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Ultimo Aggiornamento: 22/03/2013 22:33
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Ho trovato e letto questo articolo particolarmente bello!

65 anni fa un dicembre di fuoco
Sono trascorsi 65 anni da quei primi giorni del dicembre 1944 quando, sia dal baluardo di Gesso in Cuneo e da molti punti di Mondovi, come da ogni angolo della pianura, gli occhi interessati dei nazifascisti e gli occhi pieni di lacrime delle mamme e dei papà dei partigiani si voltavano verso il Pian della Tura ad osservare uno spettacolo che non aveva uguali: un gruppo di aerei, sul mezzogiorno, volavano sul Monregalese e, giunti all’altezza della Tura, lasciavano scendere il loro carico contenuto in numerosi container sostenuti da paracadute di seta di vari colori. Erano aerei alleati che portavano aiuti ai partigiani, ma erano pure causa di prossimi attacchi da parte dei nazifascisti: e la cosa si realizzò appena quattro giorni dopo. Per fortuna che, pochi giorni prima, il comando era riuscito a concretizzare lo scambio dei prigionieri tedeschi nelle mani dei partigiani dopo la battaglia di Pogliola.
I giovani partigiani lavorarono indefessamente per ore e ore a ricuperare i container e a portarli al Rifugio Mettolo. E fu una fatica non da poco perché, a causa delle correnti, alcuni container andarono a finire sia verso Artesina sia verso Val Ellero. Intanto le forze nazifasciste andavano concentrandosi all’imbocco delle vallate e, dalle notizie ricevute, erano circa 20 volte le forze partigiane. Il cap. Cosa ed il cap. Gigi diedero disposizione per parare le conseguenze dell’attacco che, puntualmente, il 10 mattina ebbe inizio. Nella Val Ellero un primo centro di fuoco venne sistemato all’altezza di Norea appoggiato alla montagna; un secondo sul cocuzzolo che nasconde la frazione di Baracco. A questo punto successe ciò che non ci si aspettava: il nemico veniva all’attacco con mezzi corazzati, ma davanti faceva marciare i civili che aveva rastrellato in Roccaforte.
Un caso di coscienza si poneva in quel momento ai comandanti dei due centri di fuoco: è lecito sparare su dei civili inermi? Da Baracco il comandante si limitò a sparare raffiche a circa 100 metri di altezza che ebbero però l’effetto di rallentare o addirittura fermare per qualche tempo la marcia degli attaccanti e dare così tempo ai partigiani di risalire la montagna e portarsi oltre il Pino ove, nel frattempo, stavano giungendo i partigiani della Prea e quelli che stavano già arrivando dalla Val Pesio. La Valle risuonava di boati e la gente si rinchiudeva nelle case, temendo le reazioni dei nazifascisti. La linea ultima di difesa venne stabilita da Cosa e da Gigi nel vallone dietro al Mondolè, al Seirass, ma prima alcuni partigiani furono comandati di far saltare in aria il rifugio Mettolo con tutto ciò che esso conteneva, e piangeva il cuore a vedere andare in malora quel ben di Dio.
Ripensare a ciò che accadde quel 10 dicembre di 65 anni fa inorgoglisce e provoca tanto dolore: si rivedono le file dei partigiani che risalgono la montagna, pestando neve, e qualcuno rotolerà per centinaia di metri, senza poter difendersi contro un nemico così ben armato. Alla Balma di Frabosa cadde, rimpianto da tutti, Meo Preve, che era andato a prelevare viveri. Il gruppo, che era stato incaricato della difesa dalla collina di Baracco e di stare in retroguardia, intanto aveva raggiunto il colle del Fornello ove il comandante aveva deciso di sistemarsi a difesa, anche perché, nel frattempo, il nemico aveva raggiunto la zona dei Bergamini, in val Maudagna, e il salire con gli altri al Seirass sarebbe stato un suicidio. Il comandante non può rischiare in quelle condizioni, quindi fa sdraiare gli uomini vicino ai cespugli, li fa coprire di foglie secche e si attende: si spera che a nessuno venga da starnutire perché sarebbe la fine! La pattuglia, in fila indiana, passa a pochi metri dai giovani e se ne va su senza accorgersi di nulla. Si ritorna a respirare, a vivere!
