Il colore a olio dei Fiamminghi
Il gusto per i dettagli che si riscontra nei pittori fiamminghi del Quattrocento, la precisione con cui Van Eyck (1390 c. - 1441) dipinge particolari di eccezionale finezza, per altro difficilmente spiegabili senza ipotizzare l'utilizzo di lenti, furono possibili solo grazie ad un materiale molto liscio e duttile quale fu la pittura a olio. L'uso dell'olio era già noto nell'antichità, ed è menzionato anche da Teofilo nel XII secolo. Non spetta dunque, come tradizionalmente si pensa, a Van Eyck l'invenzione della pittura ad olio, ma furono tuttavia i pittori fiamminghi che ne iniziarono l'uso sistematico. Essi macinavano i colori con olio di lino e di noce, aggiungendo a caldo resine dure (ambra o copale) e regolavano la velocità di essiccazione dei pigmenti variando la qualità e la quantità dei diversi oli essenziali (trementina).
Jan Van Eyck (1390-1441) perfezionò la tecnica della pittura a olio, destinata a determinare una vera e propria svolta nella storia dell'arte. I colori a olio permettevano infatti di ottenere una nitidezza e una luminosità maggiori di quelli consentiti dalla tempera, e di rendere un'estesa gamma di toni cromatici attraverso sottilissime stesure di colore, chiamate velature. I dipinti di Van Eyck si contraddistinguono per l'attenzione meticolosa alla realtà oggettiva, l'attenzione puntuale quasi maniacale al particolare, la grande cura nel ritrarre i personaggi sia nei dettagli dell'abbigliamento che in quelli anatomici e il grande uso dell'illusione della tridimensionalità su una superficie a due dimensioni.