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Capitolo 4 - Il brigante e la strega

Ultimo Aggiornamento: 27/01/2008 13:03
28/07/2006 08:06
 
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Master
Infastidito, Vilahir aprì gli occhi e si alzò a sedere.
Con la vista ancora appannata di sonno, riuscì a scorgere il viso di Haleth che faceva capolino da dietro il telo divisorio e lo fissava con espressione interrogativa.
Si stropicciò gli occhi, mentre realizzava che ormai era giorno e la tenda era pervasa di luce mattutina.
Poi, seguendo il cenno che Haleth gli stava facendo, fissò lo sguardo verso Jarek.
E capì che gli strani gridolini ed i gemiti che lo avevano svegliato provenivano da lui.
Ma che diavolo stava facendo?
Si avvicinò all'uomo disteso e vide che si contorceva in modo strano, mentre continuava ad emettere gemiti e gridolini. In più, stringeva in un forte abbraccio il suo zaino.
Un sorriso apparve sul volto del bardo.
Jarek stava sognando!
Ed a giudicare dal sorriso idiota che aveva stampato sulla faccia, non doveva essere un sogno così spiacevole!
Reprimendo una risata, Vilahir dette un colpettino a Naetro, che dorviva lì accanto, per svegliarlo.
"Che succede?", balzò su il guerriero.
Ma Vilahir lo fermò facendo cenno di fare silenzio, quindi indicò Jarek.
In un primo momento, Naetro guardò prima Jarek, poi il bardo con la chiara espressione di chi non capiva. Ma poi, lentamente, la comprensione si fece strada nel guerriero, mentre un'aria divertita appariva sul suo volto.
Improvvisamente i gemiti e le contorsioni di Jarek cessarono. Egli lasciò il povero zaino e si stese a braccia aperte, sempre con un sorriso idiota sulle labbra.
Vilahir, Naetro ed Haleth trattennero il fiato, in attesa.
Jarek aprì gli occhi. L'espressione beata non lo abbandonò neanche allora.
Ad Haleth sfuggì un risolino, mentre Vilahir, con l'intenzione di attirare l'attenzione di Jarek, dette un colpo di tosse.
Evidentemente ebbe successo, perchè Jarek di scatto balzò a sedere e li guardò, senza capire.
Per Naetro fu troppo. Scoppiò a ridere, affondando la faccia nel sacco a pelo. Haleth battè in ritirata ma da dietro il telo si sentì una risatina mal trattenuta.
Vilahir dette prova di estremo autocontrollo. Con i muscoli della faccia che si contraevano, uscì dalla tenda per evitare di scoppiare a ridere in faccia all'amico.

[Modificato da bvzk 28/07/2006 8.18]

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28/07/2006 20:44
 
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Jarek
Jarek, dopo aver osservato i bizzarri comportamenti dei suoi compagni, si guardò le mani, il busto, e le gambe per scoprire se in lui ci fosse qualcosa che non andava, qualcosa di buffo.
Si passò una mano sul volto, si accertò di essere “a posto”, si alzò e con tono risentito si rivolse a Naetro:
Mi chiedo cos’hai da ridere … dovresti guardarti: sembra che sulla tua testa abbia nidificato un uccello.
Uscì, lasciando il suo compagno a tastarsi i capelli con aria confusa.
Fuori dalla tenda trovò Vilahir che rideva di gusto. Aspettò un attimo, poi gli disse:
Quando avrai finito di sbellicarti vai da Haleth e riferiscigli quello che ci siamo detti ieri sera ...
... io vado a cercare Halya.

Si allontanò senza aspettar repliche.

[Modificato da Admin-Geko 28/07/2006 20.47]

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Vilahir
Vilahir osservò perplesso il furfante che si allontanava. Mentre l'ilarità per la buffa scena si dissolveva, prendeva forma quello che Jarek gli aveva chiesto di fare. Ovvero qualcosa di cui non aveva nessuna voglia.

*Cominciamo bene... lo sapevo che mi sarei pentito di aver offerto i miei servigi.*

Quindi tornò alla tenda, dalla quale vide Naetro allontanarsi. Se non altro, questo avrebbe messo a tacere quel che restava dei sensi di colpa che poteva provare per l'amico.

All'interno Haleth, ormai pronta e diecisamente in uno stato migliore della sera prima, stava scostando il lembo di separazione per uscire.

Vilahir sedette, guardò la donna e deglutì.

"Buongiorno, Haleth. Ci sono alcune cose che devi sapere", disse in un tono pratico, frutto di tanti spettacoli nelle taverne.

La donna inarcò un sopracciglio, poi si sedette a sua volta.
"Dimmi..."

"Jarek... o Elarin, se vuoi, ha parlato con Kaygan: gli ha spiegato come vuole che si organizzi la gente dei villaggi qui attorno per resistere agli orientali. Consultati con lui per quanto riguarda la gente di Pasel. Se non sei ancora la loro guida, presto lo sarai, soprattutto in tempi come questi.
E vi raccomando anche le persone di Ocrey, che sono probabilmente meno pronte di voi. Troverete in Maccus un ottimo alleato ed in Raul una persona preziosa e di buon senso. Ne avrete bisogno."


Fece una lunga pausa, mentre Haleth annuiva seriamente alle sue parole.

"Tu e gli altri avete un difficile compito, sono certo che non mi deluderai", concluse alzandosi con un sorriso che, se era nato forzato, ora era più sincero che mai.

Haleth attese lunghi attimi prima di replicare.
"Così, lui sarebbe Elarin?" chiese. Non sembrava affatto sorpresa dalla notizia. "I membri del mio Clan si sono sempre vantati di poter leggere negli occhi di un uomo. Ed io ti dico che lui ha uno sguardo profondo, che Jarek è l'uomo giusto." Fissò lo sguardo su Vilahir. "Non ti deluderò. E sono certa che non lo farai neanche tu. Neanche lui", concluse rivolgendogli, forse per l'ultima volta, lo stesso sorriso.