Due giorni dopo inizia a nevicare, bisogna decidere sul da farsi: in fondo alla Valle Maudagna pattuglie tedesche vanno avanti e indietro come pure in Val Ellero, la fame si fa sentire eppure bisogna trovare la strada per sfuggire al nemico! Nel frattempo un giovane volontario sfugge al controllo come impazzito: di corsa raggiunge il Maudagna ma giunto sulla strada una pattuglia nemica lo condanna alla fucilazione sul posto! Quei colpi risuonano ancora oggi nell’orecchio e nel cuore del comandante! È ora, non c’è tempo da perdere, in cielo si accalcano altre nuvole gravide di neve, bisogna sfuggire all’accerchiamento: cala la sera, gli uomini in fila indiana e in silenzio scendono verso il Maudagna, a circa 100 metri dal torrente, piegano a sinistra, piano piano senza far rumore passano sotto la parete della attuale scuola di roccia; ogni tanto si fermano per respirare ed anche per accertarsi di non essere stati notati e poi, a mezza costa, tra i castagni, puntano alla cava di marmo che sta sopra Miroglio.
È quasi fatta. Durante il giorno la colonna non si muove ma di notte riprende la marcia che, dopo tre notti, porterà a Pianvignale dove una caritatevole signora li rifocillerà con una scodella di castagne bianche al vino. Mai pranzo fu più succulento e gradito! Il più soddisfatto era il comandante che, spostandosi di notte attraverso i campi, riuscì a sistemare i suoi uomini nelle cascine della pianura accolti bene dai contadini. Qualcuno trovò nascondiglio in casa propria. Intanto su al Seiras i capitani Piero e Gigi studiavano il piano per riportare in pianura i loro uomini che, dopo giorni di digiuno e di freddo, erano al limite della resistenza, e la tenaglia del nemico si stringeva sempre più. Molto lavoro ebbe, in quei terribili giorni, don Bruno. E la sua parola e la sua presenza ebbero un effetto meraviglioso sull’animo di quei giovani combattenti. Il piano studiato, anche se non di facile attuazione, si dimostrò eccellente: di notte gli uomini, in fila indiana, scesero silenziosi verso l’Ellero sul sentiero dei Viret, attraversarono il torrente dopo essersi tolte le scarpe e le calze, risalirono la montagna verso la Pigna, ridiscesero verso il Bevione e poi verso il Mortè; con un’azione ardita si portarono al di là della provinciale, si avviarono poi verso la fraz. Garavagna di Villanova e, finalmente, stanchissimi ma liberi e sicuri, giunsero in pianura nella zona di Roracco. I comandanti ebbero la soddisfazione di non aver perduto uomini e di aver sfidato e vinto un esercito, come il tedesco, che veniva considerato invincibile. Pochi giorni dopo, per vendicarsi, il tedesco, con l’aiuto dei fascisti, fece una retata in Mondovì di oltre 2.000 cittadini e, a piedi, li portò a Cuneo; fu un susseguirsi di interventi di parecchie persone autorevoli per evitare il loro trasferimento in un lager tedesco!
A 65 anni di distanza è bene ricordare quelle giornate terribili vissute, per conquistare alla nostra Patria la libertà e la democrazia, da parte di giovani che il fascismo non era riuscito a dominare e che si erano ribellati ad una classe politica che aveva portato l’Italia al baratro. Il nostro invito è rivolto a tutti ed in particolare ai giovani perché siano sempre attenti a non lasciarsi rubare quelle conquiste che tanto sangue e sofferenze sono costate.




