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Lo sapevate che?

Ultimo Aggiornamento: 01/02/2011 00:51
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Così i servizi per domenica

LORENZAGO. Più di cinquemila pellegrini dal Cadore ma anche dal Veneto e dal Friuli sono attesi a Lorenzago per l’Angelus del papa di domenica prossima in piazza Calvi. Ieri mattina si è riunito il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza. Quattromila i posti previsti in piazza, dove sarà installato anche un maxi schermo (alle spalle della chiesa). Ma secondo le previsioni è atteso ancora un migliaio di persone. Domenica scorsa, all’Angelus al castello Mirabello, la diocesi di Treviso aveva dovuto rinunciare a più di mille richieste. Numerosi i provvedimenti decisi ieri.

Statale chiusa. La statale per la Mauria verrà chiusa dal Ponte Nuovo, verso le 8 fino alle 14, ma potranno accedere i residenti e coloro che si recheranno alla messa concelebrata in piazza dal vescovo di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich, dall’emerito mons. Ducoli, dal vescovo di Treviso, Andrea Bruno Mazzocato e da decine di sacerdoti. Funzioneranno navette per anziani e disabili. La strada sarà completamente chiusa lungo il tratto centrale del paese.

Parcheggi. Circa 500 posti macchina saranno recuperati lungo la strada che porta al lago, altre centinaia all’ingresso del paese. Chi arriverà dalla Mauria troverà almeno un centinaio di parcheggi.

Il palco. Sarà sul lato destro della piazza, per chi entra dalla statale, a fianco della chiesa, sotto i balconi della casa di Giuliana Tremonti.

Messa. La messa del vescovo Andrich inizierà poco dopo le 10. Sarà accompagnata da cori. Il papa arriverà qualche minuto prima di mezzogiorno, entrerà in chiesa a pregare, e subito dopo reciterà l’Angelus. Seguirà il baciamano. La Magnifica Comunità del Cadore gli porterà in dono un album con le foto di tutti i Comuni.

Servizi sanitari. L’azienda sanitaria ha messo a disposizione in particolare tre posti di assistenza, ciascuno con un medico e sei infermieri. Ci sarà anche un servizio “avanzato”, con posti letto: un mini ospedale da campo. Sarà sul posto anche l’elicottero del Suem.

Acqua. La protezione civile distribuirà almeno diecimila bottiglie d’acqua, in tre punti diversi. Gli esercizi pubblici rimarranno aperti per ogni necessità. Saranno installati servizi igienici al complesso delle scuole.

© Copyright Corriere delle Alpi, 19 luglio 2007


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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
23/07/2007 22:23
 
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Bossi: vorrei essere col Papa in mezzo ai giovani di Loreto

Il missionario «si invita». Betori: una gioia, farà breccia nel cuore di molti
«Sarebbe un momento bellissimo: non ho mai incontrato il Pontefice e ci terrei a farlo», ha dichiarato da Manila il religioso del Pime
Il Segretario della Cei: la sua coraggiosa esperienza potrà servire a tantissimi giovani alla ricerca di chi fa del Vangelo la ragione della propria vita e la radice della speranza tra gli altri

Da Zamboanga Stefano Vecchia

«Vorrei incontrare il Papa». È questo il desiderio più grande di padre Giancarlo Bossi. E l'occasione buona potrebbe essere durante l'incontro con i giovani a Loreto, in programma ai primi di settembre. «Sarebbe un momento bellissimo: non ho mai incontrato il Papa e ci terrei a farlo», ha dichiarato il missionario. Ieri monsignor Giuseppe Betori, Segretario generale della Conferenza episcopale italiana e presidente del Comitato organizzatore dell'incontro dei giovani italiani a Loreto con il Papa, ha comunicato che «era già negli auspici del Comitato stesso poter avere la presenza di padre Bossi a Loreto e che - a tal fine - era stata lasciata aperta una finestra per consentirne la testimonianza davanti a Benedetto XVI e ai giovani. La disponibilità ora espressa da padre Bossi, ad appena qualche ora dal suo rilascio, viene accolta da tutti con grande gioia, certi che la sua coraggiosa esperienza di missionario potrà far breccia nel cuore di tantissimi giovani alla ricerca di chi, come padre Bossi, fa del Vangelo la ragione della propria vita e la radice della propria speranza in mezzo agli altri». Un altro segno forte di stima e considerazione per il missionario italiano ospite ora nella parrocchia di Maria Regina degli Apostoli, affidata al Pime a Parañaque, una delle municipalità della Grande Manila. Dopo la liberazione dai rapitori, padre Giancarlo auspica presto anche la liberazione dall'assalto di reporter e cameramen che lo hanno posto al centro di un'attenzione tanto inattesa quanto pressante. A parte questo, però, la sua prima giornata da uomo e missionario finalmente libero è stata serena. Sveglia alle quattro di mattina, dopo un sonno davvero ristoratore, un buon caffè all'italiana e un po' di televisione. Immancabile la telefonata alla famiglia ad Abbiategrasso in provincia di Milano, con la difficoltà a trovare qualcuno all'altro capo della linea a un'ora in cui parenti e amici erano riuniti per una preghiera di ringraziamento in parrocchia. «Poi - ha p roseguito padre Giancarlo - mi sono ritrovato ingabbiato nella prigione dei media»: telefonate e interviste fino al tardo pomeriggio, quando con il confratello e superiore dei missionari del Pime nelle Filippine, padre Gianni Sandalo, ha lasciato Parañaque per recarsi a cena dell'ambasciatore italiano Rubens Anna Fedele. Come lui stesso confessa al termine di una giornata impegnativa, soprattutto per un personaggio schivo come lui, «sono stanco ma felice per questo interesse e affetto nei miei confronti e mi rendo perfettamente conto che la mia disponibilità è un modo per ringraziare i tanti che so mi sono stati vicini». E poi aggiunge, con fare ammiccante: «Pensate che ieri un cittadino di Magenta, paese vicino al mio, ha fatto avere alla mia famiglia un salame lungo due metri pronto per quando arriverò». Personaggio frugale e capace di grande adattamento, padre Giancarlo, all'occasione, sa apprezzare piccoli piaceri delle sue origini lombarde, come il caffè fatto con la moka o un bicchierino di grappa o, ancora, alimenti della sua terra d'origine. Piccoli piaceri che nessuno si sente di negargli ora, dopo una disavventura che lo ha smagrito di almeno venti chili e lo ha anche incentivato a smettere di fumare. Nel frattempo emergono altri particolari circa le modalità del rilascio: Jaime Caringal, capo della polizia di Zamboanga, ha confermato ieri che per indurre i sequestratori a liberare l'ostaggio sono state utilizzate le armi della "guerra psicologica". Egli esclude con decisione, allo stesso tempo, l'ipotesi che sia stato pagato un riscatto o che ci sia stato una trattativa con i sequestratori o uno scambio di ostaggi. Fondamentale per il comandante Caringal l'azione di pressione degli oltre duemila soldati dispiegati nelle province di Lanao e Basilan. Dai comandi militari viene anche scartata l'ipotesi che i rapitori siano legati al gruppo di Abu Sayyaf, come indicato da padre Bossi subito dopo il rilascio, mentre appare più probabile che alcuni di loro, gi à identificati dalla polizia, siano guerriglieri fuoriusciti dal Fronte islamico di liberazione Moro, che in questa regione di Mindanao ha basi importanti e il controllo di vaste aree.

© Copyright Avvenire, 22 luglio 2007

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"CON IL CUORE SPEZZATO... SEMPRE CON TE!"
23/07/2007 22:46
 
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E Ratzinger sale a Villapiccola tra i saluti e le grida della gente

LORENZAGO. Quando la prima parte dell’Angelus, con la preghiera, termina, altro fragoroso applauso e brevi rintocchi delle campane. Poi Benedetto XVI riprende con i saluti e si procede al baciamano e alla presentazione dei doni, fra i quali le stampe della Magnifica Comunità del Cadore. Poi, a mezzogiorno e mezzo, Benedetto XVI sale a Villapiccola. Benedice da lontano il santuario della Madonna della Difesa. Qualcuno grida «Georg, Georg», altri «Papa, papa». Ratzinger saluta un gruppo di vigili del fuoco americani, di Seattle, s’intrattiene con un centinaio di villeggianti e residenti. Benedice i bambini di Antoine Izoard, inviato di un’agenzia di stampa francese. «Lei è stato di parola, perché è ritornato», lo intrattiene un signore, mostrandogli la foto di un’udienza a Roma, in cui probabilmente lo aveva invitato in Cadore. Saluta, il papa, anche le cameriere dell’albergo Roma, affacciate alle terrazze.
Piazza Calvi sta sfollando. Giulio Tremonti passa lungo le transenne salutato calorosamente dai presenti. «Oggi parla uno solo», risponde sorridente ai giornalisti. Poi incontra padre Venanzio, che gli passa dei libri su Marco D’Aviano. «Uno anche per Bossi», assicura Tremonti. Che vede passare il segretario del vescovo Andrich e gli chiede: «Non ha per caso una corona del papa».
Lascia la piazza il vicario generale della diocesi, Da Canal. «Le raccomando», gli ho detto, «i poveri dell’America Latina. Il papa mi ha chiesto dove sono stato missionario. Gli ho risposto: in Brasile». «Grande, grande, grandissimo papa Ratzinger», afferma il sindaco Mario Tremonti. «L’ho ringraziato per il suo grazie e gli ho rinnovato l’invito per il 2008. Mi ha risposto: «A Dio piacendo».

