Capitolo 1 - Sotto l'oppressione dell'Est

Senza starci a pneare ulteriormente il numenoreano lasciò paritra la freccia, per incoccare subito dopo la seconda

Il cavaliere alla sinistra del carro era in procinto di replicare alle parole del conduttore, ma una freccia proveniente da qualche parte in alto tra gli alberi gli si conficcò nel collo. Senza poter emettere altro che un gorgoglio strozzato, l'uomo si accasciò sul cavallo, per poi scivolare silenziosamente a terra.
Quasi contemporaneamente, una seconda freccia saettò dai cespugli al lato del sentiero e si piantò nel braccio destro dell'altro cavaliere, che fu costretto a lasciare le briglie mentre lanciava un grido di dolore e sorpresa. Il cavallo, spaventato, cominciò a sgroppare, causando una rovinosa caduta al suo cavaliere.
Il cavallo che trainava il carretto si innervosì e cominciò a pestare gli zoccoli, scartando di lato ed obbligando l'uomo a cassetta a distogliere l'attenzione da ciò che stava accadendo per tentare di tranquillizzare l'animale.
Tutti i suoi sforzi risultarono però vani perchè, all'improvviso, l'altro lato del bosco esplose e due guerrieri si avventarono verso il gruppetto di testa, costringendolo ad una repentina battuta d'arresto. Il cavallo si imbizzarrì del tutto e si sollevò sulle zampe posteriori, causando un forte scossone al carretto e mandando l'uomo a cassetta a sbattere violentemente allo schienale ed a perdere la presa sulle briglie.
Il primo dei guerrieri appiedati cadde senza un lamento quando la lama di una spada corta gli si conficcò nel torace prima ancora che lui potesse rendersi conto di cosa stava accadendo.
Il carceriere del giovane fu più pronto, e fece in tempo a lasciare la corda, a mollare un calcione al prigioniero facendolo ruzzolare nella polvere, e ad estrarre la scimitarra per fronteggiare l'improvviso assalto. Ma tutto ciò gli servì a ben poco, perchè la pesante lama di un'ascia si abbattè su di lui tagliando la mano che reggeva l'arma e conficcandosi profondamente nel costato.
Intanto il cavallo da tiro aveva deciso che ne aveva avuto abbastanza, e spiccò una corsa sfrenata verso il profondo del bosco, trascinando con sè sia il carretto, sia il conduttore che disperatamente tentava di mantenere un precario equilibrio.
L'ultimo dei guerrieri appiedati aveva estratto la sua arma ed avrebbe avuto tutto il tempo di contrattaccare, ma il tutto era accaduto così repentinamente che, di fatto, egli non riuscì a far altro che guardare sbalordito la scena, indeciso sul da farsi.

Aveva agito d’istinto, come al solito.
Un salto allo scoperto, un grido, un affondo di lama.
Nel corso della sua vita non aveva mai potuto permettersi il lusso di riflettere troppo sulle scelte da prendere. Spesso, troppo spesso, per uno come lui un’esitazione poteva rivelarsi fatale.
Una rapida occhiata alla situazione e i suoi muscoli erano già tesi, pronti all’inseguimento.
Prima di saettare verso il carro, però, ebbe il tempo di lanciare, anzi urlare, un avvertimento al suo possente compagno:
“NAETRO … E’ TUO!” disse indicando l’unico guerriero rimasto incolume.
… e le sue lunghe gambe lo stavano già portando velocemente verso il bosco al lato del sentiero.

Le dita dell'elfa si staccarono dolcemente dalla freccia, questa saettò nell'aria andandosi a conficcare nel collo dell'energumeno a cavallo, Halya lo vide spalancare gli occhi e contorcere la bocca in un grido che non udì nessuno.
Rivolse la sua attenzione verso i tre guerrieri appiedati, giusto in tempo per vederne cadere due, vide il ragazzo a terra e sentì la voce di Jarek dare istruzioni a Naetro;ripose l'arco e scese dall'albero il più velocemente possibile.

[Modificato da Tyrande 05/04/2005 18.10]

Senza in realtà porsi troppe domande, rapidamente Vilahir incoccò la seconda freccia pronto a finire il lavoro cominciato un momento prima

[Modificato da Salkaner 05/04/2005 16.13]

Fomentato dalla violenza del suo attacco, il giovane Naetro si portò subito davanti all'avversario rimasto per scagliare un nuovo colpo ferale.

Jarek non si soffermò neanche un istante per sincerarsi se Naetro avesse dato ascolto alla sua esortazione. In un attimo si era rituffato nella boscaglia, alla destra del sentiero, per inseguire il carretto.
In seguito, quando avesse avuto il tempo per pensarci meglio, si sarebbe reso conto che, a tutti gli effetti, aveva appena messo la sua vita nelle mani di uno sconosciuto armato d'ascia che solo per una serie di circostanze fortuite si era trovato a condividere il suo cammino. Mai, prima d'ora, aveva permesso che una cosa del genere potesse accadere. Aveva sempre pensato che il lavoro di squadra non fosse fatto per lui; lui percorreva il suo cammino con l'unica persona di cui si fidasse veramente: sè stesso.
In quel momento, però, tutti questi pensieri erano solo ad uno stato embrionale, e l'unico indizio della loro presenza era costituito da un lieve senso di disagio.
Davanti a lui, oltre una macchia di cespugli, udì un notevole fracasso di travi spezzate, misto al nitrito disperato di un cavallo e ad un urlo strozzato.

