Home  Discussioni recenti  Religione nel Mondo  Religioni Abramitiche  Religioni Orientali  La Strada degli Dei  Religioni di origine Africana  I nuovi Culti  Politica  Filosofia  Il Satanismo moderno  Ateismo e Agnosticismo  Miti, Misteri e Simbologia  Sovrannaturale e Paranormale  Horror, Fantasy & Fantascienza  Cultura & Societa'  Amore e Sessualita'  Cronaca, attualita' e denunce
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

LIBRO "" I SOGNI D I H'ERMES "

Ultimo Aggiornamento: 26/07/2007 02:36
26/07/2007 02:12
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
H'ERMES
CONTINUAZIONE
Il perché della lacrimazione di sangue sulla statuina della Madonnina di Civitavecchia, durante la consegna in curia al Vescovo preposto.

Attraverso la televisione seguivo sempre con particolare interesse, tutte le varie apparizioni e lacrimazioni di sangue, che si manifestavano sulle diverse immagini sacre, sparse nelle località dell’Italia e del mondo. Leggevo nello sguardo dei fedeli, (attraverso la TV) la fede assoluta, il sacrificio, la speranza, il dolore immenso, l’umiltà, la devozione, ed il vero bisogno di ricevere una grazia divina, spesso mai per loro. (in segreto, qualche volta mi dilettavo nel sceglierne qualcuno da gratificare) Nei loro volti c’era si sofferenza, dolore, stanchezza, però nei loro occhi vedevo brillare la vera luce della fede. Un giorno al primo sorgere del sole, (verso le ore 6) dopo una nottata volutamente passata in baldoria con amici, perché non volevo dormire durante la notte, per non essere richiamato da qualche seduta spiritica, come ormai era loro abitudine,mentre ero disteso nel mio letto con il silenzio tutto intorno, e la stanchezza della nottata persa, mi venne da riflettere sulla grandezza divina e dei suoi misteriosi messaggi. Cosi mi addormentai profondamente. Non so dopo quanto tempo, sognai di risvegliarmi all’interno di una grande stanza di un “ palazzo vescovile “ Questo l’ho compresi subito dopo. Era giorno ed ero (invisibile) dinnanzi ad una porta interna, alta ed antica, aperta da ambo i lati, mentre sulla sinistra della stessa a poca distanza, intravedevo un’altra porta simile, anch’essa tutta aperta: le due porte introducevano all’interno di un grande salone, dove ora io mi ero risvegliato.

Nemmeno il tempo di domandarmi come mai mi ero proiettato li dentro, che notai un vescovo che proveniva dalla porta di sinistra, mentre percorreva il breve tragitto per imboccare l’ingresso dell’altra porta a destra. Dalla stessa invece stava entrando una suora, che aveva nelle sue mani la statuina della Madonnina di Civitavecchia, perché doveva consegnarla nelle mani del vescovo. Ricordavo che era la stessa statuina, che faceva accorrere i fedeli da ogni parte dell’Italia, per le sue frequenti lacrimazioni di sangue, tanto da creare interesse della stampa nazionale ed internazionale: per questo il vescovo di quella diocesi aveva dato l’ordine, di prelevarla e consegnarla direttamente a lui. Il vescovo prendendo la statuina in braccio a se, guardandola con curiosità ed incredulità si domandava mentalmente, come può la gente essere così credulona, come può credere al miracolo della sua lacrimazione di sangue.(forse perché la statuina era piccola?)

Cercai con lo mio sguardo una invisibile (per loro) presenza divina. In passato mi era capitato già altre volte, di presenziare alla visione miracolistica di diverse presenze divine, per cui in questa occasione aspettavo di rivedere la Madonna, mentre ripetesse il miracolo della lacrimazione del sangue sulla statuina. Sinceramente ero anche curioso di vedere, come poteva avvenire tutto ciò. Dopo una breve ma intensa attesa, perché stavo molto attento per cercare di vedere, dove LEI si sarebbe invisibilmente materializzata, compresi che la SUA assenza era determinata, dalla mancanza assoluta della fede del vescovo stesso. Adirato da tanta infedeltà spirituale, desiderai fortemente: ” Voglio darti io la sua testimonianza.” Ammirando la statuina nel suo volto…, negli occhi……, nel petto……, desideravo che lacrimasse sangue: il mio, proprio ora che la statuina era nelle sue mani, le stesse che con incredulità ancora toccavano le parti, che avevano precedentemente lacrimato sangue. Era mio desiderio attraverso questa lacrimazione in diretta, riportare la fede ad un uomo di chiesa che fortemente dubitava. Svegliandomi e riflettendo su certi uomini che per mestiere praticano la fede, mi accorsi che mi usciva il sangue dal naso e dalla bocca. Non mi sono allarmato più di tanto, anche s e in passato non mi era mai successo un fatto del genere. C’era in me la certezza che si sarebbe arrestato immediatamente, senza sciacquarmi la faccia con l’acqua fredda; ……e cosi fu velocemente. Dopo giorni la stampa e TV riportarono la notizia del miracolo, avvenuto nelle mani del vescovo mentre prendeva in consegna da una suora, la statuina della Madonnina di Civitavecchia. Compresi ancora una volta, che i miracoli esistono soltanto se si ha la fede necessaria, mentre ricevevo conferma ufficiale che il mio non fu soltanto un sogno.

