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Capitolo 3 - Il Viaggio

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2007 10:14
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Kithomir
"Sono dei bernings, Leverett. Gente onesta. Cattivi come l'inferno in combattimento, ma non dei briganti. Probabilmente stanno pattugliando la zona. Adesso andiamo a parlarci, voi tenete un occhio su di noi ed uno sulla zona circostante. C'e' un piccolo rischio, che non possiamo permetterci di correre"

"Spiegati meglio" chiese Yeras

"Siamo di fretta, e dobbiamo convincerli delle nostre buone intenzioni. Se si insospettiscono, possono decidere di trattenerci e scortarci al campo tal dei tali, per parlare col capo 'messer barba'. Il nostro antagonista benedirebbe una simile occasione. Adesso facciamo lavorare la diplomazia, ma se le cose si mettono male io dico che non dobbiamo perdere tempo con loro...Meneldir, fai strada tu?"
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Yeras
"Va bene, Kithomir" disse Yeras tenendo il suo nero arco (ormai pronto) nella mano sinistra
"ma fai attenzione" proseguì puntando i grandi occhi castani in quelli del suo compagno
"quei due non sono soli" avvertì abbassando il tono della voce
"ho notato dei movimenti sul crinale sopra di noi ... e non sembravano essere orsi!"
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ROWEENA
Roweena era stata attenta a tutti i movimenti dei compagni e dei beorniani, ma riponeva piena fiducia in loro.
Non era per nulla allarmata da ciò che succedeva, piuttosto sperava che Yeras non facesse partire una freccia per sbaglio... allora si che ci sarebbero stati problemi.
"Non vorrei parlare a casaccio ma mi sembra che se ci dimostriamo decisi di continuare per la nostra strada e non urtiamo la loro suscettibilità in poco tempo potremo tornare sui nostri passi, se siamo fortunati con qualche informazione in più."
Silme calyëa tiellma
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26/06/2007 18:52
 
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Kithomir e Meneldir si avviarono a passi decisi verso i due uomini che presidiavano il sentiero, i quali rimasero perfettamente immobili, tali da somigliare a due statue dei Re dell'Antichità.
Erano alti e robusti, le lunghe e grezze tuniche di lana che arrivavano fino alle ginocchia, dalle quali partivano lacci intrecciati di comodi calzari di cuoio.
Ostentavano due grosse ascie ed i loro sguardi, seminascosti dalle folte sopracciglia, erano duri ed enigmatici.
Giunto a pochi passi da loro, il dùnadan levò il braccio destro in segno di saluto:

"Salute!" disse Meneldir.

"Salute a voi, stranieri." rispose il più anziano dei due, con la folta barba nera striata di bianco, "Chi siete e cosa fate in questa terra?"

"Siamo un gruppo di viaggiatori, diretti a sud. Il mio nome è Meneldir ed il mio compagno si chiama Kithomir."

"Non c'è nulla a sud di qui, se non il Guado, le paludi e la Terra del Bosco d'Oro. Dove siete diretti dunque?"

La voce dell'uomo era profonda ed il suo tono deciso: ben poca benevolenza sembrava trasparire da essa.
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27/06/2007 16:56
 
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Kithomir
* Non sembrano cattivi, ed e' legittimo che stiano allerta*

"Siamo diretti in direzione sud, amici. Abbiamo una dama da scortare" disse indicando Roweena. "Inoltre, venendo da molto lontano, ci siamo presi l'incarico di consegnare dei messaggi per i cittadini di Dol Amroth, ben oltre Gondor"

"Avete della posta, in pratica"

"Non fisicamente. Abbiamo raccolto notizie da amici e conoscenti, e le riferiremo ai loro parenti, persone che non si vedono da mesi, se non anni, e che non hanno tempo, modo o capacita' per scrivere una lettera. Sia a sud che oltre le montagne vi e' ancora molta preoccupazione per la recente battaglia, e i messaggi viaggiano a rilento"
concluse, passando la parola al dunadan al suo fianco.

