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Capitolo 2°: "I segni si addensano..."

Ultimo Aggiornamento: 18/05/2004 09:18
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01/03/2004 14:57
 
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I segni si avvicinano
24 Gwirith, 2969 T.E.

Il viaggio iniziò nel migliore dei modi: la giornata calda e soleggiata, il cielo azzurro e limpido testimoniavano l'arrivo della primavera, ed i cinque compagni imboccarono l'antica strada verso nord di buon passo. Incontrarono lungo il cammino alcuni contadini che lavoravano nei campi e sparuti viaggiatori diretti a Brea, che li osservarono con curiosità e timore, ma che non rivolsero loro altro che frettolosi cenni di saluto. Il paesaggio era dolce e tranquillizzante, esattamente ciò che la compagnia si aspettava di vedere nella Terra di Brea: basse colline, campi coltivati ordinati e curati e piccoli boschetti di alberi si potevano vedere lungo ambo i lati dalla via.
Proseguirono per tutta la giornata, concedendosi solo brevi soste ed arrivarono quindi al tramonto del loro primo giorno di viaggio, che avevano già coperto una distanza ragguardevole.
Meneldir prese la parola:
"Credo sia giunto il momento di accamparci, direi di trovare un luogo adatto e cominciare a preparare il campo per la notte."

[Modificato da Valandur 01/03/2004 15.13]

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olin
"Bene, dunque si comincia! La nostra prima sosta dopo una lunga giornata di marcia."

Negli occhi del nano brillava una luce insolita. Era chiaro che per lui quella costituiva la sua prima vera "avventura ufficiale"; d'un tratto un fiume di domande proruppe dalla sua bocca.

"Che tipo di pericoli portemmo incontrare messeri? Quali sono le creature che abitano queste contrade? Conoscete le loro abitudini? Dovremo fare dei turni di guardia durante le soste? Possiamo accendere fuochi lungo il cammino?"

[Modificato da endik 01/03/2004 19.06]

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Gwaeron
Per tutto il giorno Gwaeron aveva viaggiato tranquillo, col suo solito passo fermo, parlando poco, ma osservando molto i suoi compagni. Ancora non si era fatto un'idea precisa su di loro, ma aspettava il momento opportuno per intavolare una qualche discussione.
Sapeva bene che i pericoli sarebbero aumentati col procedere del viaggio, e che la prima giornata difficilmente avrebbe riservato loro imprevisti. Quando il sole si fece basso all'orizzonte non era affatto stanco. Si rivolse allora a Meneldir:

"Diamo un'occhiata qui intorno; non dovrebbe essere troppo difficile trovare un buon posto per accamparci"

E poi disse a Olin:

"Queste terre sono ancora tranquille, e i pericoli pochi. Per stanotte possiamo tranquillamente accendere un fuoco, anche se sarà bene fare comunque dei turni di guardia. Più avanti ci saranno animali selvatici, ma anche briganti, o perfino orchi. Che le stelle ci tengano lontani da loro e da cose anche peggiori"
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Yeras Darabeth
Yeras condivideva l'umore di tutti i suoi compagni di viaggio: era sereno, sotto il sole, e pareva una persona diversa da quella incontrata nel buio della locanda.

Ascoltava incuriosito i discorsi dei compagni, soprattutto quelli di Olin il nano, che pareva esuberante, perchè poco sapeva della sua gente.

"E' vero che vivete sotto le pietre, e che di esse vi nutrite?
A me, ieri sera, non pareva tanto..."


I suoi discorsi erano ingenui, ma erano specchio di un'anima certo non corrotta dal Nemico; questo perlomeno pensava Halbarad!

L'elfo invece proseguiva silenzioso col sole negli occhi...
*Un peccato* pensava Yeras *Avrei tanto voluto sapere un po' più su di lui...*
Ma non osò rivolgergli la parola.


Arrivò il momento di accamparsi, e qualcuno propose il fuoco... Yeras scattò:
"Siete pazzi! La temperatura è buona, il morale è alto...
Il fuoco è solo che superfluo!
Lasciamo che la natura capisca che non siamo una minaccia per lei..."