Nonostante non abbia mai conosciuto personalmente, sia il vescovo che quella suora,
e dichiaro di non essere mai entrato fisicamente in nessuna curia vescovile, quella di Civitavecchia compresa, penso che quel sangue potrebbe essere materialmente il mio.
Non so per quale indecifrabile mistero sia potuto accadere tutto ciò. “ Indubbiamente le lacrimazioni precedenti non possono appartenermi “ fanno parte dei misteri della fede e della intrinsecità divina. Da parte della curia vescovile di Civitavecchia dopo tempo, fu fatto analizzare in un laboratorio di loro fiducia, quel sangue fuoriuscito e raccolto dalla statuina, di cui era testimone sia il vescovo, che la suora. Risultò diverso dal precedente sangue allora catalogato come sangue non umano, perché quest’ultimo risultò di sangue umano, di sesso maschile, gruppo ……… cosi almeno riportarono le cronache. Però basterebbe una analisi del mio DNA, incrociato con quello del sangue che loro possiedono,per stabilire se è effettivamente il mio. Io sono disponibile e lei signor vescovo? (g. g.) Basta escludermi dalla risonanza mediale ed ossessiva della stampa, o forse non gli interessa dimostrare che possa avere ragione io, e torto lei per mancanza di fede? Se cosi fosse lei come uomo di chiesa sarebbe disposto a giurare sulla Bibbia, che la mia descrizione molto particolareggiata qui riprodotta è falsa? Come spesso succede nella vita di tutti i giorni, chi è delegato a compiti specifici sovverte spesso tali principi, schierandosi nella grossolanità della materia, dimenticandosi della fede e dubitando delle sue infinite manifestazioni divine. La credibilità nella fede chiaramente manifesta e testimoniabile, deprime la fede stessa ed il suo principio divino che è in ognuno di noi. E’ opportuno ricordare: “ Beati coloro che praticano ed osservano la parola di DIO, senza chiedere ULTERIORI testimonianze della sua intrinseca esistenza. “

Sequestro di Silvia Melis.
Liberazione Paranormale?

Dopo la tragica fine dell’onorevole Aldo Moro, trascorso un tempo indefinito decisi di continuare ad aiutare il prossimo, escludendo gli interventi collaborativi indiretti con le istituzioni, perché non mi fidavo più di nessuno. Mi sentivo indirettamente colpevole della sua morte, (di MORO) tanto da decidere se un domani mi sarebbe capitato un sequestro analogo, dovevo agire da solo, non so come, però dovevo provarci lo stesso, così da non potermi in futuro rimproverare. L’occasione si presentò molti anni dopo, con il sequestro in Sardegna di Silvia Melis avvenuto nel febbraio 1997. (benché in tutti i precedenti sequestri “stimolavo “ la rapidità della liberazione degli ostaggi.)

Sentendo in televisione i ripetuti appelli per la liberazione di Silvia Melis, anche il SANTO PADRE si era appellato più volte in suo favore, senza dimenticare le continue manifestazioni di solidarietà della gente del suo paese Tortolì, cosicché un giorno mio figlio minore richiamò la mia attenzione chiedendomi, se avevo la capacità (il potere) di poterla liberare immediatamente. La cosa mi stupì per il fatto che quello che oggi vado normalmente raccontando, allora per mia volontà ho sempre lasciato completamente all’oscuro tutta la mia famiglia, anche se scherzando dicevo sempre a loro, di non disturbarmi quando dormivo o ero coricato sul letto: “ perché stavo lavorando.” Loro magari ridevano, però non mi disturbavano più. Questo sequestro per me era occasione per dimostrare a mio figlio, che non bisogna mai arrendersi dinanzi al male altrui, e nello stesso tempo avere una fede immensa, da non porre mai nessun limite alla provvidenza. Però era anche occasione per capacitarmi delle mie facoltà, e per sapere se allora potevo anche riuscire a liberare l’On. Moro da solo.

Così dopo due tentativi andati a vuoto, forse per il continuo sollecito da parte di mio figlio, perché la notte prima di addormentarsi mi ricordava e raccomandava più volte di liberarla, mentre la mattina mi svegliava dimostrandomi apertamente tutta la sua delusione, una volta informatosi con il telegiornale del mattino, che non riportava nessuna notizia della sua liberazione, finalmente la terza notte sognai di risvegliarmi invisibile all’interno di una casa di montagna. Era costruita in muratura, con il tetto basso. Sembrava un buon rifugio invernale e ben attrezzato per i pastori. Mi ero risvegliato all’interno della casa davanti al loro portone d’ingresso, ben chiuso dietro le mie spalle. La stanza misurava 7 metri di lunghezza, per 5 di larghezza, circa.
Sulla mia destra, c’era un grande tavolo di legno rettangolare fornito lateralmente di panche rudimentali, ed in fondo ad esso vedevo seduti tre uomini che giocano svogliatamente a carte. Due erano frontali tra loro, mentre il terzo era seduto nell’estremità del tavolo, con le spalle rivolte ad un camino.
Giocavano tranquillamente a carte illuminati dalle luci di candele e lumi, mentre l’ostaggio percepivo che era rinchiuso all’interno di una stanzetta, la cui la porta di accesso era dinnanzi a me. Avevo percepito che erano soltanto quei tre i sequestratori presenti in tutta la casa,cosi mentalmente ordinai a tutti e tre,di addormentarsi immediatamente e di non svegliarsi per nessuna ragione prima di tre ore. Così loro si addormentarono velocemente con braccia e volto appoggiati sul tavolo, mentre io aprii (mentalmente) la porta frontale dove all’interno sapevo che c’era l’ostaggio. In fondo alla stanzetta semibuia sulla sinistra in angolo, su di un letto orizzontalmente posizionato, c’era incatenata una donna semi sveglia, rannicchiata, esile, minuta, con lo sguardo terrorizzato ed impaurito. Prima di entrare in quella stanza, mi ero reso MATERIALMENTE VISIBILE, per cui quando anche senza chiavi, però mentalmente aprivo i lucchetti che la incatenavano, nascondendo l’operazione trafugando con le mie mani, liberandola le dissi:

“ SONO VENUTO A LIBERARTI - NON AVERE PAURA - E’ TUTTO FINITO.”
(erano frasi che mi ero preparato molto tempo prima) Una volta liberata dalle catene “ prendendola per la mano sinistra, “ attraversammo insieme (prima lei) la porta di quella STANZA PRIGIONE, per passare nell’altra stanza grande dove c’erano i tre sequestratori addormentati. Per non farmi notare dal lei girandomi di spalle, (coprendo la sua visuale alla serratura) mi apprestai a chiudere (mentalmente) per maggior sicurezza quella stanza, cosi da non insospettire subito i sequestratori una volta che si sarebbero svegliati. (la chiusura di quella porta, aveva una serratura esterna del tipo scorrevole) Mentre mi accingevo ad aprire (sempre mentalmente) la porta che conduceva fuori di casa, solo allora lei si rende conto che ero venuto da solo, mentre guardava i suoi sequestratori che erano addormentati con il volto riverso sul tavolo. Forse incominciò a riflettere e dubitare maggiormente.

