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TRAM DI TRIESTE

Ultimo Aggiornamento: 29/10/2023 16:04
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20/04/2012 22:12
 
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tranviere junior
Si trattava naturalmente di un accorgimento antiscintille applicato al fumaiolo della locomotiva, abbastanza diffuso nelle ferrovie austriache (quasi tutte con percorsi fra i boschi, come si può immaginare) e atto a prevenire l'appiccarsi di incendi. Difatti nella prima foto la locomotiva è di una serie ex K.u.K., e probabilmente la foto è proprio d'epoca: si distinguono il giardinetto di Piazza Unità, lastricata completamente solo negli Anni Venti, e il "monturato" (= uomo in divisa) in primo piano, con il tipico berretto "con l'ongia" delle divise austriache.
Invece la seconda foto è degli anni '70 probabilmente, date le sagome delle auto in secondo piano e la locomotiva, che è di una diffusissima serie per treni merci di costruzione italiana, la quale si congiunge nella trazione con una locomotiva diesel da manovra.
Gli appassionati di ferrovia mi scuseranno se non metto le numerazioni di serie esatte dei rotabili, ma non sono così addentro nel tema e potrei sbagliare.
La ferrovia delle Rive, che congiungeva la stazione di Trieste Campo Marzio (Statbahnhof)con la stazione di Trieste Porto Franco Vecchio, adiacente all'odierna stazione di Trieste Centrale (allora delle Sudbahn), è rimasta in vita fino agli anni '80, quando entrò in funzione la Galleria di Circonvallazione ferroviaria, la cui costruzione durò vent'anni o poco meno. I treni merci, per lo smistamento fra i due Porti Franchi (Vecchio e Nuovo) venivano fatti circolare a passo d'uomo ed erano preceduti da un ferroviere a piedi con bandierina.
[Modificato da iltriestino 20/04/2012 22:13]
27/04/2012 20:13
 
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tranviere veterano
@iltriestino - In effetti, le locomotive americane avevano il fumaiolo troncoconico per lo stesso motivo, oltre che per il fatto di venire alimentate anche a legna oltre che a carbone.
28/04/2012 18:49
 
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Beh effettivamente sulla linea delle rive c'erano diversi locomotori e quasi tutti ancora presenti al museo Campo Marzio ed in stato tutto sommato dignitoso:



Aggiungo che davanti all'attuale modo Audace c'era pure un piccolo avioporto dove stazionavano gli idrovolanti costruiti nel Cantiere di Monfalcone. Questo ha costruito 972 navi (fino al 2007)ma anche idrovolanti nel 1923, sia militari che civili creando la prima linea civile: Zara - Trieste - Torino e Milano (che si è dotata dell'idroscalo perché l'idrovolante ammarrava sul Po a Pavia.Sparì tutto con l'inizio della guerra.E lo schifo titino in accordo con gli italiani al tempo al potere trucidarono gli italiani istriani e dalmati determinò la parola fine a questi servizi.



Foto I
Foto II

Qulacosa si trova in questi siti:

Link I
Link II
Link III
30/04/2012 09:22
 
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"E lo schifo titino in accordo con gli italiani al tempo al potere trucidarono gli italiani istriani e dalmati determinò la parola fine a questi servizi".

Io direi che su questo forum non si dovrebbe fare politica, ma se si vuole farla almeno ci si informi!

Se ti riferisci alle foibe non ci fu alcun accordo fra titini ed italiani, se ti riferisci al successivo esodo dall'Istria, Fiume e Dalmazia nessuno trucidò alcuno, aldilà ovviamente della tragedia personale di chi dovette abbandonare le proprie case.
30/04/2012 11:05
 
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Circa l'esodo dall'Istria, che fu una pagina storica di estrema complessità e che non va liquidato con mezza riga di commento, consiglio a Cori un bel libro molto documentato ed esauriente (da comprare, non si scarica da internet:)

istrianet.org/istria/literature/critiques/colummi-et-al_storia-e...