Preparò il campo, e controllò in particolare raggruppamenti di alberi e cespugli da dove i lupi erano soliti arrivare per attaccare.

Quando si decise per la guardia, Yeras disse "Io sono il più giovane, quindi a me spetta il primo o l'ultimo turno".
Lui si riferiva al costume del suo popolo, in cui il più giovane e il meno esperto, toccava il turno meno pericoloso... Ma non sapeva quanto diverse potevano essere le abitudini della altra gente!
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02/03/2004 11:16
 
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Olin
La conversazione era leggera, anche se sussurrata, pareva che tutto il gruppo si facesse piccolo piccolo davanti all'immensità della natura.

Rivolto a Yeras
"No, mio giovane amico, non ci nutriamo di pietra! In effetti noi nani possiamo vantare un palato molto fine. Alla tavola del Re sotto La Montagna ci sono sempre i cibi migliori, manicaretti di ogni tipo innaffiati dal vini eccellenti. Chi di voi conosce il leggendario Rosso del Dorwinion? E' un vino superbo! Devo però darti ragione su una cosa, non possiamo coltivare nulla nelle nostre dimore sotterranee, per quanto non sia affatto buio, le piante sembrano non gradire l'assenza del cielo; perciò di solito commerciamo con le città vicine, Dale ed Esgarot. Loro ci riforniscono di viveri e derrate e noi fabbrichiamo per loro un'infinità di marchingegni ed armi."
"Da quando il drago è stato ucciso e l'esercito degli orchi e dei mannari sconfitto, tra i nostri popoli si è stretta un'allenaza inscindibile."


Olin continuava a parlare e a parlare. Sembrava avido di raccontare tutto sulla sua gente e di far conoscere le meraviglie di cui erano capaci i nani.

[Modificato da endik 02/03/2004 11.28]

Signore delle miniere di Pinnath Gelin

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Isilion Calafëar
Era finalmente arrivato il tempo di partire.
I suoi compagni di viaggio sembravano pronti ed abituati ad un lungo cammino; ma un pensiero continuava ad insistere nella testa dell'elfo:

*Abituato come sono a viaggiare in solitario e a prendere decisioni per me stesso, oppure ad avere una guida che prendesse decisioni per tutti, forse sarà meglio osservare le attitudini di ognuno, prima di proporre qualcuno come guida del gruppo*

Era primavera, e quella mattina era per Isilion come una rinascita, non solo per la nuova avventura, che infondeva nell'elfo la felicità di un bimbo, ma anche per il ritorno allo splendore della natura.
Dopo un breve tratto di viaggio, Isilion vide un piccolo gruppo di alberi e volle fermarsi un attimo; chiuse gli occhi, distese il braccio in direzione di quello che sembrava l'albero più grande, appoggio il palmo della mano sulla sua coteccia, disse qualche parola in elfico e poi riprese il cammino con i suoi compagni.

*Alberi, voi che siete da sempre il simbolo della vita e della natura, osservate il cammino di questo gruppo secondo le regole della natura stessa. Sarò la vostra parola e i vostri passi in questo viaggio, per il volere di chi ci ha dato il dono della vita sotto questa luce.*

Durante il cammino Isilion ascoltava interessato le parole di tutti, ed in particolare le descrizioni di Olin riguardo la vita dei Nani, ma la sera, sentendo le parole del giovane Yeras, gli si aprì il cuore.

*Così giovane e con un rispetto tanto alto per la natura che lo circonda?! Questo ragazzo ha dentro di se sicuramente molto di più di quello che egli crede . . .*

La sera infatti Isilion si decise a parlare:

"Sono in pieno accordo con Yeras, anzi, visto che è il più giovane, io lo appoggerei nella veglia durante il primo e ultimo turno di guardia.
Qualcuno di voi avrebbe obbiezioni?"

