L'importanza del simbolo del Cervo risale sicuramente molto addietro nel tempo sino al tempo del Mesolitico, dove nelle sepolture, corna di cervo venivano poste sul capo del defunto.
Per autori come il Weisweiler si può ritenere che in epoca remota nel centro Europa si siano sovrapposti due diversi flussi culturali, quello del toro mediterraneo e quello del cervo artico. Questo spiegherebbe le parziali sovrapposizioni simboliche dei due animali ancora così ben attestate in epoca celtica e romana.
Dai ritrovamenti delle Grotte dei "tre Fratelli" (risalenti a Cromagnon, circa 30.000 anni avanti Cristo) alle incisioni della Val Camonica (che rappresentano già un Dio dalle corna di cervo ornato di un collare o torc celtico risalenti al V/IV secolo a.C.), le rappresentazioni di un Dio cornuto indicano un filo conduttore comune, mai interrottosi attraverso i millenni, risalente a tradizioni antecedenti alla comparsa degli indoeuropei, che ne assorbirono probabilmente culto e simboli dagli indigeni assoggettati.
Nella cultura dei cacciatori Paleolitici del grande nord il Cervo fu venerato come il principale obbiettivo della caccia, caricandosi poi di connotati ctonii e religiosi durante l'epoca agricola del Neolitico.
In epoca celtica esistono molte rappresentazioni di un Dio cornuto: dalle stele antropomorfe rappresentanti un guerriero accosciato rinvenute nel sud della Francia, al calderone di Gundestrup, fino ai più tardi bassorilievi funerari di epoca galloromana con l'iscrizione "Cernunnos".
Unite ai testi epici e leggendari tramandati sino a noi, tutte queste testimonianze ci delineano la figura di un Dio celtico misterioso ed estraneo a tutte le classificazioni tradizionali, che pone numerosi problemi di interpretazione.
Si Ringrazia