“” È venuto da solo? I lucchetti delle catene del letto mi sembra che si siano aperti senza chiavi: l’ho visto perché un lucchetto era vicino alla visuale al mio volto, mentre lui l’apriva cercando di tranquillizzarmi. Non ho visto nessun tipo di chiave nelle sue mani, ne prima ne dopo. La serratura della porta, e la porta stessa per l’esterno si è aperta da sola: non poteva aprirla lui a distanza, nemmeno si era avvicinato più di tanto ad essa. Cosa sta succedendo: non capisco se questo mi vuole veramente liberare, chi è; cosa vuole? ””Nell’entusiasmo per la sua liberazione avevo sbagliato accelerandomi nelle soluzioni, perché avevo aperto mentalmente la porta per l’esterno senza avvicinarmi molto ad essa. “ Ormai ero sicuro di essere riuscito nella sua liberazione.” Mentre invece lei ora cominciava ad avere paura anche di me. La guardai nel volto notando che stava iniziando a terrorizzarsi. Mi guardava con terrore e sospetto, forse scambiandomi per un delinquente. Ho paura che possa cominciare a gridare istericamente svegliando i suoi sequestratori. Con tutte e due le mie mani presi il suo volto dolcemente e lo avvicino al mio. (me l’ero studiata prima, per i casi estremi)

La baciai teneramente sulle labbra chiuse per trasmettergli fiducia, energia, coraggio, e chiudendo gli occhi proiettavo nella sua mente il seguente messaggio: “ ricordati che sei mamma, a casa tuo figlio è solo, aspetta te, tu sei la sua mamma, lui vuole solo te.” Benché ancora confusa e stordita, al pensiero di suo figlio si tranquillizzò immediatamente, decidendosi a seguirmi fuori oltre quella maledetta porta. Uscendo fuori e chiudendo accuratamente la porta dietro di noi, (mentalmente, ormai….) mi accorsi che eravamo su di una grande altura con la vegetazione bassa, però sufficiente per nascondere completamente tutta la casa, anche perché priva di piani rialzati: per questo gli elicotteri delle forze dell’ordine, non potevano individuarla facilmente dall’alto. Era coperta gran parte dagli alberi intorno, con ramificazioni distese che protendevano verso il tetto; coprendolo.

Le indicai sulla destra, nel forte pendio erboso con piccoli e numerosi alberi sparsi disordinatamente, la direzione che doveva percorrere per arrivare prima a casa sua; da suo figlio, trovando sicuramente un passaggio automobilistico una volta arrivata sulla strada asfaltata, preoccupandomi poi mentalmente che trovasse realmente un passaggio alla bisogna, (non mi interessava chi fosse, l’importante era che c’era) rassicurandola ulteriormente dicendogli: ”non preoccuparti dei tuoi sequestratori, dormiranno per almeno due o tre ore, tu pensa a correre, correre, senza fermarti. ” L ’ho vista correre scendendo verso destra il rapido pendio: era così veloce come se fosse stata rigenerata da una nuova forza, fino a sparire subito dalla mia visuale, perché i numerosi piccoli alberi disseminati scompostamente sul terreno,rendevano difficile la sua individuazione, anche perché io rimasi sopra, il alto. Rimasi li pochi secondi ancora, guardandomi intorno soddisfatto, perché tutto era proceduto secondo i miei piani precedentemente studiati, e guardando la casa dietro di me mi accorsi che oltre alla porta, sulla destra c’era anche una piccola finestra. FINALMENTE stanco ma soddisfatto, rientrai nel mio corpo riaddormentandomi pesantemente.

La mattina ancora stanco ed assonnato appresi della sua liberazione dalla televisione,
che aggiunse che si era liberata da sola scappando dai suoi sequestratori. Era arrivata prima a casa sua con un passaggio. Era stato mio figlio a svegliarmi per la terza volta consecutiva prima di andare a scuola,perché seguiva il telegiornale per cercare la conferma della sua liberazione. Questa volta invece di rimproverarmi del fallimento,
con gli occhi lucidi e brillanti di felicità come mai visto prima, mi abbracciò con gratitudine e gioia in un trasporto di vera felicità, mai conosciuto e dimostrato precedentemente. Lo visto andare a scuola senza fare tante storie, come normalmente fanno tutti i bambini svegliandosi la mattina per andare a scuola. Era elettrizzato e percorso di felicità in tutto il suo corpo: come se avesse avuto il regalo più bello e più grande della sua vita. Al ritorno da scuola guardandoci negli occhi (con mio figlio)
decidemmo che tutto questo era stato soltanto un bel sogno: il sogno di un grande desiderio realizzato da tutti e due. Però eravamo contenti lo stesso!

Questa sua felicità mi fece comprendere e riflettere, sull’importanza della fine dei sequestri, che avvenivano normalmente in Sardegna e Calabria. Dovevano cessare immediatamente: a qualsiasi costo! Un popolo sofferto come quello calabrese e sardo, fondato principalmente sul rispetto dei valori e tradizioni della famiglia, ospitale per tradizione verso chiunque, non poteva distruggere la propria peculiarità ed umanità per colpa di pochi, che di calabrese o sardo avevano ben poco, se non il rancore totale verso tutta la società. Non fu felicità apprendere mesi dopo, la notizia del suicidio di un magistrato in servizio a Cagliari: lo stesso che era stato assegnato al caso “ Sequestro Silvia Melis.” Era successo che mesi dopo la liberazione della stessa Melis, da parte di un’altra Procura competente per territorio, la stessa attuò un blitz spettacolare presso i suoi uffici di Cagliari, per un indagine giudiziaria parallela all’analogo sequestro, nell’ipotesi e grave sospetto, dell’esistenza di una struttura parallela ed indipendente dalle istituzioni, di cui la gestione della stessa era sospettabile il magistrato in questione, che conseguì direttamente o indirettamente la effettiva liberazione della stessa Melis.

