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Capitolo 2 - I preparativi

Ultimo Aggiornamento: 18/05/2007 23:10
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Il viso di Meneldir era una maschera di pietra:

"Se avessi osservato la mappa Messer Esploratore, avresti capito che decidere di costeggiare le pendici delle Montagne Nebbiose ad Occidente piuttosto che ad Oriente non è saggio. Da una parte c'è solo un vecchio sentiero poco battuto e male segnalato che serpeggia tra i primi contrafforti dei monti: un cammino lungo ed accidentato, e noi che non abbiamo le ali ci ritroveremmo per settimane a fare su e giù come capre."

Il dùnadan indicò la mappa di fronte a lui:

"Dall'altra parte c'è un grande fiume. Questo significa che potremmo seguirne il corso per molto tempo, marciando su un terreno quasi pianeggiante che permetterebbe addirittura l'uso di cavalli. Cavalli, Messer Esploratore. Li conosci? Aiutano molto nei lunghi viaggi."
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Kithomir
*Hu huuh....Giochiamo a fare gli ironici ed i sarcastici eh? Bene, mi inviti a nozze...*

"Immagino che potremmo caricare i cavalli sulle nostre schiene per passare le Montagne Nebbiose"

*Yeras, l'ho visto sorridere?*

"Oppure potremmo chiedere ad Olin"

e fece un breve inchino verso il nano,

"di costruire un bel trabucco abbastanza potente per scagliarli direttamente dall'altra parte ed andare a riprenderli con calma e curarli con la magia dalle fratture. "

*Olin, ora ha sorriso lui?*

"Magari potremmo mirare con attenzione e tirarli dentro l'Anduin, cosi' non si fanno male...Come sai, prima che Sire Elrond lasciasse la stanza ero favorevole io pure a passare da Ovest, nonostante gli orchetti di Bosco Atro e delle Montagne Nebbiose, la mancanza di mappe, guide locali, ripari da occhi indiscreti ed i pantani limacciosi che sono ovunque lungo il Grande Fiume.
Ora non lo sono piu', perche' abbiamo fretta, e tanta. I sentieri per caprette che menzioni li conosco abbastanza bene da evitare di perderci, ed alle brutte arriveremmo davanti al cancello altrettanto in fretta che passando dalla strada del Mirolago.
Ma guarda, per me sta bene anche passare da Est, CAPITANO, se ci dai il vero motivo per cui hai deciso di passare di la'. Oltre, ovviamente, all'indirizzo del cavallante delle Alte Valli che evidentemente conosci bene.
Quello che vorrei sapere e' che cosa CREDI di aver visto sulla mappa. Sire Elrond non ha certo avuto una visione di terreni accidentati e briganti. Per immaginarseli bastava un po' di esperienza e per rimediravi bastano provviste sufficienti, gambe allenate ed un bel po' di sano acciaio.
Che cosa e' che si sta gia' muovendo, come Sire Elrond ha detto? Sei sicuro di non saperne nulla? Vuoi che saltiamo in bocca al Drago? Sta bene, pero' spiegaci perche'"

[Modificato da Ossian77 07/06/2006 11.04]

[Modificato da Ossian77 07/06/2006 11.32]

[Modificato da Ossian77 07/06/2006 11.54]

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07/06/2006 13:11
 
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"La tua insolenza è talmente forte da ottenebrarti il poco cervello che hai, Messer Esploratore. L'Alto Passo permette il passaggio di intere carovane di carri e la riva occidentale dell'Anduin è stata attraversata a cavallo da un intero esercito equipaggiato, formato da uomini evidentemente più arditi di quello che ho davanti."

Meneldir sorrise beffardo mentre proseguiva la sua replica:

"O devo arguire che la tua immensa conoscenza delle terre intorno ad Orthanc non comprende le storie degli Eorlingas, Messer Esploratore?"

Osservò per un istante la reazione dell'Uomo che aveva di fronte. Impassibile ed imperturbabile, quasi rilassato.


*Bene. Forse ha un pò di spina dorsale dopotutto.*


Concluse il suo intervento con un sibilo:

"Ti ricordo le parole di Sire Elrond:
Ne farà parte di diritto certamente Meneldir, quale esponente dell'antica casata degli Eldanar e sarà seguito da tutti coloro che vorranno accompagnarlo e che egli accetterà nel suo gruppo.
Ti consiglio di non farmi riconsiderare il tuo ruolo in questa storia..."

[Modificato da Valandur 07/06/2006 13.43]

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Kithomir
"Guarda, faccio finta di non averti sentito perche' e' evidente che non mi stai nemmeno ascoltando quando parlo.

