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Milan

Ultimo Aggiornamento: 01/10/2009 13:27
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Pato a cena con Galliani
"Un onore essere al Milan"


Il brasiliano, arrivato nel pomeriggio a Malpensa, ha subito raggiunto Forte dei Marmi, dove in serata ha incontrato l'a.d. rossonero. Oggi le visite mediche e il primo incontro con Ronaldo

Pato, 17 anni, ha firmato un contratto di 5 anni. Ansa

FORTE DEI MARMI (Lucca), 5 agosto 2007 - Da Milano a Forte dei Marmi, con il sorriso stampato sulle labbra nel primo giorno in Italia. A 17 anni Alexandre Pato, il baby campione brasiliano che il Milan ha acquistato dal Porto Alegre per 22 milioni di euro, non nasconde la sua felicità: "Sono contento di essere arrivato qui - ha detto Pato - per me è un onore giocare in un club come il Milan oltre che con Kakà, Ronaldo, Cafu, Dida e Serginho, miei connazionali".

DOMANI LE VISITE MEDICHE - Con ogni probabilità il neoacquisto rossonero, arrivato in compagnia del padre e del d.g. rossonero Braida, è ospite di Adriano Galliani, che nella località turistica della Versilia sta trascorrendo alcuni giorni di vacanza. La notizia si è diffusa con rapidità lungo la costa della Versilia e subito è scattata la "caccia" al giovane neo acquisto rossonero. Cronisti, fotografi e teleoperatori sono sulle tracce del campioncino con la speranza di poterlo intercettare. Stamattina Pato si sottoporrà alle visite mediche presso la clinica privata "Le Betulle" di Appiano Gentile (a poche centinaia di metri dal quartier generale dell'Inter), quindi andrà a Milanello per il secondo round di test, programmati questa volta dallo staff di Milan Lab. Nell'occasione, potrà finalmente incontrare quello che a più riprese ha definito il suo idolo, Ronaldo, che non ha preso parte alla trasferta della squadra a Mosca, ma è rimasto a Milanello a lavorare dopo il leggero infortunio della scorsa settimana.

RESSA - "Essere qui, essere al Milan è un sogno". Queste le prime parole di Pato, giovanissimo campione brasiliano, appena atterrato all'aeroporto di Malpensa. Un'autentica ressa di fotografi, cameramen e giornalisti ha accolto Pato al Terminal 1 ed è stato praticamente impossibile fermarlo più di qualche secondo. A chi gli chiedeva che cosa provi ritrovandosi in squadra con Kakà e Ronaldo ha ribadito sorridendo un po' imbarazzato: "È un sogno, sono felice".

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"Il rinnovo del contratto?
Dipende da Berlusconi"


Kakà parla del suo futuro: "Non ho fretta di firmare e non ne ha neppure il Milan. Io capocannoniere? Non è un obiettivo". Galliani: "Resterà, basta tormentoni"

GENOVA, 27 agosto 2007 -

Ricardo Izecson detto Kakà non ha fretta di firmare ma ne ha parecchia di segnare, anche se sostiene di non pensare affatto alla classifica cannonieri. "Non è fra i miei obiettivi". L’elenco, d’altra parte, è già lungo abbastanza: parte dalla Supercoppa europea di venerdì che quattro anni fa, appena arrivato al Milan, non potè giocare per non essere stato inserito in tempo nelle liste; passa per il Mondiale di club di dicembre che invece Kakà nel 2003 fece in tempo a perdere e poi via, fino al maggio che assegna scudetto e Champions League. Un percorso da nulla per il giocatore che al Milan ormai tutti ritengono il più forte del mondo.

ROMANZI -

"La prossima estate non ci sarà più il tormentone Kakà - scandisce l’amministratore delegato rossonero Galliani - per il semplice fatto che Kakà rispetterà il suo contratto". Contratto che al momento è valido fino al 2011, data attuale e rivedibile secondo i piani di Kakà e dello stesso Milan, ma senza affrettarsi, appunto. "Il rinnovo del mio contratto non dipende da me ma dal presidente Berlusconi, e comunque non c’è problema. Non ho fretta di firmare e penso non ne abbia neppure il Milan". Intanto, a Madrid, il presidente del Real Calderon si strugge per Ricardo, ma Galliani è certo di sapere come va a finire il romanzone che ci ha tenuto compagnia per questa estate e pure un anno fa: va a finire con Kakà che rispetta il suo contratto e rispedisce al mittente gli omaggi dei corteggiatori spagnoli.

GOL -

In attesa di conferme o di colpi di scena, il ragazzo ha stilato un programmino fitto fitto. Cominciare a fare gol subito, dopo aver chiuso la stagione scorsa da campione e capocannoniere d’Europa, significa fare più di un passo verso il trofeo di France Football che molti vedono già illuminare il suo salotto. "Kakà è motivatissimo e anch’io ho pensato che potrebbe vincere la classifica cannonieri della serie A, perché sta inseguendo il Pallone d’oro e questo gli dà tanti stimoli", dice Carlo Ancelotti.

UOMO AL CENTRO -

Kakà, invece, sui gol è più cauto dell’allenatore: "Segnare fa sempre piacere, ma non penso neanche a diventare capocannoniere". Eppure parte con una doppietta. E tira i rigori, e magari adesso tirerà anche le punizioni. "Non c’è mai verso di tirarne una perché ci sono già Sheva e Pirlo che se le contendono - si lamentava scherzando un paio d’anni fa -. Al San Paolo non potevo tirarle perché c’era Rogerio Ceni, il portiere specialista, in nazionale non ne parliamo. Però mi alleno". Tanto tempo è passato e nel suo repertorio d’autore manca ancora qualcosa, ma poco. Kakà uomo assist, inventore e esecutore. Kakà sempre più al centro del Milan, che poi è la strategia giusta perché Calderon metta gli occhi su qualcun altro. Al Milan si difendono così: con fortificazioni di affetto.

COMPAGNI -

Gattuso lo ha detto tutta l’estate ("se uno è bravo è giusto che guadagni tanto") e non passa giorno senza che un giocatore del Milan venga richiesto di un parere sul genio di Kakà, e risponda più o meno: "E’ il più bravo, siamo fortunati ad avere un compagno così". Un compagno al quale qualcuno ogni tanto usava garbatamente rinfacciare una certa dose di egoismo, un compagno al quale adesso tutto è permesso. Si portasse il pallone dentro la rete e magari fin dentro gli spogliatoi, se serve. Finché Kakà farà vincere le partite al Milan, nessuno dei compagni oserà discutere su quei quattro soldi in più (!) che gli daranno. "Abbiamo cominciato nel migliore dei modi e siamo molto soddisfatti", conclude lui. L’oro è sempre più vicino.