* Meneldir, secondo me sai ancora piu' di noi su questa storia. Non chiedero' di piu', se non dopo aver visto quanto sei disposto a sbottonarti * penso', senza smettere di sorridere.

[Modificato da Ossian77 02/07/2007 12.55]

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"E chi sarebbe questa Dama che scortate?"

domandò ancora il beorniano. Non sembrava troppo convinto della storia raccontatagli da Kithomir.
Meneldir dal canto suo, si mise sulla difensiva:

"Il suo nome verrà rivelato, se voi ci direte i vostri. Comprendo la vostra prudenza, e la ritengo saggia, ma in tempi così tumultuosi anche noi non possiamo sbandierare ai quattro venti scopi e componenti della compagnia."

Gli occhi castani del suo intelocutore fiammeggiarono, ma solo per un istante. Poi il beorniano scoppiò in una roboante risata:

"Un punto a tuo favore, Messer Meneldir! Io mi chiamo Grimald ed il mio amico è Beranor."

Si volse poi verso Kithomir:

"Ho udito parlare del vostro gruppo, anche se non ne conosco ancora la meta e gli scopi. Sarebbe bene che ci seguiste al nostro campo: abbiamo trovato giorni addietro qualcuno che suo malgrado ci ha parlato di voi e che credo vi attenda."


Sorrise, ma i due compagni avevano la netta sensazione di trovarsi davanti ad un orso che gongola per aver appena trovato un nido di api colmo di miele...
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Kithomir
* Potrebbe essere importante...ed e' meglio apparire come degli agnellini. Questi bestioni non vedono l'ora che qualcuno gli risponda per le rime *

"Beh, se non e' troppo lontano, io non avrei nulla da ridire. Dopotutto, una pausa per il pranzo la dovremo pur fare, non ci vedo nulla di male. Tuttavia, l'ultima parola spetta a messer Menldir..."
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28/06/2007 19:04
 
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Meneldir annuì:

"D'accordo, vi seguiremo".


Tornarono dai compagni e raccontarono loro lo scambio di battute, ed Olin non riuscì a trattenere un moto di stizza:

"Per la barba di Durin! Perchè non mettiamo fine a questa buffonata e proseguiamo comunque per la nostra meta?"

Quasi a rispondere alle parole del nano, Grimald, che insieme a Beranor aveva seguito il dùnadan rimanendo ad alcuni metri di distanza dal gruppo, emise un lungo verso, le mani unite a coppa davanti alla bocca.
Una dozzina di beorniani emersero dai cespugli e dalle rocce circostanti, armati di archi, lancie ed ascie.

"Non credo avremmo fatto molta strada, non credi?" sorrise Meneldir, mentre Olin bofonchiava ancora qualcosa di incomprensibile.

"Cerchiamo di vedere il lato positivo della situazione", aggiunse, "almeno scopriremo chi è il misterioso viaggiatore che ha parlato loro di noi. Se siamo molto fortunati potrebbe essere Garland..."

Ripresero il cammino per un'ora buona, fino a quando non giunsero al guado di Carrock, protetto dal campo dei Beorniani.
Era formato da un terrapiano sormontato da una palizzata di legno, e quando superarono il pesante cancello, una costruzione larga e bassa li attendeva, formata da tronchi d'albero rozzamente tagliati ma abilmente incastrati tra loro.
Lasciarono i cavalli ed entrarono.

Li accolse una grande sala, spoglia ed illuminata da piccole finestre. Un largo tavolo ne ingombrava il centro, circondato da una decina di sedie. Al suo centro solo una grossa brocca piena d'acqua ed alcuni bicchieri.
Rimasero in imbarazzato silenzio per qualche minuto, fino a quando due guerrieri non fecero entrare il misterioso viaggiatore che sembrava conoscerli.
Tutti si volsero verso Roweena, per capire se si trattava di Garland.
La ragazza scosse il capo.
Non era lui.