© Copyright Corriere delle Alpi, 23 luglio 2007

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23/07/2007 23:01
 
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Il «paese del papa» ha iniziato ad animarsi all’alba

La piazza minuto per minuto

Per primo arriva l’edicolante, ultimo l’ex ministro Tremonti

LORENZAGO. Un bagno di folla, quello di Benedetto XVI a Lorenzago. E’ iniziato alle 5.15 e si è concluso 9 ore più tardi. Come certifica questa cronaca.
Ore 5.15. Tra i primi ad alzarsi a Lorenzago è l’edicolante Ermagora Costola. Si prepara all’assalto per i giornali, che però arrivano alle 6.45.
Ore 6. Aprono i due negozi di alimentari. Alle 7 sarà già coda. Con gli stessi carabinieri e poliziotti a fare razzia (pagando, ben s’intende) di bottiglie d’acqua minerale.
Ore 6.15. Le prime suore s’incamminano verso piazza Calvi. Le strade pullulano di uomini della protezione civile, carabinieri, poliziotti.
Ore 6.50. Il bar dell’albergo Dolomiti ha già distribuito una cinquantina di caffè.
Ore 6.55. Il vicequestore Manuela De Bernardin, con una cortesia unica, ma anche con un piglio che non consente repliche, conclude le prime disposizioni.
Ore 6.58. I cani poliziotto cominciano a familiarizzare con l’ambiente.
Ore 7. E’ già coda - per qualche metro - davanti agli ingressi in piazza. Arriva don Giuseppe Bratti, portavoce della diocesi: «E’ incredibile quanto sta accadendo a cinque ore dall’Angelus». Il primo concerto di campane dà la sveglia ai lorenzaghesi.
Ore 7.03. Tra i primi arrivi, quelli di una famiglia di Bassano, di Daniele Zonta. «Siamo partiti alle 5, un po’ in ritardo rispetto alla parrocchia di Belvedere. Abbiamo però l’impressione di essere un po’ in anticipo rispetto a loro».
Ore 7.05. In coda anche Giovanni De Donà, storico dell’Oltrepiave. Arriva da Laggio. «Voglio esserci anch’io, nonostante in paese si festeggi Pan del Pra, col vescovo emerito Ducoli e con l’assessore De Bona. Che saranno qui. In arena, a Laggio, hanno installato un maxischermo».
Ore 7.10. Due frati capuccini arrivano, ansimanti, con un gruppo della parrocchia di Mussoi, Belluno. Fra loro anche due novelli sposi, immigrati, Yaovi e Olga.
Ore 7.15. Il primario del Suem, Angelo Costola, verifica che i servizi sanitari siano pronti.
Ore 7.40. In piazza Calvi si materializza un gazebo del settimanale diocesano «L’Amico del Popolo». Che offre la prima pagina a chi si presenta per una foto.
Ore 7.45. Apre prima del tempo l’ufficio turistico. La coda è di una ventina di persone.
Ore 7.46. Il supermercato sta esaurendo le brioche. Ne vengono ordinate in pasticceria, a Domegge, altre 50.
Ore 7 58. Mancano più di due ore alla messa. Don Diego, il cerimoniere vescovile, è già sull’altare.
Ore 8.00. In chiesa non c’è la messa. Rimane a disagio chi non lo sapeva. Viene dirottato alla madonna della Difesa, dove ci sono 18 padri Cavanis a concelebrare.
Ore 8.06. In strada compare un banchetto: vende libri di «Lorenzago il paese del papa», medaglie, immagini del pontefice. Non mancano magliette con la foto di Ratzinger.
Ore 8.08. «Per vedere il papa sono partita alle 5 da Verona», racconta soddisfatta Caterina.
Ore 8.10. «Evviva il papa». Lo striscione è di Beatrice, una chierichetta della parrocchia della Gazzera, a Mestre.
Ore 8.11. Prova microfoni.
Ore 8.12. Cominciano le ispezioni, persona per persona, all’ingresso del settore libero.
Ore 8.13. Al bar dell’Albergo Dolomiti non si entra. C’è la coda fino in strada.
Ore 8.15 I volontari dell’Unitalsi di Belluno e Feltre arrivano con 50 persone in carrozzella. Verranno ammesse a un settore privilegiato.
Ore 8.20. Ecco il questore di Belluno.
Ore 8.25 Avanza, in forze, il gruppo parrocchiale di Trichiana, accompagnato da don Brunone. E’ l’unico che si presenterà con il cartello di indicazione della provenienza. Non mancano persone che arrivano con l’ombrello parasole dai colori vaticani.
Ore 8.27. Sopraggiungono le crocerossine e i volontari della protezione civile distribuiscono bottiglie di minerale.
Ore 8.30. Il primario Costola è soddisfatto. Ma ha un diavolo per capello, come confida ad un amico. «Per quanto riguarda le piazzole notturne, l’Enac ci fa rispettare anche le regole meno importanti, mentre al Sud le lascia interpretare. Pensa», fa Costola, «che a Belluno la piazzola non è in regola solo perché manca la scritta di ospedale civile».
Ore 8.32. Si rompe una transenna nei pressi del palco papale. Viene riparata con filo di ferro.
Ore 8.44. Scende in piazza Luigino Tremonti, presidente Ater. Conferma che il senatore Bossi non c’è. Racconta di aver incontrato il papa al “parco dei Sogni”, di avergli parlato con un amico, e di aver ricevuto un’impressione molto delicata.
Ore 8.45. Ecco il gruppo di disabili della Comunità “Santa Chiara” di Sottocastello.
Ore 8.49. Arrancano a piedi sulla salita di Lorenzago le “Figlie della Chiesa”, associazione di Levico Terme. «Siamo partiti verso le 5», fanno sapere, «non volevamo mancare».
Ore 8.50. Affrettano il passo i componenti della “Schola cantorum” di Lorenzago. «Abbiamo l’ennesima prova, perché ieri pomeriggio in chiesa siamo stati molto disturbati», riferisce Grazia De Donà.
Ore 8.53. I ragazzi della Genzianella, casa alpina di Sottomarina a Lorenzago, salgono fostosi gridando «Benedetto-Benedetto».
Ore 8.54. «Tutto bene e grazie di quanto scrivete», ci raggiunge il vescovo Giuseppe Andrich, che si spende in numerose strette di mano.
Ore 8.55. La catechista accompagna in chiesa i bambini della prima comunione di Lorenzago.
Ore 9.00. Qualche problema per i servizi igienici, alle scuole. Non sono stati ancora aperti.
Ore 9.02. Avanza il Corpo musicale di Auronzo, 30 elementi. Tra la messa e l’Angelus del Papa si esibiranno in un repertorio liturgico. Dopo l’Angelus in quello tradizionale. «“Signore delle cime” sarà il nostro pezzo forte», dice il direttore Rodolfo De Rigo Cromaro.
Ore 9.15. Sopraggiunge il direttore Usl Vielmo e chiede se tutto è a posto per il servizio sanitario.
Ore 9.20. «Questa è una promozione grandiosa delle Dolomiti», ammette Paolo Terribile, presidente della Camera di Commercio. «E’ un ritorno d’immagine in grande stile».
Ore 9.22. Transitano i carabinieri a cavallo. Altri loro colleghi salutano sull’attenti. Il cronista passa di lì e inopportunamente chiede: «Salutate i colleghi o i cavalli?». «I cavalli», ci viene risposto.
Ore 9.23. Si presentano i villeggianti del “Stella mattutina” di Gorizia.
Ore 9.25. Parcheggia Sergio Reolon, dietro la piazza. «Fino a questo momento tutto procede bene. C’è grande entusiasmo. Doneremo al papa un’acquaforte. Nella speranza che torni».
Ore 9.31. Riferisce il vigile Bortolo Nicolao: «I parcheggi verso il lago si stanno esaurendo».
Ore 9.33. «Tutto bene. Abbiamo creato i presupposti perché il papa ritorni», afferma il capo dei Forestali, Colleselli.
Ore 9.38. «Possiamo essere davvero soddisfatti di come stanno andando le vacanze del papa», dice il vescovo di Treviso, Andrea Bruno Mazzocato, all’arrivo in piazza. «Tutto sta procedendo molto, molto bene». Ratzinger, quindi, ritornerà l’anno prossimo? «Ne sarei felicissimo». Pochi minuti dopo arriva il prefetto di Belluno, Provvidenza Raimondo, portando un dono: un’opera dell’artista Facchin che dal bronzo fa rilevare Ratzinger, Wojtyla, Luciani e le Dolomiti.
Ore 9.40. De Nicolò, capo del Corpo forestale, è cortese, ma non vuol dire una parola su queste vacanze. Gli facciamo sapere quanto ci ha appena detto il vescovo di Treviso. «Se lo dice un vescovo che va tutto bene, io non posso dire di meno...». De Nicolò si inoltra verso il palco con la mamma.
Ore 9.44. Matteo e Chiara, accompagnati dai nonni, salgono verso la piazza. «Siamo di Frassené Agordino».
Ore 9.45. La statale viene chiusa ma fa in tempo ad arrivare un pulmann di 30 diaconi cinesi con famiglie, in tutto 60 persone, di Hong Kong, che accompagnano il cardinale Zen.
Ore 9.48. «Papa, noi peruviani ti vogliamo bene», è il cartello di una famiglia di Lima che in parte risiede a Lorenzago; il padre, però, è arrivato solo l’altro ieri.
Ore 9.50. Si fa vedere la banda di Rio Pusteria, valle dalla quale è originaria anche la famiglia della madre di Ratzinger. Pochi minuti dopo si materializzano 20 ragazzi polacchi.
Ore 9.57. «Come mai da queste parti?», chiediamo a Berto Luciani, il fratello del papa. «Sono venuto io, perché Benedetto XVI non viene a Canale», risponde. Nonno Luciani è insieme alla figlia Pia.
Pochi istanti dopo, ecco i Danzerini udinesi di Blessano.
Ore 10.00. Arriva con il fiatone l’on. Giulio Tremonti, a pochi minuti dall’inizio della messa. Davanti alla chiesa si fa il segno della croce.
Ore 10.02. Il vescovo Andrich inizia la celebrazione della messa in piazza. Tra i concelebranti il vescovo Mazzocato.
Ore 11.05. La messa sta per finire. Arriva, adeguatamente scortato, il presidente della Cei, Angelo Bagnasco. Sorride e si concede ai microfoni sulla liberazione di padre Bossi. «Grazie a tutti coloro che si sono adoperati per la sua liberazione. Siamo contenti».
Ore 11.10. Transita il patriarca Angelo Scola, diretto al castello Mirabello.
Ore 11.12. Il vicepresidente del Veneto Luca Zaia si presenta a padre Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. «Gli ho detto che la Regione è onorata di avere il papa come suo ospite. E che gli rinnoviamo l’invito».
Ore 11.20. Applausi per Maffeo Ducoli, vescovo emerito di Belluno-Feltre.
Ore 11.30. Concerto di campane a mano per un quarto d’ora, in attesa del papa. Telecamere e obiettivi puntati verso i giovani che, cuffia in testa, sembrano quasi saltellare tra un bronzo e l’altro. Poco dopo arriva l’auto con i cardinali Scola e Zen e con Bagnasco.
Ore 11.45. E’ atteso il papa. Ritarda. Si saprà più tardi che un uomo sospetto, con valigetta, è stato perquisito.
Ore 11.51. Ecco il papa, entra con l’auto fino davanti alla chiesa. «No, no», grida la gente in piazza. «E’ una vergogna, ce lo dovevano lasciar vedere»Sulla parete di una casa compare un grande striscione “Benedetto, Cesarolo ti ama”.
Ore 11.53. Il papa s’inginocchia in chiesa, a pregare davanti all’altare, dopo aver salutato alcuni bambini. Fa un inchino davanti alla Sindone. Esce e scoppia l’applauso.
Ore 11.54. Benedetto XVI si ferma a stringere calorosamente le mani a padre Venanzio.
Ore 12. Benvenuto commosso del vescovo Andrich, quindi l’Angelus del Papa, interrotto da 15 applausi.