L'insulto alla mia intelligenza mi sta toccando anche meno di quello al mio ardimento. Tu invece ci stai girando attorno, alla vera domanda.

Ogni volta ti dico che per me va bene anche passare dallo Harad, che per me va bene anche noleggiare una muta di lupi ed una slitta per andare a Moria, e ogni volta che ti chiedo CHE COSA HAI VISTO sulla mappa, che anche Elrond ha notato e che non ci vuoi dire, tu torni a dirmi come sia facile passare con le carovane dall'alto passo.

Mi viene il dubbio su quanto tempo sia passato dall'ultima volta che hai avuto notizia di una carovana che sia riuscita in tale impresa. Ti rinfresco io la memoria: siamo nell'ordine degli anni. Anche avendo una strada sgombra e larga, che non c'e', ci potrebbero essere mille imprevisti a cavallo e potremmo doverle ammazzare o abbandonare quelle povere bestie.

E sia, per me va bene anche la mattanza di tutti i Mearas dei Rohirrim, se serve a farci trovare la Pietra. Quanto all'ardimento di uomini migliori di me, che non discuto, essi erano forse migliori di tuttii presenti. Se ti riferisci agli eotheod ed alla loro migrazione verso sud, ci vollero anni perche' fosse completa, ed a che prezzo la pagarono. Se invece ti riferisci al DISASTRO dei Campi Iridati, hai visto bene come un intero esercito di uomini migliori di noi non sia riuscito a sfuffire ad una imboscata da quelle parti. Entrambi gruppi numerosissimi e senza troppa fretta di arrivare. Un mese in piu' o in meno, in fondo, cosa contava? Qui invece se arriviamo con un quarto d'ora di ritardo Ar-bastardor o come diavolo si chiama se ne va dritto a Barad Dur con un Palantir sottobraccio. Noi siamo quattro gatti che devono correre come pazzi, non un popolo che migra.

Ma anche cosi', a me sta bene"


Stette in silenzio, abbasso' lo sguardo, non per imbarazzo ma come se stesse raccogliendo le forze. Quando sollevo' di nuovo il capo, tutta l'ironia e l'atteggiamento provocatorio che aveva usato fino a quel momento se ne erano andati. Guardo' Meneldir con attenzione e quando parlo' mise nella sua voce tutta l'autorita' che aveva imparato a trasmettere dal suo Maestro

"Ora...Meneldir degli Eldanar, anche se hai ucciso piu' orchi tu di mezza Gondor messa assieme e anche se sei il nipote di Elendil stesso, anche se non mi vuoi in questa spedizione perche' sono insolente e ti do fastidio, sarai cosi' carino da rispondere alla mia domanda: COSA HAI VISTO SULLA MAPPA? Cosa sai che dovremmo sapere anche noi?"

[Modificato da Ossian77 07/06/2006 14.11]

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La voce di Meneldir era glaciale, e le sue parole erano pesanti come pietre:

"Sulla mappa non ho visto nulla, Messer Esploratore. Nulla di più di quello che c'è scritto o disegnato: montagne, fiumi, boschi, sentieri. E non so nulla che tu dovresti sapere."
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Kithomir
*E va bene...facciamo come dice lui*

"Perfetto...Se nessuno ha obiezioni sensate, e' deciso. Si entra dalla porta Est!".

Il tono di voce di Kithomir era tranquillo, cordiale e quasi affettuoso. Ci mancava solo che desse una pacca sulla spalla a Meneldir. Si allontano', come se nulla fosse accaduto. Una volta dentro il vano della porta, disse.

"Allora, Signori, andiamo a tavola? Parliamo dei dettagli tattici a stomaco pieno!"

[Modificato da Ossian77 07/06/2006 14.55]

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08/06/2006 17:43
 
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Yeras
Obiezioni?
La faccia di Yeras era il ritratto dell’incredulità!
Come faccio ad avere obiezioni su un argomento di cui non so praticamente nulla!
Non parlare mai di ciò che non conosci personalmente! Questo mi è stato insegnato fin da piccolo. Ed io non conosco nemmeno i nomi dei territori che dovremmo andare ad esplorare!

Il giovane ramingo allargò le braccia e inarcò le sopraciglia:
E’ impensabile, per me, pronunciare una qualsiasi tipo di opinione su una faccenda del genere! Passare da Est o da Ovest? Non ho la più pallida idea di cosa questo significhi!
Se ci trovassimo dalle mie parti vi condurrei ad occhi chiusi per i sentieri più rapidi, nel caso in cui avessimo fretta … o per quelli più sicuri, se dovessimo celare la nostra presenza ad eventuali occhi indiscreti.
Vi procurerei cibo ed acqua senza problema.
Vi racconterei la storia di ogni singolo albero, pietra o cespuglio.
Ma noi stiamo per avventurarci in una terra che io non ho mai nemmeno sentito nominare.
Come potrei avere obiezioni?