[Modificato da Valandur 28/06/2007 19.07]

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28/06/2007 21:49
 
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Eoden
L’uomo avanzò di un paio di passi, in silenzio.
Indossava normali abiti da viaggio, dignitosi, anche se un po’ sporchi di terra. Aveva una barba bionda di qualche giorno, che si confondeva col pizzetto e le lunghe, folte, basette da contrabbandiere.
Si guardò intorno un po’ stordito, come se fosse stato al buio fino a quel momento.
I capelli biondi, sporchi, non molto lunghi, erano in disordine e leggermente unti.
Non guardò i presenti. I suoi gelidi occhi chiari fissarono colmi di disprezzo i rozzi guerrieri al suo fianco. Si diresse verso il tavolo senza dire una parola.
Dava l’impressione di avere una buona trentina d’anni, tratti vagamente nordici, e un portamento fiero, nonostante l’aspetto dimesso.
Afferrò la brocca e bevve un paio di lunghe sorsate come se non toccasse acqua da giorni.
Aveva una piccola cicatrice sopra l’occhio sinistro.

Stupidi orsi ammazzacavalli..

sibilò tra sé.
Posò la brocca e si asciugò col bordo della manica.
Gli mancava completamente l’unghia del mignolo e una fetta dell’orecchio destro.
Al collo, assicurato a una cordicella di cuoio, penzolava un enorme canino.
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29/06/2007 22:07
 
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LEVERET

No, decisamente quelle genti non gli piacevano affatto. Non che lui fosse più raffinato di loro, o che i montanari che aveva servito sino a qualche settimana fa fossero dei fini conoscitori delle arti e della filosofia... ma c'era qualche cosa in quegli strani uomini che lo disturbava... qualcosa di aspramente selvaggio.

Quando finalmente raggiunsero il villaggio di quei... quei... non rammentava nemmeno il nome con cui kihtomir li aveva chiamati, quella sgradevole sensazione crebbe ancora di più! Rozze costruzioni di legno, un terribile fetore di selvatico...
La grande sale ove erano stati introdotti gli pareva un perfetto luogo ove far scattare una trappola mortale: l'ampio locale era male illuminato, le pareti parevano massicce, le finestre troppo piccole anche per il nano l'unica uscita visibile era piantonata da due grossi e barbuti montanari, armati con delle enormi asce. Se avessero voluto li avrebbero facilmente circondati e massacrati, senza dar loro la benchè minima possibilità di fuga. Sul sentiero ove li avevano incontrati, probabilmente sarebbe stati diverso, ma li... Levereti si sentiva in trappola.
Una sinistra visione gli sovvenne dal suo torbido passato: il clan dei McFludos. Gli Huldon, i suoi padroni di del periodo, avevano invitato il clan rivale per siglare la pace dopo mesi di faide. Avevano accolto i McFludos in un ampio salone come quello, e proprio lui aveva guidato i guerrieri degli Huldon al massacro degli ospiti, nascosti fra le travi del soffitto e gli arazzi appesi. Fu una vera carneficina... i McFludos, che sprovveduti non lo erano di certo, non si erano aspettati di essere attaccati e travolti dall'alto...
Decisamente quella situazione non gli piaceva affatto e...
e chi diavolo era quel tizio dalle lunghe basette? Non era uno di loro...
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01/07/2007 12:46
 