© Copyright Corriere delle Alpi, 23 luglio 2007

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La benedizione, poi il viaggio

E le case si aprono per tutti, anche sconosciuti

LORENZAGO. La veduta migliore è dai balconi delle case che si affacciano sulla piazza. La famiglia Tonolo ha aperto la propria casa a chi vuole dare uno sguardo alla folla che prima partecipa alla messa poi ascolta il Papa. I Tonolo sono villeggianti, arrivano da Mirano in provincia di Venezia, ma sono almeno 15 anni che hanno preso casa a Lorenzago. Hanno aperto la casa a tutti, giornalisti compresi. Hanno una sola lamentela: «Ci vogliono i bagni chimici, con tanta gente presente. Molti sono venuti a chiedere a noi di poter andare in bagno». Colpisce, tra i fedeli, la grande presenza di turisti. Chi viene di solito in Cadore per le vacanze non ha voluto mancare all’appuntamento più importante dell’estate. Come i signori Bettella di Maserà di Padova. Anche loro, a Lorenzago, sono di casa. Infatti per dieci anni hanno tenuto l’albergo Stella Alpina. Sono arrivati in camper giovedì scorso, se ne andranno nei prossimi giorni, diretti in Russia. Una benedizione, con un viaggio del genere, ci sta tutta.
Vicino a loro ci sono alcune persone che arriva da Voltago: «Siamo una decina - dicono - organizzati dal parroco». Cappellino in testa e macchina fotografica in mano, come le altre cinquemila - seimila persone che si sono affollate attorno alla chiesa.

© Copyright Corriere delle Alpi, 23 luglio 2007


IL TRAFFICO

Il gran lavoro dei volontari

LORENZAGO. Applaudono entusiaste le suore che sono in questi giorni a Pralongo di Zoldo per il Capitolo generale (le elezioni). Sono in 35 arrivate da tutta Italia. Il Papa le ha appena ricordate nel suo messaggio dopo l’Angelus. Applausi dal gruppo di Sarmede, anch’esso ricordato, un boato sale dai ragazzi di Bibione, quando si rendono conto di essere nel prestigioso elenco che il papa legge..
Tanti gruppi sono arrivati da fuori, e naturalmente tantissimi bellunesi sono giunti a Lorenzago da tutte le parrocchie. Pochi i cartelli che indicano le varie comunità. Riconosciamo quelli di Trichiana e quelli della parrocchia di Santa Giustina (oltre al cartello anche un foulard giallo attorno al collo).
Sono arrivati alla spicciolata in auto. Qualcuno in pullman come l’Unitalsi di Belluno. E poi ci sono i volontari che stanno lavorando per fare viabilità, per dare informazioni, per distribuire bottigliette d’acqua (assolutamente indispensabili in questa calda giornata di luglio).
Ci sono anche i volontari della Croce bianca di Cortina, che con la loro ambulanza portano in ospedale il fratello di Albino Luciani, dopo il malore.
Tra i volontari della protezione civile troviamo quelli dell’Ana di Belluno, che provengono dai vari gruppi. Al termine di una mattinata di lavoro e fatica, tutti sono pronti per la foto ricordo.
Curiosa e riuscita l’iniziativa dell’Amico del Popolo. Il settimanale diocesano ha messo tutti in fotografia. Chi passava davanti alla postazione veniva fotografato e la sua foto diventava quella principale della pagina del settimanale dedicata all’evento. Un ricordo che in molti hanno portato a casa. Centinaia le pagine personalizzate che sono state stampate in pochi secondi.
La grande giornata di Lorenzago si conclude attorno alle 14, quando vengono tolte le transenne e le auto si incolonnano lungo le strade in uscita da Lorenzago. Nei boschi attorno al paese molti si sono fermati per un pic nic all’ombra in una giornata assolutamente perfetta.
Le nuvole e la pioggia sono arrivate solo più tardi sulle Dolomiti.

© Copyright Corriere delle Alpi, 23 luglio 2007


I CARTELLI

LORENZAGO. «Amiamo te e la chiesa» c’è scritto in portoghese su uno striscione. Lo tengono alto dei giovani brasiliani, uno dei quali si chiama Urbano Zago. Il cognome indica la chiara origine veneta. E infatti è uno dei brasiliani di origine bellunese che sono tornati a vivere in provincia. Poco lontano la riproduzione di un quadro, sempre ben visibile: «Si tratta - ci spiegano - della riproduzione di un quadro su San Pietro, regalato al Papa da Kiko Arguello, iniziatore del cammino neocatecumenale». Arguello era presente ieri a Lorenzago ed è salito sul palco dove ha stretto la mano al Papa.
Qua e là si alzano gli stendardi dell’Unitalsi. C’è quella di Belluno, ma anche l’Unitalsi di Bolzano: «Siamo in dodici - raccontano - siamo venuti con cinque malati». L’Unitalsi si occupa di accompagnare i malati nei pellegrinaggi.
Più piccolo il cartello «Il Cadore saluta Papa Ratzinger». Alla fine della cerimonia qualcuno lo ha lasciato piantato in una aiuola.
Sulle case dietro al palco c’è un lungo striscione: «E come un’eco le tue preghiere risuonano tra i nostri monti».
Altro cartello ben visibile: «Gli studenti di Lodz salutano il papa», circondato da un gruppo di giovani. C’è chi si accontenta di un grande foglio con su scritto «Benedetto mi piaci già molto» [SM=g27838] [SM=g27836] [SM=g27838] [SM=g27836] [SM=g27838] [SM=g27836] [SM=g27838] [SM=g27836] [SM=g27838] [SM=g27836] . E chi alza un grande striscione con «Belluno presente».
E poi c’è «Stella mattutina Gorizia saluta il Papa». Scopriamo che ad innalzarlo sono i partecipanti ad una colonia estiva nel soggiorno alpino dei gesuiti di Gorizia, una quarantina di persone in vacanza in Cadore.
Come pure i 100 ragazzi della scuola Cesarolo di Bibione che sono in colonia a Calalzo e che il Papa saluta direttamente.

© Copyright Corriere delle Alpi, 23 luglio 2007


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24/07/2007 00:39
 
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Da Petrus


Piacevole fuori programma: Benedetto XVI si ferma a salutare i vigili del fuoco di Seattle

LORENZAGO DI CADORE - Visita fuori programma di Benedetto XVI alla chiesetta dedicata alla Madonna della Liberazione che si trova subito fuori l'abitato di Lorenzago. La vettura che riportava il Pontefice al castello di Mirabello si e' infatti fermata davanti alla chiesetta dove era in attesa un gruppetto di vigili del fuoco di Seattle. I quattro pompieri (con i loro familiari) sono arrivati dagi Stati Uniti in Cadore per coadiuvare i forestali del Veneto nella prvenzione degli incendi e collaborare cosi' ai servizi organizzati per le vacanze del Papa, che per questo ha voluto ringraziarli.

24/07/2007 18:54
 
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Dalla Radio Vaticana...