Incoccata la seconda freccia, Vilahir soffocò un'imprecazione quando si accorse che il suo bersaglio non era più visibile. Il cavallo ora si trovava più o meno al centro del sentiero, mentre il suo cavaliere era evidentemente rotolato a terra, finendo nei cespugli che si trovavano sul bordo sinistro della strada.
Stava valutando la possibilità di uscire dal suo nascondiglio quando si avvide che Halya era scesa dall'albero, a poca distanza da lui, e si era diretta senza indugio verso il giovane scagliato a terra dal suo carceriere.

Naetro non aveva bisogno di alcuna esortazione da parte di chicchessia. Nulla avrebbe potuto impedirgli di avventarsi sul nemico. Per gli Dei, quelli erano della stessa razza degli assassini che avevano attaccato la sua carovana e trucidato i suoi amici... che avevano fatto cose terribili alle donne... a lei!
Un ghigno distorse il suo volto e la sua ascia descrisse un arco mortale e decapitò l'uomo davanti a sè.
Lontane, molto lontane, troppo lontane, echeggiarono nella sua mente le parole di suo zio: "...non odiare..."
Ma tutto era ormai compiuto.

[Modificato da bvzk 06/04/2005 15.25]

Con disappunto Vilahir uscì dal nascondiglio, sempre tenendo arco e freccia in mano, pronto a fermare il proprio bersaglio qualora si fosse dato alla fuga.

Una volta inquadratolo, gli si avvicinò quanto bastava, a freccia puntata "Credo che ora avremo di che fare quattro chiacchiere"

[Modificato da Salkaner 07/04/2005 10.21]

L'elfa era appena scesa dall'albero quando vide la testa del terzo guerriero rotolare a terra. Il suo volto non tradì neanche per un istante l'emozione che affiorava dal suo animo.
*Vendetta! Per tutti quelli che non poterono neanche difendersi! Rhevain*
Non erano usuali per lei quei pensieri, ma dopo la scena del villaggio di Garik ridotto in quelle condizioni, non la stupiva più di tanto provare verso quegli uomini un tale sentimento.
Rivolse la sua attenzione al ragazzo, si inginocchiò vicino a lui e disse:
"Stai calmo, è tutto finito, ora puoi alzarti.Dimmi, ce ne sono altre di queste bestie nelle vicinanze?"

[Modificato da Tyrande 07/04/2005 18.04]

Naetro corse velocemente con lo sguardo verso Halya e poi verso Vilahir, quando si rese conto che la situazione era ormai sotto controllo decise di seguire Jarek, nel caso in cui avesse avuto bisogno d'aiuto.

Jarek si arrischiò a sporgere un po' il capo oltre la macchia di cespugli per dare un'occhiata prima di uscire allo scoperto. Non gli fu difficile individuare il cavallo ed i resti del carretto. Una depressione traditrice si trovava proprio tra due grandi alberi; Jarek immaginò che il cavallo l'avesse saltata abbastanza agevolmente, ma il carretto che trainava doveva aver picchiato violentemente con le ruote, per poi fracassarsi contro uno degli alberi, trascinando con sè il povero animale terrorizzato. Il cavallo era steso a terra e tentava ancora disperatamente di liberarsi dal giogo per fuggire, ma era evidente che una delle zampe posteriori si era fratturata.
Tutto intorno erano sparsi dei sacchi, alcuni dei quali parzialmente aperti e che avevano disseminato il loro contenuto entro un raggio piuttosto ampio.
Del conduttore nessuna traccia.
Forse il violento urto l'aveva sbalzato lontano.
Oppure l'esterling si era accorto del pericolo ed era riuscito a saltare via dal carro prima dell'impatto.
In ogni caso non sembrava essere nelle vicinanze.
Jarek trasalì quando udì passi di corsa che si avvicinavano alle sue spalle.

Naetro giunse correndo alle spalle di Jarek e vide che l'uomo era immobile, intento ad osservare qualcosa oltre una macchia di cespugli. Il guerriero poteva chiaramente udire i versi sofferenti del cavallo che, evidentemente, si trovava nel punto osservato da Jarek.

Il cavaliere esterling si voltò verso Vilahir e sostenne il suo sguardo senza mostrare segni di timore. Era seduto per terra ed il bardo l'aveva colto nell'attimo in cui egli aveva tentato di alzarsi, forse per fuggire. Vilahir notò che si muoveva con difficoltà, segno che, oltre alla sua freccia (la cui asta spezzata all'estremità spuntava ancora dal braccio destro dell'uomo), anche la caduta non era stata priva di conseguenze.
Il cavaliere non disse nulla e si limitò a fissare il bardo con sguardo truce.