[Modificato da bvzk 21/10/2006 1.44]

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29/10/2006 16:34
 
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Master
Ora non c’era davvero più nulla da dire.
Vilahir vide Haleth distogliere lo sguardo da lui, alzarsi in piedi ed uscire dalla tenda. Con fatica, represse l’impulso di trattenerla.
Il bardo rimase ancora un po’ nella tenda, lasciando avvolgersi dalla malinconia.
Poi, asciugandosi l’unica lacrima che non aveva saputo trattenere, uscì a sua volta.
Fuori, la luce del sole e l’aria frizzante ebbero l’effetto di farlo sentire un po’ meglio. Solo un po’.
Si guardò intorno e scorse poco lontano la massiccia sagoma di Naetro insieme ad un gruppetto di uomini di Kaygan. Stavano chiacchierando allegramente. Vilahir si avvicinò.
“… e lei, come sempre, fu straordinaria”, stava dicendo in quel momento Naetro. “Lo guardò con l’aria più dolce che io abbia mai visto e gli disse: ‘A giudicare da quel che mi ha detto tua moglie, la gioia che sei in grado di donare ad una donna non durerebbe più di quindici secondi!’”
L’intero gruppo scoppiò a ridere fragorosamente. Su Naetro piovvero pacche sulle spalle e commenti di apprezzamento. Vilahir notò il piacere e l’imbarazzo con cui il guerriero accoglieva l’approvazione del suo pubblico. Il bardo conosceva quelle sensazioni, le provava tutte le volte che si esibiva, anche dopo tutti questi anni. Ma notò anche qualcos’altro in Naetro: un’ombra, un alone di tristezza che gli pervadeva lo sguardo, benché la sua espressione fosse allegra.
Poi qualcuno disse: “E’ davvero una gran donna quella, guerriero! Com’è che ora sei qui invece di godere della sua compagnia?”
Naetro sussultò, come gli avessero dato una coltellata. L’allegria svanì dal suo volto e la tristezza prese il sopravvento, mista a cieco furore. Le risate si spensero e gli uomini si ritrassero da lui. Il guerriero trafisse con lo sguardo l’autore dell’infelice commento. Questi indietreggiò, intimorito, mentre diceva: “Hei, amico, calma… Non ho detto nulla di male!”
Vilahir decise che era il momento di intervenire.
“Naetro!” chiamò con tono di chi lo avesse scorto solo in quel momento. “Ti stavo cercando. Avrei bisogno del tuo aiuto.”
Il guerriero parve rinsavire di botto. La scintilla omicida scomparve dai suoi occhi mentre volgeva lo sguardo verso Vilahir. Guardò di nuovo l’uomo davanti a sé e trasse un profondo respiro. Poi annuì con aria rassicurante in direzione del bardo per tornare a rivolgersi all’uomo che stava per aggredire.
“Scusami, amico,” gli disse. “Non è su di te che dovrei sfogare la mia rabbia.”
L’uomo parve nettamente sollevato. Indirizzò un timido sorriso a Naetro e replicò: “Tu hai una ferita sul cuore, guerriero di terre lontane. E qualcosa mi dice che la causa di tutto sono i maledetti Orientali. Sei perdonato. Tutti qui hanno qualcosa da far pagare agli Orientali.”
Naetro annuì, rivolse uno sguardo di scuse al gruppetto, quindi si allontanò in direzione di Vilahir.
“Grazie”, disse al bardo non appena gli si fu affiancato.
“Di nulla”, replicò Vilahir. “Una rissa è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno, in questo momento.”
Per un po’ i due camminarono in silenzio.
“Lei era davvero speciale, sai?” disse improvvisamente Naetro.
Vilahir non disse nulla. Capiva che l’amico aveva bisogno di sfogarsi. Si limitò ad annuire.
“Era bella… e gentile”, continuò Naetro. “Ed aveva dei progetti, dei sogni. Non so se io facessi parte di quei sogni…” esitò. “Ma per me era sufficiente che me li confidasse. Ne parlava con un timido sussurro, quasi si vergognasse.”
Di nuovo, Vilahir non replicò.
“Ma ora tutto è finito, abbandonato a marcire nella polvere della strada per Widu. I sogni violati, le vite spezzate. Sangue e morte. Perché succedono queste cose, bardo?”
Vilahir si strinse nelle spalle. Ma stavolta avrebbe voluto avere una risposta soddisfacente da dare all’amico.
“E Jarek? Credi davvero che sarà in grado di fare qualcosa? Riuscirà ad impedire agli Orientali di fare ancora queste cose?”
Bella domanda. Vilahir guardò Naetro e sorrise.
“Sarà meglio che ci riesca”, rispose il bardo. “Altrimenti dovrà vedersela con noi… ed Halya.”
“Soprattutto Halya, direi”, commentò Naetro. Anche lui stava sorridendo, ora.
Il guerriero diede una sonora pacca sulla spalla del povero Vilahir.
“Bene, bardo, andiamo a cercarlo”, disse.

[Modificato da bvzk 29/10/2006 16.45]