Circa l'attività dell'Idroscalo triestino, questa durò per tutto il periodo bellico 1940-1943, con le linee per Zara, Ancona e - sporadicamente - Roma, poi cessò nel 1944, durante l'occupazione tedesca, per manifesta insicurezza di esercizio. Le linee in ultimo erano esercite mediante l'impiego dei Macchi M.C. 94, aerei bimotori passeggeri di assai modeste caratteristiche di volo e di capacità, in tre esemplari, ed erano state prese in carico dalla Luftwaffe che le ereditò dall'Ala Littoria.
it.wikipedia.org/wiki/Macchi_M.C.94
Dopo la guerra, nessun tentativo fu fatto di riutilizzare la struttura, anche perché gli idrovolanti a breve raggio erano stati completamente surclassati dall'abbondante disponibilità di ottimi bimotori terrestri DC3 (Dakota), e in generale la formula idrovolante non era più conveniente rispetto all'enorme sviluppo degli aerei terrestri, specie americani (Douglas DC4, Lockeed Constellation, ecc). Già nel 1948, al riprendere dell'attività arerea di linea italiana, la compagnia SISA istituì una prima linea Trieste - Roma con esercizio dallo scalo di Merna (Gorizia), mediante bimotori DC3. Poi gradualmente le linee furono ereditate dall'Alitalia e trasferite a Ronchi dei Legionari (oggi Aeroporto del Friuli-Venezia Giulia).
Per inciso, diremo che l'Idroscalo è stato restaurato e parzialmente ristrutturato nella parte ex hangar, e nell'insieme costituisce un bell'esempio di "architettura futurista".
Ma questo è tutto quanto OT, e per rientrare parzialmente in argomento diremo che l'Idroscalo triestino, oggi sede della Guardia Costiera, si raggiungeva comodamente con i tram delle linea 8, fermata di largo Duca d'Aosta, e linee 3 e 9 (fermata di piazza della Borsa).


[Modificato da iltriestino 30/04/2012 11:16]
30/04/2012 20:25
 
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Essere di Trieste significa anche questo. Non occorre informarsi sui libri per capire come i fiumani vissero,vivono e vivranno ancora oggi. E credo di saperne abbastanza. Posso portarvi in tutti i posti dove Tito trucidò mezza popolazione italiana dalmata istriana e pure triestina. Così come ci sono prove assolute di come gli italiani tacciarono di fascisti gli esuli istriani. A Ravenna e la Patria Venezia l'accoglienza dei nostri conterranei oltre Dragogna dopo l'arrivo al porto di Ancona fu vergognosissimo. I militari e la popolazione oltre gli sputi ai genitori buttarono per terra il latte ai bambini esuli.

Se volete la storia edulcorata basta andare in libreria: E' una Questione questione annosa. Ecco com'era Fiume nell'anno dell'annessione di Trieste all'Italia:



Svuotata di italiani si dovette aspettare il 1958 per vederla ripopolata di slavi per lo più provenienti dalla Vojvodina e Serbia. I cari titini distrussero la linea per Abbazia e quella di Fiume come qualsiasi testimonianza italiana in quelle terre secolarmente venete. Questo per dire che non è politica ma vera storia di questo Paese.
30/04/2012 20:58
 
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@ Cori x

Mi trascini per forza nell'OT!
I miei genitori vissero a Trieste nei primi mesi del '43, fino all'8 settembre. Furono loro che mi raccontarono quel poco che so di Trieste e di cui ho già parlato. Mio padre aveva appaltato per l'allora Genio Militare dei lavori in Croazia e quasi tutte le mattine trovava un operaio morto impiccato in cartiere con un cartello bilingue appeso al collo, pieno di insulti. Alla notizia dell'armistizio si trovavano a pranzo in un ristorante sul porto e i tedeschi presenti si allontanarono precipitosamente. Loro lasciarono a malincuore Trieste qualche giorno dopo.

Scusatemi tutti, ma le parole di Cori hanno fatto salire in me un'ondata di ricordi diretti ed indiretti. Hai ragione Cori: questa non è politica; questa è Storia d'Italia e della Gente che l'ha fatta grande.
05/05/2012 20:19
 
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Ecco l'idroscalo di Torino
Aggiungo che davanti all'attuale modo Audace c'era pure un piccolo avioporto dove stazionavano gli idrovolanti costruiti nel Cantiere di Monfalcone. Questo ha costruito 972 navi (fino al 2007)ma anche idrovolanti nel 1923, sia militari che civili creando la prima linea civile: Zara - Trieste - Torino e Milano (che si è dotata dell'idroscalo perché l'idrovolante ammarrava sul Po a Pavia.Sparì tutto con l'inizio della guerra.E lo schifo titino in accordo con gli italiani al tempo al potere trucidarono gli italiani istriani e dalmati determinò la