A discapito del segreto istruttorio che per norma di legge è coperto dal massimo riserbo, ci fecero vedere in TV il grande dispiegamento di forze di polizia, mentre a sirene accese arrivavano al Tribunale di Cagliari. Le riprese continuarono mentre perquisivano l’ufficio della Procura di Cagliari, in delega alla stesso magistrato. Ci fu un impiego di mezzi e uomini che necessitavano per logica investigativa ed inquisitoria, la presenza di in pericoloso delinquente latitante, non di un magistrato umano, laborioso, silenzioso, ma soprattutto INNOCENTE. Il tutto avvenne con la ripresa in diretta TV e numerosa presenza della stampa nazionale. Senza contare poi il risalto della grande stampa nazionale e non. “ Per tanto oltraggio e preventiva condanna mediatica costantemente subita, “l’umano magistrato inquisito si lasciò andare all’estremo ed insano gesto del suicidio, come estrema difesa principalmente per la sua famiglia. Il povero magistrato (suicida) aveva amaramente constatato, l’assurdità e gravità di tale manovra giudiziaria apparsa persecutoria nei suoi confronti, e nel tentativo estremo di difendere la sua famiglia, l’onorabilità di uomo, padre, marito, e magistrato, si tolse la vita perché sapeva che ormai nel GIRO assurdo delle colpevolezze da ricercare: “ dantescamente era entrato soltanto lui.” Era stato ingiustamente inquisito, perquisito, e pubblicamente già condannato.

Personalmente mi è molto dispiaciuto “ non averlo incontrato fisicamente in vita: “
è sempre impossibile incontrare (da vive) vere persone umane operose e silenziose.
La morte di un giusto è sempre un ammonimento severo ed allarmante, per tutte quelle coscienze sempre pronte a scalare il proprio successo, a discapito degli umili, degli onesti, di coloro che sanno ancora amare, la famiglia, la gente comune, il proprio lavoro in silenzio, con riservatezza ed onestà interiore e superiore! Il suo più grande errore non fu l’applicazione e l’interpretazione delle leggi, diversamente ed umanamente ha tentato di realizzare il desiderio di tutti: “ la liberazione di una mamma “ applicando il vero sentimento della pietà, (ricchezza dell’animo umano) normalmente assente nei codici, leggi, normative e cavilli dello Stato.

Forse la liberazione della Melis non è avvenuta precisamente come descritta, però il nostro desiderio per la sua liberazione si è realizzato comunque, anche se non posso dimenticare l’estremo gesto disperato, di un magistrato che ragionava prima con il cuore, eppoi applicava la legge. La speranza mi dice che magistrati come lui,
sono la grande maggioranza silenziosa, ecco perché non ne conosciamo i loro nomi, (eppure sono più di 8.000) “ diversamente dai pochi (sempre gli stessi) che amano preferibilmente le cronache in primo piano.

Conclusive riflessioni: molto amare.
Analogie casuali nel sequestro MORO-MELIS. M.- M.
Un bimbo di nome: LUCA era il nome del nipotino di MORO, sempre presente nei suoi affettuosi pensieri e disperate lettere dalla prigione delle B.R.
LUCA è il nome del bimbo della MELIS, sua invisibile forza interiore e speranze di vita futura assieme. A distanza di decenni,sempre la stessa competente ed altamente professionale, presenza istituzionale: come ESPERTO prima in commissione MORO, come (super) G.I.P. nel sequestro MELIS. Sempre in comune un morto eccellente ed innocente: il primo ucciso dall’arroganza delle B.R. e dall’abbandono della politica amica e fraterna, il secondo è morto …“ ORA LO SAPPIAMO PERCHE E’ MORTO! “















Missione spaziale USA in diretta televisiva.
Visione extraterrestre di due astronauti a bordo?

Quale sia la missione spaziale di riferimento al racconto non la ricordo, però per coloro che giustamente credono all’esistenza degli UFO, sicuramente saranno in grado velocemente di individuarla, perché erroneamente la annoverano e nominano orgogliosamente negli interminabili dibattiti, come una testimonianza importantissima dell’esistenza di extraterrestri, mentre la verità è molto ben diversa anche se profondamente riflessiva. Finalmente possessore di un moderno computer anche se non molto esperto, non voglio nel mio voler narrare servirmi dello stesso per una ricerca più approfondita, perché preferisco andare a riscoprire e scrivere, i vecchi ricordi di sogni e viaggi astrali mai cancellati nella mia memoria. Non è mia abitudine arricchire la narrativa navigando in rete, estrapolando e riproducendo così notizie in esso contenute, che nei contesti diversi dell’informazione, sono sicuro che spesso si pratica la logica dell’inganno o dispersione comunicativa, credibile a tal punto da potermi indurre psicologicamente, nei grandi dubbi della storia recentemente passata, la cui natura lascio a te lettore una libera conoscenza interpretativa, escludendomi qualsiasi presunzione e certezze di vita diversamente vissuta.

Questi timori e dubbi mi impongono di non ricercare la data ed il nome esatto, della specifica missione spaziale in seguente narrativa. Anche se nel mio narrare potranno esserci errori,dettati soprattutto dal lungo tempo ormai trascorso. Questa scelta mi conserva e determina nel continuare a narrare, ieri come oggi e domani, sensazioni e visioni di irreali esperienze oniriche ed astrali, senza aver mai potuto verificare materialmente il mio aver vissuto. Del resto allora poco mi interessava, perché non pensavo mai un giorno di essere capace di scrivere queste esperienze, anche se per me nel tempo sono diventate abituali, però consapevole che restano sempre di difficile interpretazione ed accettazione, anche per un pubblico lettore esperto e curioso della materia specifica. Questa narrativa parte da una domanda ben precisa. Visione extraterrestre? Ebbene la risposta è ancora più precisa. No. Leggiamo il perché nell’assurdo ed incredibile racconto.