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31/10/2006 03:47
 
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Master
Intanto Jarek aveva dato una rapida occhiata nella zona intorno al fuoco.
Nessuna traccia di Halya.
Ricordava, più o meno, la direzione presa dall'elfa quando, la notte precedente, aveva detto che avrebbe vegliato su di lui. Sbuffando, si incamminò verso gli alberi che circondavano l'accampamento.
Giunto nel bosco, tornò a guardarsi intorno. Nessuno in vista.
*Quella si è arrampicata su un maledetto albero, te lo dico io*, si disse sospirando. *E magari è immersa in quello strano sonno elfico, facendo sogni elfici. E noi dovremo aspettarla: cos'è il tempo per un Elfo?*
Volse lo sguardo in alto, ma non ebbe il tempo di cercare alcunchè. Un lieve rumore dietro le sue spalle lo distrasse, ma non ebbe il tempo per voltarsi.
Sentì qualcosa che lo tratteneva alle gambe, mentre il suo braccio destro venne violentemente bloccato all'indietro. Poi, qualcosa puntato contro la sua gola. Abbassò lo sguardo: un pugnale!
"Sei morto, Elarin dei miei stivali!" Una voce allegra, femminile.
Mentre il suo cervello registrava che il pugnale contro la sua gola era ancora inguainato nel suo bel fodero, con sollievo misto ad irritazione esclamò a sua volta: "Halya, per tutti...!" E prese a dimenarsi per potersi liberare.
L'elfa, scostò la gamba con la quale lo aveva bloccato e lasciò andare il braccio. Lui riuscì finalmente a voltarsi per trovarsi di fronte Halya che ridacchiava con aria soddisfatta.
"Che scherzi idioti sono questi, Elfa?" le chiese, permaloso. "Volevi farmi prendere un colpo?"
"No, Jarek", l'espressione di Halya si fece improvvisamente seria e i suoi occhi penetranti si fissarono sull'uomo. "Se il mio pugnale non fosse stato nel suo fodero, tu ora saresti morto."
"Sì, ma..." L'elfa lo interruppe bruscamente con un cenno.
"Forse tu non hai ben capito in quale situazione pazzesca ti sei andato a cacciare, con la tua sparata di questa notte", spiegò Halya. "Kaygan è un uomo equilibrato. Ed ha sale in zucca. Ma non tutti sono così: tutto quello che è successo ieri si diffonderà a macchia d'olio per tutta la regione. E verrà amplificato oltremisura."
"E' esattamente quello che volevo...", dichiarò Jarek, cercando di mostrare più sicurezza di sè di quanta effettivamente ne provasse.
"Perfetto!" concordò Halya. "E da quel momento tu sarai il più succulento bersaglio che sia possibile trovare tra il Bosco ed il Fiume."
Jarek guardò Halya a bocca aperta.
"Vedo che capisci, finalmente", continuò lei. "Il cervello non ti è andato del tutto in pappa con quelle storie dell'eroe condottiero, dopotutto."
Jarek richiuse la bocca e la fissò, truce.
"D'ora in poi dovrai guardarti le spalle, Uomo. A partire da adesso chiunque tu incontrerai potrebbe essere un sicario pronto a colpire. Non potrai più permetterti di aggirarti da solo nel bosco con la tranquillità che hai mostrato poco fa. Impara ad aguzzare la vista e l'udito e sii sempre circospetto."
"So di cosa parli, Elfa", ribattè Jarek. "E' tutta la vita che lo faccio. Non sarei sopravvissuto, altrimenti."
"Eccellente. Questo sarebbe il momento peggiore per dimenticare le vecchie abitudini. Ma potrai fidarti di noi, dei tuoi amici."
"Non si direbbe..." Jarek ammiccò verso il coltello che Halya ancora stringeva in pugno.
"Ora non fare lo sciocco", lo rimproverò. "Però, è stato divertente metterti nel sacco!" Ora Halya era tornata a ridacchiare.
"Nel sacco!" ripetè Jarek, offeso.
Halya sembrò non ascoltarlo. Si voltò e si incamminò verso il campo.
"Cosa fai lì impalato?" gli disse senza voltarsi. "Su, torniamo dagli altri, non abbiamo molto tempo da perdere."
Jarek rispose con un borbottio indistinto e la seguì.

[Modificato da bvzk 31/10/2006 3.56]

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09/11/2006 09:16
 
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Naetro
Il guerriero, di fianco a Vilahir, non pote' non sentire un vago disagio all'avvicinarsi dell'elfa. Anche se la trovava una creatura incantevole, e di una bellezza non comune, c'era qualcosa nella sua presenza che lo metteva a disagio.

* Non mi piace come mi fa sentire Halya...e' una persona dolce, e coraggiosa, o non rischierebbe quella bella pelle con tre fessi come noi, ma non mi sento tranquillo con lei vicino. E' come se non obbedisse alle stesse leggi che governano gli uomini. La vita, la morte, la paura...Fulmini! Sono un guerriero! Affronterei un orso a mani nude ed una esile fanciulla armata di stiletto mi impensierisce...che tempi!*

Come sempre per nascondere a se stesso il turbamento, Naetro ricorse al sarcasmo,

"Jarek, se vuoi che questa pazzia della 'Cerca di Elarin' scaldi qualche cuore eothraim dovrai imparare a stamparti sulla faccia un bel sorriso ebete di quelli da conquistatore, ventiquattro ore su ventiquattro, qualunque cosa succeda. Se la gente ti vede con quella faccia, andranno di corsa a giurare fedelta' ad Azrek, altro che stella del mattino!"

Disse avvicinandosi al giovane eothraim. Con una sonora pacca sulle spalle ed una risata lo spinse verso Halya e Vilahir.

[Modificato da Ossian77 09/11/2006 9.16]

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Vilahir
Il bardo trattenne a fatica una risata nell'immaginarsi Jarek con la faccia da ebete eroe descritto da Naetro.

Pensò che fosse più opportuno riprendere il lato pratico della faccenda

"Bene,direi di sistemare a colazione gli ultimi dettagli, e poi di cominciare a dirigersi alla prossima tappa, non credete?"


*Non so se l'eroe ebete sia poi meglio dell'eroe furfante...*

[Modificato da bvzk 12/11/2006 4.45]

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Jarek
I quattro amici si ritirarono nelle loro tende per raccogliere e riordinare il loro bagaglio.
Una volta sistemati gli zaini e le sacche si accomodarono, invitati da uno degli uomini di Kaygan, intorno ad un piccolo fuoco di campo ormai quasi spento.
Consumarono in silenzio la colazione che gli venne offerta, ringraziarono e si alzarono, pronti a mettersi in marcia.
Credo sia giunto il momento di congedarsi da Kaygan e da Haleth” disse Jarek con un’espressione pensierosa in volto.
Attese un cenno di conferma dai suoi compagni (che non tardò ad arrivare) e poi, seguito da Halya e Naetro, si avviò verso la tenda del figlio dell’ultimo Guardiano della Torre Silente.
Vilahir rimase indietro, attardandosi pensieroso … per lui il momento dei saluti sarebbe stato più difficile che per gli altri.
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13/11/2006 05:44
 
