Capitolo 5°: "La Ricerca"

Meneldir si avvicinò ad Olin, che sembrava ancora colpito da ciò che aveva trovato nel cassetto.
Osservò il libro che il compagno teneva ancora in mano:

"Passatelo a me, messer nano" gli disse tendendo la mano "cercherò io di leggerlo, con l'aiuto di Isilion".

Fece cenno all'elfo di raggiungerlo e rivolgendosi poi a Gwaeron e Yeras, li mise in guardia:

"Amici, pazientate ancora un momento. Forse abbiamo trovato qualcosa di importante ed abbiamo bisogno di qualche minuto per esaminarlo. Voi continuate a tenere gli occhi bene aperti, mentre noi cerchiamo ancora qualche indizio che possa esserci utile per capire chi abitava qui e cosa stava facendo o cercando."

Il giovane nano era inpazientissimo, voleva sapere cosa significassero tutti quei riferimenti alla sua stirpe. Porse il libretto a Meneldir, che, insieme ad Isilion, cominciò a spulciarlo.

Il suo sguardo si posava ora su l'uno ora su l'altro, cercando di carpire qualcosa dalle loro espressioni.

Meneldir posò delicatamente il libro sul ripiano dello scrittoio e cominciò a sfogliarne lentamente le pagine, ormai ingiallite dal tempo:

"Purtroppo gran parte del testo è ormai illegibile" disse
"cercherò di tradurne ciò che posso in lingua corrente."

Cominciò quindi a leggere a voce alta:

"26, Narwain 1979 T.E.
Questi artigiani non finiscono mai di stupirmi; sembra quasi che ... ... battere i martelli sull’incudine. ... ... calura asfissiante delle grandi Fucine del Re, in cui martelli, tenaglie, ed incudini fanno il grosso del lavoro.
Può sembrare strano, ... ... è una varietà che mi sconvolge, perché a Khazad Dum si possono trovare molti tipi e misure di incudini ed utensili ... ... .Quelli dei Nani sono forgiati in acciaio fortissimo ... ... Ithilnaur, fuoco di luna.
14, Gwaeron 1979 T.E.
La mia guida ... ... anguste spirali della scalinata di granito ... ... la settima rampa di scale termina ... ... vetta di un immenso ghiacciaio sotterraneo che si insinua attraverso le fenditure settentrionali del Zirakzigil: quali meraviglie nasconde!
... ... alimentate dalle fiamme gelate prodotte dal mitico legno di Helvorn.
9, Gwirith ... ...
L'arsenale di Fulin mi ha sbalordito! ... ... brillano di splendore e le armi rifulgono come gioielli, decorate ed istoriate d'oro e d'argento. Il fuoco balena da queste armi, ... ... Eog e di altre fantastiche leghe di Mithril; ... ... metalli estremamente flessibili, ma molto forti ... ...
10, Narbeleth 1979 T.E.
L'Adarcer è una lega bianca composta da Ang (ferro), Gloin (vero-carbone) e Durang (titanio):... ... , ma taglia il ferro come fosse burro. L'Ithilnaur ... ...
L'Eog è il metallo più raro, lega di Mithril, Durang ed altri materiali di origine a me sconosciuta; ... ... più dura dell'Adarcer e dell'Ithilnaur. Il suo aspetto è alquanto strano: ... ...
... ... 1979 T.E.
Grandi novità! ... ... scavando sotto il Barazinbar. I fabbri sono tutti molto eccitati per la scoperta; ... ... erano molto preoccupati del suo lento esaurimento. Adesso ... ... sempre più in profondità.
21, Narwain 1980 T.E.
... ... Fulin mi ha mostrato un documento di straordinaria importanza ... ... la storia completa delle Sette Pietre ... ... il luogo dove è nascosta una di esse, ma i Nani non sono riusciti ancora a recuperarla ... ... il manoscritto che racconta tale ritrovamento, conservato nella Camera degli Scritti di Mazarbul, ... ... lo riporto nella pagina seguente. Esso ...
"Alte navi ed Alti Re
...
Oltre il Mare in tempesta?
Sette Stelle e sette Pietre
... ..."
... ...
La sventura si è abbattuta su di noi ... ... il Re è morto ed è stata decretata la legge marziale, ... ... non posso muovermi e quindi recuperare il documento ivi custodito; ... ... i giorni di Khazad Dum sono finiti... ...".