Un lungo sospiro, seguito da un ampio e sincero sorriso:
Quello che dice Meneldir per me è tanto vero quanto quello che dici tu, Kithomir … quindi non chiedermi se ho obiezioni, piuttosto chiedimi se ho fame … ed allora ti risponderò: si, accidenti, ho fame!
Il sorriso si era quasi trasformato in una risata; fece un chiaro gesto con la mano, invitando Kithomir a precederlo fuori dalla stanza.
*Non fa bene al morale preparare una spedizione del genere con gli animi tesi e i cuori appesantiti da contrasti e diverbi*

[Modificato da Admin-Geko 08/06/2006 17.44]

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09/06/2006 13:26
 
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Gli animi del gruppo erano appesantiti dal diverbio occorso durante la riunione tra Kithomir e Meneldir, ed il pranzo si svolse quindi in una atmosfera tesa ed imbarazzata.
I pensieri dei compagni andarono anche all'improvviso ed inspiegabile congedo di Sire Elrond, che fu assente per tutto il pasto.
Soprattutto Meneldir sembrava ripensare intensamente a quanto era stato detto e quanto era avvenuto precedentemente: il suo sguardo era concentrato ma distante, e non fece parola con nessuno dei suoi pensieri, ritirandosi quasi subito in silenzio e lasciando i particolari sull'equipaggiamento e sulle provviste da trasportare agli altri.
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10/06/2006 09:44
 
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Kithomir
Il gondoriano non si fece certo guastare l'appetito dalla discussione appena finita. La qualita' che gli aveva salvato la vita piu' spesso della destrezza o della forza era la capacita' di restare sereno e lucido anche in mezzo ad un incendio.
Tuttavia, l'ombra c'era, e non se la sentiva di fare il buffone a tutti i costi. Tenendo d'occhio Yeras, noto' come il giovane ramingo non aveva apprezzato il diverbio avuto con Meneldir. Quando il dunadan se ne fu andato, ed i commensali stavano ormai finendo di mangiare, Kithomir sposto' la sedia davanti al posto di Yeras e disse:

Kithomir: "Yeras, non prenderla male. Vedi, io non so in che rapporti foste tu e Meneldir e Gwaeron ed Isilion ed Olin durante la precedente missione. Mi sembra solo di capire che con Olin siete abbastanza amici, ma nulla piu'. Questa purtroppo non e' una gita di amici, come avra gia' immaginato. Potremmo anche diventare amici, questo si, durante il viaggio. Ma non e' detto. Siamo un gruppo di professionisti e di adulti, ed io e Meneldir siamo abbastanza maturi da sapere che una squadra deve risolvere tutti i dubbi prima di partire. La stessa discussione, lo stesso diverbio sulla condotta del capitano nel bel mezzo dell'eriador sarebbe poco meno che fatale per tutti, figuriamoci a Moria. Io mi sono solo voluto sincerare di alcune cose, e cosi' credo anche Meneldir, sebbene abbia provato a non darlo a vedere. Il dibattito e' chiuso, il leader e' deciso, il percorso pure. Chi non e' daccordo, ha tempo per pensarci e per ritirarsi. Chi va, accetta tutte le decisioni prese, punto e basta. Ho visto molte spedizioni fallire e miseramente perche' nessuno ha avuto il coraggio di dire apertamente che non era daccordo con la condotta del comandante, solo per contestarne poi l'autorita' davanti alla squadra o nel bel mezzo di una battaglia. La discussione di poco fa e' stata proficua, ed il viaggio sara' gradevole, almeno nella prima parte".

Yeras aveva ascoltato tutto in silenzio e con attenzione.
Raccolse i suoi pensieri e poi cercò, utilizzando al meglio le sue scarse capacità di linguaggio, di formulare un discorso che potesse esprimere al meglio i suoi pensieri:

