami" il cacciatore, e allora gli si offrirà spontaneamente. Se l'uccisione avviene in modo regolare e il rituale successivo è osservato, la vittima non ha nulla di cui lamentarsi e la sua morte non sarà che un episodio nella catena delle sue future rinascite (tratto da Il tamburo dello sciamano, Lot-Falk E.)"

"Talvolta lo sciamano riveste anche il ruolo di sacrificatore: egli guida il sacrificio di una vittima animale, dopo di che ne conduce l'anima fino alla divinità fatta oggetto del sacrificio, mediante un'ascensione estatica che attraversa diverse sfere celesti".

Penso che siano pezzi molto belli e interessanti [SM=g27823]
Violet


01/05/2007 19:32
 
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Quello del sacrificio rituale è un argomento molto interessante, secondo me.
Oggi, come è già stato detto, la nostra cultura non ci fa considerare etica (escluse le mai troppo rare eccezioni di satanelli sparsi) l'uccisione di altri esseri per qualcosa che, alla fine, risulterebbe unicamente come un nostro profitto, ma un tempo la questione era diversa. Pensando alle prime forme di religione che prevedessero questa pratica, immagino comunità relativamente piccole in cui ogni individuo era importante per la sopravvivenza dell'intero gruppo. In questo tipo di situazione era difficile (per quanto ciò non potesse essere l'unico deterrente, suppongo) poter pensare di sacrificare un componente della tribù per ingraziarsi le divinità, semplicemente perchè, per quanto queste ultime si fossero dimostrate generose, di certo non avrebbero potuto fare in modo di rempire il buco lasciato da braccia utili.
Gli animali, quindi, per il rispetto già citato che l'uomo nutriva in essi, risultavano ottimi sostituti (certamente di pari dignità) per azioni di questo genere.
Credo (ma non ne sono sicura) che i sacrifici umani con vittime pescate all'interno di una comunità siano sempre stati considerati atti "gravi", una sorta di ultima risorsa. Da ciò escludo, ovviamente, la situazione di schiavi e prigionieri di guerra, verso i quali gli scrupoli erano decisamente minori.
Ritornando all'atto del sacrificio in sè, da quello che so, generalmente era il meno cruento possibile, in modo da non provocare eccessiva sofferenza nella bestia prescelta. Ad esempio avevo sentito o letto da qualche parte le modalità dell'uccisione del toro per i riti di passaggio mitraici: l'animale finiva dissanguato, ma la sua morte poteva considerarsi dolce, in quanto le ferite (recisione delle arterie che partono dal cuore, se non erro) provocavano un flusso rapido di sangue ed una progressiva diffusione di un senso di torpore nell'animale che finiva col scivolare verso la morte, come se si stessa addormentando.
Ma, a proposito di sacrifici rituali, vorrei scostarmi un attimo dalla piega presa dalla discussione e ricordare dell'esistenza di una modalità che non prevedeva la morte di chi vi si sottoponeva, ossia il dono dei propri fluidi alle divinità (o addirittura di parti non vitali del proprio corpo). L'esempio più conosciuto da tutti, sebbene non c'entri molto con l'argomento di questo forum, potrebbe essere la circoncisione praticata dagli ebrei. Ma (e qui ritorniamo alla Grande Madre e alla donna) si può parlare anche dell'uso delle mestruazioni in rituali simili o, per l'uomo, del liquido seminale.
01/05/2007 19:47
 
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Certamente è una forma di rituale sacrificale simile, se pensiamo che in Grecia coloro che erano sacerdoti di Demetra (perdonatemi se sbaglio, mi sembra siano loro) si facevano circoncidere probabilmente per gli stessi motivi, ovvero fertilità e offerta alla terra, alla Madre che servivano.
Sono forme di sacrificio rituale anche ciò che stavi già dicendo tu, ovvero le emissioni nella terra di fluidi corporali sessuali, come lo sperma maschile e gli umori femminili, ma anche il sangue mestruale, che, se devo dare una mia personale sensazione, è un atto meraviglioso.... donare il proprio sangue alla Terra, lasciare che fluisca nel terreno...