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Yeras
Il giovane ramingo aveva assistito in silenzio allo scambio di battute tra Meneldir, Kithomir e i beorniani; aveva sempre tenuto l'arco in mano ma guardandosi meglio attorno si rese conto che tra i cespugli dovevano esserci altri uomini nascosti. Probabilmente, se le coe fossero andate male, Yeras avrebbe fatto appena in tempo a scagliare una freccia, forse due, dopo sarebbe stata la fine.
Per fortuna le cose andarono per il verso giusto (o almeno così sembrava), i beorniani non si dimostrarono troppo ostili e nulla di spiacevole accadde.
Quando Meneldir comunicò al gruppo che avrebbero dovuto seguire quegli uomini al loro campo, Yeras avrebbe voluto ribattere, ma Olin lo anticipò dando forma ai suoi stessi pensieri. In effetti la comparsa, dalla vegetazione circostante, di una dozzina di uomini armati (cosa di cui Yeras non si meravigliò più di tanto) pose fine ad ogni discussione e il gruppo si avviò.
Mentre camminavano circondati dai beorniani, il giovane ramingo ripensò agli ultimi eventi: la notizia che Gwaeron ed Isilion non avrebbero preso parte alla spedizione lo aveva incupito non poco; il fatto che Kithomir, poco più che un semplice sconosciuto, avesse preso il loro posto non aveva entusiasmato Yeras, ma alla fine, se ne era fatto una ragione. Ma c'era una cosa che lo aveva davvero innervosito: la decisione di Sire Elrond di aggregare al gruppo Roweena e Leverer! Non sapevano quasi nulla di quei due stranieri e pare che anche loro due si conoscessero solo da pochi giorni. Non riusciva a comprendere i motivi che avevano spinto il Signore di Gran Burrone a compiere certe scelte: gli mancavano l'affidabilità e la sicurezza che il silenzioso Gwaeron gli aveva sempre infuso; gli mancavano la serenità e la saggezza di Isilion; non sapeva cosa aspettarsi veramente da Kithomir ed era leggermente innervosito dalla presenza di Roweena e, soprattutto, di Leveret. Per non parlare dell'oscura e pericolosissima missione che stavano andando a compiere ... missione della quale Yeras (e forse anche gli altri) non aveva compreso bene il motivo ne lo scopo.
Aveva l'animo appesantito ... per fortuna c'era Olin, il suo amico nano!
Quei pensieri gli fecero compagnia per tutto il viaggio; nel momento in cui Yeras tornò alla realtà, il gruppo si trovava in un'ampia sala, con un unico grande tavolo. Un uomo biondo e dall'aspetto trascurato fu introdotto all'interno della stanza.
Il giovane ramingo emise un lungo sospiro e, incapace di trattenersi ulteriormente, sbottò:
"Si può sapere dove ci troviamo? Perchè questi uomini non ci hanno permesso di proseguire per la nostra strada, cosa volgiono da noi? E, non per essere scortese, ma chi è quest'uomo?" concluse indicando con un cenno del capo il nuovo arrivato.
I due guerrieri beorniani indurirono lo sguardo ed Olin si fece vicino al suo compagno posandogli la sua massiccia mano sull'avambraccio e serrandola in una stretta forte e rassicurante; il nano, con quel gesto, aveva voluto cercare di tranquillizzare Yeras e, al tempo stesso, aveva voluto fargli capire che lui era li, pronto ad aiutarlo ... proprio come in passato.
Il giovane ramingo si rilassò un poco, lo sguardo fisso sugli enormi beorniani ... attendeva una loro replica.

[Modificato da Admin-Geko 01/07/2007 12.48]

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01/07/2007 13:25
 
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Kithomir
* Stiamo tranquilli...sono gente a posto. Non ha senso ammazzarci qui, e senza motivo *

Kithomir, sereno come un bambino, fece un passo avanti e si mise di fianco a Yeras.

"Siamo in buona compagnia. I berning custodiscono queste terre, ed hanno il diritto di porci delle domande, purche' ragionevoli" disse sorridendo a Yeras "Magari potremmo anche approfittare della loro gentilezza, e riempire bisacce e fiasche d'acqua e vino, dico bene?" prosegui' rivolto ai Berning "Presto scopriranno che hanno fermato solo dei viandanti, e nulla piu'. E non solo noi a quanto pare...chi e' quest'uomo qui? Pare che abbia fatto il nostro nome, o sbaglio? Forse e' il caso di fare qualche presentazione, dico bene?" concluse rivolgendosi al beorniano con la barba striata di grigio
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Yeras
"Il mio compagno ha ragione" disse Yeras in un tono decisamente più tranquillo rispetto a quello che aveva utilizzato in precedenza "è proprio il caso di fare qualche presentazione: il mio nome è Yeras Darabeth, la mia casa è nell'Eriador del Nord" concluse con un lieve e rispettoso cenno del capo.
Attese la replica degli altri.
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Eoden
L’uomo strinse le mascelle.
La faccia, ora ben in luce, era scottata da uno spietato sole di alta montagna.

