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Capitolo 3 - La Torre nel Bosco

Ultimo Aggiornamento: 28/07/2006 07:38
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Vilahir
Il bardo mosse un paio di passi malefermi sostenuto dai compagni
"Ce la faccio, grazie, posso..." si sentì mancare per un istante mentre alzava lo sguardo a condividere la visione degli altri, e fu solo grazie alla prontezza di Naetro e Jarke se non ricadde a terra.

"La torre del Guardiano..." mormorò come incantato, ma di nuovo sicuro, almeno delle sue gambe.


"Andiamo, certo: muoviamoci con circospezione: Haleth e i suoi rapitori dovrebbero trovarsi lì... " disse rivolgendosi a Jarek in particolare.

"E non soltanto loro..." aggiunse in tono quasi impercettibile

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Jarek
Una volta accertatosi che Vilahir potesse reggersi in piedi da solo, senza il rischio di cadere a terra, Jarek si avvicinò ad Halya e in un sussurro le disse:
Restando al riparo della vegetazione, per quanto ti sarà possibile, cerca di capire se esiste una via meno diretta che conduca all’ingresso della torre.
Magari facendo un giro largo potresti scoprire che è possibile risalire la collina dal lato opposto, evitando di essere avvistati da eventuali occupanti.
Che ne pensi?

Aveva parlato senza mai distogliere lo sguardo dalla sommità del colle e dall’antica costruzione che si ergeva sopra di esso.
C’era qualcosa di strano in Jarek.
Forse il suo modo di parlare e il tono della sua voce?
Le sue movenze e il portamento?
Il suo sguardo?
Qualcosa di diverso, si, ma non facilmente identificabile … persino da un’elfa.
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Halya
"Sì, ottima idea, Jarek." Lo sguardo di Halya passava rapidamente dalla torre al terreno circostante.
"Rimanete nascosti qui, io andrò a studiare meglio la situazione."
Detto questo andò a recuperare la sua daga e si avviò verso il versante ovest della collina.

[Modificato da bvzk 10/01/2006 1.00]

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Halya
L'elfa si inoltrò nella vegetazione, tenendo la torre sulla sua sinistra, il lato est non sembrava molto diverso da quello che avevano immaginato.
Facendo attenzione a non farsi scorgere da eventuali sentinelle della torre, riuscì ad arrivare fino al lato nord, completamente invisibile per i suoi compagni dalla parte opposta.
Un clangore d'armi attirò la sua attenzione: uno scontro stava infuriando sulla sinistra, nei pressi della torre.
Si avvicinò ulteriormente per studiare meglio la situazione. Vide sette od otto Orientali, ed in mezzo a loro un uomo in lucente armatura; stranamente alcuni orientali sembravano combattere al suo fianco, contro quelli della loro stessa razza.
Halya rimase interdetta, stava per farsi ancora più avanti, per capire cosa stesse succedendo, quando le sue orecchie percepirono qualche altra cosa.
Voci di orientali provenivano dal bosco, più o meno a una decina di metri da lei. Non riusciva a capire le parole, ma avrebbe riconosciuto il suono orribile di quella lingua ovunque. Poi, un lamento, certamente non ad opera degli Orientali che parlavano.
Muovendosi senza quasi fare rumore, decise di andare a vedere.
Tenendosi al coperto dietro ad una macchia di cespugli, si affacciò e, davanti a lei, vide due guerrieri che stavano parlando concitatamente tra di loro, armi in pugno. Erano certamente Orientali e sembravano tesi come corde di violino. Poco più lontano, legata ad un albero, c'era una donna, dall'aria sfinita e dal volto tumefatto per le percosse ricevute.
*Haleth! Potrebbe essere lei...*
*Dovrei andare ad avvertire gli altri, ma ci metterei troppo tempo. Non posso lasciarla un altro momento nelle mani di questi animali.*

L'elfa decise in fretta. Prese delicatamente il suo arco, incoccò una freccia e puntò l'orientale più lontano da lei.
*Speriamo che l'altro rimanga abbastanza sorpreso da concedermi qualche secondo di vantaggio per attaccarlo.*
Scoccò.
La freccia saettò veloce, e senza quasi fare rumore si conficcò nel torace dell'uomo. Questi spalancò la bocca e gli occhi per pochi secondi, fissò sorpreso l'asta piumata che si era materializzata davanti ai suoi occhi, quindi crollò al suolo.
Appena Halya vide che la freccia aveva centrato in pieno il guerriero, si nascose pronta ad usare la daga per fronteggiare il secondo avversario.
Ma, con grande sorpresa dell'elfa, l'altro orientale, in preda al panico, fuggì urlando.
*Più facile del previsto!*, pensò sorridendo.