In ogni caso si parlava anche di caccia e uccisione di animali a scopo non solo sacrificale ma anche e soprattutto alimentare.
L'uccisione degli animali (come anche il taglio di certe piante presumo, la raccolta dei frutti e così via, dato che non vi sono differenze tra animali e vegetali sulla Terra... sono entrambi frutti della Madre) era un atto rituale ed era uno scambio equo. Non c'è da dimenticare che cacciare un animale comportava spesso la perdita della vita del cacciatore stesso, perchè combattendo ad armi pari (ovvero senza armi che sparano e sconvolgono l'equilibrio, ma con armi semplici, paragonabili alle armi che gli stessi animali hanno: unghie affilatissime, fauci, aggressività, ecc.) sia il cacciatore che l'animale avevano le stesse possibilità di morire o di sopravvivere. E la morte di un animale era in questo modo conquistata... l'animale si donava allora spontaneamente e in Armonia con le leggi della Terra.


01/05/2007 21:45
 
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"Talvolta lo sciamano riveste anche il ruolo di sacrificatore: egli guida il sacrificio di una vittima animale, dopo di che ne conduce l'anima fino alla divinità fatta oggetto del sacrificio, mediante un'ascensione estatica che attraversa diverse sfere celesti".


Questo secondo me è davvero un pezzo meraviglioso, che descrive appieno come gli uomini del passato fossero in sintonia e rispettassero l'esistenza fisica e spirituale delle altre creature.
Il fatto di guidare, o accompagnare personalmente, l'anima dell'animale sacrificato fino alla divinità, simboleggia chiaramente che ponevano la creatura in questione in un grado di importanza non solo alla pari di un essere umano, ma forse addirittura superiore, forse proprio per il fatto che con l'atto sacrificale lo spirito dell'animale raggiunge un livello più elevato di esistenza animica...


04/05/2007 15:18
 
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Si...nella tradizione degli indiani d'America gli animali sono rispettati quanto gli esseri umani...pensate solo allo Spirito del Bisonte e alla sua importanza...Comunque io sapevo che durante i sacrifici era il fumo che s'innalzava al cielo a contenere l'anima del sacrificato e ad essere la definitiva offerta alla Divinità...
05/05/2007 00:35
 
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Anche.. attraverso il fumo del fuoco, che esce dal foro in cima alla tenda (ma anche delle abitazioni antiche) le invocazioni, i sacrifici, le preghiere giungevano al Divino, e attraverso lo stesso asse, che era considerato l'asse del mondo, ciò che gli dei ascoltavano e concedevano, scendeva per giungere nel fuoco e nelle abitazioni.







"Oltre ogni tempo e tuttavia nel cuore del tempo."

"C'è più mistero in un pallido raggio di luna sulla corteccia di un albero che in tutta l'esistenza degli uomini."



Haria



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[Modificato da stregaviolet )O( 20/07/2008 00:18]
05/05/2007 02:36
 
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Re:

Scritto da: stregaviolet )O( 04/05/2006 15.48
Il bruciare le ossa non l'avevo mai sentito ed è una pratica curiosa, particolare, sulla quale vorrei riflettere.



Mi sembra di aver letto in passato che le ossa o altre parti delle vittime sacrificali venissero bruciate per trarre auspici dalle volute di fumo in occasioni di particolare importanza.
Inoltre, nei rituali funerari dei Tophet, dedicati ai bimbi morti prima del cosiddetto "passaggio nel fuoco" e perciò non ancora giunti all'età dell'adolescenza, piccoli animali venivano sacrificati, le loro ossa bruciate insieme a quelle dei fanciulli e raccolte in urne cinerarie, poste nell'area antistante il Tempio della dea Tanit che nel suo aspetto di Madre vegliava sui piccoli innocenti.
Questo tipo di rituale era rivolto a scongiurare il ripetersi di un evento luttuoso quale la morte di un figlio e a impetrare la grazia di nuove nascite future. In questo caso il sacrificio animale è da considerarsi nell'ottica del sacrificio di purificazione.


Scylla...

Piccola stella immensa, figlia della Luce, figlia della Luna, dell'eternità.

Contate il biondo rame dei miei capelli,

perdetevi nelle pieghe della candida pelle

percorrete mille e mille volte

le curve dei miei seni e degl'esili fianchi.

Mentre tutto cambia, nell'immobilità della Natura,

non avrete ancora carpito il mio segreto.




Amministratrice di "L'Antica Magione di Scylla"
[Modificato da stregaviolet )O( 20/07/2008 00:19]
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