Una notte sognai di risvegliarmi, mentre volavo libero nello spazio dell’universo infinito. Non si può mai fare un’abitudine a queste genere di esperienze, perché sempre diverse ed improvvise, per cui oltre a provare istintivamente il piacere del volo, assumendo la posizione tipica del volo adottata dall’immaginario collettivo,
espressa da tempo nella ormai figura tipica di un superman, senza sentire caldo o freddo, accelerando o frenando mentalmente la mia velocità, anche perché non c’erano ostacoli visivi davanti, incuriosito ed affascinato dalla profondità ed immensità dell’universo, che nonostante la grande oscurità appariva luminoso e pulsante di vite, in questa incredibile visione globale che è la bellezza dello spazio celeste, che mai si può immaginare di conoscere con le sole esperienze di vita sulla terra, dopo essermi estasiato nel provare e riprovare, le mie varie velocità e frenate improvvise, di riflesso mentalmente ho cercato di conoscere, la vera causa di tale viaggio e presenza sul luogo.

Guardandomi tutto intorno, sulla mia sinistra leggermente indietro, vedevo una navicella spaziale americana, che viaggiava nell’orbita spaziale nella mia stessa direzione. Focalizzando ed allargando l’immagine, ormai ravvicinata per effetto della vista astrale, vedevo chiaramente nel vetro dell’oblò di destra della navicella, il volto completo di un astronauta americano. Stava pensando e riflettendo sull’esistenza e grandezza di Dio, mentre guardava in lontananza la Terra, che vista da quassù appariva troppo piccola, mentre lo spazio attorno era enormemente infinito, continuamente in perpetuo movimento. Tutto troppo perfetto preciso e coordinato, illuminato e colorato da mille colori tutti viventi. Con la sua mente e vista cercava di focalizzare un punto ben definito sulla terra, nell’intento di cercare d’immaginarsi d’intravedere la sua famiglia, la sua città, il fare quotidiano delle persone che lui conosceva. La terra vista da quassù non da i confini delle città e delle nazioni. È una sfera di pochi e bellissimi colori che gira instancabilmente: vista poi da questa posizione privilegiata appare incredibilmente ammaliante ed ipnotica. Emana un invisibile energia attrattiva, come una calamita che ti attira dolcemente ed inesorabilmente. Forse perché ci siamo nati e vissuti, e li sono riposti tutti i nostri ricordi ed affetti.

Dal mio punto di vista mentale appariva come la stessa l’immagine, che da bambino mi ero abituato a conoscere sui banchi di scuola elementare, attraverso le cartine geografiche giganti che pendevano dai muri della classe. La Terra vista da quassù non da modo di vedere e percepire, l’esistenza e la presenza di 5 miliardi di persone umane: ognuno con la sua vita e storia diversa, con dolori, piaceri, successi e fallimenti, morti e nuove nascite. Niente di tutto questo quassù si vedeva. E’ una bella creazione sferica in gran parte azzurra, da sembrare creata ad arte da un abile e pregiato artista del vetro, che gira costantemente anche se in parte coperta da nuvole più o meno intense, di colore bianco azzurro a volte più scuro, con grandi e ben marcati disegni continentali di forma astratta, dal colore marrone e verde profondo o sfumato, mentre l’altra metà resta nascosta per la nostra dinamica ottica, che ci esclude la capacità di introspezione della materia. Il colore del mare la rende bellissima, forse la più bella del creato. Nello spazio tutto intorno nel suo NON silenzio irreale, t’incute meraviglia, rispetto, timore, e profonda riflessione. La troppa perfezione e dinamiche universali in continuo movimento, ci davano una sola risposta: DIO ESISTE.

L’anonimo astronauta mentalmente passò dalla magnificenza del creato, al terrore e paura quando nella sua mente si insinuò, l’eventualità di un guasto tecnico irreparabile alla navicella, che non gli avrebbe più permesso di rientrare sulla terra. Come avrebbe fatto a continuare a sopravvivere senza le sue abitudini, la famiglia la casa il lavoro gli amici. Ora con silenziosa sofferenza riconosceva improvvisamente, quanto preziosa sia sempre stata la terra, la terra di noi tutti che vivendoci abitualmente, non l’abbiamo mai amata e rispettata veramente. Anche i momenti più brutti di disperazione massima vissuti sulla terra, non erano poi così brutti: noi li rendevamo e vedevamo tali. Per la prima volta si accorgeva di amarla, desiderarla: bramava di rientrare subito ed andare a casa sua. Ma la terra era troppo lontana e tutto appariva o sembrava come un sogno, bello o brutto, però di difficile soluzione immediata. Il terrore e la paura dell’imprevisto guasto irreparabile, stava prendendo in lui il sopravvento. Ora compresi il perché della mia presenza.

Debbo dargli la testimonianza che i nostri confini non esistono. Siamo noi a non voler usare le nostre magnifiche facoltà umane, facendoci confinare ed opprimere dalla materia reale, che essendo immediatamente visiva ci rende tutti dipendenti ed illusi.
Voglio apparirgli in carne ed ossa, sarà lui il primo a conoscermi veramente in volto,
e se un domani lo racconterà, talmente sarà incredibile che nessuno potrà mai credergli. Però i sistemi di ripresa satellitare che inviano normalmente le immagini sulla terra, sicuramente ora in funzione, non dovranno riprendermi assolutamente. Cosi mi materializzai visibilmente a lui che nel vedermi non credeva ai suoi occhi, reagendo con una azione fisica scomposta, mettendosi ad urlare e gesticolare tanto da richiamare l’attenzione di un secondo astronauta, che subito veniva verso l’oblò nel tentativo di vedere anche lui, ciò che il suo compagno urlava di vedere. Ero che viaggiavo ad una distanza di appena metri 100 dalla sua navicella, leggermente più avanti dalla visuale del suo oblò di destra.

“”” Vestivo di una normale camicia a maniche corte di colore tutto azzurro,
indossata fuori dai pantaloni lunghi, di colore marrone chiaro. La mia mano e braccio destro era proiettato tutto in avanti, mentre la mano sinistra tutta aperta era posizionata molto più indietro, in un lento e continuo saluto rassicurante. Il mio volto era girato totalmente indietro verso la sua direzione ottica, tanto da essere a lui perfettamente visibile, mentre il mio sorriso era continuamente aperto. Quando finalmente il suo sguardo si concentrò su di me mentalmente gli comunicai: vedi, non sei solo, anche qui c’è la vita, come sulla terra.””””