In questi giorni di riposo nel Cadore, Benedetto XVI ha anche incontrato in diverse occasioni residenti e villeggianti. Si è trattato sempre di incontri molto spontanei e semplici avvenuti, in genere, nel tardo pomeriggio durante le sue passeggiate. Anche ieri il Papa ha salutato e scambiato qualche battuta con alcune persone. Il servizio di Amedeo Lomonaco:



Benedetto XVI ha lasciato ieri sera la villetta di Lorenzago per raggiungere il lago del Centro Cadore. Lungo la strada che costeggia lo specchio d’acqua, all'ombra dei boschi di conifere, il Papa ha recitato il Santo Rosario. Nei pressi della chiesa della Madonna della Salute, Benedetto XVXI ha poi incontrato alcuni ciclisti e podisti che percorrevano il lungolago. Ascoltiamo la testimonianza di uno di loro, Marcello De Deppo:


R. - Io sono andato, come al solito, a fare una passeggiata lungo il lago, non sapendo certamente di dover incontrare il Papa. Ad un certo punto, ho visto una veste bianca che veniva avanti: “Non sarà per caso il Papa?”, ho detto tra me e me. L’ho visto a 50 metri e mi sono messo un po’ in disparte e ho messo le mani giunte al petto. Lui mi ha visto, si è diretto verso di me e il segretario ha detto al poliziotto: “Lasci, lasci andare”. Allora si è rivolto verso di me, io sono andato avanti e ho detto: “E' il Signore che ci ha fatto incontrare”. E lui ha risposto: “La Provvidenza divina è grande”. Per me è stata un’emozione indescrivibile, perché sono anche molto religioso. Sono passato all’improvviso dai pensieri della passeggiata all’incontro, inaspettato, con il Santo Padre. Mi sono veramente emozionato. Per tutta la notte ho pensato al Papa…


Durante la passeggiata intorno al lago, il Papa si è fermato per salutare anche una donna, Rosanna Coffen, che descrive così l’emozione per questo inaspettato incontro con il Santo Padre:


R. - Quando siamo arrivati vicino al campo sportivo, c’erano due poliziotti e gentilmente - perché sono delle persone molto gentili anche le guardie del corpo - mi hanno detto: “Signora, se vuole, può passare a piedi”. Quando sono arrivata quasi vicino al capitello della Madonna del Suffragio, ho visto una persona vestita di bianco in mezzo agli alberi che veniva verso di me e mi sono resa conto che era il Santo Padre. Mi sono emozionata tantissimo perché il Santo Padre mi è venuto lui stesso incontro e mi ha detto: “Anche lei signora sta passeggiando?” ed io ho risposto di “sì”. Gli ho baciato la mano e mentre stavo per inginocchiarmi, lui mi ha fatto segno di rimanere alzata. Dopo, padre Georg mi ha dato la coroncina del rosario. E’ stata un’emozione grandissima che penso di non poter provare più nella mia vita.


Al ritorno, il corteo papale ha attraversato il comune di Domegge, dove si trova il lago, ed è quindi tornato a Lorenzago. Qui, Benedetto XVI ha salutato le persone che lo attendevano lungo la strada: ha accarezzato la testa di alcuni bambini, ha benedetto i presenti e, quindi, è rientrato nella villetta.


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Furto ai danni di un giornalista alla vigilia dell’Angelus di domenica 15 luglio

Rubano un pass, allarme rosso

Ritrovato da marocchini che l’hanno subito restituito

PIEVE DI CADORE. Allarme della sicurezza intorno al papa, per il furto, avvenuto il 14 luglio, di un pass della sala stampa vaticana per gli operatori dell’informazione che possono avvicinare Benedetto XVI. Allarme rientrato grazie ad una famiglia di immigrati marocchini che l’ha rintracciato. Dell’episodio si è venuti a conoscenza solo ieri.
L’inviato dell’agenzia Ap, Paolo Santalucia, è stato derubato in un’area di sosta vicino al Piave, tra Castellavazzo e Termine di Cadore, di uno zaino e di un marsupio contenente il portafoglio, una macchina fotografica e lo speciale pass vaticano, che viene concesso dopo un sacco di verifiche. Documento conservato gelosamente da giornalisti, fotografi e cameramen, perché consente di avvicinarsi al pontefice. Santalucia aveva in macchina anche computer e telecamere. Materiale necessario per riprendere l’Angelus del 15 luglio.
«Ci siamo fermati per una ventina di minuti ed il furto è avvenuto all’interno dell’auto», riferisce il giornalista. Immediata la denuncia ai carabinieri di Pieve di Cadore. E altrettanto immediato l’allarme delle forze dell’ordine in tutto il Cadore. Il timore era che qualche malintenzionato, se non addirittura terrorista, si potesse avvicinare al papa, tra i fedeli trevigiani. Il pomeriggio stesso, per fortuna, il materiale veniva rintracciato in un’area di Ospitale di Cadore, un parco dove una famiglia di marocchini aveva condotto i propri figli a giocare. «Non ho dormito tutta la notte perché capivamo che quel materiale era delicato, soprattutto il pass», ha testimoniato la signora alllo stesso giornalista. «La mattina dopo, di buon’ora, mio marito ha portato quanto trovato ai carabinieri di Longarone. Cessato allarme, pochi minuti prima dell’Angelus al Mirabello. «Ho ritrovato tutto e sono andato espressamente a ringraziare quella famiglia di marocchini», conferma Santalucia. «Mi hanno rubato solo 20 euro e la carta di credito, da cui hanno prelevato 250 euro. Ovviamente li ho in qualche modo compensati, anche se loro non volevano. E non finivano di ringraziarmi». (fdm)

© Copyright Corriere delle Alpi, 24 luglio 2007


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Apprensione per un elicottero

Gli ultimi cinque giorni all’ombra delle Dolomiti

LORENZAGO. Si si è pensato al peggio, l’altra notte verso le 3.40, quando un elicottero del Suem ha volteggiato sul paese, svegliando parecchi residenti e villeggianti. Scorgendo le luci del velivolo sopra il bosco del Mirabello, c’è chi ha cominciato a preoccuparsi. Poco istanti dopo, infatti, alcuni fuoristrada color nero hanno attraversato il paese e davanti all’albergo Trieste, in strada, si è verificata una certa animazione.
«Nulla di grave, almeno da parte del Suem», ha tranquillizzato, subito dopo l’alba, il primario Angelo Costola. «Anch’io sono stato risvegliato dall’elicottero. Che è arrivato a Lorenzago perché questa è la rotta per Pieve di Cadore».
Ultimi cinque giorni di vacanza del papa in Cadore. La giornata è rimasta soleggiata, ma hanno cominciato a materializzarsi le prime nuvole.
Che cos’è? Il dono dell’associazione Organi Storici in Cadore ha incuriosito il papa. Che ha chiesto: «Che cos’è?», riferendosi al cofanetto in legno che gli è stato presentato nel dopo Angelus di domenica. «Santità, ci sono contenuti otto Cd di altrettanti concerti d’organo», gli è stato spiegato. L’opera doveva essergli presentata dal direttore artistico Renzo Bortolot, organista oltre che sindaco di Zoppé, ma questi ha dovuto rinunciare e il dono è stato portato al papa da un rappresentante della Magnifica. Benedetto XVI, cui piace la musica, si è subito incuriosito e ne ha estratto uno dal cofanetto, apprezzando il dono, come personale. I concerti sono stati registrati a Borca, Vigo, Valle, San Vito, Candide ed Auronzo. Sabato scorso, fra l’altro, sono stati festeggiati i primi 250 anni dell’organo più vecchio della provincia di Belluno, quello di Vigo di Cadore. Durante l’illustrazione dello strumento sono stati eseguiti da Luigi Scopel alcuni brani. Singolare l’inserimento anche di una componente come la fisarmonica. Ha presentato l’appuntamento Giuseppe Patuelli.
Do-re-mi di delusione. E’ stato un villeggiante di Lorenzago, con casa di strumenti musicali a Mirano, a rendere disponibile il pianoforte a mezzacoda sui quale si diletta il papa con musiche di Mozart, Chopin e Liszt. Una disponibilità molto gradita dal pontefice e dai suoi più stretti collaboratori. Ma il donatore è rimasto deluso, per la seconda volta: neppure domenica all’Angelus è stato ammesso al baciamano. La prima delusione l’aveva ricevuta dal mancato invito all’incontro con il papa di sabato 14 luglio, al pomeriggio.
Base Usa. Era della Base Usa di Vicenza, tanto contestata per il raddoppio, il mezzo antincendio benedetto domenica dal papa a Villa Piccola. Nell’occasione Ratzinger ha salutato alcuni vigili del fuoco statunitensi. La circostanza è trapelata solo in serata. Anche per qualche malumore tra i vigili del fuoco italiani che avrebbero desiderato pure loro una benedizione.
Padre Lombardi. Padre Federico Lombardi in edizione inedita: di corista. Al termine di una serata, a base di porchetta e prosecco, in una baita di Lorenzago, organizzata da alcuni componenti della Schola Cantorum, con il maestro Piazza alla fisarmonica (sua la scultura in ferro donata dalla parrocchia al papa, all’Angelus di domenica), il direttore della sala stampa vaticana si è esibito in una quarantina di canzoni, accompagnato dai suoi più stretti collaboratori. Il gruppo era ovviamente ristretto. Padre Lombardi non si è sottratto ad alcun motivo accennato da Piazza, neppure a quelli più goderecci. La serata in musica ha attraversato lo Stivale. (fdm)

© Copyright Corriere delle Alpi, 24 luglio 2007


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Re: Dal blog di Lella...
Paparatzifan, 24/07/2007 19.34:


Apprensione per un elicottero

Gli ultimi cinque giorni all’ombra delle Dolomiti

LORENZAGO. Si si è pensato al peggio, l’altra notte verso le 3.40, quando un elicottero del Suem ha volteggiato sul paese, svegliando parecchi residenti e villeggianti. Scorgendo le luci del velivolo sopra il bosco del Mirabello, c’è chi ha cominciato a preoccuparsi. Poco istanti dopo, infatti, alcuni fuoristrada color nero hanno attraversato il paese e davanti all’albergo Trieste, in strada, si è verificata una certa animazione.
«Nulla di grave, almeno da parte del Suem», ha tranquillizzato, subito dopo l’alba, il primario Angelo Costola. «Anch’io sono stato risvegliato dall’elicottero. Che è arrivato a Lorenzago perché questa è la rotta per Pieve di Cadore».