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Master
Kaygan sembrava intento a sistemare il suo zaino. In realtà egli prestava scarsa attenzione all’operazione ed invece osservava i suoi uomini che smontavano velocemente il campo e si preparavano a partire. La sua mente vagava.
Erano uomini solidi, quegli Eothraim del bosco. Taciturni, a meno che non si trovassero di fronte ad un buon boccale a fine giornata, ma efficienti e con la testa sulle spalle. Solitamente pacifici e schivi, sapevano trasformarsi in feroci combattenti quando venivano minacciate le case e le loro famiglie.
Ah, ce ne fossero stati di più di uomini così a Widu, forse...
Invece gli Eothraim non si erano uniti per combattere gli Orientali. E quando si erano resi conto che il nemico era comune, ormai era troppo tardi.
Kaygan scrollò la testa allontanando quel pensiero. Ormai ciò che era successo non si poteva più cambiare.
Distolse lo sguardo dagli uomini e lo riportò sul suo zaino con l’intenzione di sistemarlo davvero, stavolta. Ma con la coda dell’occhio si avvide che qualcuno sopraggiungeva.
Si voltò e vide Jarek ed i suoi amici avvicinarsi.
*Eccoli qua. Tutti e quattro. Padre! In che maledetto pasticcio mi hai cacciato?* pensò. Ma rivolse un sorriso ai quattro viandanti e si alzò per incontrarli.
Vide Naetro che osservava Jarek come se si aspettasse qualcosa da lui. Jarek, dal canto suo, aveva assunto un’espressione esasperata e stava parlando in tono seccato.
“…Va bene, va bene!” stava dicendo Jarek. "Naetro, hai parlato di più in questi cinque minuti che in tutto il nostro viaggio da quando ci siamo incontrati!”
“Davvero?” chiese il guerriero con espressione innocente.
Jarek si voltò verso Halya. “Non sapevo che il nostro amico potesse essere così irritante. C’entri qualcosa tu?” le chiese.
L’elfa alzò le mani. “Non guardare me,” gli disse. Ma non riuscì a reprimere un ghigno.
“Allora glielo chiederai?” Incalzò Naetro.
“Ho detto che va bene, accidenti a te!” esplose Jarek alzando gli occhi al cielo. “Non mi hai sentito prima?”
“Volevo solo essere sicuro,” spiegò il guerriero.
Jarek scosse la testa e mise fine alla discussione con un gemito sofferente. Vilahir ed Halya cominciarono a ridacchiare ma Naetro chissà come riuscì a mantenere un’espressione assolutamente candida.
Kaygan non potè fare a meno di sorridere.
“Qualche problema?” chiese a Jarek quando lo ebbe di fronte. “Posso fare qualcosa per voi?”
Jarek guardò Naetro il quale però, con una velocità insospettabile, aveva immediatamente rivolto lo sguardo altrove. Jarek aggrottò le sopracciglia e sospirò.
“Sembra di sì, amico Kaygan” rispose Jarek con un basso ruggito. “Il nostro corpulento amico vorrebbe sapere se tu non possa procurargli uno scudo ed un elmo.”
Corpulento?” intervenne Naetro, in tono offeso.
A Kaygan non sfuggì la scintilla di soddisfazione che attraversò lo sguardo di Jarek alle parole di Naetro. Sorrise di nuovo.
“Non abbiamo scudi con noi, Jarek,” disse Kaygan in tono di scuse. “Nella foresta costituiscono un impiccio molto fastidioso. Ma forse posso procurare qualcosa di simile ad un elmo per il nostro amico.”
“Te ne sarei davvero grato” ringraziò Jarek lanciando un’occhiataccia a Naetro.
“Nessun problema.” Kaygan si allontanò ed emanò un ordine ad uno degli uomini. Infine fece ritorno. “Quando intendete partire?” chiese.
“Al più presto. Abbiamo già preparato i bagagli,” rispose Jarek. “In effetti siamo venuti a salutare.”
“Dove vi dirigerete?”
“Lualis, all’inizio. Poi…”
“Còr-Angalaladh.” Concluse per lui Halya, brusca.
Kaygan inarcò un sopracciglio. “Non conosco quel posto. Dov’è?” si informò.
“Ora lo chiamano Cerchio delle Brume.” Spiegò Jarek, seccato dall’intervento di Halya.
“Vuoi andare al Cerchio delle Brume?” Ribattè Kaygan in tono sorpreso. “E tu hai accusato me di essere fuori di senno perché ho nominato Corlan?”
“E’ un luogo così pericoloso?” si intromise Naetro.
“Corlan? Corlan il brigante?” volle sapere Vilahir.
Jarek fulminò i due con un’occhiata. Essi tacquero assumendo un’espressione contrita.
“C’è qualcosa che tu ritieni che io debba sapere sul Cerchio delle Brume?” chiese l’eothraim tornando a rivolgersi a Kaygan.
“Non so molto,” ammise lo spadaccino. “Ma tutti sanno che è un luogo infausto e la gente di Lualis se ne tiene ben alla larga. Si narra di nebbie maleodoranti che fanno perdere il senno, di strane apparizioni di spettri in forma di donne bellissime che irretiscono gli ignari viandanti…”
“Non mi dispiacerebbe avere a che fare con una donna bellissima, tanto per cambiare”, dichiarò Jarek, ignorando l’occhiataccia che gli aveva lanciato Halya.
“Fossi in te non la prenderei sullo scherzo,” lo ammonì Kaygan. “Non so cosa succede al Cerchio, ma molti sono spariti per sempre, dopo essersi recati lì.”
“Ti prometto che farò di tutto per non sparire, spadaccino,” disse Jarek tornando serio. “Ma dobbiamo andare al Cerchio delle Brume. Seguiamo una… pista… che ci conduce lì.”
“Spero che tu sappia davvero quello che fai.”
“Lo spero anch’io.” Nella voce di Jarek non c’era alcuna traccia di scherzo. “Che via ci suggerisci di prendere per giungere a Lualis?”
“Be’, la strada è la via più comoda,” riflettè ad alta voce Kaygan. “Ma lì sarà più facile imbattersi negli sgherri di Azrek, inoltre è più lunga. Se invece, partendo da qui, vi terrete lungo questa direzione,” indicò il sud, “dovreste trovare un sentiero che conduce praticamente ad un tiro di freccia da Lualis. Risparmiereste mezza giornata buona di cammino.”
“In un giorno e mezzo saremmo lì,” calcolò Jarek, meditabondo.
“Più o meno.”
“Bene, Kaygan, ci dirigeremo per la via che hai consigliato. Qui ci salutiamo, spadaccino, ma ricorda quello che ci siamo detti questa notte.”
“Non lo dimenticherò. Farò come hai detto. Sul mio onore.”
Jarek annuì senza dire nulla. Poi volse le spalle e si allontanò.
Naetro porse la mano a Kaygan per una vigorosa stretta.
“Sei in gamba, Spadaveloce,” gli disse con un franco sorriso. “Spero che un giorno combatteremo assieme, e con spada ed ascia macelleremo molte di quelle cavallette orientali.”
“Lo spero anch’io, guerriero di terre lontane. Spada ed ascia, eh? Nessuno potrà porsi dinnanzi a noi.” Kaygan strizzò l’occhio e sorrise. “Anche se ho sempre considerato l’ascia un’arma troppo rude.”
“Ed io ho sempre considerato la spada come arma da damerini,” ribattè Naetro senza scomporsi.
Kaygan rise e Naetro si unì a lui. Poi si accomiatò.
Halya rivolse a Kaygan un lieve inchino, e senza aggiungere altro si allontanò.