Vengo da sud" rispose.
"sono cercatore d’erbe.

...

E il mio nome è Eoden.
Aggiunse dopo una breve pausa di silenzio, osservando Yeras negli occhi.

Poi qualcosa nella sua voce si spezzò.

Il mio cavallo.. il mio splendido, meraviglioso, insostituibile cavallo..
Kitomer era il suo nome.. Ora è morto.
Ucciso a tradimento da una dannata freccia di questi..


Uno sguardo di puro risentimento saettò verso i beorniani, mentre serrò ancora di più la mandibola prima di riaprir bocca nuovamente.

..questi signori.
Concluse, indicandoli con un lento gesto accusatorio della mano destra.
La sua voce era roca e grave. il tono, decisamente alterato, aveva un traccia di collera.

Non vi ho mai visto prima, nè so perchè mi hanno condotto in vostra presenza.. comunque sia, sappiate che non intendo fare ritorno a Dol Amroth se prima costoro non mi avranno dato piena soddisfazione."

c'era determinazione in quella voce.

"Ero affezionato a quel cavallo.. si, aveva i suoi anni.. ma era saggio, fedele e ancora prestante. E avveduto.
Con lui ho percorso quasi tutti i sentieri sud orientali delle montagne nebbiose.
Fin sotto il massiccio del Caradhras.. e oltre.
E alcuni li abbiamo tracciati noi stessi. Io e lui, da soli.
Gelo.. lupi.. orsi.. orchi.. vagabondi..
Una volta mi ha ritrovato dopo cinque giorni di tormenta. E mi ha salvato dall’assideramento.

Siamo sopravvissuti a tutto.. dannazione!
Meno che a voi..


Fissò il pavimento davanti a sé, voltandosi verso i Beorniani.
"meno che a voi.." disse di nuovo.

Rabbia..

Chi poteva pensare.. che le Genti di Beorn, così note - fino ad ora, almeno..- per le loro imprese nobili e generose..
invece di offrir giusta protezione e ristoro ai viandanti stanchi e provati da questi luoghi selvaggi, si sarebbero comportatate alla stregua di un manipolo di briganti allo sbando.. o peggio ancora.. come guerrieri spauriti alle prime armi.. che prima scoccano.. e poi chiedono “chi va la?” a un uomo che neppure ha alzato un'arma contro di loro.

Mi avete teso un’imboscata senza una voce.. senza nemmeno farvi riconoscere..
Ma cosa vi aspettavate? Che stessi lì ad attendere che mi ammazzaste?


Scosse la testa con un sospiro esasperato.

Kitomer.. Il mio povero Kitomer..
Sapeva muoversi sul ghiaccio come un Puma delle Nevi..

E con lui c’erano tutte le mie erbe e i miei muschi, raccolti con tanta fatica in posti che voi nemmeno vi sognate.
La mia attrezzatura da roccia..
Il mio arco.. la Spada di mio padre!
E le mie carte.
Le mie carte! Ci ho messo mesi a tracciarle, ognuna di esse.. anni.. Il lavoro di anni buttato al vento in mano a della gente che non sa neppure cos’è.. una quota.. o un'isoterma..
E che probabilmente le userà solo per accendersi il fuoco, se non per fare di peggio..


I suoi occhi fremettero di sdegno.
La sue voce si ridusse a un sussurro controllato di collera repressa.

Giuro. che se non mi lasciate andare adesso, e con le dovute scuse, un giorno ve ne pentirete amaramente..
Mi auguro soltanto –e, sia chiaro, me lo auguro per voi- che i responsabili di questa.. indecenza.. fossero soltanto dei giovani.. irresponsabili.. battitori.. inesperti.