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Ma poi si è scoperto il perchè di quegli spostamenti notturni? [SM=g27833]


24/07/2007 22:25
 
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Re: Dal blog di Lella...
Paparatzifan, 24/07/2007 19.34:


Apprensione per un elicottero

Gli ultimi cinque giorni all’ombra delle Dolomiti

Base Usa. Era della Base Usa di Vicenza, tanto contestata per il raddoppio, il mezzo antincendio benedetto domenica dal papa a Villa Piccola. Nell’occasione Ratzinger ha salutato alcuni vigili del fuoco statunitensi. La circostanza è trapelata solo in serata. Anche per qualche malumore tra i vigili del fuoco italiani che avrebbero desiderato pure loro una benedizione.

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Hm...Speriamo non ci siano polemiche...



25/07/2007 21:55
 
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Lorenzago. Ferree misure di sicurezza, anche se Ratzinger si «offre» volentieri alla gente

Castello, casa e parco sono «extraterritoriali»

LORENZAGO. Nessuno lo sapeva. Almeno a livello popolare. Ma in provincia di Belluno c’è un luogo di extraterritorialità. E’ dove dorme il papa e l’area circostante. Nel caso specifico non tanto il castello Mirabello ma la casa di vacanza dei vescovi di Treviso, il giardino, il bosco ed il parco recintati da una rete di due metri, mascherata, in parte elettrificata.
Al suo interno l’unica autorità è quella vaticana. L’extraterritorialità finirà alle 17 di venerdì 27 luglio.

Venerdì prossimo. Il papa lascerà Lorenzago venerdì 27 luglio, non più alle ore 17.30, come anticipatamente annunciato, ma alle 17. Attraverserà Lorenzago in auto per salire sull’elicottero che lo porterà a Treviso, presso i campi da tennis.

Sicurezza. Ferrea la sicurezza intorno al papa. Ma non pesante. E quasi invisibile quella delle forze dell’ordine. La preoccupazione della Gendarmeria vaticana e della polizia italiana è che si ripetono - come si è stato riferito ieri a margine dell’incontro di Auronzo - episodi come quello accaduto in piazza San Pietro, con un improvviso “arrembaggio” a Benedetto XVI da parte di uno dei presenti. E’ per questo motivo che il papa non si ferma in piazza a Lorenzago, al rientro dalle passeggiate; che domenica scorsa, all’Angelus, è arrivato in macchina fino sulla porta della chiesa; e che altrettanto è accaduto ieri ad Auronzo, mentre il programma prevedeva il suo arrivo davanti alla scalinata.

Papa in posa. Benedetto XVI in posa? Proprio così, o quasi. Quando Benedetto XVI si è trovato, l’altra sera, sul ponte del lago di Centro Cadore, in comune di Domegge, e si è soffermato sulla protezione per osservare le acque dal lato di Lorenzago, è stato invitato a girarsi per i fotografi. Che peraltro lo avevano ripreso alle spalle. Senza difficoltà e con un sorriso, Benedetto XVI ha eseguito “l’ordine”. A disposizione dei fotografi è rimasto per una decina di minuti, senza batter ciglio, con una cortesia unica. «Ah, questi fotografi», ha solo esclamato all’inizio delle riprese. Curiosa la missione dei fotoreporter. Sono stati portati sul posto un’ora prima dell’arrivo del pontefice, senza indicazione di dove sarebbero stati dislocati e i loro cellulari dovevano essere spenti. Motivi di sicurezza, anche questi.


Ahhhh, vanitosetto!!!! [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836] SMACK [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800] [SM=x40800]


La montanara. Tra gli 11 brani del Concerto offerto dal vescovo di Belluno-Feltre, mons. Giuseppe Andrich, al papa, sembra che il brano che ha più colpito Benedetto XVI sia stata “La montanara”, da lui stesso conosciuto e, a quanto pare, cantato anche nella sua Baviera. Ambienti vicini al papa ammettono che non sarebbero dispiaciuti altri brani così popolari. Il repertorio scelto, invece, è stato di alta qualità, e apprezzato soprattutto dagli addetti ai lavori.

Birreria Pedavena. Numerosi, forse troppi, i doni offerti al papa in ogni circostanza. E’ una dimostrazione di affetto. Ma anche di eccesso. Tra i più significativi - e peraltro non ufficializzati - quello del personale della Birreria Pedavena. La rappresentante dei lavoratori ha chiesto a Benedetto XVI che “preghi” perché l’azienda, salvata in extremis dalla chiusura, possa prosperare. A Benedetto XVI sono stati donati anche degli occhiali, che lui, piuttosto divertito, ha provato sul momento. (fdm)

© Copyright Corriere delle Alpi, 25 luglio 2007


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Sant’Orsola, subito una messa di ringraziamento

I bambini della materna cantano in coro: «Sempre col papa, fino alla morte»

di Francesco Dal Mas

VIGO DI CADORE. Nuovi particolari sull’improvvisa visita del papa alla storica ed artistica chiesa di Sant’Orsola a Vigo di Cadore, dove ieri sera don Andrea Constantini, il parroco, ha celebrato una messa di ringraziamento per lo “straordinario evento”. «Prima di entrare in chiesa», racconta il parroco, «il papa si è soffermato a guardare gli affreschi esterni ed una volta all’interno si è raccolto in preghiera sull’inginocchiatoio. Successivamente, seduto su una poltrona, ha ascoltato l’illustrazione della storia della santa ed il ciclo pittorico contenuto nella chiesa».
Sant’Orsola è la prima tappa dell’itinerario fra i tesori d’arte nelle chiese del Bellunese, ideato ancora da mons. Vincenzo Savio. In chiesa sono rimasti il papa, il segretario don Georg, il parroco don Constantini che, ripresosi dall’emozione, ha dialogato a lungo con Benedetto XVI. Il santo padre ha avuto parole di ammirazione per gli affreschi. «Sono meravigliosi», ha detto. «Non avrei mai pensato di trovare un tesoro d’arte così prezioso in un piccolo paese di montagna, molto ben conservato». Il papa è rimasto contento di sapere che viene celebrata la messa ogni lunedì e si è augurato che la chiesa non sia ridotta ad essere un museo. «Di tutti gli affreschi», riferisce ancora don Andrea, «il papa ha ammirato soprattutto la pregevole crocifissione con tutti i suoi particolari, definendola egli stesso di stile giottesco. Ha detto che neanche a Colonia ci sono affreschi così belli di Sant’Orsola».
Conversando con don Andrea, Ratzinger ha chiesto notizie sulla parrocchia. «Ha 1300 abitanti», gli è stato risposto, «è più grande di Lorenzago. La Pieve compie 800 anni nel 2008. Fino a metà dell’Ottocento era la chiesa madre di Lozzo e Lorenzago». «Da quanti anni è parroco?», gli ha chiesto il papa. «Da 8 anni, santità», gli ha risposto don Andrea. Il papa, di rimando: «Lei, pur così giovane, in pratica ha sempre fatto il parroco». «Nei primi anni ho assistito il vecchio pievano ammalato, che abbiamo portato all’incontro di Auronzo in carrozzella». «Mi ricordo, l’ho visto», ha ammesso il segretario don Georg. Di nuovo il papa: «La gente va a messa?». «Sì, abbastanza», ha risposto, quasi imbarazzato, il parroco, «più che negli altri paesi». Sempre parlando delle opere d’arte, don Andrea ha spiegato che l’altare è di tipo tedesco, ha la firma di Michele Parth. All’esterno, il caloroso saluto dei bambini della scuola materna e dei chierichetti che gli hanno cantato: “Sempre col papa, fino alla morte”. Don Andrea ha chiesto una benedizione: «Preghi per me, santità, e per la mia comunità». Il papa: «Anche voi pregate per me». (fdm)

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Le parole e gli incontri di Benedetto XVI

Il Cadore conquistato da quell'ospite gentile

Salvatore Mazza

Ma che brava persona. Senza punto esclamativo alla fine, cantilenato nella dolcezza della cadenza cadorina, a esprimere non una sorpresa, ma una constatazione: Ma che brava persona. Che non è il contrario di "cattiva persona", ma qualcosa di completamente diverso. È uno che volentieri inviteresti a casa tua, perché sai che con lui ti puoi sentire a tuo agio, ti piace, e puoi offrirgli un bicchierino di qualcosa (magari aranciata?) e qualche pasticcino. Senza formalità. E parlare.

Papa Ratzinger è quello che non ti aspetti. Sempre se stesso. Con la sua dolce timidezza a frenarlo tra la folla, e di una gentilezza disarmante a tu per tu. Sembra avere quasi paura di disturbare, così com'è incapace di disinvolture. Ma è regolarmente il primo ad avvicinarsi e a chiedere: «Come sta?», sempre col "lei". Accogliente. Garbato. Semplice. Lorenzago di Cadore, come a suo tempo la valdostana Introd, l'ha scoperto nel piccolo dei suoi pochi tetti, e nuovamente rivelato al mondo. Innamorandosi del suo ospite.