Le sue attenzioni si rivolsero alla ragazza legata all'albero, le si avvicinò e la slegò sussurrandole dolcemente:
"Fidati di me: ora è finita. Sei tu Haleth?"
La donna le rispose, la sua voce ridotta ad un sussurro:
"Sì, sono Haleth. E non posso fare altro che fidarmi di te."
Halya le sorrise, la aiutò a sorreggersi e la guidò nel bosco, facendo a ritroso la strada che aveva preso per l'andata.
Le forze abbandonarono Haleth più o meno a metà strada, costringendo l'elfa a prenderla in braccio per il tratto rimanente.
Infine giunse dove aveva lasciato i suoi compagni.
La videro uscire dal bosco con Haleth tra le braccia.
"Cercavate lei?", chiese loro, sorridendo agli sguardi stupiti dei suoi amici. Poi adagiò la ragazza al suolo e divenne improvvisamente seria.
"E' sfinita ma non ferita gravemente. L'hanno picchiata, quelle bestie."
"A proposito, sul lato Nord della torre c'è una cosa che dovreste proprio vedere: uno scontro di orientali al fianco di un cavaliere in lucente armatura, contro altri orientali."

[Modificato da bvzk 11/01/2006 3.02]

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Jarek
Troppi interrogativi e pochissimo tempo per le domande.
Figurarsi per le risposte.
Pensare velocemente, quindi agire.
Vilahir, sei ancora stanco e provato, meglio che tu non faccia troppi sforzi.
Rimani qui con Haleth
”.
Si girò verso l’elfa.
Fai strada Halya … io e Naetro ti seguiremo”.
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Vilahir
"HALETH!" disse Vilahir in tono un po' più alto di quanto la prudenza avrebbe suggerito, avvicinandosi e chinandosi sulla donna ferita, a sincerarsi del suo stato. Alzò solo per un istante lo sguardo verso Halya, ma fu sufficiente all'elfa per leggere più di mille parole di ringraziamento.

Rispose con un cenno d'assenso distratto all'invito di Jarek, ma dopo un attimo si riscosse, colpito da un pensiero improvviso.
"Halya... il guerriero, ha un'armatura argentea?
Dev'essere il Guardiano...
"
Si fermò, con gli occhi persi nel vuoto.

[Modificato da bvzk 11/01/2006 3.06]

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Halya
"Sì... sì, certo. Ha una scintillante armatura.", rispose l'elfa quasi distrattamente.
Ma poi trasalì, cominciando a percepire un vago senso d'inquietudine.
"Il Guardiano?"
Si voltò verso Jarek e Naetro.
"Presto! Dobbiamo correre come il vento!"

[Modificato da bvzk 11/01/2006 3.08]

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Jarek
Avrebbe voluto fare qualche domanda ad Halya.
Avrebbe voluto fare tante domande ad Haleth.
Avrebbe voluto fare troppe domande a Vilahir.
Ma non c’era tempo.
Di nuovo bisognava agire velocemente, d’istinto, senza indugiare.
Rimise velocemente la torcia nella sua sacca. Con la mano destra sfoderò la sua lama, nella sinistra apparve il suo fidato randello.
Si mosse agilmente, in silenzio, seguendo l’elfa che si era già avviata.
Naetro era dietro di loro.
*Il Guardiano?*
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Vilahir
*Haleth!

Grazie, Halya. Non ti ringrazierò mai abbastanza.
*

Certo, le parole di Jarek erano assai ragionevoli. Meglio accudire Haleth, dopotutto Vilahir era probabilmente il meno valido dei tre, in combattimento. Specialmente dopo lo sforzo appena fatto.

Posò lo sguardo sulla giovane donna.

*Non potrei abbandonarla proprio adesso al suo destino, è una persona troppo importante per me...*

Il pensiero lo raggelò
Stava facendo fare a qualcun altro la stessa cosa. E lo stava facendo deliberatamente.

Alzò lo sguardo, con decisione

"No, Jarek, devo venire alla torre" Disse alzandosi improvvisamente in piedi.