[Modificato da Ashtarazor 02/07/2007 0.16]

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Yeras
"Il tuo cavallo si chiamava Kitomer?" chiese Yeras istintivamente, senza riuscirsi a trattenere? Una nota di curiosità si dipinse sul suo volto ed il suo sguardo andò verso uno dei suoi compagni, Kithomir, per poi tornare su Eoden.
"Cosa gli è successo? Perchè i beorniani lo hanno abbattuto? E soprattutto perchè queste persone sostengono che tu ci conosca e che ci stessi attendendo?"
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Davanti allo sguardo di Yeras e il suo scambio di occhiate coi compagni, Eoden s’incupì.

Cosa c’è? Il nome del mio cavallo v’incuriosisce?
Si, si chiamava proprio Kitomer. Cosa c’è di strano?
È il nome di una delle prime stelle del mattino nella lingua di un lontano popolo del nord
e significa “Passo attento”, o qualcosa del genere, almeno questo è quanto mi è stato detto.


L’uomo sospirò a fondo.

Sentite.. non so cosa si siano sognati questi signori.. non stavo aspettando nessuno.
Ero giunto nei pressi del guado e mi sono fermato solo per riposare, bere, mangiare qualcosa, dare una rassettata al cavallo e cercare qualche radice curativa nel terreno dei dintorni.

A un certo punto noto che Kitomer è nervoso, scalpita.. ha sentito qualcosa. Io scorgo un paio di grosse ombre muoversi nel sottobosco a una ventina di metri da noi e poi un'altra, più vicina..
Non ci ho pensato due volte, sono balzato a cavallo e siamo partiti come fulmini al galoppo giù per il sentiero. Poi c’è stata quella freccia. Siamo caduti rovinosamente lungo una scarpata, mi sono ferito e ho visto che lui.. era spacciato, non c'era più niente da fare, la freccia gli aveva bucato un’arteria.. e uscivano fiotti di sangue come zampilli. Ho gridato il suo nome, più volte, cercando di avvicinarmi, poi non ricordo altro, devo aver perso i sensi.. credo di aver battuto la testa..
poi mi sono svegliato in compagnia di queste brave persone qui..
Che non hanno fatto altro che riempirmi di domande.. chi ero.. da dove venivo.. chi stavo aspettando.. chi era questo Kitimir? Kitomeir? dov'erano i miei compagni..
Ma quali compagni?
Ma chi vi ha visto mai?
Perchè diavolo dovrei conoscervi?
Io al solo sentire il nome del mio cavallo, mi sono sentito ribollire il sangue..
li ho mandati tutti al diavolo..
puah..

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Kithomir
"Siamo tutti stanchi, e voi avete avuto una nottataccia, vedo. Anche noi non e' che abbiamo fatto esattamente campeggio, da queste parti" disse Kithomir, facendo un paio di passi verso Eoden "Confermo, io ed il vostro cavallo abbiamo lo stesso nome, e vuol dire appunto "passo sicuro", una qualita' invidiabile, non importa su quante zampe si cammina. Solo che e' nella lingua dei dorwinrim del lago di Rhun, e non in quella degli uomini del nord, a cui sembrate un po' imparentato"

Kithomir attese la reazione dei presenti, e rivolgendosi ai beorniani riprese.

"Amici del bosco, e' stato, immagino, un increscioso incidente. So che avete a cuore la vita delle bestie e degli alberi, e che siete in buoni rapporti con gli eldar di re Thranduil, il che parla solo bene di voi. Grimald, chiarito che e' accaduto tutto in buona fede, non vorreste consentire ad Eoden di ripartire senza amarezza nel cuore nei vostri confronti?". Si volto' vero Eoden e continuo'

"Signore, non penso che avrete piu' che delle scuse, dai presenti. Non vi ridaranno il vostro cavallo, ma almeno vi consentiranno di ripartire. Noi siamo diretti, almeno per un breve tratto, a sud del Carrock. Se il nostro capitano e gli altri non hanno da ridire, possiamo prendervi con noi, almeno il tanto che vi rimettiate in forze. Poi, ognuno per la sua strada"

[Modificato da Ossian77 02/07/2007 12.56]