Prato ha una clientela di livello sciistico medio-basso per la facilità delle sue piste.
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14/09/2009 11:22
 
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Re: Re: Re: Re: passaggio di testimone
LA NICCHIA DEI SAPORI, 12/09/2009 19.17:


certo che don ilario era ormai stanco e stufo ma credi lo abbiamo visto le settimana scorsa al santuario e sembra persino ringiovanito.






ora come ora, con la crisi di vocazioni, un religioso lavora 18 ore al giorno; il mio padre barnabita dorme poco piu' di 5 ore la notte, tutto intento a preparare catechesi, lectio, gruppi di anziani per le gite, incontri per battezzandi, fidanzati, catechiste, e ancora cineforum, giornalini parrocchiali...
il fatto è che a tutto cio', in una parrocchia molto attiva, si aggioungono le funzioni religiose abituali, i funerali, le ostie da portare ai malati, le famiglie meno abbienti da seguire, i gruppi che si incontrano nelle opere parrocchiali...
...sostituire per messe altrove...organizzare attivita' parallele...
...ecco perchè nessuno se la sente piu'...
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12/09/2009 19:17
 
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Re: Re: Re: passaggio di testimone
icci, 02/09/2009 11.04:



(Maurizio, sei un simpaticone!!! e dici bene!!!) [SM=g27824]

anche l'eta' facilita i sacerdoti all'incontro altrui!!!

credo pero' che l'approccio immediato alla gente sia una prerogativa del post-concilio e che i giovani preti l'abbiano sposata in toto; del resto ho notato che don Roberto ha lasciato aperto nell'atrio anche il testo con la Parola del giorno...che bello!
...un silenzioso messaggio...una proposta d'incontro interiore...

anche in questo campo a sangiacomo c'è stato un salto qualitativo notevole!





certo che don ilario era ormai stanco e stufo ma credi lo abbiamo visto le settimana scorsa al santuario e sembra persino ringiovanito.


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10/09/2009 23:07
 
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Nel cuneese da San Giacomo a Frabosa
Storia della regione occitana, detta 'la nazione negata'. Tradizioni, lingua, costumi. E poi qualche consiglio per le gite del weekend di Silvia Leoncini 21 DICEMBRE 2007

A Genova, in piazza De Ferrari, si incontrano quattro turisti provenienti rispettivamente dai Pirenei, dalla Provenza, dall'entroterra imperiese e dalle vallate cuneesi. Vanno in piazza delle Erbe a prendere un aperitivo e chiacchierano allegramente, ciascuno nella sua lingua madre, comprendendosi benissimo: è possibile? A No, non è possibile B Sì, sono figli degli stessi genitori, ma abitano in luoghi diversi C Sì, parlano un antico dialetto comune D Sì, sono accompagnati da un interprete Quale risposta accendiamo? La C? Bravo! Però, perché non si dica che hai solo avuto fortuna, spiega un po' come stanno le cose nei dettagli non tanto a me, che ti credo ciecamente, ma al resto dei lettori: è un'intricata ed antica faccenda che risale a mille anni fa. C'è in Europa una regione occitana - o provenzale - detta anche la nazione negata, che ha identità di tradizioni, lingua e costumi, ma non unità geo-politica, in quanto dai Pirenei (Val d'Aran) attraverso Limousin, Linguadoca, Alvernia, Guiana, Delfinato e Provenza giunge alla Liguria e al Piemonte, dove tocca tre province: Imperia, Cuneo e Torino, abbracciando in Italia ben tredici valli, di cui una in Liguria, dieci nel cuneese e due nel torinese. Ciò si verifica perché, attorno all'anno Mille, pastori provenienti proprio dalla Provenza si insediarono nelle valli cui abbiamo accennato alla ricerca di nuovi e più rigogliosi pascoli: Triora e Olivetta San Michele, in provincia di Imperia, ove pure si è in isola occitana, testimoniano inoltre il fatto che le montagne tra il cuneese e la costa ligure, così impervie a vedersi, non sono mai state, neppure in passato, una barriera. Dante Alighieri, divise le lingue neoromanze - cioè derivate dal latino: lingue del sì, dell'oc (da cui occitane) e dell'oil - proprio in base al modo di dire sì. Ebbene: rimane traccia della venuta dei provenzali nelle nostre valli, oltre che nel linguaggio, ancora parlato da una parte degli abitanti di alcune borgate di montagna, nell'artigianato, nella musica tradizionale (suonata con la medioevale ghironda e col semitun, che è simile ad una fisarmonica), nei balli popolari (gigo, chapeloise, brande dei cavalli, sept saut) e perfino nell'architettura delle baite in pietra. Ecco allora alcuni suggerimenti per le gite del week end. Sull'Alpet di San Giacomo di Roburent, o a di Fontane di Frabosa Soprana si possono ammirare i forni comunitari e le baite a tetto racchiuso, col frontone della facciata sopraelevato rispetto alle falde del tetto: questa tipologia non si trova in Italia al di fuori del cuneese, ma è presente nei Pirenei e nella Francia del Nord. Ci sono inoltre i Musei Etnografici di Fontane (valle Corsaglia) o di San Lucio de Comboscuro (valle Grana) o il Museo Civico di Cuneo, per scoprire un mondo sconosciuto ed antico. Ma è anche possibile seguire un corso di danze occitane: una Courenta Val Vermenagna ballata veloce serve a socializzare e rallegra l'umore.
--------------------------------------------------
Non chiedetevi cosa può fare il vostro paese per voi. Chiedetevi che cosa potete fare voi per il vostro paese.
JFK