Aveva già l'arco in mano, quando proseguì "E se Haleth fosse assalita tu o Naetro potreste difenderla certamente meglio di me. O resta qualcun altro, o la portiamo con noi" *Perdonami, Haleth!*
Il tono era indubbiamente di comando, ma lo sguardo che rivolse a Jarek era un disperato "fidati di me"

[Modificato da Salkaner 12/01/2006 10.04]

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Jarek
Halya, Jarek e Naetro avevano fatto solo pochi passi quando la voce di Vilahir giunse chiara e decisa alle loro orecchie:
No, Jarek, devo venire alla torre … e se Haleth fosse assalita tu o Naetro potreste difenderla certamente meglio di me. O resta qualcun altro, o la portiamo con noi"
L’eothraim si fermò e si girò verso il bardo.
Stava per parlare quando notò con stupore che sul volto del suo compagno era dipinta un’espressione preoccupata … quasi disperata.
*Cos’è, ora, che lo tormenta?*
Un sospiro.
Cosa ti preoccupa, amico mio? Lei è qui, con te, salva. Cosa temi ancora?
Non la vedi?

Disse indicando Haleth che giaceva, priva di sensi, adagiata al suolo.
Non è in grado di muoversi, dovremmo trasportarla a braccia e sarebbe un fardello troppo ingombrante.
Dobbiamo muoverci agilmente, in silenzio e con rapidità.
Abbiamo perso anche troppo tempo.
C’è un uomo in difficoltà che sta combattendo contro un numero soverchiante di orientali. Non posso rimanermene fermo qui ad aspettare.
Gli porterò il mio aiuto.

Fece per andarsene.
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Naetro
"Compagni!", urlò all'improvviso Naetro, attirando l'attenzione degli altri. "Qualcuno è uscito dall'ingresso della torre, è sceso dalla collina in tutta fretta ed è scomparso lì verso ovest. Non so cosa stringeva in mano, forse un sacchetto, ma qualcosa mi dice che..."
Naetro ebbe un attimo di esitazione ma si riprese subito.
"Kuma! Rimani qui a guardia di Haleth", ordinò al cane.
Quindi, rivolgendosi ai compagni, disse: "Dirigiamoci verso la parte occidentale della collina."
Ed indicò verso ovest.

[Modificato da bvzk 13/01/2006 5.54]

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Halya
"Inseguo io l'orientale, per me è più semplice riuscire ad individuarlo nel bosco."
Disse l'elfa rivolta al gruppo.
"Voi andate dal guardiano."
In un attimo si era già portata all'inseguimento del fuggitivo.

[Modificato da Tyrande 13/01/2006 11.36]

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13/01/2006 14:25
 
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Master
Halya schizzò via nel bosco senza attendere risposta dai compagni. In un attimo era già scomparsa alla vista.
Nel frattempo Kuma aveva effettuato un giro intorno al corpo esanime di Haleth, annusandola. Poi si era accucciata accanto alla donna indirizzando uno sguardo eloquente al suo padrone: non avrebbe permesso a nessun estraneo di avvicinarsi.
“Bene”, commentò Jarek. “Sembra che Halya abbia deciso per tutti. E, una volta tanto sono d’accordo con lei. Ora sbrighiamoci”. La nota di preoccupazione nella sua voce rivelava il suo timore di arrivare troppo tardi.
L’eothraim si voltò e cominciò a correre verso la torre. Vilahir e Naetro lo seguirono senza esitazioni.

Halya correva veloce con passo leggero, facendosi strada agilmente tra gli arbusti ed il sottobosco. Il vento le agitava i capelli e le sibilava nelle orecchie.
Era un’Elfa Silvana e si trovava nel suo elemento. Si sentiva tutt’uno con il bosco, lo percepiva intorno a lei, ascoltava i suoi suoni e vedeva luci e colori. Nulla di estraneo avrebbe potuto sfuggirle in quel momento.
Finalmente riuscì ad udirlo: un lontano rumore cadenzato di passi veloci sulle foglie secche. Non riusciva ancora a vedere chi fosse a produrlo, ma isolò quel rumore dagli altri nella sua mente in modo da non poterlo perdere. Poi aumentò la velocità.
Si trovò su un sentiero che procedeva in direzione nordest-sudovest. Velocemente registrò che si trattava di un vecchio sentiero, usato ormai molto di rado. Capì che l’uomo che stava inseguendo aveva preso quel sentiero e si era diretto verso sudovest, e diresse quindi i suoi passi in quella direzione.
Sentì che mancava poco. Era certa che dopo quella svolta sulla destra avrebbe finalmente individuato il fuggitivo. Correva a gran velocità ormai da un certo tempo e cominciava a sentire il bisogno di tirare un po’ il fiato. Ma si costrinse a mantenere l’andatura, almeno finché non avesse visto con i suoi occhi l’uomo che inseguiva.
Improvvisamente il rumore dei passi del suo obiettivo cessò. Halya si trovava quasi alla svolta del sentiero e per un attimo provò un senso di esultanza: il fuggitivo si era fermato e lei gli era quasi addosso. Pochi passi ancora e...

