La Compagnia delle Cinque Lune
Il viaggio di ritorno dall’Harad era stato lungo e triste. A nessuno andava molto di condividere con gli altri quello che aveva vissuto in quella strana avventura e tutti si limitavano a rimanere in silenzio ad ascoltare il rumore del mare, del vento che gonfiava le vele e del sartiame che si tendeva.
Laeren Are era rimasto quasi tutto il tempo sul ponte della grande nave che solcava i flutti maestosa e solenne: da quando il suo amico era caduto aveva improvvisamente sentito l’amaro respiro della Morte, lo strano destino che attende gli Uomini e che li separa per sempre da Arda, ed ora sentiva sempre più forte il richiamo del mare.
Ormai aveva deciso, si sarebbe congedato dai Cacciatori e dopo aver salutato i pochi amici che erano riusciti a vincere la diffidenza per la sua razza, sarebbe partito per l’ultimo viaggio verso l’Ovest. Improvvisamente sentiva su di sé il peso degli anni, ma prima di salpare di nuovo voleva tornare almeno una volta alle vaste foreste del Nord che lo avevano visto nascere e che lui amava tanto: un’ultima occasione per fissare il loro ricordo per sempre nel suo cuore prima di salutarle definitivamente.
Anche Gruff, seduto poco oltre l’Elfo, aveva pensieri simili e ripensava alle parole che gli ripeteva spesso il nonno: “Ricordati sempre da dove sei venuto!”. Si era accordato con l’amico per accompagnarlo nel suo viaggio, in modo da ridurre i rischi di un così lungo tragitto e poterlo fare in compagnia di una persona fidata. Laeren Are sembrava conoscere alla perfezione l’intera area di Bosco Atro e sarebbe stata un’utile e competente guida.
Il suo sguardo si posò su Kedar, che sul castello di prua stava confabulando con il Nostromo. Il Rohirric sorrise tra sé: “Sicuramente” pensò, “sta proponendo uno dei suoi “affari vantaggiosi” al quel povero disgraziato”. L’espressione dei due Uomini non lasciava dubbi: quel piccolo furfante del Sud era ancora una volta riuscito nel suo scopo ed aveva assunto quell’espressione leggermente attonita e corrucciata che assumeva sempre alla fine delle sue contrattazioni.
Il Nostromo era invece visibilmente soddisfatto, ma Gruff pensò che da lì a breve si sarebbe certamente pentito di aver prestato orecchio alle proposte di quel manigoldo…
Kedar era perfino riuscito misteriosamente a convincere Mumak a salire su quella nave, che oltretutto procedeva nella direzione opposta a quella che voleva seguire il gigante nero, il quale ora probabilmente stava russando sonoramente nel suo giaciglio sottocoperta.
Alle loro spalle giunsero Tiralgar e Calid, provenienti dall’alloggio del capitano: il giovane studioso del Sud sembrava anch’esso perso in chissà quali pensieri e si limitò a salutarli con un breve cenno, appoggiandosi sulla balaustra. Aveva sentito da Tiralgar che forse il comandante aveva informazioni sulle attività del padre: evidentemente non erano così aggiornate come sperava.
A differenza dei compagni, il dùnadan non aveva perso del tutto il suo buonumore: era riuscito a convincere il capitano della nave, una sua vecchia conoscenza che gli doveva diversi favori, a trasportarli da Umbar senza sborsare un soldo ed ora erano quasi arrivati a destinazione:
“Ecco finalmente il porto di Pelargir. Mi sembra già di sentire l’aria di casa e non vedo l’ora di riabbracciare il vecchio Beregond!”.
La sua voce potente riscosse i due amici dai loro pensieri; effettivamente la costa era davvero vicina ed i marinai stavano già manovrando per l’avvicinamento ai moli; potevano già sentire in lontananza il vociare dei portuali, dei mercanti e dei semplici curiosi che si affollavano sulla banchina tenuti a bada dalle guardie…
Una volta scesi a terra, i sei amici si salutarono; le loro strade si dividevano ancora una volta ed ora ognuno di loro avrebbe seguito la propria da solo.