Alessandra Bocci
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27/08/2007 14:17
 
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Maldini attacca i tifosi
"San Siro ha perso la magia"


Il capitano rossonero: "Dopo ciò che ha fatto il Milan meritiamo un trattamento diverso. Tornerò tra un mese. Voglio essere sempre disponibile, senza scegliere le gare da giocare. L'ultima partita? A Mosca, finale di Champions. Poi il futuro sarà comunque nel Milan"

MILANO, 20 settembre 2007 - Un mese per rivederlo in campo, un’ora per parlare di tutto, un minuto per rimproverare i tifosi. Paolo Maldini è già tornato.
Maldini, quando giocherà?
"Tra un mese. Nella seconda metà di ottobre sarò a disposizione di Ancelotti. Il professor Martens dovrebbe visitarmi all’inizio del mese. Se darà l’ok definitivo, potrò accelerare. Ma già da venti giorni sto lavorando intensamente: mi manca solo il campo".
Quante volte alla settimana pensa che questa è la sua ultima stagione?
"Abbastanza spesso. Non giocando, ho più occasioni per pensare... In effetti è una situazione strana: da un lato so che è meglio fare le cose con calma; dall’altro lato, però, il tempo passa e comincia a mancarmi".
Che aspettative ha?
"Voglio essere sempre disponibile, senza scegliere le partite da giocare. Mi aspetto una stagione normale per chiudere come avevo sempre desiderato".
Secondo Ancelotti, però, i giocatori meno giovani devono capire che conta più la qualità delle loro partite rispetto alla quantità.
"Ognuno di noi vuole giocare sempre, e in particolare le partite più belle. La scelta, ovviamente, spetta all’allenatore. Il rapporto tra me e Ancelotti è molto buono, ci parliamo spesso".
Quanto può essere difficile per lui lasciarla in panchina per scelta tecnica?
"È già successo due volte l’anno scorso: contro l’Inter e il Palermo. Immagino che per Ancelotti possa essere una scelta difficile, ma quello è il suo ruolo".
Come le sembra il Milan?
"Migliore dell’anno scorso, più sicuro. Crescerà ancora con il recupero di Ronaldo e Serginho e con l’inserimento di Pato".
L’indubbia vocazione europea non ha anche una motivazione tecnica? Il Milan sembra costruito per le partite secche.
"Più che una questione tecnica farei un discorso di motivazioni: nelle gare importanti diamo il 100% e siamo quasi imbattibili. Poi in Europa gli avversari si chiudono di meno e questo ci avvantaggia".
I campioni del Milan danno il massimo solo nelle grandi occasioni?
"No. Il campione, quando è campione vero, trova sempre gli stimoli. Questa è la differenza. E al Milan non c’è questo problema: infatti io ho vinto 7 scudetti. E’ orribile trovarsi a gennaio senza poter inseguire lo scudetto. Vedrete che lotteremo fino alla fine con Inter e Roma".
Se alzasse la coppa del Mondiale per club a Tokyo, potrebbe anticipare il ritiro per chiudere con quell’immagine?
"No. Per me la Champions League è molto più importante del Mondiale per club".
Tra qualche anno potrà dire di aver giocato con o contro Maradona, Platini, Van Basten, Zidane, Shevchenko, Kakà. Pato meriterà un giorno di far parte di un elenco così prestigioso?
"È presto per dirlo. Ma ha potenzialità tecniche e fisiche notevoli. Adesso sembra un acquisto costoso, ma credo che si rivelerà un investimento intelligente".
Contro il Benfica, per l’ennesima volta, i tifosi del Milan non hanno intonato cori per la squadra. E’ dispiaciuto?
"Di più: sono molto arrabbiato, come i miei compagni. Dopo tutto quello che abbiamo dato, fatto e vinto, meritiamo un trattamento diverso. Quest’atteggiamento è iniziato nel derby di ritorno dell’anno scorso. Con un aiuto da parte della nostra curva, non avremmo perso quella partita".
Perché accade?
"Difficile dirlo. Ci sono motivazioni economiche, giochi di potere. Ma se sono queste le ragioni per andare allo stadio, non so più che cosa pensare. Comunque non è solo la curva a non sostenerci: anche i tifosi degli altri settori se ne stanno zitti. Io credo che quando si canta "Abbiamo il Milan nel cuore", poi bisogna dimostrarlo. Ormai noi giochiamo in trasferta o in campo neutro: mai davvero in casa. Non mi sembra logico, e la squadra non ci sta più".
Ci sono anche le manifestazioni di dissenso nei confronti di Dida e Gilardino.
"Un’altra cosa che non comprendo. I fischi ci sono sempre stati, ma qui si sta andando oltre. A San Siro si sentono applausi ironici per Dida quando blocca una palla facile. Ma quello è il portiere della finale di Manchester, è un campione d’Europa come Gilardino. San Siro è sempre stato magico: adesso stiamo perdendo questa magia".
Il calcio italiano resta prigioniero di beghe politiche e giochi di potere. Lo scandalo di un anno fa è stata un’occasione sprecata?
"È difficile rimpiazzare i dirigenti sportivi: non c’è stato un ricambio generazionale. Andrebbero coinvolti di più gli ex atleti".
Se Platini la chiamasse all’Uefa, ci andrebbe?
"In passato sono stato critico con lui, adesso mi piace di più. Dovrà sfruttare il potere per imporre la sua idea di calcio. Secondo me è giusta la partecipazione alla Champions dei campioni dei Paesi minori. Bisogna però capire che ruolo avranno nella sua gestione gli interessi economici".
Pallone d’oro: Kakà o Pirlo?
"Ricky l’anno scorso è stato incredibile; Andrea nella sua normalità lo è tutti i giorni. Kakà è favorito perché negli highlights in tutta Europa è più facile vedere i gol che i lanci o il lavoro del regista".
O le scivolate e i salvataggi dei difensori... Vero, Maldini?
"Vero, ma quello è il passato. Non ci penso più".
Ma nell’economia del gioco del Milan è più importante Kakà o Pirlo?
"Risposta quasi impossibile: risolvono le partite in due modi diversi".
In Italia non ci sono più difensori bravi: problema generazionale o di scuola?
"Di scuola. Ma è un problema mondiale, non solo italiano. Forse non si insegna più a marcare, a fare certi movimenti".
Sta studiando il modo in cui Costacurta gestisce l’inizio della seconda vita?
"Sì, ma Billy è sempre nel suo ambiente. L’unica differenza è che all’allenamento mette la maglia rossa e non quella bianca. Questa per lui è una stagione di apprendistato".
La Nazionale è davvero diventata un problema?
"Per chi ha o ha avuto problemi fisici, sì. Si gioca troppo, non c’è niente da fare".
Però lei fino a 34 anni giocava sempre nel Milan e in azzurro.
"Perché fino a quell’età non avevo mai avuto infortuni. Se fossi andato avanti ancora, non ce l’avrei più fatta".
Suo figlio Christian, che gioca negli Esordienti, cresce bene?
"È tranquillo, non sente la pressione. Fa il terzino sinistro: strano eh?".
Paolo, ha già pensato alla sua ultima partita?
"Sì, sarà a Mosca: la finale di Champions".
Quello è un sogno, non un programma già definito.
"Vero, ma è l’unica cosa a cui ho pensato".
Il Milan ritirerà la maglia numero 3?
"Così mi ha detto Galliani. E mi farebbe molto piacere".
E tra un anno cosa farà?
"Non è ancora deciso. Ma tra febbraio e marzo deciderò insieme alla società".
Quindi resterà nel Milan.
"Questa è l'idea".

G. B. Olivero


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La farsa di Dida e i mali del Milan

Kakà e Seedorf malconci a Glasgow

La sceneggiata di Nelson Dida a Glasgow è solo la punta dell'iceberg dei problemi che sta trovando sulla propria strada il Milan in questo scorcio di stagione. Il danno all'immagine dei Campioni d'Europa potrebbe costare una pesante sanzione al portiere brasiliano, ma Ancelotti deve far fronte anche a altre situazioni: Kakà e Seedorf sono usciti malconci dalla trasferta scozzese e domenica c'è la Lazio all'Olimpico.