Yeras: “Non sono le discussioni a preoccuparmi, Kithomir, per quanto accese esse possano essere, ma le conseguenze che, alle volte, queste possono causare.
Ho stima, fiducia e rispetto nei miei compagni, ma questi sentimenti sono il frutto di una serie di particolari esperienze di vita che, nell’ultimo periodo, abbiamo condiviso.
Penso tu abbia factto bene ad esprimere le tue perplessità a Meneldir ma, se posso permettermi, vorrei darti un consiglio: le tue opinioni possono essere le più giuste e ragionevoli ma perdono la loro totale efficacia se vengono espresse nei modi e nei toni sbagliati.
E per sbagliati intendo dire: non efficaci.
Ognuno di noi assimila solo quello che è in grado di comprendere: se, parlando con me, tu usassi paroloni difficili, cerimoniose frasi di circostanza, arcane parole di antichi linguaggi e cose del genere … beh, molto probabilmente non riusciresti mai a far colpo su di me. Se, al contrario, tu usassi con me un tono schietto, sincero, facile ed immediato allora ci capiremmo al volo, stanne certo.
Quello che voglio dire è che, per il tuo bene e per quello della nostra missione, devi trovare un linguaggio che Meneldir possa comprendere senza problemi.”


Fece un ampio sorriso, diede un’amichevole pacca sulla spalla del suo interlocutore ed uscì alla ricerca di Olin, lasciando il Gondoriano seduto a riflettere su quanto gli aveva appena detto. Kithomir lo saluto', fini' di sgranocchiarsi quel che restava della sua mela, e si alzo' da tavola.

Afferro' la mantella e se la mise uscendo dalla sala, facendosela ruotare sopra le spalle. Passo' in camera a prendere carta e penna e prosegui' lungo un sentiero, oltrepassando un paio di ponticelli. Quando fu sicuro di essere abbastanza lontano, si sedette e, appeggiandosi ad un sasso piatto, scrisse il suo rapporto.

[Modificato da Ossian77 11/06/2006 12.00]

[Modificato da Ossian77 11/06/2006 12.03]

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10/06/2006 16:57
 
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Kithomir
Il messaggio, scritto in un sindarin dalla grafia netta e decisa, recitava:

“Riverito Maestro,

Le cose a Imladris procedono piu' rapidamente del previsto. Un gruppo e' stato formato, e la sensazione che ci sia in effetti una pietra vedente da qualche parte a Moria si fa sempre piu' netta. Il gruppo e' capitanato da Meneldir degli Eldanar, ne fanno parte Olin, il nano, Yeras, un ramingo del nord (ma non e' un dunadan) e, apparentemente, anche il noldo Isilion Calafear e Gwaeron, l'uomo del nord. La loro presenza non e' sicura. Io sono invece quasi certo di essere stato accettato nella spedizione, sebbene abbia avuto un diverbio con Meneldir. Mentre consultavamo la mappa, sire Elrond ha avuto un malessere molto strano. Non posso giurarci, ma poteva essere una visione. Ha menzionato qualcosa di pericoloso che “gia' si sta muovendo”. Non so pero' a quale area si riferisse. Forse al vecchio Cardolan, forse a Khazad Dum stessa. Meneldir, e ancora non riesco a convincermi del contrario, ha dei pensieri tutti suoi al riguardo, dei quali preferisce non metterci a parte. Difatti, nonostante l'esortazione a partire prima possibile, ha decretato che saremmo passati per l’Alto Passo, scendendo lungo l'Anduin per poi taglioare dentro o forse presso il bosco di Lothlorien, giungendo cosi' alla Porta del Mirolago (il che ci avvantaggia, in effetti, essendo Mazarbul la nostra destinazione). L'esito delle cose e' ancora incerto, sebbene credo che alla fine passeremo davvero per le Montagne.

Per questo vi chiedo di attivare almeno due dei nostri “occhi”, uno per versante delle montagne, e di metterli in una posizione dove sia possibile lasciar loro dei messaggi o, eventualmente, incontrarli. Sopratutto passando dalle Valli dell'Anduin non sarebbe pratico affidarsi ai volatili. Cerchero' di far passare il gruppo per dei posti noti ai nostri uomini e spero di trovare o di potervi lasciare delle informazioni.

Passando da Ovest, cercherei di incrociare il Verdecammino presso Tharbad. Passando da Est, cosa piu' probabile, tentero' un passaggio al Carrock ed uno presso il nostro rifugio sul Celebrant.

Spero che questa missiva vi trovi in salute, Maestro, e che io possa ascoltare presto di persona i vostri saggi consigli.

Kithomir”


Finito di scrivere, Kithomir estrasse un piccolo fischio di terracotta, simile ad un ocarina, e vi soffio' dentro modulando una nota che nessun orecchio umano o elfico poteva sentire
Attese pazientemente, rilesse il messaggio, si fece anche un pisolino. Forse un ora dopo apri' gli occhi attratto da un frullar d’ali. Un grosso corvo nero si era appollaiato su una radice vicino ai suoi piedi. Kithomir mise il bracciale di cuoio che aveva nella borsa e tese il braccio. Il corvo vi si ando' a posare immediatamente.