Ecco in questa foto il capolinea opposto di Torino della linea di idrovolanti



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La foto risale al periodo (anni 20 e 30) in cui la linea funzionava, infatti si vedono due idrovolanti sulla riva del Po. L'idroscalo era sul fiume, all'altezza del Valentino. La costruzione su palafitte che si vede nel fiume era l'hangar - rimessa che serviva per ricoverare i velivoli, con apposito scivolo (dalla parte opposta da quella che si vede in foto) per mettere e togliere dall'acqua gli idrovolanti.
La costruzione rimase per un po' anche dopo che, con la guerra, la linea era stata soppressa; nel dopoguerra (fine anni 40) venne usata anche come balera; fu fatta demolire dal Comune nel 1950, perchè ritenuta di ostacolo alla navigazione fluviale dei motoscafi e barche.
Nella foto seguente, vediamo la cartolina ricordo del viaggio inaugurale Torino - Trieste del 1/4/1926, con volo ai comandi del gen. Balzani



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in quella seguente vediamo un velivolo sullo scivolo, in attesa di essere rimessato nell'hangar.



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I velivoli, di costruzione Cant, avevano solo 5 - 6 posti; non esisteva pressurizzazione, dal freddo in quota ci si difendeva con coperte; al posto dei sedili attuali, semplici poltroncini in vimini.
Uno dei passeggeri del volo inaugurale era un giocatore di professione, che si recava al casinò di Portorose; si spera che il biglietto fosse di andata e ritorno, altrimenti, in caso di perdita totale, non sarebbe più rientrato sotto la Mole!
Nella foto seguente, l'ammaraggio di un idrovolante in arrivo da Trieste sul Po



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E' da rimarcare che sia l'ammaraggio che il decollo sul Po a Torino richiedevano tutta l'abilità e la perizia del pilota, per la presenza dei ponti sul fiume; ad esempio, per l'ammaraggio bisognava toccare l'acqua subito dopo il ponte che si vede a sinistra nella foto, per avere spazio per fermarsi prima del ponte successivo (ponte Isabella); inversamente, per il decollo, questo doveva avvenire prima che il velivolo arrivasse a ridosso del ponte nella foto (ponte Umberto); fortunatamente, non si verificarono mai incidenti con conseguenze tragiche!
Anche da fermo sull'acqua, l'uscita degli occupanti dal velivolo doveva avvenire con cautela, per evitare sbandamenti del mezzo con pericolo di capottamento; quanto successe, ad esempio, negli anni 30, all'idroscalo di Genova, all'idroplano che aveva a bordo Edoardo Agnelli, il figlio del fondatore della Fiat, che, appunto, si capovolse durante l'uscita dello stesso, che perse la vita.

[Modificato da Censin49 08/05/2012 20:03]
05/05/2012 21:12
 
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Io sono di Trieste e vorrei fare delle puntualizzazioni su quanto affermato da Cori.
Trieste fu storicamente minacciata dall'espansionismo veneziano e preferì (a mio avviso giustamente) darsi all'Austria nel 1382 e vi rimase fino al 1918. Per cui la nostra mentalità è aperta a tutte le culture e tollerante. Massacri vennero perpetrati anche dai fascisti nei campi di concentramento di Gonars e di Arbe contro le popolazioni slovene per es. e croate. Tutte queste tristi vicende oggi sono state superate e la città in qualche modo rivive grazie all'operosità dei migranti serbi sempre più numerosi da noi soprattutto in certi rioni della città...si pensa che tra non molti anni la città di Trieste sarà popolata in buona misura da popolazioni non italiane, provenienti da vari paesi dell'area ex Jugoslava con le quali oggi siamo in rapporti di fruttuosa collaborazione ed amicizia.
Su Tito infine aldilà delle opinioni personali del tutto legittime, per l'allora Jugoslavia fu un notevole statista, naturalmente non privo di giuste critiche per i fatti descritti da Cori, ma ricordo che i rapporti fra noi e la Jugoslavia furono buoni ed il nostro confine era fra i più aperti e collaborativi esistenti soprattutto dagli anni settanta in poi.
E' chiaro che andrebbero risolti con gli amici sloveni,serbi e croati i conti con la storia evidenziando però che i torti furono distribuiti in egual misura fra gli italiani alleati di Hitler (prima) e gli jugoslavi di Tito(poi).
06/05/2012 20:56
 