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02/09/2009 11:04
 
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Re: Re: passaggio di testimone
LA NICCHIA DEI SAPORI, 02/09/2009 10.33:


LA chiesa è sempre stata aperta fino alle 22 in estate anche gli anni passati più tardi no perchè lui è abituato ad andare a nanna alle 22.30




(Maurizio, sei un simpaticone!!! e dici bene!!!) [SM=g27824]

anche l'eta' facilita i sacerdoti all'incontro altrui!!!

credo pero' che l'approccio immediato alla gente sia una prerogativa del post-concilio e che i giovani preti l'abbiano sposata in toto; del resto ho notato che don Roberto ha lasciato aperto nell'atrio anche il testo con la Parola del giorno...che bello!
...un silenzioso messaggio...una proposta d'incontro interiore...

anche in questo campo a sangiacomo c'è stato un salto qualitativo notevole!



[Modificato da icci 02/09/2009 11:05]
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02/09/2009 10:33
 
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Re: passaggio di testimone
icci, 01/09/2009 12.48:

Dopo don Ilario, che è stato riferimento per molti villeggianti, oltre che locali, saluto caramente don Roberto, eccezionale successore, che, all'insegna del post-conciliare, lascia piacevolmente aperta la Chiesa parrocchiale di Sangiacomo sino in tarda serata (ore 23 e oltre): un invito a entrare, a salutare; un messaggio di presenza; un ringraziamento per esserci, ancora una volta, in quel di Sangiacomo!!!
[SM=x291712]



LA chiesa è sempre stata aperta fino alle 22 in estate anche gli anni passati più tardi no perchè lui è abituato ad andare a nanna alle 22.30

[Modificato da LA NICCHIA DEI SAPORI 02/09/2009 10:35]
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01/09/2009 14:29
 
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Mi associo anch'io nel saluto sia a don Ilario (che abbiamo piacevolmente rivisto in occasione della Messa con il Vescovo) sia a don Roberto. Anch'io, con la mia famiglia, abbiamo molto apprezzato il fatto che la Chiesa fosse aperta anche alla sera!

Marco
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01/09/2009 12:48
 
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passaggio di testimone
Dopo don Ilario, che è stato riferimento per molti villeggianti, oltre che locali, saluto caramente don Roberto, eccezionale successore, che, all'insegna del post-conciliare, lascia piacevolmente aperta la Chiesa parrocchiale di Sangiacomo sino in tarda serata (ore 23 e oltre): un invito a entrare, a salutare; un messaggio di presenza; un ringraziamento per esserci, ancora una volta, in quel di Sangiacomo!!!
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28/04/2009 21:40
 
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Ciao di nuovo,

qualcuno sa dov'è la regione "Vallazze" o "Vallasse", a Pamparato? Dev'essere lungo il Casotto ma non so esattamente dove. Qualche toponimo più moderno per localizzarlo? Vi furono trovate un paio di epigrafi romane.

Ale

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18/04/2009 18:15
 
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Grazie del benvenuto.

A Roburent: è proprio il genere di contatto che cercavo, grazie mille, scriverò a Bruno Vallepiano. Anche se, ribadisco, le informazioni preliminari mi vanno bene da qualunque fonte.

Alla Nicchia: Si, sono io. Un paio di volte all'anno passo per le vostre valli, se ne avrò occasione non mancherò di assaggiare i parpaiun di cioccolato, ché tra un po' addento lo schermo...