“Ciao...tu devi essere...” disse guardando la zampa del volatile “Hagin...NO, aspetta, sei Mugin! Allora, che bella vacanza seguirmi fino a Rivendell eh? Sono certo che qui non ti sono mancati cibo e riposo. Bravo. Bravo” aggiunse grattando con l'indice la testa di Mugin. “Bene, Mugin, ora devi tornare dal Maestro” Aveva gia' piegato accuratamente il foglio, in modo da poterlo fare entrare nel minuscolo contenitore che il corvo portava legato alla zampa. Ve lo inseri' e aggiunse.

“Sai, a volte ho l'impressione che voialtri capiata quello che dico alla perfezione. Certo, sarebbe una bella umiliazione sapere che un corvo parla piu' lingue di un erudito di Minas Tirith, ma a ognuno il suo. Secondo me il Maestro nemmeno li legge i rapporti, ma ti chiede direttamente quello che hai visto. Metti che e' vero, puoi dirgli che stiamo per partire, tra pochi giorni, e che passeremo dall'Alto Passo. Va bene? Allora mi fido di te Mugin. Va, e che Manwe ti sostenga!”
Fece un altra carezza al corvo, alzo' il braccio e fischio' nell'ocarina la nota del ritorno. Subito Mugin apri' le ali e con un balzo fu in aria. Dopo aver fatto degli ampi cerchi sopra Rivendell, si avvio' rapido verso sud e verso Isengard.

*Manwe ti sostenga le ali, amico mio...*

Quando Mugin non fu piu' in vista, Kithomir si reco' a cercare Yeras ed Olin.
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13/06/2006 20:50
 
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Le ore passarono lentamente, tese e grigie nonostante la splendida giornata di fine estate che illuminava la bella valle di Gran Burrone. I componenti del gruppo si separarono e trascorsero il pomeriggio a prepararsi per il viaggio ormai imminente: nessuno di loro sapeva con precisione la data della partenza, ma era ormai evidente che di lì a qualche giorno si sarebbero trovati tutti in marcia verso la loro meta.
Quando ormai le ombre della sera avevano cominciato ad allungarsi, si ritrovarono tutti nella Sala della Quercia Bianca.
Tra loro non avevano fissato alcun appuntamento, ma tutti, ognuno spinto dall'impulso di parlare con gli altri, si erano silenziosamente recati nel luogo dove si erano incontrati la sera precedente.
Ultimi arrivarono Meneldir, Isilion e Gwaeron.
Gli altri notarono l'espressione contrariata del dùnadan e quella che sembrava essere leggermente imbarazzata dell'Uomo del Nord.
Isilion invece simulava indifferenza, e si sedette in mezzo agli altri con il viso che non lasciava trasparire alcuna emozione.
Vi fu qualche istante di esitazione, rotto dalla voce di Meneldir che interrompeva il silenzio e lo scambio di occhiate concitate tra i presenti:

"Purtroppo non ci sono buone notizie: Isilion e Gwaeron non faranno parte della spedizione."
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Kithomir
*Stanggg! Non ci voleva. Non solo perdiamo due spade, ma per Olin, Meneldir e Yeras anche due amici. Spero che non sia per motivi gravi. Altro che discussioni accese, questa si che e' una mazzata! Speriamo che il morale di Meneldir non ne risenta troppo; gia' mi sembra incline alla depressione, ci mancava solo la diserzione di un terzo dell'allegra brigata*

Kithomir non sapeva bene cosa dire. Non conosceva ne' Gwaeron ne Isilion, a parte per quel poco tempo che aveva passato con l'elfo nella zona di Ost in Edhil.

Kithomir:"Mi spiace...Gwaeron, Isilion...Sono sicuro che avete i vostri validissimi motivi. Spero solo non sia accaduto niente di grave o irrimediabile nelle vostre vite"

Rimase silenzioso, e spero' di ricevere qualche spiegazione. Un pensiero, intanto, si faceva strada nella sua mente.

*Beh, almeno adesso Meneldir ci pensera' due volte prima di minacciare di cacciarmi dalla squadra, se non vuole andarci solo con Yeras e Olin a Moria....hu hu hu...'Trova sempre il lato buono delle cose! ', diceva Eoden....vecchio bastardo, chissa' dove sta adesso?*
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"Nulla di grave ed irrimediabile nelle nostre vite",
rispose Isilion, ostentando un sorriso che contrastava con le espressioni preoccupate di Gwaeron e Meneldir.
"Si tratta solo delle conseguenze della scena alla quale abbiamo assistito tutti nello studio di Sire Elrond, e delle sue parole. Io e Gwaeron ci recheremo nell'Agrifogliere, cercando di ottenere il maggior numero di informazioni possibili sulla zona, magari spingendoci fino al Cancello Occidentale del nanosterro."