Un semplice buffetto, ma è suonato come un ceffone in piena regola e non soltanto per Dida, ma per tutto l'ambiente Milan con la relativa immagine di regina d'Europa che viene a incrinarsi per colpa di una grottesca sceneggiata che è valsa al portiere brasiliano l'oscar, ma come attore assolutamente non protagonista. Una macchia nel blasone rossonero lavata immediatamente da Galliani che, annunciando di non fare ricorso per l'accaduto, ha di fatto addossato tutta la colpa all'estremo difensore e, a questo punto, nelle segrete stanze di Via Turati, non è escluso che Dida possa essere chiamato a rapporto e probabilmente multato. Resta la falla da parte del servizio d'ordine del Celtic, che verrà punito, che ha concesso la passerella (e lo schiaffetto) del tifoso davanti al portiere del Milan, ma i problemi sono ben altri.

Oltre al danno d'immagine, il Milan di Glasgow deve far i conti con l'ennesima debacle per un momento decisamente negativo non solo in Europa, ma anche tra i confini nazionali e a questo punto non servono più i messaggi più o meno criptati di Ancelotti per disegnare il momento, non serve più dire che si tratta di un periodo nero che passerà, come non serve tirare in ballo l'araba fenice perchè questa è crisi vera che si risolve con il lavoro e focalizzando la mente su quello che non va.

Il problama del portiere non è ovviamente quello della recita a soggetto scozzese, la discontinuità di Dida è un dato oggettivo ed il fatto che il brasiliano alterni delle parate strepitose a delle topiche da nascondersi immediatamente, deve far riflettere, valutare e agire visto che il brasiliano appare più stanco di testa che altro. Poi ci sono gli infortuni. Il caso Ronaldo ha tenuto banco parecchio e ancora non si vede luce, parecchi giocatori appaiono stanchi e non ci sono i dovuti ricambi, Pato arriverà a gennaio e intanto il campionato va avanti e propone per domenica un Lazio-Milan all'Olimpico con i biancocelesti cliente scomodissimo visto che vola sulle ali dell'entusiasmo per aver fermato il Real Madrid e con un Milan che deve fare i conti con gli acciacchi di Kakà e Seedorf, uscito malconci dalla gara contro il Celtic. Della serie: piove sempre sul bagnato.

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Uefa, aperta un'inchiesta su Dida e il Milan


Avviato un procedimento nei confronti del portiere e della società rossonera dopo l'uscita dal campo in barella del brasiliano a Glasgow. Il caso sarà esaminato giovedì dalla Disciplinare

NYON- La Uefa ha aperto un procedimento disciplinare nei confronti del portiere brasiliano del Milan, Nelson Dida, dopo la sua uscita dal campo in barella al termine di Celtic Glasgow-Milan di Champions League di mercoledì scorso. La confederazione europea del calcio aveva già chiesto chiarimenti al Milan sul comportamento del portiere, crollato a terra al 93' dopo esser stato lievemente toccato da un tifoso scozzese entrato in campo al gol vittoria del Celtic.
Il procedimento contro il portiere, ma anche contro il Milan, è stato aperto sulla base dell'articolo 5 comma 1 del codice di disciplina, che obbliga "le sue federazioni affiliate, i club, giocatori e dirigenti ad attenersi ai principi di lealtà, integrità e sportività". Il caso Dida sarà esaminato dalla Disciplinare Uefa giovedì. Nello stesso giorno sarà esaminato il procedimento nei confronti del Celtic: il club scozzese è accusato di mancanze nell'organizzazione e di cattiva condotta dei suoi tifosi.

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Pato scopre Milano


Procede bene l'operazione ambientamento del giovane brasiliano sbarcato in Italia 36 giorni fa. Non soffre di nostalgia e incanta tutti in campo, meno con l'italiano. In attesa del 13 gennaio, quando finalmente potrà esordire


MILANO, 10 ottobre 2007 - Il campioncino è sbarcato in Italia il 4 settembre. Sono passati appena 36 giorni, ma sembra una vita. Alexandre Pato non ha avuto problemi di ambientamento perché la missione che si è scelto (diventare il numero uno) non prevede ostacoli, solo tappe. La prima durerà ancora tre mesi, fino a quel 13 gennaio in cui potrà esordire con la maglia del Milan contro il Napoli. Per adesso ha entusiasmato Ancelotti e i compagni in allenamento e ha incantato tutti per la serenità con la quale ha iniziato la sua seconda vita.

CASA - Pato abita in via Pinerolo, zona San Siro, accanto a quasi tutti gli altri brasiliani del Milan e dell’Inter. Un bell’appartamento già arredato, in cui troneggia un computer con una webcam: è il modo scelto dal Campioncino per dialogare con il Brasile. I posti letto non mancano, ma uno solo è occupato con continuità: da un cugino che gli fa da autista. Il padre Geraldo, invece, alterna periodi in Italia e periodi in Brasile. Pato non soffre di saudade e sta benissimo anche se la famiglia è lontana.

RISTORANTI - A pranzo Pato mangia di solito a Milanello e chiude sempre con il gelato. Per la cena ha due opzioni: può essere ospitato dai colleghi brasiliani (è così vicino da non doversi nemmeno infilare le scarpe...) oppure scegliere uno dei ristoranti preferiti: Giannino vicino alla stazione Centrale, il Berimbau (brasiliano) e il Novecento nella zona di via Marghera, la Torre del Mangia (dove Ronaldo ha festeggiato il 31° compleanno a fine settembre) in via Procaccini. Adora la pasta, cucinata in ogni modo.

AMICI - La tribù brasiliana coccola il Campioncino per farlo sentire a casa. Il feeling maggiore, per ovvie questioni di età, si è creato con Digao, il fratellino di Kakà che ha 21 anni, e con... Danilo, il primo figlio di Cafu che ne ha 19. Tra l’altro, i due si somigliano vagamente.

LEZIONI DI ITALIANO - Gli unici problemi di Pato sono con la lingua italiana. Il ragazzino capisce quasi tutto, ma fatica ad esprimersi. Questa è l’unica colpa della tribù brasiliana: tutti gli parlano in portoghese (compreso il poliglotta Seedorf) e così i progressi linguistici non arrivano. Pato, comunque, sta studiando: quattro lezioni alla settimana con un insegnante a Milanello. L’obiettivo è fare a meno dell’interprete nella conferenza stampa di presentazione in programma a gennaio.

AUTISTA - L’italiano non è la sola cosa che Pato studierà nei prossimi mesi: dovrà occuparsi anche del codice stradale, visto che essendo maggiorenne da 38 giorni non ha ancora la patente. L’esame di guida è programmato per il 2008. Per il momento il Milan gli ha messo a disposizione una macchina che il cugino-autista guida dappertutto e in particolare nei 45 chilometri che separano Milanello dall’appartamento.

A MILANELLO - Nel centro sportivo rossonero Pato ha una camera singola (le uniche doppie sono quelle composte da Dida e Serginho, Kakà e Digao, Nesta e Pirlo) e pranza in un tavolo da otto rigorosamente brazileiro. Posizione di prestigio, invece, nello spogliatoio: l’armadietto del campioncino è tra quelli di Oddo e di Maldini, che si cambia vicino anche a Ronaldo. A Milanello Pato si fa tagliare i capelli dal barbiere che sistema l’acconciatura di altri rossoneri. Tranquilli: Massimo Oddo, che tagliò il codino a Camoranesi sul prato di Berlino dopo la finale Mondiale, non c’entra.