Vilahir strinse la mano dello spadaccino, ma non seguì gli altri. Rimase fermo parecchi istanti guardandosi intorno.
“Lei è andata via, bardo,” gli disse Kaygan con voce gentile. “Ha chiesto di partire con il gruppo che ho inviato in avanscoperta.”
“Suppongo che avrei dovuto aspettarmelo, ma dovevo esserne certo,” confessò Vilahir.
“Ti capisco, uomo. Anch’io avrei fatto come te.”
Il bardo colse uno strano bagliore negli occhi dello spadaccino. Esitò per un attimo, poi capì.
“Anche tu le vuoi bene, vero?” Gli chiese.
Kaygan annuì, serio, senza abbassare lo sguardo.
“Le sarai accanto? La proteggerai quando la tempesta si abbatterà su questi luoghi?”
“Sai che lo farò.”
“E’ vero. So che lo farai.”
E senza dire altro, Vilahir si voltò e raggiunse gli altri.

Kaygan rimase ad osservarli. Vide Naetro sorridere compiaciuto quando gli venne consegnato l’elmo in cuoio che lo spadaccino aveva promesso, ed il gesto di ringraziamento che rivolse verso di lui. Poi il gruppo prese i bagagli e, dopo aver scambiato cenni di saluto con gli uomini lì intorno, si mise in marcia.
“Tutto a posto, Vilahir?” sentì Halya chiedere al bardo.
“A posto”, fu la forzata risposta di lui.
Poi, poco prima che il gruppo sparisse tra gli alberi della foresta, udì la voce di Naetro:
“Senti, Halya, tu pensi che io possa essere definito corpulento?”
Lo spadaccino sorrise.

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Naetro
Il gruppo camminava ormai da un paio d'ore in silenzio. Erano ancora pieni di energie e procedevano di buon passo senza concedersi troppe chiacchiere. Il viaggio verso sud attraversava zone impervie e i discorsi riguardavano per lo piu' come discendere questo quel crinale e se fosse meglio deviare leggermente a est o a ovest.

Natro, perso nei suoi pensieri, cercava di vedere le facce dei suoi nemici durante il prossimo combattimento. L'elmo nuovo, trovava, gli dava un aria fiera e ancora piu' minacciosa. Ogni tanto, per richiamare l'attenzione, se lo provava, se lo guardava, se lo rimetteva.

Quando vide che nessuno commentava, disse a voce alta, un po' gongolando e parecchio interrompendo il silenzio e la concentrazione della marcia:

"Beh, come mi sta? Bene vero? Fa abbastanza paura, secondo me! E poi mi da un che di..."

Al gelo che Jarek fece seguire al suo sguardo in tralice, Naetro si trovo' spiazzato e si senti' pure un po' goffo. Senza perdersi d'animo, presgui' a voce molto piu' alta.

"E comunque, non capisco perche' abbiamo scartato l'altra strada con tanta solerzia. Kaygan e' stato chiaro...E' piu' comoda e 'sarà più facile imbattersi negli sgherri di Azrek'. Direi che era un OTTIMO motivo per imboccarla!"

disse toccando la lama dell'ascia col pollice.
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Jarek
Sono cambiate troppe cose di recente, Naetro” fu la secca replica dell’eothraim.
Credo di essermi imbarcato in qualcosa di molto grande e purtroppo temo di avervi trascinato con me. Allo stato attuale delle cose, amico mio, non possiamo permetterci incontri indesiderati … a meno che non ne siamo costretti, ovviamente.
Abbiamo delle responsabilità maggiori ora …

Quella risposta diede molto da pensare al Guerriero, ma anche all’elfa e al bardo.
Tutti si immersero in profondi pensieri e per un lungo tratto di strada nessuno oso proferire parola.
Dopo qualche ora, quasi sentisse il bisogno di spezzare quel soffocante silenzio, Jarek parlò:
Se procediamo di buon passo domani pomeriggio saremo a Lualis
Una pausa.
Kaygan, l’ultimo guardiano della Torre Silente, mi ha detto che nella torre di quella città non esiste più alcun guardiano … ma credo che noi abbiamo comunque il dovere di dare un’occhiata a quel luogo (se ancora esiste) per cercare di capire cosa ne è stato di Edohar
L’eothraim stava cercando di riassumere mentalmente la grande mole di informazioni che aveva acquisito il giorno precedente.
Stando alla mappa che abbiamo recuperato, da Lualis parte (o forse dovrei dire “partiva”) un sentiero che conduce (o conduceva?) nei pressi di Cor-Angalaladh … anche se Spadaveloce ha detto che quello è un luogo nefasto noi, prima o dopo, dovremmo cercare di raggiungerlo ad ogni costo
I suoi compagni lo ascoltavano interessati, senza interromperlo:
Inoltre credo sia il caso di incontrare anche Eldred, il Guardiano della Fortezza di Keengard … Kaygan, prima di morire, mi ha detto che quel luogo dovrebbe ancora esser difeso da qualcuno.
Un sospiro.
Non scordiamoci, infine, che abbiamo degli avversari molto potenti che ci danno la caccia ed altrettanti che sembrano precederci nel nostro cammino. Quell’inquietante cavaliere che Halya ha incontrato sembra esser particolarmente interessato agli anelli dei Guardiani. Ignoro per quale motivo lo faccia, ma ha gia preso quello di Kaygan e ho la certezza che andrà a prendersi anche gli altri due … sempre che non l’abbiano già fatto”.
Pronuncio l’ultima frase con voce bassa, roca … carica di rabbia!