"E se, come spero, riusciranno a raggiungerci prima del nostro ingresso a Moria,"
intervenne Meneldir
"potranno darci informazioni preziose sul versante occidentale delle Montagne Nebbiose, sul passo del Caradhras e sul Cancello Occidentale."

"Ed unirci a voi" concluse l'elfo, "non vorrete entrare a Khazad dum da soli, vero?"

Isilion era di ottimo umore, ma il suo ottimismo non sembrava essere condiviso da Gwaeron, rimasto in disparte in ombroso silenzio.
Anche Meneldir non riusciva a condividere la spiensieratezza del noldo, ma aveva imparato a conoscerlo e sapeva che il suo atteggiamento non era del tutto aderente ai suoi veri pensieri.
Persino Olin si grattava la barba pensosamente, ripensando al lungo viaggio che li attendeva.
Lo avrebbero percorso senza il valido aiuto dei loro amici.
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Kithomir
"Vorra' dire che vi metteremo qualche orco, vivo, da parte. Non sia mai detto che ci dimostriamo egoisti con una merce tanto abbondante quanto le teste di quei vermi!"

Disse Kithomir. Sorrise per allentare un po' la tensione e si avvicino' a Gwaeron e Isilion.

"Ci manchera' molto la vostra presenza, davvero. Spero che da una parte o dall'altra delle montagne, o sotto di esse, ci si possa incontrare presto e in buona salute. Sono certo che dispiace piu' a voi che a noi questa deviazione"
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Yeras
Perché”?
Chiese Yeras improvvisamente, senza celare la sua preoccupazione?
Perché proprio voi due?
Il giovane ramingo si avvicinò ai suoi compagni, così vicino da poter contare le rughe sul volto di Gwaeron:
Perché Sire Elrond non invia un paio di suoi esploratori nell’Agrifogliere anziché voi due? A che serve esplorare il versante occidentale quando la nostra compagnia dovrà invece percorrere quello orientale? Ed una volta assolta questa vostra missione, quel strada percorrerete per raggiungerci dall’altra parte delle montagne? E come faremo a rincontrarci? E dove? E se dovesse accadere qualcosa come potremmo comunicare? E …
Yeras si interruppe, rendendosi conto di aver posto una lunga serie di domande senza però aver dato la possibilità a Gwaeron ed Isilion di rispondere.
Il giovane ramingo era preoccupato e visibilmente dispiaciuto; volse il suo capo verso Meneldir e poi verso Kithomir:
Non riesco a comprendere le vere ragioni della maggior parte delle decisioni che fino ad oggi sono state prese. Mi sento come un rametto gettato nel corso di un grande fiume e so che le mie destinazioni possono essere soltanto due: arrivare alla foce oppure arenarmi su uno dei due argini … in entrambi i casi sarà la corrente dell’acqua a decidere per me”.
Tacque.
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Kithomir
*Sarebbe bello poterci fare due chiacchiere da solo...userei altre parole, forse. Ma qui evidentemente se qual cosa non puo' essere detto davanti a tutti, non vale la pena dirlo. Dovro' scegliere bene le parole...*

Kithomir si avvicino' a Yeras, restando ad un braccio di distanza per lasciargli liberta' di movimento.

*E' agitato e giustamente confuso. Non si merita di subire questi giochini. La sua vecchia squadra gli si e' appena disfatta davanti, ma le cose possono ancora peggiorare, magari con un bel litigio...dunque...*

Kithomir: "Yeras, ne' Isilion ne' Gwaeron sono alle dipendenze di sire Elrond. Sento che e' con cuore gravissimo che si sono fatti carico di questa nuova missione. E', come sempre per chi lascia Rivendell a caccia di informazioni sui servi del nemico, una loro libera scelta. Due esploratori qualunque non sanno cosa ci sia dietro a questa storia, non sono stati con voi alla torre, non hanno i loro cuori rivolti agli amici lontani, da qualche parte sotto le Montagne Nebbiose. La discussione tra me e Meneldir ti sia da guida, caro Yeras"
Attese un attimo, per vedere se il ramingo stava seguendo il suo discorso. La voce di Kithomir, gentile e profonda, sembrava promettere tutte le risposte che Yeras aspettava, sebbene non avesse fatto altro, fino a quel punto, che evidenziare l'ovvio. Yeras sembro' calmarsi appena appena, il tanto da consentire a Kithomir di accostarsi ancora un po'.