Jarek giunse di corsa alla torre. Notò che la porta d’ingresso della costruzione era stata lasciata aperta dal fuggitivo, ma non si soffermò ad investigare.
Aveva un gran timore. Halya aveva parlato di una battaglia, ma lui ancora non udiva alcun rumore: nessun clangore di armi, nessun grido. Nulla.
Senza rallentare la sua corsa, aggirò la torre e si affacciò sul versante nord della collina.
E vide.
La battaglia c’era stata, indubbiamente. Ma ora era certamente terminata.
Era arrivato troppo tardi.
Si accorse che anche Naetro e Vilahir erano giunti alle sue spalle. Anche loro videro.
Sparsi sulla discesa erbosa giacevano, immobili nella morte, i corpi di sette Orientali. Alcuni stringevano ancora in mano la scimitarra sporca di sangue.
Nessun suono, nessun movimento.
Jarek mosse qualche passo in direzione dei cadaveri.
Improvvisamente un lieve suono colpì le sue orecchie. Un sospiro? Un lamento?
Si voltò, armi in pugno, ma non tardò ad accorgersi che non c’era alcun pericolo.
Seduto alla base della torre, con la schiena appoggiata al muro ed il capo reclinato in avanti, c’era un uomo. Indossava un’armatura che in passato doveva essere stata bella e lucente, ma ora era ammaccata in più punti e sporca di sangue. Si era tolto l’elmo, che era rotolato a qualche metro da lui, rivelando una massa di arruffati capelli castani striati di grigio. Deposta sull’erba accanto alla sua mano destra c’era una lunga spada sporca di molto sangue e con la punta spezzata. Il braccio sinistro era premuto contro il fianco, nel disperato tentativo di fermare il sangue che fuoriusciva dallo squarcio nell’armatura che rivelava una terribile ferita.
Un altro sospiro.
Jarek, Vilahir e Naetro si avvicinarono.
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Halya
Lo aveva quasi raggiunto, ma stava inspiegabilmente esitando, tutti i suoi sensi erano in allerta ed uno strano formicolio le percorreva la schiena.
*Non posso lasciarlo scappare.*
Ma continuava a non muoversi, come se il suo corpo conoscesse una verità che la sua mente non voleva percepire.
Poi un urlo strozzato arrivò da dietro la curva, seguito dal rumore di un cavallo lanciato al galoppo.
Stava succedendo qualcosa, e lei se la stava perdendo.
Prese l'arco dalle spalle e sfilò una freccia dalla faretra, prese un profondo respiro e percorse velocemente gli ultimi metri che la separavano dall'orientale.
Un solo pensiero nella mente.
*Non devi dargli il tempo neanche di parlare.*
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13/01/2006 15:43
 