[Modificato da Admin-Geko 13/11/2006 18.26]

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Naetro
Naetro cercava di tenere lo sguardo vigile, e di essere di aiuto al gruppo. Di iniside ce ne potevano essere diverse, da comuni briganti a sgherri di Azrek, da sicari ad animali selvaggi o affamati.
Tuttavia, una vaga svogliatezza lo prese col passare del tempo. Era una guardia, un protettore di carovane, e cos'era quella se non la sua nuova, piccola carovana da difendere? Eppure non era concentrato, neanche un po'.
Con Kuma che usciva ed entrava nei folteti ogni dieci minuti e la presenza vigile di Halya, Naetro lascio' vagare la mente, senza volerlo. Ando' per altri luoghi, altri tempi, perso nel ritmico rumore dei passi del gruppo; immagino' altre battaglie non ancora combattute. Ne vinse alcune, con rispetto per gli avversari, anonime figure in scintillanti corazze, e ne perse altre (poche) con dignita', guadagnandosi l'ammirazione del nemico. Scherzo' con Nilia, tornando a casa, e raccontando delle Leggende di Naetro dell'Ascia, sedendosi su una comoda sedia, con i piedi sotto Kuma, al caldo, e Nilia sulle ginocchia, il ventre di lei ormai gia' leggermente rigonfio...

*Qui e' cosi' freddo, triste...l'umidita' mi sta entrando nel cuore, in questa foresta malata. Piu' andiamo verso Lualis e piu' il mio umore sprofonda. Chissa' se anche Halya lo sente...e' come se gli alberi fossero stregati...* penso' il guerriero con una certa amarezza, ammirando per un attimo il sole tra la fitta canopea.
*Sarebbe bello fermarsi qui...solo un po', a mangiare e ad asciugarci le ossa ed i vestiti da questo umido infernale...chissa' se qualche uomo di Azrek, come me, adesso ha il culo ghiacciato e vorrebbe essere a casa sua, da sua moglie...*

[Modificato da Ossian77 15/11/2006 10.29]

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19/11/2006 20:10
 
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Master
Per la sosta di quella notte, Halya riuscì, non si sa come, a scovare una radura ben riparata. Il gruppo si accampò ed accese il fuoco. La vivida luce saltellante delle fiamme riuscì un poco a migliorare l’umore generale, ed il calore consentì di scrollarsi di dosso l’umidità di cui erano pervasi i dintorni. La cena fu consumata in fretta e, visto che nessuno di loro aveva voglia di discutere degli eventi che li vedevano protagonisti in quei giorni, si parlò del più e del meno. Poi, dopo aver stabilito i turni di guardia, si prepararono per il riposo notturno.
Furono di nuovo tutti in piedi all’alba del giorno dopo. Avevano già preparato tutto ed erano pronti per riprendere la marcia, quando Halya, che aveva come al solito fatto l’ultimo e più lungo turno di guardia, disse:
“Prima di ripartire, dovete sapere che questa notte qualcuno ci ha osservato.”
“Osservato?” chiese Vilahir, preoccupato.
Jarek si avvicinò all’elfa, aggrottando le sopracciglia. “Chi era? E perché non ci hai avvertito?” domandò.
“Avevate tutti bisogno di riposo. Inoltre non aveva cattive intenzioni, a quanto pare, visto che non ha fatto nulla di ostile nei nostri confronti,” spiegò Halya. “Quanto a chi fosse, lo ignoro. Era molto abile nel muoversi di soppiatto nella foresta ed io stessa l’ho individuato con fatica e solo per caso. Un uomo, ritengo, di bassa statura. Di più non so dire.”
“Avresti potuto bloccarlo e farti dire chi era e cosa voleva,” osservò Naetro.
“E’ stato molto rapido. L’avevo individuato da pochi istanti quando si è ritratto e si è allontanato. Ho pensato alla possibilità di seguirlo, ma avrei dovuto lasciare il campo, oppure perdere del tempo a svegliare qualcuno di voi.” Halya si strinse nelle spalle. “Così, ho preferito lasciar perdere.”
“Va bene. Quello che è fatto è fatto,” tagliò corto Jarek. “Ma ho un brutto presentimento… Halya, in quale direzione si è allontanato lo sconosciuto?”
“Più o meno nella stessa direzione verso la quale dobbiamo dirigerci noi.”
“L’avrei giurato.” Jarek rimase qualche istante a rifletterci su. “Questa non è una zona frequentata dagli Eothraim, almeno per quanto ne so. Ma è possibile che si tratti di qualche cacciatore incuriosito dal nostro fuoco…” Era evidente, tuttavia, che Jarek stesso non dava molto credito a quella possibilità. “Comunque noi dobbiamo proseguire. Non abbiamo altra scelta. Andiamo avanti di buon passo, ma occhi aperti, mi raccomando.”
“E se stessimo per finire dritti in un’imboscata?” suppose Vilahir.
“Hai un piano migliore?” ribattè Jarek.
Vilahir si strinse nelle spalle e scosse la testa.
“Bene, allora andiamo.” Concluse Jarek.
Il gruppo lasciò la radura e si rimise in marcia. Nessuno si era accorto che altri occhi avevano osservato il gruppo discutere. Nessuno poteva immaginare che altre orecchie avevano ascoltato le loro parole.