L’APPARECCHIO - Il sorriso di Pato è work in progress: l’apparecchio per raddrizzare i denti sporgenti è ancora in bocca e ci resterà a lungo. Nelle prossime settimane sarà organizzata una visita con un odontoiatra italiano, che lavorerà in collaborazione con il dentista brasiliano che segue Pato da anni.

FIDANZATE - Per adesso il giovane attaccante non conosce Milano e si muove al seguito di alcuni compagni che lo portano alle feste o nei locali alla moda di corso Como. Non si parla di fidanzate ufficiali e radio-spogliatoio giura che questa sia una delle differenze tra lui e Kakà: Ricky si è legato molto giovane a Caroline che adesso è sua moglie, Pato non sembra cercare un legame stabile. Preferisce godersi i suoi 18 anni: a Milano ci riuscirà senza problemi.

IN CAMPO - A sentir parlare i compagni (e non solo loro), viene naturale arrabbiarsi con il Milan che non permette la visione degli allenamenti: pare che Pato sia fortissimo. Un senatore, che non si era sbilanciato nemmeno per Kakà, ha addirittura affermato che “Pato è il più forte campione arrivato al Milan negli ultimi dieci anni”. Secondo Daniele Tognaccini, il preparatore atletico, “Pato è un atleta completissimo: è strepitoso nella velocità, nella rapidità e nella forza esplosiva. Ha un potenziale incredibile”. Emerson sottolinea invece le doti caratteriali: “Ha la testa "giusta": non si nota affatto la differenza d’età con noi”. Il pensiero più importante, però, è quello di Ronaldo, da sempre idolo di Pato: “Purtroppo in quest’ultimo periodo mi capita spesso di dover osservare i miei compagni in allenamento e ho seguito con attenzione Pato perché era quello che conoscevo meno. Sono impressionato. In lui ho notato subito qualità tecnica, rapidità e forza. Pato ha la cultura del lavoro: si vede dalla costante applicazione a Milanello anche negli esercizi meno divertenti o nei test di MilanLab”. Parola di Fenomeno.

G.B. Olivero

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Cantamessa:"Il Milan è tranquillo"

"Per Dida non si parla di simulazione"

L'avvocato rossonero, Leandro Cantamessa, fa il punto a due giorni dal procedimento in seno all'Uefa per il caso legato al comportamento di Nelson Dida a Glasgow. "Al Milan non può succedere nulla - assicura il legale del club di via Turati -. Per quando riguarda il portiere, purtroppo, c'è stata una lettura difforme da quanto avrebbe voluto l'interessato. Dagli atti ufficiali, però, non risultano addebiti di simulazione".


Quando c'è da affrontare un qualunque 'plotone di esecuzione' o un dibattimento in un'aula di tribunale, sportivo e non, il volto del Milan assume sempre i suoi tratti. Leandro Cantamessa, testa di ponte rossonera nei mesi roventi di calciopoli e legale del club, tira le somme del nuovo 'caso' che vede il Milan costretto a difendersi di fronte agli organi di giustizia dell'Uefa, dopo la 'sceneggiata' di Nelson Dida in quel di Glasgow. "Alla società credo non possa capitare niente - spiega solerte l'avvocato rossonero -. Per quanto riguarda Dida, purtroppo, c'è stata una visione e una lettura della cosa che non corrispondeva alla volontà del giocatore. Non c'è stato nulla, ma questo è il mio pensiero, di quello che è stato raccontato. Però, francamente, di previsioni non mi sento di farne. Quello che posso dire è che dagli atti dell'Uefa non risulta nessun addebito di simulazione".

La cosa che preme maggiormente al legale milanista è chiarire quale sia il coinvolgimento del club, entro quali termini vada letto il provvedimento di apertura del procedimento a carico della società. "Prima di tutto bisogna dire una cosa - spiega ai microfoni di 'Italia 7 Gold' -: il Milan è coinvolto in questa vicenda per via del meccanismo della responsabilità oggettiva, quindi non ci sono addebiti, né francamente ce ne potrebbero essere, di responsabilità diretta. La linea del Milan è quella che deriva dalla decisione successiva all'evento di non presentare nessun ricorso o reclamo, che è manifestazione estrema di fair play, perché il termine era di ventiquattro ore per farlo, mentre subito dopo la fine della partita Galliani e Berlusconi hanno deciso di non fare reclamo. Sotto un altro profilo, l'uscita dal campo di Dida, che è stato un fatto commentato sui giornali, è stata effetto di una decisione dovuta da parte del medico, perché chiunque accusi giramenti di testa non può proseguire un'attività agonistica". La palla ora passa alla Commissione giudicante della federazione europea, che dovrà pronunciarsi nella giornata di giovedì.

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Dida rischia la squalifica



Il Milan invece nulla


E' attesa oggi la sentenza dell'Uefa sulla vicenda di Glasgow. Possibile la sospensione con la condizionale; il giocatore verrebbe multato e potrebbe scendere regolarmente in campo

FIRENZE, 11 ottobre 2007 - Che Dida abbia commesso una bella fesseria non ci piove. Lo sanno tutti, dall’Uefa allo stesso Dida. Oggi, però, quella "fesseria" finisce al tribunale di Nyon che dovrà giudicare anche il Milan (per responsabilità oggettiva) e il Celtic (per l’invasione del tifoso che ha scatenato la reazione del portiere). Mai come in questo caso, però, è difficile fare previsioni.
PROVA TV - Al Milan sono ancora sorpresi. Non immaginavano che l’Uefa avrebbe aperto un’inchiesta, visto che già al 91’ Galliani aveva ufficialmente rinunciato a qualsiasi ricorso per l’invasore di Glasgow. Ma c’è il filmato che i "giudici istruttori" di Nyon hanno visto e rivisto più volte in questi giorni, nel quale non sfugge la goffa caduta di Dida. Comportamento che potrebbe violare i principi di lealtà e sportività ai quali sono obbligati i tesserati (articolo 5 del codice disciplinare).
MILAN - Che cosa può succedere oggi (alle 17)? Il Milan non dovrebbe rischiare niente: il coinvolgimento del club nell’inchiesta è un atto dovuto, ma è chiaro che nessuno può accusare di sostituzione "esagerata". Sono casi nei quali la tutela dei giocatori viene prima d’ogni cosa. E non c’è medico che obblighi un giocatore a restare in campo, soprattutto se questo dice di avere giramenti di testa.
DIDA - Diverso il discorso su Dida. La linea difensiva del Milan - presentata ieri in una memoria scritta - sottolinea che il giocatore non abbia voluto ingannare nessuno e che il risultato non è cambiato. All'Uefa ricordano però come di recente il lituano Mikoliunas sia stato squalificato per essersi procurato un rigore inesistente (con una simulazione che ingannò l’arbitro). E che il clima s’è inasprito non soltanto verso violenti e razzisti: la "tolleranza zero" richiesta da Platini ha colpito dovunque. Anche Domenech è stato squalificato per la famosa frase sugli italiani corrotti.
CONDIZIONALE? - Dida rischia una squalifica, ma nei corridoi di Nyon non viene esclusa una sospensione con la condizionale (più una multa): sentenza "esemplare" che però non impedirebbe al brasiliano di giocare. Ricordiamo che la squalifica di un solo turno non è appellabile, a meno che non sia accompagnata da una multa. A favore di Dida c’è anche la dichiarazione scritta inviata al Milan del presidente del Celtic: mister Quinn è stato molto più severo verso il suo club che verso il portiere rossonero, e ha anche parlato di una sorta di distorsione "mediatica" degli avvenimenti. Una cosa è sicura: al Milan non prenderebbero bene una squalifica di Dida.