Meneldir chiuse il tomo e si rivolse di nuovo agli altri:

"Questo è tutto ciò che sono riuscito a leggere."

Il giovane nano stava soffocando dall'emozione. La sua preparazione storica in campo nanico era piuttosto accurata, in special modo quello che i fabbri conoscevano delle antiche arti, ma questo documento era senza dubbio un tesoro inestimabile.

Tese la mano verso Meneldir per riavere il libricino.

Un libro.
Finalmente Yeras riuscì a vedere l’oggetto che Olin aveva estratto dal cassetto e che tanta attenzione aveva destato nei suoi compagni.
Meneldir aveva appena finito di leggere quel poco di leggibile che sulle vecchie pagine era rimasto impresso.
Il giovane ramingo non aveva compreso quasi nulla di quello che aveva udito.
Si trattava di vecchie storie, risalenti a quasi un millennio prima; si parlava di nani, fucine, armi meravigliose, metalli preziosi e rari, un misterioso documento … e poi, ancora, Alte navi ed Alti Re, il numero sette che si ripeteva (pietre e stelle?), Mare in tempesta, una tremenda sventura …
Insomma, tutto era confuso.
Forse, però, Olin poteva chiarire qualcuno dei numerosissimi interrogativi che affollavano la sua mente.
Il giovane ramingo schiarì la voce e disse:

“Mastro nano … non conosco quasi nulla delle storie che riguardano gli altri popoli … che ne dite di uscire di qui e, magari, spiegarmi il significato di quanto appena letto da Meneldir?
Sono molto curioso di saperne di più”.

La sensazione di pericolo non lo aveva ancora abbandonato ed era convinto che uscire fuori, all’aperto, fosse la cosa migliore da fare … e in fretta.

[Modificato da Admin-Geko 26/11/2004 11.33]

Il nano si riscosse dai suoi pensieri quando Yeras gli rivolse la domanda.

"Hai perfettamente ragione, giovane ramingo. Una volta usciti da questa torre sarò lieto di raccontarti tutto quello che so, ma attenzione, sono capace di parlare per giorni della nostra stirpe!"
Olin strizzò l'occhio in direzione di Yeras e un largo sorriso gli si dipinse sul volto.

Si girò, raccolse le sue cose, si armò e si pose di fianco al giovane.
"Bene signori, credo sia arrivato il momento di abbandonare questo posto, proporrei di fare il tragitto a ritroso, occhi aperti però!"

Meneldir sorrise al nano che sembrava volere per sè il libro:

"Non ancora mastro nano, per ora lo terrò io. Vorrei ricordarti che tutto ciò che abbiamo trovato e troveremo in questa torre appartiene di diritto alla mia famiglia, salvo un mio parere contrario" disse girandosi verso Yeras ed osservandolo in modo eloquente prima di continuare, "In seguito, una volta chiarito definitivamente di cosa si tratta, sarò però felice di donartelo. Direi che te lo saresti ampiamente guadagnato."

Chiuse il libro e lo mise nel suo zaino ed aggiunse:

"Credo sia giunto il momento di proseguire l'esplorazione, in effetti non abbiamo ancora ispezionato i sotterranei e l'armeria"

[Modificato da Valandur 25/11/2004 14.18]

“ … tutto ciò che abbiamo trovato e troveremo in questa torre appartiene di diritto alla mia famiglia, salvo un mio parere contrario”

Quelle parole Meneldir le aveva pronunciate rivolgendosi soprattutto a lui, ne era certo.
Probabilmente il dunedan si riferiva alle mappe che Yeras aveva preso dalla biblioteca precedentemente visitata.
Il giovane ramingo si rimise l’arco a tracolla, posò la freccia nella faretra e prelevò i rotoli di pergamena dal suo zaino. Li porse a Meneldir e disse:

“Non era mia intenzione appropriarmi di ciò che ti appartiene. Credevo che queste mappe fossero di colui che ha impunemente occupato questa Torre e credevo potessero tornarci utili, in seguito. Non volevo arrecarvi offesa.”