"Avrai visto che sire Elrond non e' una creatura comune. Ha dei poteri che vanno al di la' della nostra immaginazione. Solo lui, probabilmente, riesce a vedere il quadro completo, mentre noi non ne stiamo scrutando che un angolo, piccolo piccolo. Perche' piccoli uomini siamo, al suo confronto, e poco capiamo di come la storia gioca con noi. Elrond ha visto qualcosa, ma l'immagine e' confusa persino nella sua mente. Ci dobbiamo fidare di lui, perche' il suo potere di preveggenza e' il piu' grande vantaggio che abbiamo"

Fece un altra pausa, riprese fiato, sospiro' come a raccogliere le forze (un atteggiamento impercettibilmente studiato, ma del tutto naturale agli occhi di Yeras e degli altri, che a quel punto si aspettavano una chiusura d'effetto per quel discorso).

"Ma alla fine dei conti, quando saremo tutti vecchi e stupidi e felici nelle nostre case, circondati dai nostri familiari, cosa ci importara' della lotta eterna tra il bene e il male? Dei giochi di potere, delle profezie, delle indagini dei grandi saggi sui misteri e le armi incantate? Io credo che ci ricorderemo solo che un gruppo di uomini valoroso sara' andato da un punto "A" ad uno "B", per prendere l'oggetto "C" e tornare ad "A" a riferire, questo e' quello che ricorderemo. Isilion e Gwaeron, coraggiosamente, hanno deciso di inghiottire la loro voce guerriera, quella che li spingerebbe a stare con noi in questa cerca, per seguire un indizio ancora piu' vago e, forse, evitarci qualche sgradita sorpresa.
Se ci reincontreremo prima della fine di questa storia, e' qualcosa che solo i Valar sanno. Noi, pero', gli daremo una piccola imbeccata. Isilion e Gwaeron saranno in due, molto piu' veloci di noi, dunque. Se non riusciranno a raggiungerci prima del nostro ingresso dal cancello Est, faremo in modo di lasciare segni che solo loro possono seguire e vedere, e li aiuteremo a ritrovarci, da qualche parte..."



[Modificato da Ossian77 27/06/2006 9.00]

[Modificato da Ossian77 28/06/2006 8.33]

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Yeras
Era chiaro perfino al giovane ed ingenuo ramingo che l’intervento di Kithomir, più che a fornire valide argomentazioni, aveva lo scopo di abbassare i toni e calmare un po’ le acque.
Di certo due accese discussioni nell’arco della stessa giornata sarebbero state davvero troppe.
Yeras, per nulla soddisfatto dalle scarse motivazioni fornitegli, fece buon viso a cattivo gioco.
Annui con fare serio, ma deluso, si schiarì la voce e disse:
Preferisco passare gli ultimi istanti di questo pomeriggio all’aria aperta, prima che il buio tolga la scena alla luce.
D'altronde non credo che il mio supporto possa essere di qualche aiuto ai fini organizzativi degli ultimi dettagli
”.
Fece qualche passo verso l’uscita poi si girò verso Gwaeron ed Isilion che sedevano vicini:
Di certo avremo modo di salutarci come si conviene ... prima della partenza”.
Un veloce ma sincero sorriso e poi fu fuori.
La giornata volgeva la termine …

[Modificato da Admin-Geko 27/06/2006 18.43]