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02/03/2004 15:30
 
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Olin
"Come vi ho già detto, non sono abituato a questo genere di cose, perciò mi rimetto alla decisione dei più esperti. Ditemi voi come posso rendermi utile ed io farò il possibile!"
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02/03/2004 16:58
 
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Gwaeron
Quando Meneldir ebbe trovato un buon posto per accamparsi, Gwaeron poggiò per terra con cura la sua borsa.
*Questo è un buon campo, ma da domani sarà difficile trovarne. La giornata è stata buona. Vedremo che cosa ci aspetta nei prossimi giorni..

"Non vedo che problemi ci siano ad accendere il fuoco qui. La zona è tranquilla, e inizia già a fare più freddo. Un fuoco terrà lontani gli animali, e noi al caldo. Se vuoi risparmiare quanto più possibile gli alberi, Yeras, sono d'accordo. Ma non sarà facile trovare legna secca in questa stagione. Per i turni di guardia va bene; io farò il secondo"
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02/03/2004 20:31
 
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Meneldir non si fece ripetere due volte l'invito del solerte nano:
"Perfetto Olin" disse con un largo sorriso, "accompagnami a far legna e vediamo di trovare qualcosa di asciutto che faccia al caso nostro! Nel frattempo qualcuno di voi potrebbe andare a cercare un pò di selvaggina: mangeremmo carne fresca e le nostre scorte rimarrebbero pressochè intatte."
In capo a pochi minuti il campo era pronto e Meneldir, aiutato dal giovane compagno, accese ben presto un allegro fuoco scoppiettante che contribuì a mantenere alto il morale della piccola compagnia.
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02/03/2004 23:21
 
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Yeras Darabeth
Yeras ammise che c'era poco da temere, in quella zona, e che la temperatura era quasi fredda (Il ramingo era temprato a ben altre prove).

"Perlomeno, signori miei, lasciate che faccia questo"
Disse Yeras, armeggiando con dei bastoni raccolti e con i teli impermeabili suoi e dei suoi compagni.

In meno di mezz'ora costruì una specie di tenda per il fuoco, che serviva per mascherarne la fiamma da lontano.

"Ci terrà lontano da sguardi indiscreti e animali curiosi"

Yeras era preoccupato da questo, e guardava con sospetto le ombre tremolanti che il fuoco generava ai margini del campo, in cui qualsiasi nemico avrebbe potuto infilarsi agevolmente, e temeva per la propria visione notturna.

L'immobilità della notte lo faceva sentire più sicuro, ma sapeva quanto la gente non avezza a queste cose ci tenesse ad avere una bella fiamma con cui proteggersi (personalmente aveva scortato parecchi breatini, tutti molto esigenti in fatto di fiamma...).

Trovò il posto per riposare, al di fuori del margine di luce del fuoco.

Poi, se il tempo lo permetteva e c'era ancora luce, accettò l'invito di Meneldir:
"Sarà difficile trovare qualcosa, ma magari saremo fortunati! Poi una piccola pattuglia di caccia ci permetterà di esplorare meglio le zone circostanti al campo"

In verità Yeras considerava assai più probabile la possibilità di trovare qualche buona erba per integrare le razioni, invece che della selvaggina.

*Bisogna assolutamente iniziare a mangiare qualche buona erba del posto.* pensava *La dieta forzata di ieri sera alla locanda si sentirà per qualche giorno sulla nostra pelle, e ci renderà facilmente individuabili.*

Insieme a chi seguì l'invito di Meneldir, Yeras partì per questa breve spedizione, ben attento alle erbe che calpestava e alla morfologia circostante.
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03/03/2004 15:18
 
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Olin
La sera stava avvolgendo la compagnia, Yares era tutto intento a fabbricare degli schermi che proteggessero il fuoco da occhi indiscreti ed il morale era piuttosto alto.
*"tutto sommato abbiamo cominciato proprio bene. I miei compagni sembrano piuttosto avvezzi alla vita all'aperto e questo mi fa sentire al sicuro. Sono tutti risevati quanto basta e questo è un bene, almeno per me!

"Ragazzi, quanto tempo avete detto che ci vorrà per arrivare al castello?"