Il giovane aveva dipinta sul volto un'espressione tra lo spaventato e lo sbalordito. Con un sorriso, Halya tese una mano per scongiurare il rischio che il ragazzo vedesse in lei una minaccia e per aiutarlo a rialzarsi da terra.
Dopo una lunga esitazione, il giovane accettò la mano che gli veniva tesa e si rialzò prontamente.
"Chi... chi sei tu?", balbettò. "Chi siete voi?"

[Modificato da bvzk 08/04/2005 16.20]

*Dove si è cacciato quel figlio di un cane?*
Stava attentamente osservando la scena che gli si parava di fronte quando …
… dei passi!
Si girò di scatto, armi alla mano e …
“Naetro … pessima idea quella di arrivarmi alle spalle, in questo modo!”
Un profondo respiro, poi in un sussurro disse:
“Ce n’è ancora uno in giro … aiutami a trovarlo”
Si mosse cautamente verso il carro, con l’intenzione di aggirarlo alla destra.

[Modificato da Admin-Geko 08/04/2005 17.32]

L'elfa fece un grande sorriso e tese la mano verso il giovane che continuava a guardarla stupito ed impaurito, lo aiutò a rialzarsi e poi rispose con calma alla sua domanda.
"Non aver paura,io mi chiamo Halya e questi sono i miei compagni, ti abbiamo visto in difficoltà e ti abbiamo aiutato. Quale è il tuo nome e cosa volevano quei selvaggi da te?"

Vilahir osservò l'uomo perplesso. Si sarebbe aspettato minor sicurezza da un uomo ferito, con una freccia puntata Allontana le armi... con calma

Cercando di non fare troppo rumore, Naetro si avviò dalla parte opposta, rispetto a Jarek, esaminando la zona aggirando i resti del carro a sinistra.

Jarek e Naetro si rincontrarono dopo aver percorso, ognuno, un ampio semicerchio. Dell'Esterling nessuna traccia.
Presumibilmente egli doveva essersi dato alla fuga, riuscendo in qualche modo ad evitare di rimanere coinvolto nella distruzione del carro. Dato il poco tempo a sua disposizione non doveva essere lontano. Ma in quale direzione?

"Tu paura di mie armi?", disse il cavaliere a Vilahir con una smorfia di disgusto. "Dove vedi armi? Tu hai arco ed io ferito. Tu paura di mia reazione? Pah!" Sputò per terra con disprezzo. "Mangiaterra!"

Il giovane si pulì dalla polvere, senza tuttavia distogliere lo sguardo meravigliato da Halya.
"Mi chiamo Brackban", rispose. "Mi avevano costretto a far loro da guida lungo sentieri poco noti, in modo da evitare il più possibile di essere aggrediti."
Un ghigno soddisfatto comparve sul suo volto.
"Sono contento che non ci siano riusciti", affermò. "Ma, in fondo, l'Anziana lo aveva predetto..." Si interruppe, imbarazzato, come se si fosse reso conto di aver detto troppo.

Questa volta l'espressione di stupore comparve sul volto dell'elfa.
*Possibile che parli di lei???*
Afferrò il ragazzo per le spalle e fissandolo negli occhi chiese:
"Di chi stai parlando Brackban? Quale anziana?"
Poi si rese conto della sua reazione a dir poco allarmante, si costrinse alla calma e togliendo le mani dalle spalle del giovane gli chiese con un tono misurato:
"Perdona il mio comportamento, vorresti parlarmi di questa donna?"

*Niente … dannazione!*
Osservando l’espressione di Naetro, Jarek capì che neanche il suo compagno aveva avuto fortuna nella ricerca.
Scosse leggermente la testa da sinistra a destra.
Osservò per alcuni secondi la foresta tutto intorno… poi, improvvisamente, un’idea:
“Voglio provare a dare un’occhiata alla zona vicino alla depressione in cui il carro ha picchiato con le ruote”
*Non mi piace doverlo ammettere ma probabilmente l’elfetta potrebbe esser molto utile in una ricerca del genere*
Un attimo di silenzio, poi volse lo sguardo verso il silenzioso guerriero:
“Se Halya ha finito di giocare con le sue frecce, potresti avvertirla che qui c’è bisogno del suo aiuto … “
Strizzò l’occhio al suo compagno e poi concluse
“ … io intanto provo a cercare un po’ più in la”.

Naetro si voltò e corse verso la strada dove poco prima si era svolta l'imboscata, vide Halya parlare con il giovane prigioniero e Vilahir tenere un guerriero sotto tiro con il suo arco.
Si avvicinò all'elfa e le disse sorridendo:
"Credo che Jarek abbia bisogno del tuo aiuto, rimarrò io qui con il ragazzo e con Vilahir."

Nonostante la rabbia montante, Vilahir non potè fare a meno di scoppiare a ridere. "Mangiaterra ad uno nato sul mare!", disse avvicinandosi. "Hai ragione: non vali lo spreco diun'altra freccia" aggiunse mettendo via l'arco e sfoderando la daga. E, sempre ridendo, giunto a portata con un calcio rispedì disteso l'orientale.

[Modificato da bvzk 13/04/2005 5.46]