Io non sapevo che in quella specifica occasione, la NASA aveva concordato una ripresa televisiva in Mondovisione, sicché quando la nostra esperienza si consumava, andava direttamente in onda TV sui molti canali televisivi, precedentemente in prenotazione e sintonizzati con la NASA. Per cui quando ebbe seguito la reazione scomposta dell’astronauta americano, i tecnici della NASA decisero di interrompere immediatamente prima l’audio, poi in conseguenza le immagini della diretta televisiva. Dissero astutamente a causa di guasti tecnici. L’episodio ha avuto una certa risonanza mondiale, per i fautori e promotori dell’esistenza degli UFO. Gli stessi addebitano la reazione scomposta dell’astronauta americano, alla sua visione improvvisa di presenze cosmiche, non individuabili dagli stessi spettatori, perché tagliati fuori dalla prospettiva ottica della ripresa satellitare, che inquadrava soltanto l’oblò e la navicella nella sua parte destra. Sempre gli stessi ancora oggi affermano che l’interruzione della diretta televisiva, è da addebitare alla volontà del governo USA di nascondere la loro esistenza. Per loro questa registrazione ancora oggi rimane, documento visivo e valido della prova dell’esistenza degli UFO.

Con questo mio racconto sono certo di dare a loro un grande dispiacere,affermando che in questa specifica circostanza non erano EXTRATERRESTRI, però per il mio continuo vagare nei sogni e viaggi astrali, posso affermare e confermare che esistono molte civiltà nel cosmo, più di quanto noi possiamo immaginarci, ed alcuni di loro sono più avanti di noi non solo tecnologicamente, ma soprattutto moralmente e spiritualmente. Purtroppo per queste nostre specifiche carenze che sono evidenti realtà da tempo, noi facciamo paura “ anche a loro.” Negli anni passati questa famosa video registrazione, mi è capita più volte di rivederla nei programmi televisivi specializzati, dandomi modo di ricordare quando ne dette notizia anche il nostro telegiornale, proprio di questa specifica interruzione improvvisa della diretta televisiva spaziale. Ormai nella nostra società è una abitudine la non concessione del dubbio, per cui quando l’astronauta in narrativa rientrò presso la sua base, restò escluso definitivamente dalle missioni spaziali.

Purtroppo chi racconta la verità è sempre stato e sarà, soggetto a trattamenti di emarginazione, d’incomprensione, derisione, e nel suo caso specifico: “ un verdetto medico ingiusto di sofferenza patologica con gravi disturbi mentali, evidenziati da violente ed improvvise allucinazioni visive che lo rendono inaffidabile. La continuità del suo impiego può compromettere, la sicurezza delle missioni e la stessa incolumità dell’intero equipaggio spaziale. È fortemente sconsigliabile il suo ulteriore impiego ufficiale, nei progetti e missioni spaziali della NASA. “ In cuor mio spero vivamente,
che attraverso i diversi percorsi di Internet, anche lui arrivi a leggere questa nostra comune esperienza, ed in merito a questa giusta prospettiva ed augurio anticipatamente ti scrivo.

Caro anonimo Amico astronauta americano.
Mi dispiace come è andata a finire, so che ci tenevi tantissimo. Dopo questo particolareggiato racconto ormai pubblicato in Internet, non soggetto al tuo silenzio contrattuale, alfine di mantenere nel tempo il segreto militare e strategico, se ancora oggi i tuoi supervisori e superiori continueranno a non crederti, dovranno domandarsi come mai io lo conosco nei minimi particolari, nonostante il tuo rapporto e quello dei tuoi colleghi e commissioni varie, sia stato da anni segregato e silenziato definitivamente. Tu inizialmente con certezza e convinzione, hai dichiarato quanto sopra riportato nel racconto specifico. Allora come può una persona a te fisicamente mai conosciuta, perché mai realmente incontrata e sentita prima durante e dopo, conoscere questi particolari mai pubblicati precedentemente? Sicuramente vorranno da me altre risposte, però prima delle stesse dovranno almeno reintegrarti pubblicamente. È anche vero che tutto il male non viene solo a nuocere, perché in compenso noi siamo stati anche fortunati, vivendo una esperienza indimenticabile e profonda, anche se assurda ed non facilmente comprensibile ed accettabile da chiunque. Tra noi possiamo dircelo in chiarezza. Non è stato un sogno ne un’allucinazione o illusione, perché è stato un vero miracolo testimoniabile dalla reciproca Fede in Dio. Sinceri saluti ed auguri vivissimi. H’ERMES

Per voi lettori,
è comprensibile e naturale non riuscire a credere alla nostra comune esperienza. Il vostro non credere può essere anche determinato, dalle ricercata normalità e tranquillità per il quieto vivere, oppure dalle conoscenze ormai acquisite e consolidate da più esperienze interpersonali, diversamente da sapienze intime ed interiori tramandate dai secoli passati, considerando principalmente il doppio valore interpretativo della medaglia sociale, che si evidenzia nelle moderne attrattive culturali e generalizzate, che ci impongono il consumismo globale con l'informazione di regime, che non lasciano spazio alla libera introspezione e ricerca interiore. È anche vero che molta responsabilità va addebitata alla nostra tradizionale scienza ufficiale, che non vuole rimettersi in gioco aprendosi pubblicamente verso le tematiche spirituali, le stesse che danno luogo ed origine a questo genere di esperienze. Solo allargando gli orizzonti della mente del cuore e dello spirito, si potrà sperare di entrare nella conoscenza del sapere infinito. Personalmente non l’ho mai ricercato (il sapere infinito!) forse per questo motivo mi trovo proiettato (incasinato?) nell’incredibili storie altrui?

P.S.
Il filmato di riferimento è famoso per tutti coloro che credono alla vita degli extraterrestri: per loro rappresenta una icona. Personalmente non conosco il suo particolare nome, (dell’astronauta) anche avendo visto più volte in TV il filmato di riferimento, perché non pensavo un giorno di scrivere e portare in testimonianza,
questa mia segreta verità astrale.






Corea del Nord anno 1994.
Incidente mortale in laboratorio segreto del Presidente Kim il Sung.