dal nostro inviato Fabio Licari

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La Uefa: 2 giornate a Dida


Il Milan: "Faremo ricorso"

Il portiere brasiliano del Milan è stato fermato per due turni dalla Commissione Disciplinare dell'Uefa per la sceneggiata di Glasgow. Solo una multa per il Celtic. L'avvocato Cantamessa: "Squalifica eccessiva e molto sbilanciata, faremo sicuramente ricorso"

NYON, 11 ottobre 2007 - Il portiere del Milan Dida è stato squalificato per due turni dalla Commissione Disciplinare e di controllo della Uefa dopo la "sceneggiata" del 3 ottobre a Glasgow, nei minuti finali della partita del Gruppo D di Champions League tra Celtic e Milan. Nei confronti della società scozzese è stata invece comminata una multa di 35.760 euro (60.000 franchi svizzeri) per "mancanza di organizzazione e condotta impropria dei tifosi alla partita (Articoli 6 e 11c dei regolamenti disciplinari Uefa)": 17.880 euro (30.000 franchi svizzeri) di quella cifra serviranno per coprire un periodo probatorio di due anni.
"FAREMO RICORSO" - "È una squalifica assolutamente eccessiva quindi faremo sicuramente ricorso": così Leandro Cantamessa, legale e membro del CdA del milan, ha commentato la squalifica per due turni inflitta dall'Uefa al portiere rossonero. "Ci sembra una sentenza molto, ma molto sbilanciata - ha aggiunto Cantamessa - Si è fatto passare Dida come il protagonista dell'episodio mentre il protagonista è un altro, e questa cosa non è corretta dal punto di vista logico. Inoltre, il Milan è stato prosciolto perchè Dida ha detto al medico che gli girava la testa e doveva essere sostituito. Quindi, qualcosa aveva... Ero preoccupato che ci fosse qualcosa per il Milan e sarebbe stata cosa orrenda e ingiustificata. Questo quantomeno non c'è stato".

di gasport


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Uefa, Dida voleva "imbrogliare"


Cantamessa: "Processo alle intenzioni"

Se la squalifica di Dida, per la sceneggiata di Glasgow, aveva lasciato l'amaro in bocca, a far innervosire ancor di più il Milan sono state le motivazioni dell'Uefa che hanno evidenziato l'intenzione del portiere a ottenere il 3-0 a tavolino. Immediata la reazione del legale rossonero Leandro Cantamessa: "E' stato un processo alle intenzioni di Dida - ha detto - L'Uefa doveva decidere al buio ed è rimasta al buio".


Ci si aspettava, forse, un altro trattamento per aver stigmatizzato da subito il comportamento di Nelson Dida in quel di Glasgow. Ci si attendeva equità di giudizi per il fatto (il tifoso in campo con tanto di buffetto) e il misfatto (crollo esagerato del portiere a terra), ed invece è stato punito, con la squalifica, solo il secondo, tragicomico evento. Preso atto dei due turni di stop comminati a Dida, per il quali il Milan ha fatto ricorso, un altro colpo basso, specie per l'immagine della società, in via Turati è giunto con le motivazion dell'Uefa. La commissione disciplinare del massimo organismo internazionale ha punito l'intenzione di Dida, reo, secondo l'Uefa, di voler indurre alla sospensione della gara o ottenere la vittoria per 3-0 a tavolino.

Questa versione di Dida "imbroglione" ha dato fastidio alla società che ha replicato attraverso le parole del legale Leandro Cantamessa: "La sentenza è incomprensibile - ha commentato - Ed è andata addirittura bene a Dida perché non aveva precedenti, altrimenti le giornate di squalifica sarebbero state tre". Ed ancora: "E' stato fatto un processo alle intenzioni (indimostrabili ndr) - ha proseguito - Non concepisco i criteri con cui sono state formulate le motivazioni. E' vero che l'Uefa doveva decidere al buio non essendoci mai stati casi del genere a fare giurisprudenza prima, è vero anche che è rimasta al buio". La speranza è che una luce, benché fioca, possa riaccendersi durante l'appello.

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Adriano, ecco la chiamata del Milan


Berlusconi: "Certo che lo prenderemmo"


Il Milan chiama Adriano e lo fa direttamente dalla voce del n° 1 di Via Turati, il presidente Silvio Berlusconi. "Non c'è una squadra che non lo prenderebbe - ha detto l'ex premier - quindi anche il Milan". Sui problemi del brasiliano: "Tutto dipende da quello che hai intorno". Pare piuttosto difficile che Moratti lo ceda ai rossoneri: dopo essersi scottato con Pirlo e Seedorf, non vuole rafforzare i cugini.

Una chiamata particolare, speciale, è arrivata alle orecchie di Adriano: quella dell'altra sponda del Naviglio, quella del Milan, a cui ha dato più di un dispiacere nei derby passati. Una richiesta forte, perchè arrivata direttamente dalle parole del n° 1 rossonero, che molto probabilmente avrà fatto piacere al brasiliano. Ai tempi del prestito al Parma, aveva rischiato un "incidente diplomatico" con l'Inter, per aver dichiarato la volontà di vestire la maglia dei cugini prima della fine della carriera.
Ora questa possibilità potrebbe rivelarsi concreta, visti i problemi con i nerazzurri e, soprattutto, con il tecnico Roberto Mancini. Le tribune ed i continui rimproveri stanno minando il morale, già non ai massimi livelli, dell'attaccante, che potrebbe chiedere la cessione al mercato di gennaio.

Difficile, che se la richiesta di addio fosse accettata, la destinazione possa essere Milanello. Dopo i trasferimenti di Pirlo e Seedorf, che hanno fatto le fortune del Milan, il presidente nerazzurro Moratti non vuole rischiare altri trasferimenti boomerang, come potrebbe rivelarsi quello di Adriano. La speranza di Berlusconi, dunque, sembra destinata a restare un sogno, anche se nel calcio non è mai detta l'ultima parola.

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Atalanta-Milan si rigioca

MILANO, 19 novembre 2007 - La sfida tra Atalanta e Milan si rigiocherà ma senza pubblico e la curva nord dello stadio "Atleti Azzurri d'Italia»"rimarrà chiusa fino al 31 marzo. Il Giudice sportivo Gian Paolo Tosel si è espresso così sulla gara sospesa lo scorso 11 novembre, al 7' del primo tempo, dopo gli incidenti provocati dai sostenitori bergamaschi che, nonostante i tentativi di Doni e compagni, hanno cominciato a lanciare oggetti in campo, provando a spaccare il vetro che separava gli spalti dal terreno di gioco. Il Giudice Sportivo riconosce che la partita "si disputava in un'atmosfera connotata da una particolare tensione emotiva, che aveva coinvolto il mondo calcistico (e non soltanto quello calcistico) per l'uccisione, poche ore prima, di un giovane tifoso laziale" ma sottolinea che "un gruppo di delinquenti ha colto l'occasione per un'aggressione, violenta e sistematica, alle forze dell'ordine, non direttamente correlata alla gara da disputarsi, ma con l'intento esclusivo di contrapporsi alle decisioni adottate dalle istituzioni circa lo svolgimento della giornata di campionato". "Le condizioni ambientali, determinatesi dentro e fuori lo stadio di Bergamo - spiega Tosel - hanno imposto l'intervento dell'autorità di polizia che, a salvaguardia della pubblica incolumità, ha adottato i provvedimenti ritenuti opportuni in merito al presidio dello stadio, all'inizio della gara, alla sua sospensione temporanea e, quindi, definitiva, provvedimenti ai quali l'arbitro si è, doverosamente e puntualmente, attenuto".