[Modificato da endik 03/03/2004 15.19]

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04/03/2004 10:55
 
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Isilion Calafëar
I turni di guardia erano stati ormai concordati, la legna aveva preso fuoco, anche se all'elfo importava più dell'allegria che questo fuoco portava, pittosto del calore che questa faceva.
Isilion raccolse la legna necessaria per la notte insieme ai sui compagni, ignorando la proposta di Meneldìr di procurare selavaggina.

*Devono essere veramente dei cacciatori esperti costoro, se in così poco tempo sono in grado di affrontare una caccia*

Osservò con attenzione quello strano modo di trattare il fuoco di Yeras, senza capire il perché il giovane facesse tante storie per un semplice fuoco, anche se questo non gli interessava più di tanto; quindi, notata una pietra dove poter sedersi, aspettò che tutti fossero intorno al fuoco, pronti per mangiare qualcosa prima del riposo.

Dopo aver ascoltato i discorsi degli avventurieri, senza intervenire più di tanto, arrivato il tempo del primo turno di guardia in compagnia di Yeras, Isilion approfittò per conoscere meglio il giovane.

"Bene Yeras, come avrai capito, io non sono uno che parla molto in compagnia, questo perchè preferisco i discorsi viso a viso; quando si è in tanti si corre il rischio di dire troppe cose inutili e poco veritiere su se stessi . . .
Ora sarei curioso di sapere qualcosa di te; qual'è la tua storia e quali sono le motivazioni che ti spingono a seguirci in questa impresa . . ."
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04/03/2004 11:18
 
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"Ci vorranno una decina di giorni"
rispose Meneldir. La sua attenzione era però rivolta tutta verso Yeras, che stava costruendo una spece di riparo con dei rami ed un grosso e pesante telo che aveva accuratamente srotolato: lo fissò sul terreno vicino al fuoco e si sedette con gli altri a mangiare.
Meneldir sembrava piuttosto scettico riguardo l'idea del compagno, ma rimase in silenzio. Dopo aver consumato la sua razione accese una lunga pipa che portava con sè, osservando il fumo che si perdeva nell'aria tranquilla della sera.
La notte passò tranquilla e senza incidenti e nei due giorni successivi la compagnia proseguì il suo viaggio verso nord: il tempo era bello, le giornate calde e luminose.
La sera del terzo giorno dalla loro partenza da Brea, il gruppo lasciò la Via e deviò verso nord-ovest come previsto.
L'aria si era fatta improvvisamente fredda: un vento teso soffiava da nord e quando la compagnia si fermò per riposare, Meneldir ed Olin fecero molta fatica ad accendere il fuoco per la notte.
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04/03/2004 12:02
 
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Gwaeron
Quando ebbero finito di cenare, e il sonno prendeva il sopravvento sui discorsi, Gwaeron attese un po'prima di coricarsi. Avrebbe dovuto fare il secondo turno di guardia, e aveva tempo per fare quello che aveva fatto all'inizio di ogni viaggio.
Mentre Isilion e Yeras parlavano a bassa voce, si sedette un po' discosto dal fuoco, tirando fuori da un sacchetto di pelle alcune pietre di colore diverso e facilmente distinguibili l'una dall'altra anche nella fioca luce del fuoco da campo. Poi con calma, senza dire una parola, prese a osservare il cielo, scuro ma limpido, e a disporre sul telo le pietre in un ordine preciso.
Ogni pietra rappresentava una particolare stella, oppure la luna, e quando fu soddisfatto della disposizione prese a studiarla con cura, e a ricavarne la loro posizione. D'accordo, erano sulla strada, e non potevano sbagliare direzione, ma lo fece comunque.
Dopo alcuni minuti, quando fu soddisfatto, cambiò la disposizione delle pietre, scegliendo come punti fissi le stelle che avevano guidato suo padre, e poi altre ancora. Alla fine del lavoro, guardò per terra, le pietre disposte sul telo in ordine apparentemente casuale, chiuse gli occhi per qualche istante, e li riaprì.
La prima immagine che gli si formò nella mente guardando le pietre fu quella di un serpente che strisciava. Sussultò.

*Un serpente.. Il pericolo ci attende, nascondendosi chissà dove, forse non molto lontano. Non sarà un viaggio facile. E d'ora in poi dovremo stare molto più attenti. Le stelle non sbagliano...