Brava persona si declina in molti modi. I preti dicono «è come parlare col mio vescovo». I bambini, ai quali Benedetto si accosta come un nonno paziente, traducono lo stesso concetto con «è proprio simpatico», che poi detto da loro è davvero il massimo. Chiunque abbia l'occasione, o solo la fortuna, di trovarselo di fronte faccia a faccia, dice la stessa cosa. Si chiami George W. Bush o Lino Fontanive, il pensionato con la Baita di Stabie che quando se l'è visto davanti s'è fatto scappare una colorita espressione di stupore e poi gli ha offerto un bicchiere sulla veranda, con la moglie Celestina a servirli e a borbottare davanti al Papa «...me lo scusi questo marito mio...».
Momenti da ricordare, figuriamici da vivere. E vengono in mente le parole che il Papa gentile ha detto ai preti di Belluno-Feltre e di Treviso, parlando dell'"umanità" del prete. Quando ha raccontato che no, lui non è mai stato un grande sportivo «ma magari andare in montagna mi piaceva quando ancora ero più giovane». E che bisogna giocare a pallone così come studiare le Sacre Scritture, e non si può sempre vivere «nella meditazione alta» perché «normalmente viviamo con i piedi per terra e gli occhi verso il cielo». Soprattutto, quando li esortava a essere sempre «pastori del gregge» loro affidato dal Signore, e non diventare «burocrati sacri», a non perdere mai «la vicinanza con la gente».
È quello che Papa Benedetto ha mostrato in questi giorni. Nello stile - qualcuno l'ha definito "monastico" - in cui ha trascorso le sue vacanze a Lorenzago. Studio, preghiera, visite nei piccoli luoghi cari alla religiosità di questa valle, chiese minuscole o semplici edicole, o un crocifisso nel bosco. E pronto sempre a fermarsi con chi si trovava, per caso, a passare. Un Papa che non vuole essere un «burocrate sacro». Vicino alla gente. Sempre se stesso. Sempre lo stesso, timido cardinale Ratzinger che andava a piedi in ufficio e che, se lo incrociavi a Borgo, era il primo a scoprirsi la testa e a chiedere: «Come sta?». Un Papa gentile. Ma che brava persona.

© Copyright Avvenire, 28 luglio 2007


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Tutti i personaggi della lunga vacanza tra le Dolomiti

In prima fila da padre Georg al sindaco Tremonti ai vescovi Andrich e Mazzocato

FRANCESCO DAL MAS

Andrich. Il vescovo di Belluno-Feltre, mons. Giuseppe Andrich, ha ottenuto dall’organizzazione vaticana e da quella trevigiana ciò che i bellunesi ed i cadorini si aspettavano dalla vacanza di questo papa: un’attenzione specifica anche per loro. C’era infatti il rischio che il soggiorno fosse treviso-centrico. L’Angelus in piazza a Lorenzago, l’incontro dei preti ad Auronzo, il concerto dei cori in castello ha avuto una precisa impronta bellunese.

Bratti. Don Giuseppe Bratti è stato il “portavoce” del Vaticano in questi giorni di vacanza. Ha svolto egregiamente il ruolo che gli era stato affidato: non svelare nulla. Magari controvoglia, perché lui stesso sapeva che i giornalisti già tutto sapevano di quanto lui non era nelle condizioni di rendere noto.

Costola. Il primario del Suem, Angelo Costola, si è fatto in tre: coordinando il servizio sanitario, comportandosi da lorenzaghese, e quindi “svelando” quanto poteva conoscere da lorenzaghese, e vestendo i panni dell’amministratore. Senza mai tradire la privacy e la deontologia professionale, ha riferito (e tranquillizzato) sul carabiniere colpito da una scarica di fulmine, sulle condizioni di Berto Luciani, sulla ricognizione dell’elicottero notturno.

De Bernardin. Dalla gestione della sicurezza a Lorenzago si capisce perché la dottoressa De Bernardin ha meritato la promozione. Ha infatti governato più di 200 tra poliziotti, carabinieri, finanzieri, forestali senza dare assolutamente l’impressione che il paese di Lorenzago fosse sotto assedio. Non uno screzio è intervenuto, come invece è accaduto tra la popolazione, gli operatori dell’informazione e la gendarmeria vaticana. Con saggezza De Bernardin ha promosso la compartecipazione delle diverse forze ai diversi servizi.

Escursioni. De Nicolò, il Corpo forestale dello Stato, i Servizi forestali della Regione sono stati i primi collaboratori del Vaticano per queste vacanze del papa. Gli uomini di De Nicolò e di Munari nutrono un pizzico di delusione, anche se non lo ammettono: avevano preparato dei sentieri d’alta montagna per Benedetto XVI, davvero panoramici. Il papa ha preferito rimanere in valle.

Fontanive. Lino Fontanive è l’ex pescivendolo del Cadore che ha avuto la fortuna di avere in casa, pardon in baita, il papa a Stabie. «Qui è un paradiso», gli ha riconosciuto Ratzinger che da Fontanive è stato addirittura abbracciato e accarezzato sulla schiena. Per farsi raccontare questa singolare esperienza basta salire sul monte Rite, dove Fontanive dà una mano al Rifugio Dolomites. La seggiola in legno che si trova all’esterno della sua baita ha offerto sollievo non solo a Ratzinger, ma anche a Wojtyla. Fontanive la custodisce come una reliquia. Chissà se accetterà la proposta di portarla al museo di Wojtyla a Lorenzago?

Giani. Si sono arrabiati, quelli della Gendarmeria vaticana, perché abbiamo scritto che la popolazione si lamentava del fatto che transitavano a velocità eccessiva per Lorenzago e soprattutto rendevano invisibile il papa. Bisogna riconoscere che la sera stessa in cui l’articolo è uscito, Benedetto XVI, che pure desiderava l’incontro con la gente, si è fermato a lungo a Vigo di Cadore, per visitare la chiesa di Sant’Orsola, ed ha avuto l’opportunità di un contatto con residenti e villeggianti a Lorenzago, poiché il corteo si è fermato ripetutamente. Molto apprezzata la cortesia del comandante Giani, meno la scortesia di qualche suo uomo che è arrivato a minacciare una troupe Rai.

Incendio. Chi si ricorda più l’incendio all’ex sede della scuola materna? E’ esploso nei primi giorni di vacanza del papa. I primi ad intervenire sono stati i vigili del fuoco volontari. Davvero provvidenziali. Il Comune ha assicurato una rapida ristrutturazione.

Lombardi. Padre Federico Lombardi è il direttore della sala stampa vaticana. Ha commentato in tivù la vacanza del papa, a margine degli Angelus. Ha fatto una sintesi puntualissima per i giornalisti di un’ora e tre quarti di conversazione tra Benedetto XVI e 450 preti, ad Auronzo. Si è rivelato uomo di compagnia ed appassionato di canti popolari, come l’hanno potuto “sperimentare” quanti hanno partecipato ad un incontro in baita a Lorenzago, a base di squisita porchetta.

Mazzocato. Mons. Andrea Bruno Mazzocato è il vescovo di Treviso. Ha il merito di aver fatto pressing per portare Benedetto XVI a Lorenzago e di aver sostenuto l’onere maggiore. Complessivamente la vacanza del papa può essere costata intorno al milione di euro (senza contare le spese della sicurezza). Ma gran parte di questo investimento resta a Lorenzago, che si è presentato come un salotto. «La promozione internazionale che il Veneto ha ricevuto», afferma l’assessore De Bona, «sarebbe costata 10, forse 20 volte di più».

Nonni. Nonni con bambini. A cominciare dall’assessore Giuseppe Trucco di Lozzo. Queste le figure che Benedetto XVI ha trovato più frequentemente nelle sue passeggiate. Nonni che, come nel caso di Trucco, sono anche amministratori pubblici che vorrebbero assicurare all’illustre ospite di ricordarlo attraverso targhe o qualcosa di simile. «No, no, lasci stare», si è sentito dire Trucco dal papa.

Ospitalità. Più ospitali Lorenzago ed il Cadore della Valle d’Aosta? Negli ambienti vaticani non vogliono ovviamente fare paragoni, ma si sa che il papa ed i collaboratori hanno apprezzato moltissimo l’ospitalità loro offerta. Perché attraversata spesso dall’entusiasmo. Una scossa che ha fatto triplicare le presenze turistiche in Centro Cadore.

Parroci. Schivo il parroco di Lorenzago, don Sergio De Martin, che ha ricevuto un migliaio di richieste, anche le più strane, di persone che desideravano incontrare personalmente il papa. Determinato il parroco di Vigo di Cadore, don Andrea Constantini, nel cercare l’occasione per portare il papa alla Chiesa di Sant’Orsola. Ancora con l’emozione addosso i parroci di Auronzo e di Danta per la visita di Benedetto XVI. Visite che in qualche caso venivano annunciate solo 20, 30 minuti prima. Come è accaduto a Lozzo di Cadore, dove il parroco ha consegnato le chiavi della Madonna di Loreto, ma rinunciando all’appuntamento col papa perché allo stesso orario aveva la messa da celebrare.