Quando Jarek ed i suoi compagni furono scomparsi tra gli alberi del bosco, un uomo emerse dal suo nascondiglio poco lontano ed attraversò la radura, un ghigno soddisfatto sul suo volto. Era basso e massiccio, la schiena deformata da una vistosa gobba.
Quell’elfa era stata una sfida interessante. Era la prima volta che qualcuno riusciva a notarlo quando decideva di nascondersi in un bosco. Per cui, durante la notte, aveva finto di andar via, per poi tornare con maggiori precauzioni. E lo stratagemma aveva funzionato. Ora sapeva tutto quello che c’era da sapere. Doveva immediatamente raggiungere Corlan per metterlo al corrente.
Osservò, ancora sogghignando, il punto in cui aveva visto allontanarsi il gruppo poi, con un’agilità insospettabile per un tipo della sua corporatura, sfrecciò nella foresta in una direzione parallela a quella presa da Jarek.
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Jarek
Cercava di nasconderlo, ma era preoccupato.
Chi li aveva spiati durante la notte?
Non gli uomini di Azrek, dedusse.
*Quei cani rognosi non perdono tempo in simili sottigliezze. Quando vogliono qualcosa, o qualcuno, se la prendono senza troppe cerimonie, con le buone o con le cattive … quasi sempre con le cattive*
Che fosse quel misterioso vecchietto incontrato da Halya e Naetro giorni addietro?
*Mmm … ne dubito. Si sarebbe fatto avanti e avrebbe parlato, come la volta scorsa*
Chi allora?
Forse Spadaveloce gli aveva messo dietro qualcuno dei suoi uomini?
*Si, forse … ma a che scopo? Beh, forse … naaa …*
Decise di accantonare, per il momento, quel genere di elucubrazioni e concentrarsi su altre faccende.
*Come ci comporteremo una volta giunti nei pressi di Lualis?
Con chi parlare? Chi evitare?
Dove dirigersi? Alla Torre, forse?
Riusciremo ad individuare la vecchia strada che conduce al Cerchio delle Brume?
Dovrò presentarmi sotto il nome di Elarin? Dovrò tentare di smuovere le coscienze degli Uomini che lì dimorano?
Troveremo informazioni su Mejan? Naaa … accidenti a me! Devo smetterla di pensare alla vecchia Mejan e concentrarmi sul mio nuovo compito, sul mio nuovo ruolo; mi sono assunto una responsabilità molto grande, ma per fortuna non sono solo*

Il suo sguardo passò in rassegna i suoi compagni, uno ad uno. Cercò di trarre forza e coraggio da ognuno di loro e invece trovò ...
... la conoscenza, il potere e la sapienza di Vilahir …
… la forza, il coraggio e l’autenticità di Naetro …
… l’acume, la sensibilità e il sesto senso di Halya!
No, non era solo!
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Naetro
* Lualis, Loallis, Looalees...neanche sui nomi si sanno mettere daccordo questi...e adesso, andremo in un posto dove la gente ha paura e non sa organizzarsi contro il vero nemico. Ci scommetto. E scommetto che mi tocchera' sentire un altra carrettata di fesserie patriottiche sull'orgoglio sopito degli eothraim! Di quante parole hanno bisogno, i nemici sono a Est, le armi ce le hanno, vorrei sapere che aspettano. E va bene, pace, se devo sorbirmi un po' di vuota retorica per convincere questi allevatori che e' meglio morire in battaglia oggi che venire sgozzati durante un saccheggio domani, e mi sembr anche ovvio, lo faro'...Certo che sono proprio strani. Ci sono dei momenti in cui questi eothraim non li sopporto. Almeno quei figli di una cagna di orientali sono organizzati, sanno cosa vogliono. Questi fessi invece nemnmeno sanno quanti sono o dove sta la loro capitale. Sono passivi e codardi, quasi quasi se la meritano questa occupazione, e magari e' la volta che si svegliano!*

Naetro stava accelerando. Le sue lunghe e possenti gambe pensavano per lui. Lualis era vicinissima, e vicino era il prossimo confronto. Le pedine si stavano muovendo, e la spia della notte precedente ne era la prova vivente.

* Se sento ancora la frase "perche' dovremmo fidarci di te, straniero?" giuro che faccio rotolare una di queste teste di biondini, e vediamo se gli basta come motivo *

Per bilanciarsi, e per sentirsi piu' sicuro, Naetro sfodero' senza smettere di camminare la sua ascia. Esegui', a passo svelto, un paio di affondi, e continuo' a camminare, sempre piu' veloce, tenendola per il manico vicino alla lama

"ANDIAMO! Di questo passo non arriveremo mai. SU! SU! SU! Muoviamoci!"

Il pensiero delle perdite subite, la fretta, gli enigmi senza risposta, l'avanzare a tentativi, l'idea che da qualche parte un cane orientale stava vantandosi di aver violentato la sua donna prima di ucciderla, o di aver abbattuto "il guerriero con l'ascia" con una sola mazzata, stavano logorando la calma, gia' poco proverbiale, di Naetro. Il guerriero voleva giustizia e sangue, azione e battaglia, nemici ed onore, ma sopratutto vendetta.

[Modificato da Ossian77 21/11/2006 20.28]

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23/11/2006 02:12
 
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Master
Jarek avvertì un piccolo rumore. Uno scricchiolio.
Per qualche ragione, egli fu subito certo che fosse provocato da qualcuno, che non facesse parte dei tipici suoni che un bosco produceva naturalmente.
Per questo si rallentò il passo e si guardò intorno.
Si trovavano in una zona in cui gli alberi erano più fitti ed il sottobosco particolarmente rigoglioso. Non era dunque facile individuare se ci fosse davvero un ospite non invitato. In ogni caso, Jarek non scorse nulla che potesse confermare la sua impressione: tutto sembrava tranquillo.
Ma qualcosa non andava… Ne fu certo quando vide Halya rallentare notevolmente il passo, lasciare che Naetro e Vilahir la sorpassassero ed aspettare che lui le si affiancasse. Il suo sguardo c’era un velo di preoccupazione.
“Siamo nei guai,” annunciò l’elfa con un filo di voce, senza guardarlo.
“Che succede?” volle sapere Jarek. Anche lui sussurrò e non si voltò verso Halya.
“C’è qualcuno, nel bosco intorno a noi,” spiegò Halya. “Non so quanti siano, ma sono parecchi. Abili. Molto abili. Ma sono troppi per potersi celare a lungo ai miei sensi. Ci seguono da un po’ ma fanno attenzione a tenersi distanti. Credo che al momento vogliano solo tenerci d’occhio. Non chiedermi perché.”
Jarek ci pensò su. Per un po’ nessuno dei due disse nulla.
“Che facciamo?” chiese Halya, infine.
“Non abbiamo molte alternative,” rispose Jarek. “Se sono molti, non possiamo rischiare di affrontarli. Credi che abbiamo qualche probabilità di seminarli senza dare nell’occhio?”
“Escluso.”
“Allora non abbiamo scelta. Continuiamo come se niente fosse e speriamo che non abbiano intenzioni ostili. Avverti quei due, ma cerca di tenere sotto controllo Naetro.”
Halya annuì e accelerò il passo fino a raggiungere il bardo ed il guerriero. Sussurrò loro qualcosa, poi Naetro si voltò verso Jarek e con una mano accarezzò l’ascia. Jarek scosse la testa, deciso, e fu sul punto di scoppiare a ridere nel vedere l’espressione delusa che si dipinse sul volto del guerriero.