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Pippo-gol nella leggenda



Il Milan batte il Celtic

Con una rete di Inzaghi i rossoneri superano gli scozzesi 1-0 e vincono il girone di Champions League. L'attaccante sale a quota 63, supera il mitico Gerd Muller e diventa il più grande cannoniere della storia europea. Anche il Celtic agli ottavi

MILANO, 4 dicembre 2007 - Il Milan chiude in bellezza la fase a gironi della Champions League, battendo 1-0 il Celtic. I rossoneri si aggiudicano il primo posto nel girone, ma a festeggiare è soprattutto l'avvoltoio Pippo Inzaghi che infila il gol numero 63 in Europa è supera Gerd Muller nella classifica dei cannonieri. Partita scialba, in realtà, dove alla fine a fare la differenza è l'immensa classe dei suoi giocatori, contro un Celtic rinunciatario che si accontenta del suo secondo posto in classifica.
NON C'E' DIDA - Carlo Ancelotti non mantiene del tutto le promesse della vigilia. Se centrocampo e attacco garantiscono il massimo, in porta e difesa si va di turnover. Kalac è in porta; al posto di Nesta c'è Simic, con Cafu a destra, Bonera centrale e Favalli a sinistra. Gordon Strachan rinuncia invece a una punta, Vennegoor, e schiera Donati in un centrocampo a cinque. Tutti connotati che non promettono niente di buono.
SBADIGLI - Il primo tempo, infatti, è di rara bruttezza, con gli scozzesi catanacciari e un Milan molliccio che domina nel possesso di palla e di tanto in tanto cerca variazioni sul tema nel tentativo di impensierire Boruc. Impresa difficile perché tutto il Celtic è sempre dietro la linea della palla e si difende con una mentalità che non gli appartiene. Ma un punto garantisce a entrambi primo e secondo posto e poiché ai britannici la piazza d'onore va bene lo stesso, rischiare non conviene. Di rossonero c'è molto poco, a parte un paio di guizzi di Kakà, un tiro di Seedorf e una zampata di Inzaghi sul cross di Favalli. A infastidire semmai è l'infortunio occorso a Simic dopo soli 30' di gioco; tegola che impone ad Ancelotti l'ingresso in campo di Kaladze.
IL GRAFFIO DI PIPPO - La ripresa vive su una maggiore spinta del Milan che mantiene il pallino del gioco, ma va a sbattere sul muro scozzese. Strachan dà ordini precisi: salvaguardare il pareggio e marcare stretti i portatori di palla rossoneri. Non c'è storia in campo, anche se Seedorf e Kakà risparmiano i garretti, mentre Gattuso sputa anche l'anima come se giocasse ancora nei Rangers, rivali del Celtic. Strachan vorrebbe rivitalizzare i suoi con l'ingresso di Vennegoor per McDonald, mentre Ancelotti cambia Seedorf con Gourcuff. Con l'ingresso del francese varia anche il modulo: un solido 4-4-2 che è il viatico del gol rossonero. Cafu, servito da Kakà, mette dentro per Inzaghi che ha tutto il tempo per spingere in rete. E' il gol numero 63 del formidabile attaccante rossonero. Quello del sorpasso definitivo su Gerd Muller: il più grande cannoniere della storia europea. Il guizzo che dà un senso a una serata dove la squadra britannica fa di tutto per non far giocare. Per il Milan vittoria di prestigio che vale il primo posto nel girone; il trampolino di lancio verso il Giappone a caccia di una nuova impresa.


Gaetano De Stefano


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Milan stellare,rivincita e Mondiale


Boca ko 4-2: doppio Inzaghi,grande Kakà

Sontuosa rivincita del Milan nella finale del Mondiale per club. Gli uomini di Ancelotti schiantano il Boca Juniors, rifilando un poker impietoso ai campioni della Libertadores. Inzaghi riesce nell'intento di segnare nell'unica competizione in cui non aveva fatto gol e ne firma due. Le altre reti sono di Nesta e Kakà. Primo tempo contratto, ma ripresa a forti tinte rossonere. Il Milan vince 4-2 ed è campione del Mondo.


LA PARTITA

C'è una sorta di nemesi definitiva in quanto accaduto a Yokohama, la chiusura di un cerchio e l'ultima vendetta consumata. Una catarsi, un altro brutto ricordo mutato in un urlo di gioia e in sorrisi d'occasione: prima il Liverpool ad Atene, oggi il Boca in Giappone. Un 2007 incredibile, iniziato con la fronte ancora corrugata dalle pene di Calciopoli e chiuso con i tre trofei più importanti a brillare in bacheca. C'è una magia particolare, rossonera in ogni sua sfumatura. La faccia di Paolo Maldini è lo specchio di un ciclo che si chiude, non per questo destinato a restare un ricordo e a non avere un seguito immediato. Perché se il capitano appenderà le scarpe al chiodo a fine stagione, il Milan può bearsi del sorriso di Kakà, Pallone d'Oro e reuccio del pallone. C'è il vecchio che si prende un posto tra le stelle e il nuovo che avanza, con un incedere implacabile e perle in serie.

C'è anche Pippo Inzaghi, il giustiziere internazionale. La sua vittoria personale è doppia: non aveva mai siglato un gol nelle sue apparizioni nell'Intercontinentale, ne ha messi a segno due in questa serata indimenticabile. Ma tutto il Milan ha vissuto il proprio magic moment, compreso chi non ha potuto prendere parte alla gara. Ronaldo in versione cameraman, con i dentoni in bella mostra, è un'immagine che testimonia una vittoria ottenuta grazie a un gruppo solido e a un feeling particolare tra i giocatori. Anche Alessandro Nesta ha griffato la notte giapponese, con il gol più importante, quello che ha regalato il vantaggio in avvio di ripresa e aperto nuovamente le maglie blu e oro del Boca. Ma, a parte il Bambino d'Oro milanista, la menzione di merito va a tutto l'entourage del club di via Turati, diventato grazie a questo successo la squadra più titolata al mondo. Maldini e la Coppa, il suo sorriso e gli occhi lucidi di tutti sono l'ennesima foto da copertina di un ciclo targato Ancelotti.

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Ka-Pa-Gi? Il Milan ci prova
Pato, il transfer è arrivato



Se Ancelotti confermerà l'intenzione di far esordire il 18enne sudamericano, contro il Napoli Kakà giocherebbe alle spalle del connazione e di Gilardino: l'attacco più giovane della serie A

MILANO, 10 gennaio 2008 -
La prima domanda al "Gila" demolisce un tormentone che da anni perseguita il Milan: un attacco composto dal trio Ka-Pa-Gi, Gilardino-Kakà-Pato (Ka-Pa-Ro, l'acronimo con Ronaldo al posto dell'ex attaccante del Parma può aspettare), sarebbe in assoluto il più giovane della serie A. Sessantotto, per la precisione: 25 il Gila e Ricardo, 18 il probabile esordiente con il Napoli. L'ultimo ostacolo è stato infatti abbattuto: il Milan ha comunicato che l'atteso transfer per poter utilizzare l'attaccante acquistato dall'Internacional di Porto Alegre ancora arrivato.

