Tridente, mi sembri diventato un avvocato borbonico ....
Sto scherzando, ovviamente.
Io, però, non sono così convinto che si debba arrivare a questo; alla fine un'unità sul campo di battaglia è lì per combattere, non per guardare, e ogni unità combatte nel modo che le è naturalmente più congeniale: la fanteria pesante cercherà le migliori condizioni per far valere la sua potenza, gli schermagliatori colpiranno da lontano senza farsi agganciare, gli arcieri cercheranno una buona posizione per colpire....
Faccio, anzitutto a me stesso, una domanda provocatoria: è davvero necessario precisare che un'unità debba attaccare o difendere? Non può bastare dire che si deve muovere più o meno velocemente, o che addirittura deve restare ferma e attendere il nemico? Quale generale darebbe mai a un corpo del suo esercito l'odine di non combattere durante una battaglia?
Ovviamente la mia è una valutazione che riguarda il periodo Antico; mi pare, però, dall'esperienza fatta ieri sera, che specificare il tipo di atteggiamento causi più problemi e contestazioni che non effetti positivi o realistici.
E in effetti, a pensarci bene, il problema di fondo potrebbe essere proprio questo: Annibale a Canne voleva dagli spagnoli e dai celti schierati al centro un atteggiamento difensivo, ma non avrà detto loro di non attaccare, bensì di restare fermi e aspettare l'attacco nemico o, al massimo, di avanzare molto lentamente; ciò non significa, però, che queste truppe non avessero la possibilità di caricare il nemico quando quello fosse giunto a distanza di carica.
Al contrario, Annibale voleva che la sua cavalleria entrasse in combattimento più rapidamente possibile: avrà detto loro di muoversi molto velocemente contro il nemico.
Forse bisognerebbe pensare anche a questo.
WORK IN PROGRESS!!!
Stefano IZZO
appius(chiocciola)katamail.com