Grazie della collaborazione,
Ale
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18/04/2009 09:19
 
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Re:
ar2009, 17/04/2009 22.12:

Fretta non ne ho... ho visto il vostro sito. Bella la sezione "storia", ma ancora meglio quella "cioccolato e biscotti".

Ale


ciao...non per farmi gli affari tuoi ma sei tu che guardi dalla spagna???
logicamente se passi da qui per una ricerca sul campo passa a trovarci...
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18/04/2009 07:36
 
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Intanto benvenuto sul sito, poi ti consiglierei di andare sul nuovo sito www.brunovallepiano.com, sicuramente è una tra le persone più ferrate sul campo come giornalista scrittore ecc. tra le guide più vecchie ci sono i cenni storici e se gli scrivi una mail vedrai che ti risponderà.
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17/04/2009 22:12
 
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Fretta non ne ho... ho visto il vostro sito. Bella la sezione "storia", ma ancora meglio quella "cioccolato e biscotti".

Ale
[Modificato da ar2009 17/04/2009 22:18]
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Re: San Giacomo romana?
ar2009, 17/04/2009 16.25:

Ciao a tutti,

Per ragioni di studio, sto facendo un censimento dei reperti archeologici di epoca antica (preromana-romana) sul territorio montano nella provincia di Cuneo. Tempo fa sono capitato per caso sul vostro sito e, per essere sinceri, mi sono chiesto se avrei potuto approfittare del vostro entusiasmo (che condivido, benché per una zona vicina) e delle vostre conoscenze per il mio studio.

Sarei quindi interessato a eventuali aneddoti circa rinvenimenti antichi nella vostra zona. Per quanto ne so io, le più vicine zone “fertili” di reperti sono Montaldo a Nord, Viola a Est e Pamparato a Sudest, abbastanza conosciuti grazie a ritrovamenti casuali e a scavi archeologici puntuali.
Tuttavia è possibile che ogni paese conservi, almeno nella memoria collettiva, il ricordo di rinvenimenti sfuggiti ai precedenti (e numericamente scarsi) studi.

Ogni informazione potrebbe essere preziosa. Vi sarei grato se poteste darmi qualche dritta (notizie o contatti) qui sul foro, dato l’interesse pubblico che hanno su questo sito le notizie storiche - a proposito, complimenti davvero, bel modo di mantenere vive le tradizioni - o anche tramite mail.

Saluti
Ale



ciao, non subitissimo ma se hai tempo ad aspettare stiamo reperendo notizie storiche su s giacomo fino all anno 1000 che poi pubblicheremo sia qui su parpaiun che sul nostro sito dell attività
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17/04/2009 16:25
 
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San Giacomo romana?
Ciao a tutti,

Per ragioni di studio, sto facendo un censimento dei reperti archeologici di epoca antica (preromana-romana) sul territorio montano nella provincia di Cuneo. Tempo fa sono capitato per caso sul vostro sito e, per essere sinceri, mi sono chiesto se avrei potuto approfittare del vostro entusiasmo (che condivido, benché per una zona vicina) e delle vostre conoscenze per il mio studio.

Sarei quindi interessato a eventuali aneddoti circa rinvenimenti antichi nella vostra zona. Per quanto ne so io, le più vicine zone “fertili” di reperti sono Montaldo a Nord, Viola a Est e Pamparato a Sudest, abbastanza conosciuti grazie a ritrovamenti casuali e a scavi archeologici puntuali.
Tuttavia è possibile che ogni paese conservi, almeno nella memoria collettiva, il ricordo di rinvenimenti sfuggiti ai precedenti (e numericamente scarsi) studi.

Ogni informazione potrebbe essere preziosa. Vi sarei grato se poteste darmi qualche dritta (notizie o contatti) qui sul foro, dato l’interesse pubblico che hanno su questo sito le notizie storiche - a proposito, complimenti davvero, bel modo di mantenere vive le tradizioni - o anche tramite mail.