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@lor366
"Trieste fu storicamente minacciata dall'espansionismo veneziano e preferì (a mio avviso giustamente) darsi all'Austria nel 1382 e vi rimase fino al 1918."
Motivi simili, l'espansionismo dell'altra grande repubblica marinara, Genova, portarono negli stessi anni, dall'altra parte delle Alpi, la città di Nizza a darsi ai Savoia; vi rimase, come sappiamo, fino al 1860, quando, con plebiscito abbondamente "brogliato", passò alla Francia. Ruggini che anche in questo caso (complici i ricordi dell'ultima guerra) son tutt'altro che dimenticate; anni fa, sulla Promenade des Anglais a Nizza, rivolsi la parola a un passante in italiano; ne ricevetti in risposta, in perfetto italiano: "Sono francese, parlo solo francese e non voglio parlare italiano!"
Come dire: evviva l'Europa unita!
(Infatti, per restare in argomento tranviario, avrei voluto fare una gita in giornata da Torino a Nizza, per vedere il nuovo tram da qualche anno inauguratovi; preferisco rinunciarvi, per evitare altre umiliazioni del genere).
[Modificato da Censin49 06/05/2012 21:05]
07/05/2012 17:15
 
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OT - Evviva l'Europa Unita...
Caro Censin,
che razza di considerazioni fai? Anni fa hai ricevuto una risposta un po’ sgarbata da un passante mentre ti trovavi a Nizza, e questo, secondo te, dovrebbe essere motivo sufficiente per cancellare la città dalla tua mente? Ti offendi per così poco? Sono molte le occasioni in cui ho sentito miei concittadini rispondere in malo modo alle innocue domande dei turisti, e molte di più quelle in cui altri concittadini hanno dimostrato cortesia e disponibilità. Dico una banalità: ovunque puoi incontrare persone gentili e imbecilli maleducati. Forse che non dobbiamo più muoverci da casa per paura di subire le “umiliazioni” di cui tu parli? Posso solo consigliarti di fare una bella gita sul tram di Nizza, per cercare di riconciliarti con questa magnifica città.
Paolo

Paolo Muraro
07/05/2012 20:57
 
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@Paoloilfiorentino - Quando, alla fine del '300, Nizza si diede ai Savoia, per sfuggire alle contese tra la Repubblica di Genova e il Regno di Provenza, i nizzardi ottennero la promessa che non sarebbero mai stati ceduti ad altra signoria; patto purtroppo tradito nel 1860, con la cessione alla Francia di fatto decisa e imposta (come accennato, il plebiscito fu solo un "pro forma" per sanzionare quanto
deciso a tavolino). Probabilmente, molti nizzardi conservarono un certo astio nei confronti dei "traditori" Savoia, e, per estensione, dell'Italia, considerata una "loro" creatura.
A essere sinceri, il passante sgarbato incontrato nella città poteva essere...un italiano, almeno di origine! Un detto piemontese e ligure recita "Il francese più antiitaliano è sempre un italiano di origine naturalizzato francese".
Comunque, una gita a vedere le tramway posso sempre metterla in programma...
10/05/2012 16:01
 
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per censin
Caro Censin,

è possibile che il nizzardo poco garbato fosse di origine italiana: se non sbaglio, a Nizza il cognome più diffuso risulta essere Rossi.
Quanto alla gita, te la consiglio vivamente, per un esperto appassionato come te sarebbe interessante e piacevole. Non ti fare scoraggiare da un maleducato qualsiasi!

Ritorno al tema della discussione: dopo il progetto Stream, non vi sono state altre proposte per Trieste? Magari da rimandare al dopo-crisi, anche se la logica vorrebbe che proprio in periodi di recessione si stimolasse l'economia con interventi sulle infrastrutture.