[Modificato da Admin-Geko 30/11/2004 11.20]

Meneldir rispose a Yeras:

"Tienila pure giovane ramingo, potrebbe servirti nei tuoi prossimi viaggi. Ma d'ora in poi, se qualcuno troverà all'interno della torre qualcosa di interessante che desidera tenere per sè, lo chieda a me prima."

Si volse poi di nuovo verso Isilion e Gwaeron:

"Allora amici miei, vogliamo proseguire l'esplorazione? Cosa ne pensate?"

“Avete ragione Messer Meneldir, terrò bene a mente le vostre parole … mi saranno utili per il futuro”

*Le parole intendo … ma anche le mappe!*

“Grazie”

Quindi ripose nel suo zaino i rotoli di pergamena, riprese il suo arco ed estraendo nuovamente una freccia dalla faretra concluse:

“Se ritenete che non sia ancora arrivato il momento di lasciare questo luogo, ed uscire quindi all’aperto, continuiamo pure l’esplorazione … io vi seguirò.
Purtroppo, però, la sensazione di pericolo non mi ha abbandonato! Per anni sono stato un cacciatore … non ho voglia di diventare una preda proprio adesso!”

Fece un passo fuori dalla stanza dando una lieve ed amichevole pacca sulla spalla al nano.

*Olin è davvero una persona affidabile. Non ha mai deluso un’aspettativa e le sue armi sono stati provvidenziali quanto la sua abilità con i congegni e i meccanismi di cui questa Torre è piena*

Fermo appoggiato alla parete, Gwaeron guardò il libro nelle mani di Meneldir e Olin. Non capiva molto delle cose che c'erano scritte, ma in fondo erano cose che poco lo interessavano, anche se non avrebbe mai sottovalutato il valore di un libro. Mai.
Continuava però a non sentirsi a suo agio. Da qualche parte, ne era sempre più sicuro, il pericolo li attendeva. E il suo istinto lo metteva in guardia: non erano certo gli orchi il nemico più temibile.
Fece un cenno di assenso in risposta a Meneldir, poi aggiunse a voce bassa:
"Qui non c'è nient'altro. Forse l'intera torre è vuota ormai. Esploriamo ancora, se vuoi. E diamo un'occhiata fuori. C'è qualcosa tra quegli alberi. Ma se vuoi che questo posto sia di nuovo tuo e della tua famiglia, preparati a difenderlo ora, o mai più."

Era ora di andare avanti.
Meneldir propose di terminare l'esplorazione della torre e gli altri sembravano d'accordo. Le parole di Gwaeron però fecero riflettere il giovane nano.

"Credo, signori, che gli orchi da noi affrontati siano quelli rimasti a presidio della torre in attesa di abbandonarla a loro volta. Se uno stregone ha abitato queste mura di sicuro cercava degli indizi. Secondo me cercava proprio questo diario, non credo che si sia portato dietro questa scrivania. Direi però che i punti salienti di questa storia ancora ci sfuggono. I riferimenti del diario ci conducono a sud, ma lì, ahimè, c'è solo morte. Certo è che il nostro lavoro non è ancora finito.
Propongo di seguire il piano di Meneldir, cioè finire di esplorare la torre, ma di assicurarci una via di fuga in caso gli orchi dovessero tornare. Devo ancora capire bene come funziona quella trappola che si trova nel passaggio che abbiamo usato per entrare. Quella è un'eccellente uscita in caso di attacco. Io e un altro potremmo andare ad assicurarci una via per fuggire, gli altri possono finire il lavoro di esplorazione. Che ne dite?"