Quotidiani. L’edicolante di Lorenzago ha lavorato in tre settimane come per tutto l’anno. Nel senso che Ermagora Costola, questo il suo nome, si alzava alle 5 del mattino per preparare la distribuzione dei giornali. L’assalto avveniva ancor prima delle 7, a cominciare dalla predisposizione delle mazzette per il papa e la gendarmeria, ovviamente distinte. Una decina di quotidiani, a cominciare dai locali, letti attentamente dal segretario di Benedetto XVI, don Georg, e dal capo delle guardie vaticane, Giani.

Reporter. I giornalisti hanno ricevuto eccellente accoglienza, ma in taluni casi hanno avuto la sensazione di essere considerati e trattati solo dei “rompi”. Sono stati immotivamente esclusi da appuntamenti che non erano assolutamente privati, come il concerto dei cori o l’incontro con il consiglio comunale o quello con i sindaci del Cadore. Di cui, comunque, hanno riferito. E di cui i protagonisti avevano piacere che si riferisse.

Segretario. Mons. Georg, il segretario del papa. E’ stato fotografato quanto il suo “principale”. Come pure l’autista del papa. Don Georg ha avuto parole straordinarie per l’ambiente di Lorenzago e del Cadore. Ha dichiarato di essersi trovato in presenza di una sinfonia musicale, tra casa, montagne, boschi, paesi, laghi, valli. Lui avrebbe desiderato portare Benedetto XVI in vacanza in Germania. Lorenzago lo ha apprezzato per il messaggio del papa portato al concerto a lui dedicato in occasione di San Benedetto. Qualche vaticanista l’ha tradito svelando, seppur molto parziamente, i contenuti di una cena “riservatissima” svoltasi a Laggio di Cadore, in cui don Georg aveva dato l’impressione di essere insofferente dei vincoli ritenuti eccessivi della sua vita in Vaticano; l’impossibilità, ad esempio, di andare a sciare. In un’intervista ad un quotidiano tedesco, rilasciata in questi giorni, don Georg afferma che è saggio contrastare l’Islam in Europa (all’opposto, invece, si è pronunciato il papa ad Auronzo) ed ammette di ricevere “di tanto in tanto” lettere a’amore. Neppure una virgola, invece, sull’assistente di camera del papa a Lorenzago, Angelo Gugel, trevigiano di Miane. E’ in pensione, ma ben volentieri ha sostituito il suo... sostituto

Tremonti. Quasi una saga, quella dei Tremonti. Mario Tremonti è il sindaco di Lorenzago. Ha protestato perché in un libro fotografico curato dalla parrocchia il suo predecessore, Nizzardo Tremonti, è stato immortalato da ben tre foto, lui da nessuna. Eppure le prime due volte di Wojtyla l’avevano visto come protagonista. Si è fatto in quattro, comunque, per l’accoglienza del papa. E’ soddisfatto per il sostegno di tutta la giunta. L’assessore Rocchi distribuisce perfino le corone del rosario. L’ex sindaco Nizzardo Tremonti, una vera risorsa, ha organizzato il ricordo di don Sesto Da Pra, il mitico parroco di Lorenzago. Ha stigmatizzato l’abbandono da parte del sindaco della serata di presentazione del libro fotografico su Lorenzago. Giulio Tremonti, l’ex ministro, ha partecipato all’Angelus a Lorenzago, ha chiesto una corona del rosario, ha esposto la bandiera americana. Giuliana Tremonti ha avuto la (s)fortuna del palco del papa sotto i balconi di casa per l’angelus del 22 luglio. A decine i Tremonti che hanno incrociato il papa in passeggiata.

Ultimi. E’ proprio vero che gli ultimi saranno i primi. Prendiamo Alviano, “il Paolini del Cadore”. Si è fatto notare per il suo abbigliamento e per l’intraprendenza. Era l’ultimo a sapere dove il papa si recava in passeggiata. L’ha sempre intercettato e, spesso, salutato. Silvano Dolmen di Vigo era l’ultimo ad essere informato da giornalisti sulle uscite di Benedetto XVI, era il primo a dare i suggerimenti sulle destinazioni. Gli Schiavinato con casa all’incrocio della seconda salita al Mirabello: erano gli ultimi a veder rincasare Benedetto XVI, ma i primi a vederlo uscire. E lo facevano sapere.

Volontari. Un nome per tutti. Marco D’Ambros. Dalla parrocchia, al campanile, al museo, Marco e i suoi amici hanno garantito l’animazione del paese in questi giorni. Gestendo il museo, preparando le cerimonie in chiesa, suonando a mano il “campanoto”. Insieme a loro va citata la “Schola cantorum” che si è prodotta in decine di esibizioni. Un po’ delusi, quelli del museo, per la mancata visita del papa. E fa sorridere la motivazione di taluni: nel museo di Wojtyla manca una foto di Ratzinger. Ci sono però le medaglie coniate per l’occasione da Massimo Facchin.

Zandegiacomo. Bruno Zandegiacomo è il sindaco di Auronzo. «E’ stato un grande onore avere in visita ufficiale un papa. E insieme a lui due vescovi e 450 preti». Soddisfatti, comunque, lo sono tutti i sindaci del Cadore. «La vacanza del papa», afferma il presidente della Comunità montana, Flaminio Da Deppo, «si è rivelata una straordinaria iniezione di fiducia».

© Copyright Corriere delle Alpi, 28 luglio 2007

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IL COMMENTO

Un altro Ratzinger

FRANCESCO DAL MAS

Dov’è il “pastore tedesco”? Dov’è il “papa dagli occhi di ghiaccio”? (così era stato descritto all’arrivo a Treviso, prima di salire a Lorenzago. Dov’è l’affossatore del Concilio, il crociato contro l’Islam? Le vacanze di Benedetto XVI in Cadore hanno svelato un altro papa, almeno a chi l’ha conosciuto attraverso le etichette. Lorenzago ha conosciuto un papa che ti guarda negli occhi prima di allungarti la mano. E sono occhi che ti fanno sentire a tuo agio; che non ti giudicano e con quello sguardo ti senti personalmente ascoltato. Ti chiede lui come stai, di dove sei, che cosa fai nella vita, prima che tu possa partecipargli la tua emozione. In tanti casi, perfino il pianto di commozione.
Benedetto XVI ha lasciato il segno in Cadore. Più profondo, per certi aspetti, di Wojtyla (che vi soggiornò tra il 1987 ed il 1998). Il polacco dei monti Tatra si fiondava per sentieri con la pioggia e la neve, usciva di mattina presto, alle 9, e rientrava poco prima delle 19 (trovando folle da “giro d’Italia” ad attenderlo). Dopo lunghe ore di contemplazione. Anzi, di solitudine contemplativa; molti intensi, ma rari, infatti, gli incontri con gli escursionisti o i montanari delle baite.
Ratzinger - che ha ammesso il piacere, da giovane, per la montagna - si è fermato in casa, a Lorenzago, per scrivere, leggere, studiare, magari suonare il pianoforte, ma alle 18 in punto usciva. Per una breve passeggiata, per recitare il rosario davanti a una cappella alpina. E per intrecciare la preghiera con qualche incontro casuale. In realtà, di questi incontri ce ne sono stati almeno tre-quattro ogni pomeriggio (decisamente tanti in nemmeno un’ora... d’aria). E tutti sui sentieri di paese, in valle, dentro il bosco. Il papa si è lasciato abbracciare ed accarezzare la schiena da Lino Fontanive, al quale ha chiesto tutto il possibile sul suo “tabià”, l’orto, la fontana finta, concludendo «qui è un paradiso»). Si è fatto accompagnare in passeggiata dalla signora Carla, che ben volentieri ha accetttato la mano pontificia sulla spalla. Ha accettato che due suore gli saltassero al collo e lo baciassero. Ad un ragazzo di Lozzo con la maglia dell’Inter ha chiesto se fa il “calcista”. Ad un contadino di Danta ha domandato, incuriosito, perché in questo paese non ci sono mucche, per sentirsi rispondere: «Ma nel suo, ci sono». A chiunque incontrava, augurava «buona passeggiata» o «buone vacanze», prima ancora di ricevere analogo augurio. Al termine della prima passeggiata si è seduto su una panchina ed ha osservato, attento e divertito, una partita di tennis e un’altra di ping pong. Con alcune fotografe che, disperate, non riuscivano a scattargli immagini esclusive, si è messo perfino in posa sul ponte del lago di Domegge.

Si obietterà, lo stile non fa contenuto. Grazie a questo stile, però, il “duro” Ratzinger è entrato nella simpatia popolare, tanto da farsi apprezzare come “amabile”, “delicato”, tenero”, “affettuoso”, “paterno”. Addirittura “leggero” («nel senso di sostenibile», come l’ha definito il sindaco di Lozzo) per l’approccio molto rispettoso con l’ambiente.
E per quanto riguarda i contenuti? Altro che “conservatore”. Ratzinger ha predicato, agli Angelus, per la custodia del creato e - facendo memoria dell’anniversario del primo conflitto mondiale - contro le guerre e le violenze. Per richiamare con forza il rispetto internazionale dei diritti. Ai 450 preti di Treviso e Belluno riuniti ad Auronzo ha detto chiaramente che i cristiani debbono farsi “prossimo” con tutti, anche con i musulmani. Per i divorziati, i separati e i risposati, ha assicurato vicinanza affettuosa e cittadinanza nella Chiesa, sollecitando una più seria preparazione ad un matrimonio «che sia per la vita». Ha affermato che non c’è alternativa tra creazione ed evoluzione. Ha raccomandato ai sacerdoti di non fare «i burocrati del sacro». Ha ribadito la sua piena fiducia nel Concilio.
«Un altro Ratzinger», ha commentato più di qualcuno, a conclusione del suo soggiorno cadorino. No, probabilmente l’autentico Ratzinger. L’accoglienza calda del Cadore, di cui lui stesso si è detto «stupito» e «quasi intimidito», l’ha aiutato a disvelarsi per quello che è.