Poco dopo, il gruppo giunse ad una radura pervasa del sole mattutino.
Un uomo era lì, seduto su un grande masso al lato del sentiero. Quando il gruppo emerse dagli alberi, sollevò il capo e li guardò.
Sebbene fosse seduto, era evidente che era alto e massiccio. Aveva un volto deciso, dai lineamenti marcati ma non sgradevoli, e gli occhi di un verde intenso. I capelli biondo paglia erano lunghi e cadevano disordinatamente ai lati del volto fino alla lucente cotta di maglia che l’uomo indossava. Una lunga spada era assicurata al suo fianco, e l’elsa finemente lavorata lasciava intendere che si trattava di un’arma non comune.
Il gruppo si fermò, sospettoso, al limitare della radura. L'uomo, tranquillo, rivolse loro un sorriso, ma il suo sguardo era quello di una fiera che puntava la preda.
“Benincontrato, Jarek,” disse con voce calda ed amichevole. “Ti aspettavo.”
“Corlan,” salutò Jarek con un cenno del capo. “Spero che tu non abbia dovuto attendere troppo. Se avessi saputo che mi cercavi, ti avrei raggiunto prima.” Jarek non aveva perso il suo autocontrollo ed il suo sarcasmo sprezzante.

[Modificato da bvzk 23/11/2006 2.49]

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Jarek
Jarek fece qualche passo in avanti, superando i suoi tre compagni, ma rimanendo a debita distanza da quel losco individuo.
Un leggero sorriso, uno dei suoi soliti, poi
Grazie per averci affiancato la tua scorta, Corlan: camminare nel bosco sapendo che i tuoi uomini vegliavano su di noi ci è stato di molto conforto.
Un attimo di pausa, quindi concluse:
Ad ogni modo, bando alle chiacchiere, ti ho fatto attendere anche troppo stamani e non vorrei farti perdere altro tempo … quindi dimmi, Corlan, qual è il motivo del tuo interesse nei miei confronti?
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24/11/2006 16:45
 
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Naetro
* Sembra un buon guerriero. Comunque non sappiamo cosa ha in testa o a chi deve lealta'. Staro' in guardia *

Naetro continuo' a tenere in mano l'ascia, e si porto' dietro Jarek, esattamente alle sue spalle. Per non interrompere, si limito' ad un cenno del capo in direzione di Corlan e ad un bieco sorriso.

* Sono qui, con la mia ascia. Anche se dai l'ordine di ucciderci, tu vieni con noi all'altro mondo, per il Sangue di Asthald! *
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Il bardo studiò a lungo il loro interlocutore, limitandosi ad un cenno formale di saluto

*Non ha intenzione di depredarci, anche perchè probabilmente sa che non ne ricaverebbe abbastanza per ripagar gli uomini che perderebbe... ma del resto non è certo un uomo che collabora facilmente. Probabilmente chiederà qualcosa a Jarek... ma cosa?*

[Modificato da bvzk 24/11/2006 20.30]

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Corlan
Alle parole di Jarek, il sorriso di benvenuto del brigante si ridusse a una tiepida smorfia di perplessità o forse di vaga sorpresa.
“Il mio interesse?” chiese. Poi, abbassando un poco la voce, ora di certo molto meno calda e amichevole, continuò.
“A dire il vero, trovo inopportuna questa tua ironia, Jarek.
Sai bene chi sono.
Se non volevi incontrarmi, non saresti dovuto entrare nel mio territorio. Non le hai viste le teste? E i cadaveri appesi sul limitare della foresta? Ah, già, tu non sei venuto dal limitare: tu vieni da nord, da Pasel.”
Lo sguardo si fece duro. “Sono io che dovrei chiedere a te cosa diavolo ci fai da queste parti. Dovresti sapere come mi adiro quando qualcuno si prende gioco di me... anche solo a parole.
Se invece non lo sai, avresti dovuto prestare più attenzione alle voci... e fare in modo di evitarmi con più attenzione.
L’unico motivo per cui ora mi degno di starti a parlare di persona... per cui ho benevolmente aspettato a farvi diventare quattro puntaspilli con una buona cinquantina di frecce... e per cui tu, i tuoi compagni e soprattutto quel nobile damerino rognoso che stai scortando,”
i suoi occhi trafissero Vilahir, “non siete stati già appesi per gli alluci, o per qualcos’altro, legati come salami per il puro divertimento dei miei uomini... l’unico motivo è semplicemente che io sono... curioso.”
Una breve pausa.
“Ho riconosciuto dalla descrizione che mi hanno riferito, un vecchio furfante che ho conosciuto a Widu e che forse non è poi così stupido come vuole far credere.
Poi mi sono chiesto: per gli dei, un’Elfa? Da queste parti? Ma cosa sta mai succedendo?
E’ da secoli che non se ne vedono più in questi boschi.
Una faccenda dannatamente curiosa... e quantomeno sospetta.
Cosa diavolo ha in pentola quel benedetto ragazzo? Mi sono chiesto. Forse viene da me a propormi un buon affare?
E invece...
E invece mi viene a chiedere quale sia il mio interesse nei suoi riguardi.
Bah!
Forse ti ho sopravvalutato.
Oppure tu non sei quel Jarek che conosco..”

Poi, alzando un po’ il tono di voce, aggiunse.
“Ah! Dovrei ascoltare più spesso i miei uomini: 'Prima i puntaspilli,' dicevano, 'poi il benvenuto!'
Ora, secondo te, cosa dovrei dir loro?
Bada che sono qui intorno a guardarvi e non aspettano altro che fare a gara per sforacchiarvi soltanto per il gusto di farlo...”
concluse con un ghigno.
Rise ed allargò le braccia in direzione del fitto sottobosco.
Il tono bonariamente beffardo della voce del brigante era notevolmente cresciuto, in particolare sull’ultima frase, tanto che subito un coro di grasse e robuste risate gli fece eco tutt’intorno.
I cinquanta uomini menzionati dalle sue parole c’erano tutti, senza alcun dubbio.
Probabilmente ce n’erano anche molti di più.

[Modificato da bvzk 25/11/2006 0.48]

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