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Yeras
All'ultima frase di Kithomir, il volto di Yeras si fece perplesso.
*Un altro emerito sconosciuto nel gruppo? Perche mai?*
A quanto pare anche Olin doveva aver pensato la stessa cosa: il nano, infatti, si era leggermente mosso dalla sua posizione emettendo una sorta di basso e rauco mugugno di disapprovazione.
Kithomir spostò il suo sguardo verso i due compagni e nelle loro facce lesse il dubbio, la preoccupazione, lo scetticismo, l'incertezza.
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Meneldir si intromise prontamente nella discussione, rivolto a Grimald:

"Vorrei parlare un istante da solo con il mio compagno, c'è un luogo dove possiamo farlo?"

Il rude beorniano annuì, ed accompagnò il dùnadan e Kithomir al difuori della sala, nel vasto cortile del campo:

"Qui potrete parlare in tutta tranquillità, senza timore di essere interrotti o uditi da orecchie indiscrete. Nessuno vi disturberà. Ricordate, qui siete ospiti, non prigionieri."

Dopo che il loro ospite si fu allontanato, si guardarono intorno. Effettivamente, nonostante l'apparente mancanza d'inmità, il luogo non poteva essere più appartato: l'attività dei beorniani ed il fatto di essere all'aperto, proteggeva le loro parole da inopportuni ascoltatori.
Meneldir non perse troppo tempo:

"Che cosa ti salta in mente di proporre che un perfetto sconosciuto si unisca al nostro gruppo? Già dobbiamo in qualche modo tenere d'occhio Leveret e Roweena, non abbiamo bisogno di altri componenti dei quali non sappiamo quasi nulla..."

Kithomir non tento' nemmeno di nascondere quello che sapeva.

"Meneldir, le cose non stanno come pensi, ma non pitevo dirtelo la', davanti a tutti. Ho fatto istintivamente finta di non conoscerlo, ma era solo una precauzione, tutto qui, un riflesso condizionato. Io lo conosco quel tipo. Si chiama Eoden...SIR Eoden di Dol Amroth. Anche se non cavalca lancia in resta e' un Roquen investito dell'onorificenza direttamente dal principe del Dor en Ernil, per i servizi di pattuglia resi in non so nemmeno io quante missioni. Ho studiato con lui alla scuola dei Rangers di Dol Amroth, per due semestri, e siamo anche andati in qualche missione assieme. Gli potrebbe essere scappato il mio nome mentre era incosciente...altro che cavallo fidato! Quello che non capisco e' cosa ci faccia cosi' lontano da casa...Tuttavia, e' un po' che non siamo in contatto, e sapevo che stava esplorando queste terre. Puo' avere chissa' quante informazioni utili, e non sto dicendo che ci deve accompagnare fin dentro Moria, ne sapere che ci stiamo andando. Sono tutte spiegazioni che, onestamente, non so come dare a Olin e Yeras, ma non ci staremmo certo 'aggregando uno sconosciuto'. Potremmo proseguire verso sud, assieme, per un paio di giorni. Il tanto di avvicinarlo un po' al mondo civilizzato. Che ne dici, si puo' fare?"

[Modificato da Ossian77 03/07/2007 10.27]

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03/07/2007 19:06
 
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Meneldir riflettè un istante sulle parole di Kithomir, valutando nel contempo il suo interlocutore:

*Sembra sincero, ma non mi ha detto tutto.*

Sospirò. Evidentemente stava lentamente perdendo il completo controllo sulla situazione, ma ormai vi si era rassegnato. Troppe forze erano in gioco, e troppe persone sembravano legate, in un modo o nell'altro, alla loro missione.

"D'accordo Kithomir, accetteremo quest'uomo nel gruppo. Ma tu ne sarai direttamente responsabile, visto che garantisci per lui. Valuteremo ciò che sa e come può esserci d'aiuto, e fra qualche giorno decideremo se farlo proseguire con noi o congedarlo. Se non sarà tanto saggio da farlo per proprio conto..."

Fece cenno al compagno di precederlo all'interno della sala...
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