RONIE E PIPPO -
Alberto Gilardino, reduce dalla doppietta di Dubai e pronto a replicare in campionato, intervistato da Milan Channel sfoggia diplomazia: "Sì, adesso vedremo cosa deciderà Ancelotti per domenica, per me sarebbe bello giocare dall'inizio nella gara contro il Napoli. Pato e Kakà sono due giocatori di grandissime qualità, nel Milan ci sono giocatori giovani forti, ma ci sono anche giocatori di trent'anni che sono importantissimi per noi come Ronaldo e Inzaghi."

DOPPIA PUNTA -
Diplomatico anche quando prova a immaginare come sarà giocare insieme a Pato e Ronaldo. "Sono sempre stato abituato qui nel Milan a giocare come attaccante vicino a un trequartista perché mi ha sempre dato buoni vantaggi; mi è anche capitato di giocare come unica punta, ma giocare con un compagno è sicuramente meglio per mettere in difficoltà le squadre avversarie", è la risposta.

BATTERE SAN SIRO - "Non posso pensare che in quattro mesi non abbiamo ancora vinto una partita in casa in campionato", ha dichiarato questa mattina Rino Gattuso, che domenica sarà costretto a un turno di riposo per squalifica. Il "Gila" la pensa allo stesso modo. "Dobbiamo fare bene contro il Napoli - dice - e recuperare punti, perché adesso inizia per noi un ciclo dove scenderemo in campo ogni tre giorni. Dovremo farci trovare tutti pronti, abbiamo a disposizione tutta la rosa e sarà importante partire subito bene contro il Napoli perché vogliamo sfatare quello che è diventato un tabù".

g.des.
Virus Buono di Zerofollia Forum!

"Sogna in silenzio, ma vivi ad alta voce." R.Zero


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Flamini e il Milan A giorni arriva il sì

I rossoneri e il centrocampista dell'Arsenal alla stretta finale, dopo che il francese ha rotto con il tecnico Wenger. Anche la Juventus ne prende atto con il "nì" di Cobolli Gigli. Tutti i particolari in edicola con la Gazzetta dello Sport


MILANO, 25 aprile 2008 - Il primo rinforzo del Milan per la prossima stagione si chiama Mathieu Flamini. Il 24enne centrocampista dell'Arsenal è a un passo dal siglare un accordo quinquennale con i rossoneri, dopo aver più volte litigato con l'Arsenal e il suo tecnico Wenger, fino all'attuale rottura per scadenza di contratto. Anche la Juventus, che pure fino all'ultimo aveva sperato nel sorpasso, ne prende atto con il "nì" del presidente Cobolli Gigli.
Tutti i particolari della trattativa e le ultime novità del mercato rossonero sono spiegate nell'articolo di Carlo Laudisa e Andrea Schianchi in edicola stamani con la Gazzetta dello Sport.


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Anche 3 primavera per il Braga


5 novembre 2008 - Vince il turnover nel Milan che prepara la sfida di Uefa con i portoghesi dello Sporting Braga. Come promesso Ancelotti lascia a riposo Zambrotta e Kakà, ma anche Abbiati, Ambrosini, Maldini e Favalli, oltre agli infortunati di lungo corso Pirlo e Nesta. Il tecnico del Milan ha convocato 19 giocatori, compresi i primavera Darmian, Ruggeri e Pedrocchi. La squadra ha lavorato nel pomeriggio, chiudendo la seduta con un'intensa partitella.
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Milan stellare a Bologna: 4-1


Doppietta di Kakà, primo gol di Beckham

E' durata una decina di minuti la paura del Milan a Bologna. Il tempo di veder realizzato il rigore di Di Vaio e poi è iniziata la rimonta rossonera. Prima Seedorf, poi un doppio Kakà (il primo su rigore inesistente), hanno di fatto chiuso la pratica rossoblù dopo 45 minuti. Nella ripresa c'è stato anche il tempo per il primo gol italiano di Beckham. Padroni di casa in 10 per l'espulsione di Mudingayi a fine primo tempo.



Per le 400 panchine in rossonero, Carlo Ancelotti chiede ai suoi di continuare a credere nell'inseguimento a Inter e Juve, ma contro il Bologna in versione Mihajlovic ci vuole una grande prova. E l'inizio non è dei migliori. Dopo il botta e risposta Volpi-Seedorf nei primissimi minuti, ecco la doccia fredda per il Milan: Amoroso si infila in area con Maldini e Senderos che lo chiudono a sandwich. Per Tagliavento è rigore e Di Vaio non sbaglia.

Pirlo e compagni non ci stanno e reagiscono subito, ribaltando il risultato in meno di dieci minti. Prima Seedorf sfrutta una respinta difettosa di Antonioli su tiro di Kakà, poi lo stesso numero 22 realizza dagli 11 metri un rigore inesistente fischiato dopo che Zambrotta si è scontrato con Bombardini a palla già allontanata.

La mazzata per i felsinei, però, arriva a un passo dall'intervallo. Prima Mudingayi, già ammonito, atterra Pato lanciato in porta e si becca il rosso. Poi il "Dall'Ara" assiste a una lezione di calcio da parte di Kakà, il cui capolavoro balistico in pratica chiude il match con un tempo di anticipo.

Nella ripresa il Bologna entra in campo da vittima sacrificale, nonostante l'incessante sostegno del pubblico di casa. Ci crede solo Di Vaio, ma di fronte si trova sempre un ottimo Abbiati.

Così il protagonista della seconda frazione diventa David Beckham. L'inglese suggella un'altra prestazione positiva con un gol di potenza sul palo difeso da Antonioli. Il giusto premio per Becks, una punizione fin troppo severa per Terzi e soci.

Da qui alla fine, poi, solo accademia. Per un Milan ben diverso da quello sconfitto dai felsinei alla prima di campionato, che ha dimostrato come errare sia umano, ma perseverare sarebbe stato fin troppo diabolico. E per un Bologna che ha conosciuto l'amarezza della prima sconfitta dell'era Mihajlovic proprio quando Mihajlovic in panchina non era.

LA PARTITA MINUTO PER MINUTO

LE PAGELLE
Mudingayi 4 La seconda espulsione di fila dopo quella di Chievo è davvero troppo. Già ammonito, mette giù Pato e in pratica condanna i suoi alla sconfitta
Amoroso 6,5 Subito due affondi che seminano il panico tra i rossoneri e sul secondo conquista il rigore del vantaggio. Fa impazzire il centrocampo del Milan finché si gioca in parità numerica.
Di Vaio 7 Standing ovation per il capocannoniere della Serie A quando Antenucci lo sostituisce. Per tutta la partita ha tenuto da solo in allerta la difesa rossonera, facendo impazzire Senderos. Meritava almeno la soddisfazione della doppietta.
Senderos 4,5 Debutta in campionato dall'inizio e in comproprietà con Maldini provoca il rigore su Amoroso. Poi si perde a più riprese Di Vaio. Reagisce sempre in ritardo a tutto quello che gli succede attorno e in un paio di occasioni le sue entrate sono un po' troppo "british".
Kakà 8 Levatosi di torno l'ingombrante Ronaldinho, può esprimere tutta la sua classe. Propizia il gol del pareggio, non fallisce dagli 11 metri, inventa una prodezza sul 3-1. Che sia un messaggio al City? Forse l'offerta è stata rifiutata perché troppo bassa...
Pato 6,5 Si vede che è in forma, soprattutto fisicamente e di testa. Per una volta non mette il suo nome nel tabellino dei marcatori, ma duetta bene con Kakà, creando lo spazio che il maestro sfrutta al meglio.