“E’ una buona idea, Mastro Nano!
In effetti questo senso di pericolo che ci circonda richiederebbe una maggiore dose di prudenza da parte di tutti noi.
Allo stesso tempo, però, non credo sia saggio far continuare l’esplorazione della Torre ad un gruppo di cui voi non fate parte. Fino ad ora avete scovato trappole e nascondigli di varia natura. Credo che nessun altro di noi sarebbe in grado di fare altrettanto.
Inoltre non è saggio rimanere separati: le uniche due volte in cui lo abbiamo fatto è successo di tutto!”

Yeras si riferiva al recente scontro con gli Orchi, in cui Gwaeron era rimasto ferito e al quale Olin aveva preso parte con un ritardo a dir poco “pericoloso”. E si riferiva anche all’incontro con il Troll quando lui e lo stesso nano si erano barricati all’interno della cucina in attesa dell’arrivo dei loro compagni.

“Tuttavia quella di assicurarsi una seconda via di fuga sta diventando una vera e propria necessità.
Dove si trova l’armeria, Meneldir?
Nei sotterranei?”

"Sì Yeras, l'armeria dovrebbe trovarsi nei sotterranei. Anch'io sono d'accordo con voi per assicurarci una via di fuga sicura, ma credo non sia una buona idea separarci. Meglio proseguire l'esplorazione tutti insieme, non conosciamo ancora cosa ci attende nei sotterranei e colui che occupava questa stanza potrebbe decidere di tornare a prendersi il diario, se per lui riveste una qualche importanza."

La strana inquietudine che aveva colto Yeras e Gwaeron aveva ormai contagiato anche Meneldir, che aggiunse:

"L'unica casa importante però è dicidere in fretta cosa fare: prima usciremo da questa torre, meglio sarà."

Si rivolse quindi ad Isilion, che era rimasto appartato:

"Isilion, c'è qualcosa che vi turba? Non avete detto nulla. Avete visto o sentito qualcosa che a noi è sfuggito?"

Con la balestra carica ancora in pugno, Gwaeron aspettava. Le risposte dei suoi compagni lo avevano sorpreso un po'. Soprattutto Meneldir.
"Sia io che Isilion abbiamo sentito tutto, e niente allo stesso tempo. Non aspetterei oltre a cercare di scoprire di che si trattava. Quanto al lasciare la torre, se davvero vuoi che torni tua, ci penserei con più calma. La seconda volta potrebbe non essere così facile entrarci, e meno ancora restarci."
Detto questo, si rilassò un attimo, si mise in bocca una buona presa di tabacco, scaricò e ricaricò la balestra, e si mosse verso l'uscita...

"Come vuoi mastro Meneldir, spetta a te decidere! Per quel che mi riguarda credo che non avremo nessuna possibilità di difendere da soli questa fortezza. Disponiamo di poche armi da tiro e di poche frecce, se dovessero tornare in massa ci schiaccerebbero, meglio una torre in meno che lasciarci la pellaccia, dico io!"
Il nano parlava seriamente, ma poi aggiunse con un tono più allegro:
"Se poi deciderete di suicidavi, bè io sarò dei vostri come al solito!"

[Modificato da Valandur 02/12/2004 1.16]

Isilion si era fatto serio e taciturno; il suo sguardo era fisso sul pavimento di fronte a se, come se fosse concentrato nel percepire qualcosa oltre a quello che si poteva vedere . . . poi, in un momento di silenzio, con voce bassa e profonda cominciò a parlare :