Guardò i suoi compagni che dormivano, l'elfo e il ragazzo che parlando lo fissavano. Decise di restare sveglio fino al suo turno di guardia, e avvicinatosi al fuoco si sdraiò con la mente piena di oscuri pensieri.

[Modificato da The Northman 04/03/2004 12.03]

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05/03/2004 15:27
 
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Yeras Darabeth
Dopo la caccia infruttuosa della prima sera, Yeras tornò al campo, e si sedette esternamente al cerchio luminoso del fuoco per fare la guardia.

Stava a lui, per il primo turno, e l'elfo Isilion gli si avvicinò.

Yeras era inquetato ed emozionato.
Gli occhi dell'elfo brillavano ancora, come se non fosse mai calato il sole sull'Eriador!
Parlava con una voce lenta, sicura e armoniosa, mentre le parole di Yeras sembravano al suo confronto dei versi gracchianti e nervosi...

Questo indusse il povero ramingo a stare più zitto di quanto avrebbe voluto...

Avrebbe voluto stare alzato tutta la notte e parlare con quella gentile creatura che non aveva mai conosciuto, ma le parole gli uscivano solo in parte, i concetti ancor meno, e si sentiva decisamente inadeguato a quel dialogo...

Gli uscì solo un
"Ma tu... Sei un elfo, vero?"
Non che ce ne fosse bisogno, per lui, di una conferma...

E allora collegò tutti gli affettati concetti che gli erano stati insegnati sugli elfi (l'armonia con la natura, il parlare con animali e piante, il vedere attraverso gli occhi delle bestie, il non invecchiare mai, ma trasformarsi in alberi con l'età...) e formulò con grande sforzo la frase che credeva più congeniale alla situazione e degna di un discorso con un elfo:

"Tu... Ami molto la Natura, non è vero?"
Era poca cosa... Ma per il primo discorso andava bene! (E racchiudeva metà di quello che avrebbe voluto dire in effetti all'elfo)

"Io e la mia gente adoriamo Yavanna, dea della terra e di tutto ciò che vive su di essa. Voi elfi la conoscete?"

Poi guardò Isilion intensamente, facendosi più vicino, come se avesse intuito qualcosa:
"E' per questo che anche tu sei qui?"

Ma non aveva parlato chiaramente, e allora l'elfo, con il suo dolce modo di parlare, interrogò Yeras sulle motivazioni per cui LUI fosse qui...
Yeras era preda dello charme dell'elfo, e non sarebbe riuscito mai a non rispondere... Ma si trattenne moltissimo, e tornò ad essere freddo e schivo come prima.

Si accorse pure che, come stregato, non aveva usato le formule di cortesia "corrette", quando l'elfo gli si era avvicinato, e rimedò subito.

Confidò infine qualcosa a Isilion:
"Non so neanch'io esattamente, messere Isilion, il perchè sono qua, in questa avventura.
E' tutto così confuso...
Sono stato
mandato a Brea dal saggio del mio villaggio, convinto che lì avrei trovato come investigare sugli strani avvenimenti del sud...
E che avrei trovato il mio "destino"...
Ma ora mi trovo a vagare a nord, con questa compagnia, incapace di oppormi al vento che la spinge, invece che andare a sud dove vorrei... Dove il mio destino dovrebbe mandarmi!
Voi, messer Isilion, sembrate sempre così certo di quello che vi accadrà!
Almeno voi illuminatemi!
Cosa andiamo a fare in quella fortezza?
Cosa ci conduce laggiù?"


Parlò ancora una volta da poco saggio, Yeras, e Isilion lo notò; ma era un tipico parlare da umano, e Isilion capì quale cuore triste celava il ragazzo...

[Modificato da Martino NonancoraRe 05/03/2004 15.30]

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Yeras Darabeth
Il viaggio dopo quella sera proseguì sereno, per Yeras, come il primo giorno.