Alberto Gasparri

IL TABELLINO
Bologna-Milan 1-4
Bologna (4-3-2-1): Antonioli 6; Zenoni 6, Terzi 6, Moras 6, Bombardini 5,5; Volpi 6, Mudingayi 4, Amoroso 6,5 (27' st Casarini 6); Valiani 6, Adailton 6 (43' st Rodriguez sv); Di Vaio 7 (39' st Marazzina sv). In panchina: Colombo, Castellini, Lanna, Coelho. All. Antenucci (Mihajlovic squalificato).
Milan (4-3-2-1): Abbiati 6,5; Zambrotta 6,5 (22' st Antonini 6), Senderos 4,5, Maldini 6, Favalli 6; Beckham 6,5, Pirlo 6,5, Ambrosini 6; Kakà 8 (28' st Inzaghi 5,5), Seedorf 6,5; Pato 6,5 (27' st Ronaldinho 6). In panchina: Dida, Darmian, Flamini, Shevchenko. All. Ancelotti.
Arbitro: Tagliavento
Marcatori: 9' Di Vaio (B) su rigore, 13' Seedorf (M), 17' Kakà (M) su rigore, 43' Kakà (M), 14' st Beckham
Ammoniti: 11' st Zambrotta (M)
Espulsi: 40' Mudingayi (B)

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Borriello, calvario senza fine




Nuova visita: torna tra due mesi


Continua la stagione maledetta di Marco Borriello. L'attaccante del Milan, fermo da tempo a causa di una lesione muscolare alla coscia destra, è stato sottoposto a una visita del professor Martens che ha evidenziato un "riacutizzarsi della problematica esistente suilla cicatrice del flessore". Il muscolo è dunque ancora lontano dalla guarigione e i tempi di recupero si dilatano ulteriormente: si teme che la punta possa tornare solo ad aprile.




Il giocatore, Ancelotti e la società non hanno chiaramente preso bene la notizia. Marco, assente da due mesi e mezzo, rischia a questo punto di non vedersi inserito nella lista da consegnare alla Uefa per la seconda parte della competizione europea: il termine per la consegna -e per la decisione finale- scade alla mezzanotte di domenica. Sarebbe l'ultima tappa di un cammino minato fin dal suo ritorno al Milan dopo la grande stagione vissuta a Genova: a luglio, dopo pochi giorni di ritiro, l'infortunio al ginocchio e l'operazione al menisco. Poche partite dopo il rientro in squadra, l'infortunio con la Reggina, squadra a cui aveva appena realizzato il suo primo e unico gol nell'attuale campionato. Nuovo rientro e, dopo la sfortunata partita di Lecce (in cui fallì molte occasione da rete), il nuovo crac del muscolo e lo stop che lo sta tuttora tenendo lontano dai campi.


31 gennaio 2009
tgcom
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Milan, crisi e contestazione Galliani: "Va tutto storto"


Dopo l'inattesa sconfitta casalinga in Champions contro lo Zurigo, i rossoneri sono pieni di dubbi e interrogativi, mentre i tifosi perdono la pazienza. Il problema principale è l'attacco che non punge. Tutto questo mentre Kakà, Luis Fabiano e Dzeko incantano l'Europa. Intanto, Fininvest smentisce ogni ipotesi di cessione del club


MILANO, 1 ottobre 2009 – Adesso, dopo la dolorosa batosta a San Siro contro lo Zurigo, scricchiolano anche le certezze in Champions League. “Va tutto storto” dice Adriano Galliani, che conferma la fiducia della società a Leonardo, ma che sinceramente risponde di non sapere come uscire dal tunnel. E’ evidente però che a causare l’ennesima figuraccia, nonostante le note dell’inno Uefa, sono stati errori da dilettanti e una gara giocata senza una logica costante. Dalla rete subita al 10’, con una difesa immobile e impreparata, ai gol falliti da Pato e Inzaghi. Sotto accusa, ancora una volta, è il giovane brasiliano, alle prese con una crisi incomprensibile. Terribile il tabellino personale del “Papero”, capace di sbagliare anche lo stop più semplice o la rete più facile o, almeno, alla sua portata. Quella palla magica di Ronaldinho al 63’ da spingere solo in rete grida ancora vendetta.

NESTA — Sfortuna? Aggrapparsi alla mala sorte sarebbe ancora più deleterio. Le cause, in realtà, sono note. Sul Milan si è abbattuto un cambiamento ideologico societario che rischia di mettere nei guai la squadra che già accusa i primi cedimenti. Dopo Thiago Silva, che rivedremo dopo la sosta, preoccupa anche Nesta, uscito ieri nella ripresa per il riacutizzarsi di un dolore alla schiena. “Solo tanta stanchezza” ha assicurato Leonardo, ma la tenuta della difesa rossonera, senza un centrocampo robusto e impenetrabile come gli anni passati, apre nuovi interrogativi.

LA CHAMPIONS DEGLI ALTRI — Ma a rendere ancora più amara la sconfitta di Champions sono state le notizie che arrivavano dagli altri campi. La sera prima a Glasgow, Luis Fabiano ha messo a segno uno spettacolare gol di testa e ha fornito a Kanoute la palla del 4-1, sottolineando così la sua capacità di aprire spazi e ritagliarseli. Ieri sera, pur perdendo all’Old Trafford, Dzeko del Wolfsburg ha lasciato il segno alla sua maniera, confermandosi il micidiale cecchino dei campioni di Germania: l’ariete fisicamente devastante. Due bomber straordinari su cui Leonardo ci aveva fatto un pensierino, ma considerati troppo cari dalla società che ha preferito investire su Huntelaar, diventato anonimo punto di riferimento della panchina. E Kakà? Mentre il Milan cercava di mettere insieme le idee contro lo Zurigo, il fuoriclasse di Brasilia segnava con il Real Madrid e ricamava meraviglie con Cristiano Ronaldo e Benzema. Quello che faceva quando indossava la maglia rossonera. Momenti irripetibili che i tifosi conoscono bene; gli stessi che domenica dopo il Bari e ieri sera hanno scaricato la loro frustrazione con bordate di fischi. E questo è sicuramente il segnale più triste.

FININVEST NON LASCIA — Nonostante tutto, però, la proprietà non sembra intenzionata a passare la mano, o almeno non in tempi brevi. Il gruppo Fininvest, infatti, ha smentito "ancora una volta e nella maniera più categorica che esista alcuna ipotesi di cessione, totale o parziale, di quote della società A.C. Milan". È quanto si legge in una nota della holding che controlla il club rossonero. In attesa di tempi migliori.

Gaetano De Stefano


www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Milan/01-10-2009/milan-crisi-contestazione-5014644870...
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