Kim il Sung defunto l’8 luglio (?) del 1994 è stato per decenni il Grande Leader,
"Eterno Presidente" della COREA del NORD. Il vero potere della famiglia Kim risiedeva nella lealtà dell’esercito, che garantiva il prestigio rivoluzionario con l'appoggio del veterano Ministro della Difesa. Si diceva che Kim il Sung supervisionasse praticamente, ogni aspetto della vita della Corea del Nord e gli venivano attribuiti poteri quasi sovrannaturali. Le alterne ma solide alleanze con l’U.R.S.S. e la Repubblica Democratica Popolare Cinese, consolidarono la sua certezza che la Corea sarebbe stata riunificata per sempre.

Attraverso una schiera eletta di generali e consiglieri che svilupparono negli anni, “ il grande culto della sua personalità “ lo stesso veniva consigliato ed assicurato continuamente che ogni forma di cedimento, alle pressioni internazionali contro il proliferare delle armi di distruzione di massa, poteva apparire verso il suo popolo come un segnale di estrema debolezza, del Governo dittatoriale a regime comunista. Ragione per cui alimentavano a discapito di accordi e paure internazionali, la continuazione degli esperimenti sia nucleari che batteriologici e chimici, senza naturalmente interrompere il proficuo e vantaggioso traffico di armi proibite, verso paesi “non allineati” o messi al bando dalle sanzioni e risoluzioni ONU.

Così facendo non solo tenevano alta la pressione internazionale mostrando continuamente i denti, ma rifiutavano all’ultimo momento dopo strenue trattative internazionali, di firmare accordi specifici e bilaterali precedentemente accordati e definiti, credendo cosi di dare un chiaro segnale d’intransigenza, anche all’interno delle opposizioni dello stesso paese, illudendosi di tenere unito il popolo coreano in un unico ideale: l’unità per la difesa patriottica contro la nemica Corea del Sud perché alleata con gli americani, mentre con gli introiti del traffico di armi ed altro, (?) continuavano a finanziare diversi esperimenti principalmente “batteriologici e chimici” di cui la non alta professionalità e grande pericolosità degli stessi, lascerà e marcherà un segno profondo sulla sicurezza dell’incolumità della salute: anche internazionale.

Ormai lo stesso Kim il Sung dava molta considerazione e larghe aspettative a detti esperimenti, per una eventuale ripresa della guerra da parte della capitalista COREA del SUD. Quest’ultima sempre più prossima e vicina ad una guerra preventiva, stando alle continue informazioni e certezze dei suoi esperti militari: anche stranieri. Attraverso il successo degli esperimenti chimici e batteriologici, i militari ed i consiglieri cercavano continuamente di convincere il Presidente Kim il Sung, delle proprie capacità militari indipendentemente dal parere degli stessi loro alleati internazionali, verso i quali ingannevolmente tutto doveva iniziare attraverso, una falsa esercitazione militare di frontiera con grande impiego di forze militari sui vari fronti.

Cercavano di convincerlo che un'aggressione preventiva contro il SUD, non solo l’avrebbero portati ad una rapida vittoria, ma avrebbe conseguito e garantito la sottomissione passiva degli U.S.A. sia in campo internazionale ma principalmente davanti alla stessa opinione pubblica. Determinanti erano i ricordi delle precedenti guerre fallimentari americane, sia contro Cuba ed il Vietnam compreso la disastrosa operazione aereo militare degli americani, per tentare di liberare il personale tenuto in ostaggio dai fondamentalisti di Khomeini, tenuti sequestrati nell’ambasciata americana in Iran durante la rivoluzione khomeinista. “ Nel novembre del '79 fu invasa l'ambasciata statunitense di Teheran come protesta, contro l'appoggio degli americani allo scià appena detronizzato.” Questi episodi erano determinanti per la loro convinzione che ogni attacco a sorpresa, garantiva sempre la vittoria agli audaci.

Del resto la veloce guerra preventiva contro la Corea del Sud, per loro sarebbe stato un ulteriore banco di prova e meriti capace di ridisegnare, nuovi equilibri nello scacchiere asiatico anche a vantaggio diretto ed indiretto dei propri alleati. In caso di gravi ed impreviste difficoltà le responsabilità erano da addebitare immediatamente, “ al vigliacco attacco preventivo delle forze americane superiori e schiaccianti come numero ” e dal ritardato appoggio dei propri alleati chiamati per estrema difesa della Corea del Nord. Gli stessi paesi alleati dovevano richiedere l’intervento dell’ONU, per l’approvazione di una risoluzione immediata per il cessate il fuoco e relativo armistizio.

Chiaramente in supporto di tale strategia erano già state studiate alleanze bilaterali, sia evidenti che diplomaticamente occulte, atte a consolidare in seguito la veloce vittoria perché diversamente le prospettive, dinanzi all’opinione pubblica mondiale in chiara e verbale minaccia dell’uso del nucleare, dovevano apparire disastrose terrificanti catastrofiche e globali, con l’eventuale e minaccioso coinvolgimento del conflitto di altri paesi. Tutto questo sarebbe servito per evitare l’eventuale ritorsione militare da parte degli americani. Ciò doveva concretizzarsi nella evoluzione positiva della sperimentazione in laboratorio, sia sulle armi chimiche che batteriologiche che dovevano portare, convincimento e consenso approvativo del Presidente Kim il Sung.

L’ altro problema diverso era la presenza ed invadenza nei palazzi del potere, del figlio del Presidente: Kim Jong-il. A detta di alcuni consiglieri era ”un anima popolare” per questa ragione veniva consigliato ed invitato nel continuare i suoi viaggi all’estero, per farsi una cultura e non pensare alle questioni politiche interne. Un modo intelligente da parte di certi consiglieri per non renderlo presente, nel circuito dei palazzi della dirigenza politica e militare, per la sua disapprovazione e rigetto alla stessa che più volte aveva ostentato chiaramente, anche in presenza del Padre.