"Meneldir, Gwaeron, Olin, Yeras . . . per me possiamo continuare ad esplorare questa fortezza, ma ho il forte presentimento di essere osservato in ogni mio passo . . .
La precauzione di tenere le nostre armi pronte a qualsiasi tipo di assalto credo sia un obbligo, ma sarà ancora più importante che voi tutti lasciate sfumare qualsiasi vostra paura, dando la massima libertà alla percezione dei vostri sensi, perché saranno questi a salvarci!
Il nostro nemico comune possiede un'intelligenza fuori dal comune e chi si nasconde nell'ombra, cioè colui che ha intravisto passare Gwaeron al di fuori della finestra, possiede un'agilità e una maestria combattiva da non sottovalutare!
Ricordate che tutto ciò che si muove, non si muove a caso, quindi qualsiasi cosa non vi risultasse in armonia con quello che ci circonda segnalatelo!
Non stiamo solo compiendo una missione importante, ma a questo punto, sul piatto della bilancia è pesante anche la nostra sopravvivenza; quindi senza paura direi che si possa procedere al di fuori di questa stanza . . ."

Detto questo, lentamente ma con passo deciso, Isilion fece i primi passi in direzione della porta, controllando che tutti i foderi delle proprie armi fossero slacciati e appoggiando l'arco al limite più estremo della spalla, fermandolo con un piccolo laccetto che pareva annodato solo come fermo - probabilmente strattonando l'arco il nodo si sarebbe aperto facilmente - poi aspettò che i suoi compagni lo seguissero . . .

Meneldir guidò il gruppo fino ai sotterranei della torre, il cui ingresso era situato all'interno del corpo di guardia del pianterreno. I cinque compagni poterono vedere i segni del passaggio del troll che avevano affrontato poco tempo prima: aveva divelto le pesanti catene che lo legavano al muro della stanza e si era precipitato fuori verso il suo destino.
La piccola scala a chiocciola che portava al piano inferiore era libera e Meneldir ne scese lentamente i gradini, tutti suoi sensi all'erta, pronti a cogliere qualsiasi rumore o movimento sospetti.
Si trovarono quasi subito di fronte una pesante porta di legno, scardinata probabilmente dalla stessa creatura che ora giaceva morta nella cucina della fortezza.
All'interno della sala, un tempo ricolma di armi ed armature di fattura squisita, trovarono solo mucchi di ferraglia arrugginita accatastati alla rinfusa. L'unico segno del passaggio degli Orchi, che evidentemente avevano saccheggiato tutto ciò che poteva essere nuovamente utilizzato, erano i rozzi graffiti che ne imbrattavano le mura.
Meneldir si avviò con cautela verso il fondo della stanza dove, coperto da disegni osceni, si apriva un passaggio di pietra.
Era chiuso.

Egli si rivolse quindi ai suoi compagni, indicando due piccoli segni ai lati della porta di pietra:

"Evidentemente ci serviranno ancora le chiavi che abbiamo usato per entrare" ed aggiunse, sorridendo ad Olin
"Mastro nano, ancora una volta dovrete dare sfoggio del vostro talento. La scena è di nuovo tutta vostra"

e si inchinò cerimoniosamente facendo strada al suo compagno...

Meneldir si fece da parte e come al solito Olin, con molta cautela, cominciò a studiare prima la parete, poi lentamente le due serrature.

*Maledetti orchi, non è questo il modo di trattare un'armeria...
I suoi compagni intanto stavano rovistando la stanza in cerca di armi utilizzabili.

[Modificato da endik 09/12/2004 18.13]

Olin esaminò con attenzione il meccanismo di apertura della pesante lastra di pietra, trovandolo identico a quello che aveva aperto nei sotterranei della torre: era impossibile forzare la porta, abbatterla o disinnescarme la trappola ad essa collegata senza avere ambedue le chiavi runiche in suo possesso.
L'unico dubbio che improvvisamente lo colse riguardava gli effetti della trappola posta a protezione del passaggio: cosa sarebbe accaduto se fosse scattata? Per quanto si sforzasse nel cercare i segni di altri meccanismi o congegni collegati con le pareti o il pavimento, Olin non riusciva a trovarne; l'unico possibile indizio sembrava essere una stretta fessura posta proprio al disopra dell'architrave della porta, ma il nano ne ignorava completamente la funzione o l'effettivo collegamento con il meccanismo di apertura. Non aveva mai visto nulla di simile, ed ora era preoccupato: che fare?