Grazie a Olin, potè approfondire notevolmente la conoscenza sui nani e le loro abitudini.
Tentò pure, o così almeno credeva lui, di implementare il loro sistema architettonico basato, da quanto aveva capito, su grotte e scavi:
"Perchè non scavate delle grosse finestre ai lati delle grotte? Così potrete far entrare la luce e coltivare anche voi le piante!
Ho sentito di un piccolo popolo, nani anche loro penso, che lo fa!"

"Perchè non fate come noi raminghi, e girate al sole cogliendo i frutti della vostra terra, invece che fredde pietre.
Se poi vi piacciono le grotte... Se ne trovano a volte anche da queste parti, sapete?
Be' sì... Ci stanno dentro gli orsi, ma..."



Con l'elfo invece, pubblicamente e alla luce non parlava troppo: ne era troppo affascinato, e si riservava il piacere alle conversazoni notturne.
(Trovava poi che la notte si addicesse particolarmente a queste splendide creature, condividendone spesso il gusto!)


Ebbe invece modo di parlar con Meneldir, durante il viaggio, prima del giorno in cui voltarono ad ovest, e porgli sereno le domande che al chiuso della taverna non era riuscito a fare:

"Perchè, Meneldir, andiamo in quella fortezza?
Vedo che le sta molto a cuore!
Ma sta coinvolgendo unn gruppo di così fiere persone per una faccenda solo personale?"


Yeras di tutto cuore non chiedeva queste cose con cattiveria; solo evidentemente non aveva ancora chiara la situazione...

E doveva ancora decidere se accompagnarlo o no fin laggiù! (Anche se la cosa iniziava a rivelarsi piacevole e la compagnia lo stava interessando...)
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Meneldir stava sistemando la legna per il fuoco quando Yeras si avvicinò alle sue spalle e gli pose ancora una volta la domanda che il dùnadan aveva sentito nella locanda di Brea:
"Tu mi chiedi cosa andiamo a fare fino alla torre di Barad Eithel, giovane ramingo?"
rispose Meneldir continuando ad accendere il fuoco,
"Il sapere che al suo interno vi si annidano orchi ed altre orribili creature non è per te motivo sufficiente per cercare una risposta sul perchè questi esseri immondi stanno ricominciando a lordare queste terre con la loro presenza? Sei veramente convinto che sapendo che gli orchi si moltiplicano al Nord, tu potrai tranquillamente ritornare al tuo villaggio e riprendere le tue solite attività senza alcuna preoccupazione?"
Ora Meneldir si era alzato, lo sguardo duro dritto negli occhi di Yeras...

[Modificato da Valandur 08/03/2004 11.56]

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Yeras Darabeth
"Ogni creatura, anche vile come gli orchi o come le zecche, può vivere come e dove meglio crede...
Se c'è spazio per lei...
E se non turba il disegno della natura!"


Yeras sapeva quello che diceva: fin dalla sua fanciullezza gli avevano bene insegnato quello che era il principio fondamentale dei suoi raminghi, e che ormai era il suo modo di ragionare naturale: la terra e il suo equilibrio
andavano prima di ogni altra cosa
.

"Io conosco gli orchi: ne ho incontrati qualche volta al nord, e devo dire che sono proprio brutte creature!
Vengono di notte, razziano e ammazzano... E poi lasciano tutto entro la mattina in un cumulo di macerie!
Da questo certo noi ci dobbiam difendere!
E sempre, tutte le volte che arrivano, noi li ricacciamo nei loro buchi come conigli inseguiti dai lupi!
Questo noi raminghi facciamo!
Ma non per questo entriamo nelle loro tane con l'intento di sterminarli, se questi non ci han fatto niente...
Avrebbero allora ben ragione loro a fare altrettanto con noi!"


"Noi dobbiamo mantenere l'ordine naturale!
E io so che anche gli orchi rientrano in un piano della Dea."



Ma in questo forse Yeras sbagliava: trattava gli orchetti come le normali bestie, perchè così era abituato a fare, e non sapeva che queste creature erano invece frutto di un'opera di tortura della natura stessa che amava...

Ma forse aveva pure ragione!
Non c'era un senso anche per gli orchi nel disegno degli dei?

