Il ballo intorno al fuoco. Di Sant'Antonio!
Un antico rito trasforma il paese intero nella notte magica del 16 gennaio
" Oh meravigliosa Orosei, con i tuoi mandorli e il tuo fiume folto di canne, che palpitano, palpitano di luce e della vicinanza del mare... Difficile da credere reale... Puro incanto, perduta come una perla perduta sulla costa orientale della Sardegna".
Così scriveva
David Herbert Lawrence in
Mare e Sardegna nel 1921. Orosei bella di giorno, ma bella anche di notte. Lawrence infatti vi giunse in gennaio e nell'imbrunire del giorno 16 (quest'anno è una domenica) potè assistere alla festa di Sant'Antonio.
Ancora oggi ( e da secoli, l'origine del rito è antica) tutto il paese scende in piazza per formare un girotondo attorno ad un enorme falò, il maggiore nella notte dei fuochi che ardono in tutta la Sardegna. Ha la funzione simbolica di riscaldare e illuminare la lunga oscurità invernale. La preparazione incomincia il 6 gennaio, di fronte al Santuario di Sant'Antonio Abate, alla periferia di Orosei. Al centro dell'area del falò si sitema
su pirone, un alto tronco, e tutti partecipano ad alimentare la catasta, con rosmarino, cisto, corbezzolo, lentisco e frasche di vario genere.
Un covone destinato a superare i dieci metri d'altezza, che dopo la benedizione viene dato alle fiamme, sprigionando intensi aromi e dando il via alla magica atmosfera della festa del fuoco!
Info: Pro Loco, tel. 0784.998367
Secondo la leggenda , Sant'Antonio Abate, anacoreta nel deserto egiziano ( e guaritore del "fuoco di Sant'Antonio"), scese all'inferno pr rubare il fuoco ai diavoli e regalarlo agli uomini. Una storia che ricorda il mito greco di Prometeo, legata ai rituali pagani per rendere proprizio l'anno agricolo. Anche oggi la buona fortuna è invocata dai festanti che eseguono
sos inghirios, tre giri rituali attorno al fuoco. E i più giovani cercano di appropriarsi delle arance appese in cima alla catasta, prima che divampino le fiamme. In un misto di gioco e devozione, che è anche un inno alla convivialità, si preparano lunghe tavolate a cui tutti sono invitati, per consumare
fav'e lardu, formaggi e dolci tradizionali (come
su pistiddu, a base di miele, e il
pane nieddu, fatto con sapa, uva passa e mandorle), il tutto innaffiato dall'eccellente vino rosso fatto in casa.
Chiesa di Sant'Antonio Abate
Di giorno, in attesa della festa, si può andare alla scoperta del centro storico di Orosei, uno dei più belli della Sardegna, con case in pietra che si affacciano su cortili lussureggianti.
Il percorso si snoda fra un dedalo di vicoli. In Via Musio si trova
Casa Guiso, sede di un singolare museo che raccoglie teatrini, costumi tradizionali, libri rari, disegni di
Manzù e
De Chirico. Il centro è piazza del Popolo, dall'atmosfera arabeggiante, dove si affacciano quattro chiese. Altri itinerari portano sul
golfo di Orosei, uno dei tratti di costa più scenografici d'Europa, dove si organizzano gite in barca anche d'inverno.
Oppure nel vicino borgo di
Galtellì, il centro più importante del Parco letterario dedicato a
Grazia Deledda. Qui esiste ancora la dimora delle sorelle Pintor, protagoniste di
Canne al Vento, che si può visitare accompagnati da Enzo Careddu, discendente della famiglia Pintor.
Casa Deledda
Eli
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... portami il girasole impazzito di luce! ... (Montale)