Erano ancora tutti sul molo, imbarazzati e restii a sciogliere definitivamente la Compagnia, quando Kedar prese l’iniziativa per primo:
“Miei cari amici, purtroppo devo salutarvi: affari importanti mi aspettano e non vorrei che i miei clienti mi scappassero da sotto il naso proprio adesso che sto per mettere a segno un colpo che mi sistemerà per un bel bezzo, sì”
“Immagino che tipo di colpo metterai a segno, piccolo imbroglione” l’interruppe Tiralgar, “ma stai attento: Pelargir è un posto che può rapidamente diventare molto pericoloso e non credo che potrai contare su molti appoggi. Si mormora che tutti i traffici poco puliti passino per le mani di un personaggio che si fa chiamare ‘Il Ragno’. Sembra che sia un individuo molto potente e senza scrupoli, che non tollera intromissioni di alcun genere, anche da parte di ‘operatori indipendenti’, per così dire. Se avrai bisogno di aiuto rivolgiti pure a me, mi troverai da Beregond. Ma ricorda: contro ‘Il Ragno’ c’è ben poco che io possa fare”.
“Non c’è problema” rispose il piccolo Uomo del Sud “so badare a me stesso, e poi i miei affari sono assolutamente puliti. Tutto perfettamente legale, sì. Non avrò nulla da temere, anche perché mi accompagnerà il possente Mùmak. Sapete, devo riportarlo giù al Sud e quindi, una volta concluso il mio affare, potremo tranquillamente partire. Vi saluto di nuovo, miei cari amici; speriamo di ritrovarci presto da qualche parte, sì. Magari più vecchi, ma più ricchi!”
E così Kedar si allontanò trotterellando, fino a che non si accorse che il gigante nero ancora non lo seguiva: “Avanti mio caro Mùmak” urlò ” dobbiamo andare, sì. Saluta i nostri amici e vieni con me, che abbiamo ancora molta strada da fare.”
“ Sei proprio sicuro di volerlo seguire” gli chiese Gruff “tu sai che ti trascinerà comunque in un mare di guai”.
“Non posso lasciarlo” rispose Mùmak con il suo strano accento, “solo lui sa la strada per casa mia, e per portare me fino laggiù deve rimanere vivo. Farò in modo che non gli succeda nulla. Comunque “ aggiunse sottovoce “anche se ha detto di non rivelarvelo, ci troverete alla locanda del ‘Diadema di Rame’. Così se ci sono problemi anche voi sapete dove trovarci. Addio!”
Appena il gigante sparì dalla vista, anche Laeren Are salutò i suoi amici: “E’ giunto il momento che anch’io vada. Prima di congedarmi dai Cacciatori devo raggiungere la Guarnigione per salutare i miei compagni e concludere alcuni compiti che avevo lasciato in sospeso.” Dopo aver abbracciato Calid e Tiralgar, si rivolse al suo amico Rohirric:”Ti aspetto fra una settimana alla Guarnigione, poi partiremo insieme per il Nord. Che la Luce guidi sempre i vostri passi, amici! Addio”
Anche Gruff salutò scherzando il Dùnadan e l’Haradan: “E’ tempo di salutarci. Vado a scolarmi una birra da Murray e poi raggiungo Nas e Muggs. Spero non avrete mai più bisogno dei miei servigi, soprattutto te mio caro Calid che mi sembri un po’ gracile. A presto amici!”
“Aspetta, vengo anch’io” rispose Calid ”rimarrò a Pelargir per qualche giorno e la locanda di Murray mi par buona; non vorrai scolarti la tua birra tutto da solo!”.
E così anche il giovane Uomo del Sud era andato via. Tiralgar rimase qualche istante ad osservare le attività del porto che rallentavano con l’allungarsi delle ombre della sera. La mente del dùnadan era però assai lontana: oltre il vasto mare riandava ad una terra lontana, arida ed inospitale, e ad un’antichissima città nel cuore del deserto governata da una giovane e bellissima regina. Ripensò con malinconia all’amico che era rimasto laggiù, raccolse il suo zaino e finalmente diresse i suoi passi ancora una volta verso casa…
Primo Palantìr del GiRSA Crew
Che la Luce brilli sul vostro cammino