[Modificato da Martino NonancoraRe 07/03/2004 21.38]

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08/03/2004 10:57
 
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Isilion Calafëar
* Vorrei tanto capire quanto ci si potrà fidare di questo giovane uomo nel momento del bisogno . . . mi sembra tanto una spiga che si piega sotto l’effetto del vento, ma sicuramente il suo orgoglio di uomo verrà fuori prima o poi. *

Isilion capiva che Yeras aveva il suo cuore altrove e che i sui tristi pensieri gli impedivano di essere con la testa nell’avventura ormai iniziata.
Decise quindi di scuotere l’animo del giovane, per dargli un’idea più precisa del perché un Elfo si trovasse in quella compagnia.

“Giovane Yeras, certo che conosco Yavanna, la signora degli Olvar, consorte di Aule e sorella maggiore di Vàna; i colori che porto, sono chiamati colori di Kementàri (Q. Regina della Terra) e tutta la mia famiglia è strettamente legata alla Custode delle Piante; sentire che tu e la tua gente adorate Yavanna mi riempie il cuore di felicità, ma sappi che non esiste migliore adorazione del rispetto che porti alla natura!
Io non sono qui con voi per motivi religiosi, ma perché in tempi passati, un dùnadan della famiglia Eldanar, sacrificò la propria vita per salvare quella di mio padre, durante l’ultima sanguinosa battaglia contro le terribili schiere di Angmar, e questo vincolo d’onore, come lo chiama mio padre, mi spinge ad affiancare questi Nùmenoreani nel momento del bisogno.”


In quel momento il viso di Isilion si fece serio, triste e pensieroso.

“Yeras, troveremo sicuramente degli orchi all’interno di quella roccaforte, creature orribili , ma che nei ricordi della mia gente creano un senso di disagio e profonda tristezza.
Si dice che l’oscuro signore catturò in tempi remoti una moltitudine di Elfi, li imprigionò e li torturò, privandoli della luce ed in fine della speranza, incrociandoli con creature spaventose, trasformandoli nei tempi in quelli che oggi la Terra riconosce come gli immondi orchi.
Credo che questo sia abbastanza, per spiegarti qual è il bisogno di estirpare definitivamente, la presenza di queste creature dalle terre in cui viviamo.
Sappi, in fine, che un orco adora distruggere tutte le cose che crescono con radici sulla Terra!!”


“Il Saggio del tuo villaggio ha visto bene quando ti ha mandato a Brea, è soprattutto dal Nord che il braccio dell’Oscuro insinua la sua minaccia nelle terre libere; se il tuo destino è quello di preservare le tue terre, sappi quindi che il tuo cammino è nella direzione giusta!”

Isilion sperava di aver rafforzato l’animo del Ramingo e di avergli dato delle motivazioni più concrete alla sua presenza.

* Un giorno i turni di guardia cambieranno, allora coglierò l’occasione di conoscere meglio anche il resto del gruppo, nel frattempo mi limiterò ad osservare i loro movimenti, le piccole cose che fanno; capirò un giorno anche a cosa serve quel gioco con le pietre colorate che Gwaeron fa le sere prima del riposo. *
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Meneldir stava per rispondere a Yeras, ma le parole gli rimasero in gola quando sentì ciò che aveva appena detto l'elfo.
Lo guardò intensamente, come fosse la prima volta che lo vedeva...
*Allora è lui!* pensò.

Subito si riprese dalla sorpresa, e si rivolse di nuovo al giovane che aveva di fronte:
"La fortezza nella quale ci recheremo appartiene alla mia famiglia da secoli, ed ora forse è stata occupata da qualcuno senza alcun diritto. Non vi chiedo di sterminarne gli attuali occupanti, ma solo di scoprire chi sono e quali sono i loro piani: la vendetta può ancora aspettare. Io da parte mia mi recherò a Barad Eithel, con o senza di te, giovane ramingo. E' giunto infatti per te il momento di decidere se far parte di questa spedizione oppure no. Non voglio proseguire senza avere il cammino chiaro davanti a me e senza sapere se dovrò preoccuparmi anche di chi mi segue.Decidi ora, giovane ramingo: con noi o da solo!"
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