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Master
Halya sbucò da dietro la svolta, arco in pugno e freccia incoccata.
A terra, sul sentiero, a pochi passi da lei, giaceva un cadavere. Era morto con i muscoli contratti, la schiena inarcata, le braccia protese davanti al volto e le mani immobilizzate ad artiglio. Il volto era deformato da un'espressione di assoluto, estremo terrore. Gli occhi spalancati e fissi nel vuoto.
Era certamente un Orientale, ma Halya non si soffermò ad osservarlo più attentamente.
Il sentiero, in quella zona, descriveva un'ampia curva a semicerchio verso sinistra, aggirando una depressione. Di fronte all'elfa, distante una cinquantina di metri, sul sentiero dall'altra parte della depressione, un cavaliere stava arrestando il suo destriero.
Il cavallo si fermò ed il suo cavaliere si voltò a guardare Halya.
Era molto alto ed indossava un mantello di color rosso scuro, bordato d'oro, il cui cappuccio impediva di distinguere i lineamenti dell'uomo. Le gambe erano avvolte in pantaloni scuri infilati entro lucidi stivali da cavaliere. La statura e l'abbigliamento indicarono ad Halya che non si trattava di un Orientale.
Pur non potendo vederli, Halya sentì gli occhi dell'uomo puntati su di lei e provò un intenso timore. Senza quasi pensare tese l'arco e puntò la freccia verso di lui.
Ma non riuscì a scoccare.
In quel momento il cavaliere alzò una mano, con il palmo in fuori e le dita tese.
Ombre si avventarono sull'elfa da ogni parte. Ombre malvagie con voci stridenti. La raggiunsero in un istante e la avvolsero. Vorticarono intorno a lei ed ella vide volti in esse: volti ghignanti, con occhi ardenti e lineamenti distorti.
Lanciò un grido, abbandonò l'arco e mosse freneticamente le braccia avanti a sè, nel tentativo di allontanare le ombre, mentre indietreggiava con passo incerto.
Il suo tallone urtò contro qualcosa, ed ella inciampò. Cadde a terra ormai accecata dal vorticare d'ombre, sempre tentando di scacciarle via agitando le braccia.
Poi, d'improvviso, tutto cessò.
Il bosco era di nuovo tutto intorno, e lei era distesa, sul sentiero, con gli occhi che miravano gli sprazzi di cielo azzurro oltre le chiome degli alberi.
A terra sulla sua sinistra, c'era il suo arco. La freccia era finita chissà dove.
Poco lontano davanti a lei, il cadavere contorto dell'orientale.
Guardò dall'altra parte della depressione. Il cavaliere era scomparso.

[Modificato da bvzk 13/01/2006 15.46]

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Halya
Rimase distesa ancora un attimo sul terreno e sopsirò.
*Maledizione!*
Si alzò lentamente,le gambe ancora le tremavano un po', raccolse l'arco e si avvicinò al cadavere dell'orientale per esaminarlo.
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Jarek
*Fa che non sia troppo tardi*
Si avvicinò a grandi passi all’uomo ferito e si inginocchiò accanto ad egli.
Uno guardo veloce, tutto intorno, poi senza dire una parola iniziò cautamente a slacciare le cinghie dell’armatura.
Dopo pochi istanti, senza interrompere la sua opera, disse:
Il mio nome è Jarek.
Hai combattuto valorosamente, contro gente malvagia; per questo meriti tutto il mio rispetto e la mia riconoscenza. Lasciati aiutare e dimmi il tuo nome, Guerriero!
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Halya
Si avvicinò al cadavere,lo esaminò rapidamente, nulla attirò in particolare la sua attenzione, tranne quella strana collana che portava al collo, o almeno ciò che ne rimaneva.
*Vilahir ne aveva presa una agli orientali che tenevano prigioniero Brackban, magari gli può interessare anche questa.*
Strappò un' ampia porzione di tessuto dalla blusa del guerriero e, senza toccare la collana con le mani, aiutandosi con la daga, la fece scivolare sulla stoffa e la chiuse come un sacchetto.
Corse veloce e leggera verso la torre, ma sulla sua anima gravava il peso di quell'incontro.
Il male che aveva percepito, e il potere che da esso si sprigionava serravano il suo cuore come una morsa gelida.
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Naetro
Naetro era lì, sulla destra di Jarek, mentre l’eothraim si chinava per soccorrere il guerriero ferito.
Parlò a Jarek e gli disse: “Vado, intanto, a perlustrare un momento la zona”.
E s’incamminò.

[Modificato da bvzk 16/01/2006 4.38]

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Naetro
Il guerriero si avvicinava con cautela al campo di battaglia ma ecco uno, due, e più giù, tre, quattro, cinque, sei sette uomini a terra, deceduti; uno, forse due orientali si erano schierati probabilmente dalla parte del guerriero in armatura durante il combattimento.
Dalle dinamiche della disposizione dei corpi e dall’esito della battaglia, Naetro, interpretava come se ci fosse stata un'altra persona che fosse riuscita a scamparla. Probabilmente il tizio visto uscire dalla Torre, e che Halya aveva inseguito.

[Modificato da Maraudja 17/01/2006 0.48]

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