Quando dette sperimentazioni raggiunsero livelli di maggiore chiarezza di successo applicativo, da impiegare IMMEDIATAMENTE nella guerra preventiva contro il SUD, per convincerlo maggiormente usarono inconsapevoli e diversi calorosi inviti istituzionali, ed essendo il figlio del Presidente all’estero LORO protocollarono finalmente il consenso, della presenza dello stesso Presidente Kim il Sung. Egli un giorno andando a presenziare detto esperimento in un bunker sotterraneo, purtroppo trovò l’applicazione di un voluto incidente mortale in laboratorio, che nel disastro sentenziò la sua tremenda realtà che mise fine alla sua vita: come era stato da pochi ben programmato. In realtà la sua morte fu annunciata all’opinione pubblica mondiale dopo diverse settimane, perché inizialmente fu mascherata da una fantomatica grave malattia, (la stessa di cui soffriva da tempo) per cui necessitava di immediato ricovero ospedaliero in una struttura controllata, da non permettere nessun ingresso: ai non addetti al complotto.

In realtà nel frattempo avveniva una lunga discussione trattativa e scontro, di chi doveva assumere l’incarico della nuova Presidenza e dirigenza del paese, che doveva escludere il figlio del Presidente anche se lo stesso, era stato da tempo da lui programmato alla successione Presidenziale. Si trattò di un vero tentativo di colpo di stato studiato ed applicato da pochi, che non si realizzò grazie alla mancata unanimità e convergenza, di che in lealtà restò fedele al Presidente Kim il Sung fino all’ultimo momento: anche se pressati da ricatti ed inaudite minacce mortali.

Con la soluzione non facile dei militari e politici, con la scusa dell’aggravamento della malattia senza nominare la morte del Presidente, si richiamò il figlio Kim Jong-il allora in patria assente, per assistere al Padre morente ed eleggerlo a capo della Corea del Nord, una volta dichiarata pubblicamente la morte del padre Presidente Kim il Sung, Così finì nel vuoto e silenzi il LORO tentativo di impossessarsi del potere, da parte di queste frange dell’elite militare e politica al servizio di un paese a loro amico. “ Arrivati ormai a questo punto indispensabile era non creare il pericoloso vuoto di potere.” Il resto fu la solita e collaudata disinformazione di regime, che tentò anche costituzionalmente “il colpo di coda” lasciando in attesa la nomina di Presidente fino al 8- 10- 1997.

Questa soluzione sofferta fu dettata dalla fermezza di determinati militari fedeli al Presidente, e dalla consapevolezza reale che nessun’altra nomina avrebbe trovato unanimi consensi, da parte del popolo Coreano del Nord il quale in maggioranza, si era sempre identificato e rassicurato nella persona del Presidente Kim il Sung, come risultato sviluppato e perpetrato negli anni “ dal grande culto della personalità.”

” Purtroppo la fede tardiva non ha potuto riportare indietro il tempo, per tentare di evitare all’ultimo momento l’incidente mortale.” Del passato della COREA del NORD non si può dare completa responsabilità ad un Presidente, nato in un contesto politico militare geografico e strategico di difficile attuazione democratica. Oggi però nella reggenza del figlio Kim Jong-il “di anima popolare” escludendo attorno a se rapporti pressioni e consigli di antichi militari e consiglieri, potrebbe lavorare bene per una vera unione pacifica e democratica di una Nazione, che già ha sofferto e soffre abbastanza. Era il sogno più grande che coltivava nell’intimità del suo cuore il papà Kim il Sung, anche se il suo fare la storia e gli eventi esterni lo hanno costretto a contraddirsi. “ La libertà ed unificazione pacifica del popolo coreano “

Se sarebbe riuscito a materializzare questo sogno di unificazione e pace, sapeva che la propria reggenza sarebbe passata nella storia del paese, trasmettendo il suo operato come elemento di eternità da tramandare ai posteri. “Un pensiero da non disperdere. “ Il primo concreto messaggio di universalità pace e concordia, fu l’assegnazione delle olimpiadi mondiali di calcio. Ci auguriamo che possano segnare l’inizio di un maggiore impegno sociale e politico, perché questo fatidico 38° parallelo che divide ormai da decenni due popoli fratelli, diventi soltanto un brutto ricordo del passato: come il Muro di Berlino.

Le false questioni di parte ed attriti internazionali non debbono alimentare ulteriori dissidi, ma contrariamente creare maggiori disponibilità affinché questo assurdo esempio di inciviltà, possa essere finalmente cancellato perché scuote la coscienza dei giusti e degli oppressi. Un piano finanziario e di sviluppo economico internazionale, possa trovare maggiormente impegnati quei paesi, dove la libertà la democrazia ed il rispetto dei valori e diritti umani, sono al primo posto sia nelle scelte di governo che nella coscienza dei popoli liberi elettori. Questo è il sincero augurio ed auspicio di tutte le persone di buona volontà.

N.B.
” Questa breve sintesi di pensiero fu da me allora velocemente percepita nella mente, quando involontariamente una notte mi sono ritrovato astralmente, proiettato all’interno di un bunker durante gli attimi sfuggenti della vita di un uomo Presidente, che in fede si rivolgeva a DIO.” L’esperimento batteriologico portò la morte perché furono violate intenzionalmente, alcune fondamentali norme sulla sicurezza del laboratorio, per favorire la prematura morte del Presidente sempre restio ad un attacco preventivo. Un piano in arte maligna ben congeniato per una immediata svolta dirigenziale e Presidenziale.

Quando si dice che eravamo ad un passo dall’inizio di un grave conflitto nucleare, in questa storia ci sono tutti gli estremi della malvagità posta in essere, fallita miseramente non grazie alla volontà arroganza e determinazione del male. Dissero ingannevolmente che Presidente Kim il Sung morì improvvisamente, per un attacco cardiaco l’8 luglio1994 alle 2 di mattina a Pyongyang, lasciando in eredità la crisi crescente al figlio Kim Jong-il. Al suo funerale parteciparono migliaia di persone molte delle quali, si disperavano piangevano e invocavano il suo nome durante tutta la processione. La carica di Presidente della Repubblica dopo la morte di Kim il Sung nel 1994, restò vacante fino all’8- 10- 1997 quando venne nominato ufficialmente il figlio Kim Jong-il.
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 23:43. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com