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Kithomir
*Qui va tutto per il verso sbagliato...hmmmm...che situazione assurda. Come vorrei che il Maestro fosse qui, lui saprebbe cosa fare! Penso comunque di dover conferire con Elrond, prima di partire*
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Loendë, Giorno di Mezzo Anno del 2942 della Terza Era del Mondo, da qualche parte nell’Eriador Sette
Il cammino era stato lungo ed estenuante, irto di difficoltà e colmo di pericoli: Garland si era diretto verso le Montagne Nebbiose ed attraversare l’Alto Passo non era stato uno scherzo per una giovane ragazza abituata alla tranquilla e monotona vita dell’antico maniero di Elgaer. Il gelo dell’inverno sembrava non aver del tutto allentato la sua morsa ed il passaggio le aveva riservato una sgradita sorpresa: la neve. Era caduta copiosa durante la notte che aveva appena passato e solo le calde coperte ed il cordiale che aveva prudentemente portato con sé l’avevano salvata da un sicuro assideramento.
Il fido e forte Gùthlaf invece non ce l’aveva fatta: il cavallo era morto alle prime luci dell’alba e la ragazza aveva dovuto caricarsi il pesante bagaglio sulle spalle ed intraprendere a piedi la faticosa discesa del versante occidentale del passo. Per fortuna quasi subito il sole aveva riscaldato di nuovo l’aria, scaldandole di nuovo le membra intirizzite e sciogliendo rapidamente i cumuli di neve e ghiaccio che si erano formati durante la furiosa tempesta notturna.
Nonostante ciò, il cammino era duro e faticoso ed il terreno accidentato metteva a dura prova i suoi calzari. Quando giunse di nuovo l’oscurità aveva però percorso un lungo tratto di strada e vide in lontananza la luce di un piccolo falo. Lo raggiunse con le ultime forze e con somma gioia vi trovò ciò che cercava: Garland la accolse con una espressione sorpresa, che lasciò ben presto il posto al suo solito, rassicurante sorriso. Si abbracciarono e cenarono insieme, conversando e scambiandosi battute sul cammino percorso, ma Roweena si accorse ben presto che il suo mèntore non aveva nessuna intenzione di rivelarle il motivo per cui aveva così precipitosamente abbandonato Elgaer, e che anzi non condivideva la sua decisione di seguirlo.
“Non saresti dovuta venire”.
La ragazza udì questa frase più di una volta durante la sera e si ripromise di indagare meglio l’indomani, quando la stanchezza che la opprimeva si sarebbe finalmente dileguata.

Accadde proprio quando Roweena stava permettendo che la fatica prendesse il sopravvento e la spingesse a coricarsi sul comodo sacco a pelo.
Un furtivo movimento tra i cespugli poco distanti, il nitrito nervoso del cavallo di Garland che sudava e schiumava di paura.
Il suo compagno che gli si avvicinava per calmarlo e capire cosa lo spaventava.
Un’ombra scura e minacciosa che emergeva dal sottobosco e si dirigeva dritta su di lei, una montagna sbavante che imbracciava una pesante clava e che stava per calarla su di lei.
Si girò verso Garland e lo vide mentre liberava freneticamente il cavallo e vi montava in groppa. Lo vide mentre volgeva le spalle all’enorme bestia e fuggiva.
Era perduta.
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Loendë, Giorno di Mezzo Anno, 2942 Terza Era del Mondo, da qualche parte nell’Eriador Settentrionale
Era stato abbandonato ancora una volta, ma in cuor suo non poteva biasimarli.
La sua indole non lo aiutava certamente a stringere nuove amicizie, neanche con gli avanzi di galera che aveva frequentato negli ultimi mesi e la sua tendenza a cercare la lite e lo scontro fisico ad ogni costo, lo rendevano ben presto inviso anche ai gruppi di avventurieri più spietati ed ai fuorilegge più disperati. Nessuno sembrava condividere quella sua insana tendenza a tuffarsi nel pieno della mischia, sempre e comunque, anche quando il buonsenso avrebbe consigliato ben altra linea di condotta, per esempio una meno onorevole ma più sicura ritirata.
Ormai erano settimane che vagava solo per l’Eriador settentrionale, sempre più simile ad una bestia feroce, sostenuto solo dalla sua fibra eccezionale a dal suo istinto, che anche nei momenti più cupi e disperati lo faceva sopravvivere alle avversità, in spregio a quello che era il suo desiderio più intimo: raggiungere infine la pace.
Proprio mentre stava cedendo alla stanchezza e le ombre della sera avevano da un pezzo lasciato il posto al crepuscolo ed alla notte, aveva visto in lontananza il debole chiarore di un falò e vi si era avvicinato, spinto da un desiderio che non riusciva a confessare neanche a se stesso, che gli tornava ogni volta che ripensava al suo recente passato ed alle persone che lo avevano popolato.
Un caldo fuoco scoppiettante, una bevanda calda e del buon cibo cotto a dovere, accompagnati da qualche pacato scambio di battute sul tempo e sul bizzarro variare delle stagioni: una immagine di serena tranquillità che ormai non era più in grado nemmeno di sognare nelle sue notti inquiete.
Tenendosi contro vento raggiunse silenziosamente il piccolo campo, e vide innanzi a sé una scena inaspettata: all’interno del cerchio disegnato dal falò un immenso troll torreggiava su una esile fanciulla, sola e disarmata, che si guardava intorno terrorizzata. Con la coda dell’occhio notò lo scarto improvviso di un cavallo poco lontano, che galoppò via di gran carriera, guidato da un misterioso cavaliere.
Improvvisamente Leveret si ritrovò a stringere l’impugnatura della spada al suo fianco.
Forse era giunto finalmente il suo momento.

[Modificato da Valandur 29/03/2007 13.16]

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