© Copyright Corriere delle Alpi, 29 luglio 2007


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«Ha saputo parlare ai ragazzi»

Il commento delle insegnanti sull’esperienza vissuta

LORENZAGO. «La presenza del papa a Lorenzago», dice Maria Grazia Petroni, insegnante nella scuola primaria di Vigo, «sta avendo anche importanti conseguenze sul piano di un risveglio religioso fra i giovani. Proprio quella parte della società che noi riteniamo più distante, e forse meno sensibile, è quella che ha sentito molto di più questa presenza e l’ha cercata in tutti i modi possibili. Non c’è da spiegarsi altrimenti la spontaneità con la quale i bambini e i ragazzi, forse più le ragazze che i maschi, hanno cercato di incontrarlo e hanno anche dialogato con lui, di più e con maggior facilità degli adulti». Il giudizio dell’insegnante corrisponde a quanto era emerso sin dal giorno di arrivo del papa, quando le ragazze ritratte nella foto con i cartelli in mano hanno dichiarato di aver lavorato fino a oltre mezzanotte per poter realizzare i loro messaggi. «Noi giovani», hanno affermato due delle stesse ragazze nel giorno dell’arrivederci, «abbiamo voluto far capire al papa che da noi è stato il benvenuto, e gli siamo grati per quello che lui ci ha dato. Lo abbiamo seguito quand’è venuto a Vigo e abbiamo potuto vedere quanto sia vicino a noi perché ha parlato molto semplicemente, facendoci sentire dei giovani molto importanti. Ci auguriamo veramente che ritorni il prossimo anno». Nella zona della partenza, insieme ai bambini della scuola dell’infanzia di Vigo e Lorenzago, sono state ammesse anche 15 mamme con i bambini piccoli in braccio, quasi ad indicare un messaggio per il futuro. Tra queste Katia Carissimi, che è stata una delle prime a ricevere il saluto del pontefice. «Ero emozionatissima», ha affermato subito dopo, «e non capivo più nulla: non sapevo più cosa dovevo dire, che cosa volevo fare. Il papa è una persona dolcissima», ha aggiunto, «non l’avrei mai immaginato vedendolo per televisione. Penso che ami molto i bambini e i giovani». «Sono convinta», ha detto suor Giuseppina, una delle suore salesiane che gestiscono la scuola dell’infanzia di Vigo, che in queste vacanze abbia seminato molto. Ora spetta a noi che alleviamo i bambini, raccogliere il frutto di questa semina». (v.d.)

© Copyright Corriere delle Alpi, 29 luglio 2007


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L'amore a prima vista tra il Papa e Castel Gandolfo

di Angela Ambrogetti

CITTA’ DEL VATICANO - “Quando il Papa non c’è, tutto è più triste”. Il parroco di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo, padre Waldemar, insieme all’intera comunità cattolica e non, attende tutto l’anno l’arrivo di Benedetto XVI. Da Venerdì e per due mesi il Papa vive nella Villa della cittadina, la “mia seconda patria”, ha detto arrivando da Lorenzago di Cadore. Perché a Benedetto piace l’atmosfera raccolta del paese: ”Nel suo saluto ha dimostrato di essere molto contento di trovarsi qui e di rivederci perché ormai ci conosciamo - dice il parroco -, e poi a Castelgandolfo, rispetto a Roma, lui può uscire tranquillamente quando desidera e nessuno lo disturba mentre passeggia nelle Ville. Un modo di riposare dopo essere stato tanto seduto al tavolo da lavoro. E so che anche gli scorsi anni si è trovato molto bene”. Gli abitanti sono pronti ad allietare il soggiorno del Papa con piccole visite, come quella dei bambini che portano le pesche della famosa sagra castellana in un pomeriggio domenicale, o preparano la messa per la solennità dell’Assunta. In cinque anni padre Waldemar ha conosciuto due Papi. “Giovanni Paolo II l’ho visto soprattutto soffrire, ma non ha mai rinunciato a ricevere i bambini, era una cosa stupenda. Chiamava le mamme e i bambini, si vedeva che soffriva molto, ma con i bambini stava sempre volentieri. E anche Benedetto facilmente entra in contatto con le persone, e quando parla è molto forte e molto chiaro, si vede subito nei discorsi e anche in parrocchia quando tiene l’omelia, o come nel saluto al suo arrivo, la piazza si è riempita, non me lo aspettavo”. Castelgandolfo è anche un ritiro intellettuale per Benedetto XVI, come lo è stato per Giovanni Paolo II. “Si vede che c’è una continuità nei gesti dei Papi. Giovanni Paolo II riceveva gli amici filosofi e Benedetto tiene lo Schulerkreis. C’è poi la tradizione di venire in parrocchia. La bellezza di Castelgandolfo, delle Ville, la vista sul lago, anche la piazza che è un vero salotto, tutto contribuisce a dare idee per le riflessioni e le meditazioni”. Il Papa però c’è solo per un paio di mesi l’anno. “Noi veramente aspettiamo l’arrivo del Santo Padre perché cambia la vita di Castelgandofo, è un altro clima. C’è più gioia e felicità. La differenza è grande tra i mesi invernali e i mesi estivi. Basta guardare il palazzo con il portone aperto per sentire la sua presenza. Noi viviamo sempre nell’attesa che arrivi, e le brevi visite tra una estate a l’altra ci rendono l’attesa più sopportabile”. Perché i castellani sanno che almeno per due mesi il Papa sarà tutto per loro.


[SM=g27822]

31/07/2007 15:03
 
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Vaticano, lavori in corso sul Palazzo Apostolico

CITTA’ DEL VATICANO -
Lavori in corso al Palazzo Apostolico, residenza del Papa nella Citta' del Vaticano. Mentre Benedetto XVI si trova nella residenza estiva di Castel Gandolfo, dove restera' fino alla fine di settembre, vengono portati a termine gli interventi di copertura e revisione cominciati lo scorso anno sul tetto del Palazzo Apostolico vaticano. Il direttore dei servizi tecnici del Governatorato della Citta' del Vaticano, l'ingegnere Pier Carlo Cuscianna, spiega che si tratta ''della seconda meta' di lavori gia' programmati da tempo e che vanno a completare quelli cominciati l'estate scorsa. Noi, infatti, operiamo sempre quando i palazzi apostolici sono liberi dalla presenza del Papa che trascorre il periodo estivo a Castel Gandolfo''. ''L'opera di completamento - rassicura il direttore Cuscianna - sara' ultimata entro agosto. Quando il Papa rientrera', il Palazzo sara' in condizioni perfette''

01/08/2007 15:02
 
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La storia di ”Orgel-Ratz” e ”Bücher-Ratz” tra musica, studio e dolci
di Angela Ambrogetti
CITTA’ DEL VATICANO – ”Orgel-Ratz” e ”Bücher-Ratz”. Così i compagni di seminario chiamavano i fratelli Ratzinger. Georg tutto dedito alla musica e Joseph appassionato di libri. Oggi sono ancora così i due fratelli, e quando trascorrono insieme un po’ di giorni ritornano i fanciulli bavaresi di un tempo. Le notizie sui soggiorni romani di Monsignor Ratzinger sembrano interessare solo la stampa locale tedesca. E’ il giornale di Ratisbona che racconta, ad esempio, la festa di compleanno di Papa Benedetto con gli occhi del fratello. Joseph, per accogliere il fratello maggiore, che da anni ha gravi problemi di vista, gli ha fatto trovare una montagna di cd in appartamento, e nel tempo libero ha letto ad alta voce a Georg l’introduzione del suo “Gesù di Nazareth” e il breviario ogni mattina. La festa di compleanno di Benedetto XVI si è svolta con semplicità ed affetto. Monsignor Gaenswein, il segretario del Pontefice, aveva in gran segreto provato dei canti augurali con le Memores Domini che si prendono cura del Papa. Canti eseguiti dopo la Messa del mattino. Poi il momento dei regali. Georg Ratzinger lo aveva già consegnato nel suo soggiorno natalizio: ”Io sono un risparmiatore, mio fratello ha ricevuto un solo regalo per Natale, per l’onomastico e il compleanno insieme”. Poi la colazione del giorno di festa, cornetti con la marmellata e una sacher “italiana”. “Molto buono, non c’è nei giorni feriali”. La giornata prosegue con gli impegni ufficiali del Papa e l’ascolto della musica per Monsignor Georg. Dopo pranzo, l’appuntamento con la passeggiata, sulla terrazza del Palazzo Apostolico. ”Due giri, circa un quarto d’ora”. Quando poi il fratello del Papa non può essere a Roma di persona, manda qualche piccolo dono, come un dolce fatto dalla sua domestica Agnes Heindl. Con un “corriere” speciale. Come il 12 aprile scorso, quando si affidò ad un pellegrinaggio di Ratisbona guidato da Monsignor Heinrich Wachter. Due pulmann bloccati sull’autostrada a Firenze. Per non far tardi alla cena con il Papa, Watcher prese un taxi, e al suo arrivo in Vaticano Benedetto rise e gli chiese se dovesse rimborsare la spesa. Piccoli affreschi di vita quotidiana che il giornale di Ratisbona dedica al suo illustre ex concittadino. La “Mittelbayerische Zeiutung” è il quotidiano che lo scorso anno pubblicò anche il delizioso colloquio del segretario del Papa con i bambini di una scuola elementare, ora diventatoun libro: ” Perché il Papa ha le scarpe rosse”.

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