Paolo


Paolo Muraro
10/05/2012 22:14
 
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Purtroppo no, nulla si muove.
Lo Stream è stato un costoso fallimento. Del resto nulla in più avrebbe apportato rispetto ad una buona linea filoviaria, dato che non era a guida vincolata e i suoi veicoli non potevano essere più lunghi dei canonici 18 metri. Difatti la "rotaia" era solo una linea d'alimentazione elettrica con presa a strisciante.
Ma per la posa di questa "rotaia" si superò con abbondanza ogni possibile buon rapporto di costo/efficacia, anche se si tentò di posarla lungo una delle linee d'autobus più frequentate.
In queste settimane si è compiuto il ripristino del manto stradale di Via Mazzini dopo il lievo della "rotaia" inutilizzata.
11/05/2012 20:48
 
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@ iltriestino - proprio il fallimento del progetto Stream (che era in effetti un autobus elettrico alimentato "da terra" anzichè con linea aerea (ma come faceva un solo conduttore? e il ritorno della corrente su cosa avveniva?)) dimostra quanto sia necessario procedere con cautela con progetti tecnologicamente innovativi, con tecnologie "uniproprietarie", cioè non condivise dalla maggioranza dei costruttori. Ad esempio, la metropolitana torinese è notoriamente realizzata con tecnologia VAL, nata in Francia in casa Matra (per questo è diffusa principalmente in Francia; in Europa l'unica realizzazione fuori dai confini francesi è proprio quella di Torino) e successivamente ceduta alla Siemens, che ne ha il "monopolio": e se, per ipotesi, la Siemens decidesse di abbandonare questa tecnologia, che ne sarebbe del nostro metro, anche solo dal punto di vista della manutenzione e aggiornamento tecnico?
26/06/2012 21:39
 
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Censin, condivido la tua perplessità, però il problema delle metropolitane automatiche non è solo francese e di Torino, oggi è anche di Copenaghen e di Brescia, e poi di Milano linea 5, e di Roma linea C. Inoltre credo anche Londra, le linee dei Docks, e i people movers degli aeroporti di Fiumicino e del Ch. De Gaulle. Quindi è una tecnolgia oramai piuttosto diffusa, conveniente, e che sta prendendo piede sempre di più. Oltretutto credo che oramai ci sia una pluralità di marchi e di Case costruttrici, non solo la Siemens. Possiamo documentarci. In ogni caso, meglio una bella metro automatica di questo genere che un ibrido strano del genere Translohr, e lo Stream non era da meno, oltretutto in regime di privativa industriale assoluta. Circa il funzionamento esatto dell'alimentazione elettrica di questo, confesso di non saperne nulla, forse aveva una spazzola strisciante anche al suolo, ma tanto credo che non ne sentiremo più parlare: il sistema dell'alimentazione a terra si è spostato alle linee tranviarie (anche Napoli, un breve tratto, e Nizza) dove il problema delle correnti di ritorno sarà di sicuro più semplice da risolvere, dato che queste non hanno ruote gommate.
02/07/2012 15:44
 
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tranviere veterano
per iltriestino
A Nizza i tratti privi di linea aerea sono a marcia autonoma tramite batterie e non vi è alcun sistema di captazione da terra. Quest'ultimo è presente in altre città francesi (Bordeaux, Angers, Reims) ed è il sistema APS, leggermente diverso dal Tramwave che troviamo a Napoli.
[SM=x346228]
09/07/2012 23:00
 
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tranviere veterano
I tram di Trieste Stanga a carrelli erano identici a quelli di Cagliari. L'azienda tramviaria cagliaritana li acquistò da quella di Padova negli anni '50. Circolarono fino al 1972!
A Cagliari il tram elettrico apparve nel 1913. Le linee furono modernizzate col raddoppio del binario a partire dalla fine degli anni quaranta.
Ritornando alle Stanga, fu necessario, non appena giunsero a Cagliari, accorciare gli assi perchè i binari del capoluogo sardo erano a scartamento ridotto.
Negli anni Cinquanta inoltre furono acquistati nuovi per Cagliari i Tram a carrelli Tallero, i quali vennero adoperati prevalentemente sulle linee 1 ed M.
[Modificato da Tallero03 14/07/2012 19:57]
04/09/2012 18:34
 
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ultime dall'ANSA:

Domenica sarebbe avvenuto uno svio del tram di Opicina. Qualcuno ne sa qualcosa di più? Grazie a tutti
04/09/2012 18:38
 
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tranviere veterano
L'ho letto domenica su Facebook, ho chiesto notizie, ma tutto tace. [SM=x346235]

Claudio
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