Saluti
Ale
[Modificato da ar2009 17/04/2009 16:26]
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05/03/2009 08:31
 
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è una bella idea, tanto piu' che la signora Margherita è una persona a tutti nota; quando non era stata bene si percepiva il vuoto del suo posto in chiesa
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04/03/2009 13:40
 
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Signora Margherita
....Margherita, con il suo sorriso e le sue frasi filosofiche...me la ricordo così da sempre.....
Cerco di recuperare, per chi non la conoscesse, un suo profilo che mi ha cugina ha letto mesi fa su La Stampa e che dovrebbe aver tenuto (visto che anche lei l'ha conosciuta grazie ad anni di frequentazione di San Giacomo, poi la mia cara cuginetta è diventata del tutto piemontese [SM=g27836] , ha cambiato zona e non viene più a sciare da noi.... [SM=x1488179] )
Magari possiamo pubblicare l'articolo sul sito o, comunque, se vi fossero problemi, riportarne alcuni stralci....ciao!
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04/03/2009 11:41
 
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signora Margherita
La signora Margherita di Sangiacomo, a detta di don Ilario, risulta la memoria storica del comprensorio; il suo sorriso da' un po' il benvenuto a tutti ed il suo sguardo sereno è il prototipo del residente.
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18/03/2008 13:31
 
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pane pasquale
In questo periodo i contadini di montagna portavano i loro pani preparati in casa [SM=x291711] a cuocere [SM=x291709] nei forni del comprensorio; l'attesa era irrorata da un buon bicchiere di vino, da canti popolari, [SM=x1488191] filastrocche per intrattenere i bambini e da scambi di notizie tra le contadine delle vallate. [SM=g27823]
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25/10/2007 12:59
 
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Euclide Milano, studioso e storico
[SM=x291724] Oggi, essendo la ricorrenza di San Crispino, calzolaio, mi è venuta in mente la figura di Euclide Milano, nato a Bra a fine Ottocento da padre calzolaio, noto storico, che recupero’ studi e tradizione del cuneese e che dedico’ buona parte del suo tempo all’analisi e alla comprensione del folklore nella provincia Granda.
Scrisse infatti “Usi battesimali, nuziali e funerei nella provincia di Cuneo” e “Nel regno della fantasia”, storie fiabesche piemontesi.

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09/10/2006 15:26
 
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Grazie Paola per le preziose informazioni!
Ieri infatti avevo ben più di una difficoltà a comprendere il significato delle bandierine....le cacce insomma!

Certo l'impatto con la palla è veramente violento...e che mira che ci vuole!

fabio [SM=g27823]

[Modificato da fabioic 09/10/2006 15.26]

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Re: pallone elastico

Scritto da: paolap40 09/10/2006 10.05
il pallone elastico o pallapugno, in lingua piemontese "balon" (pronuncia "balùn") è uno sport giocato da due squadre con una palla su un terreno di gioco privo di rete.
il gioco si svolge tra due squadre di 4 giocatori, chiamate quadrette: un battitore, una spalla, due terzini. il campo di gioco è in terra battuta, detto sferisterio, lungo mt. 90 e largo tra i 16 e i 18 mt, a volte fiancheggiato su uno dei lati lunghi da un muro di appoggio e al di sopra di esso da una rete; la pallla è di gomma, del diametro di 105 mm. e della massa di 190 gr.
i punti si contano come nel tennis: 15,30,40, gioco; la partita è composta da un unico set di 11 giochi.
il battitore può prendere una rincorsa di 12 mt fuori dal cmapo prima di colpire la palla al volo effettuando la battuta che, per essere valida deve superare la metà campo e rimbalzare all'interno delle due linee laterali. la squadra che riceve può colpire la palla al volo o dopo il primo rimbalzo con il pugno (protetto da bende, cuoio e liste di gomma) o, nei colpi ravvicinati, con la mano aperta, a volte protetta da un guanto. si può usare una sola mano per volta. tutti i contatti della palla con parti del corpo diverse dall'avambraccio sono considerati falli.
lo scopo è quello di mandare la palla il più possibile vicino alla linea di fondo campo avversario o ancora meglio, oltre la stessa. in questo caso si fa un "fuori campo" (o "intra"), il colpo più spettacolare, che frutta un 15. se il giocatore invece manda la palla oltre il muro d'appoggio p al di là della linea laterale, fa fallo e gli avversari guadagnano un 15.
se non si commettono falli o fuoricampo, il gioco prosegue fino a che una delle due squadre, non riuscendo più a colpire il pallone al volo o al primo salto (cioè quando è valido), lo ferma (o lo manda avanti)con una qualunque parte del corpo dopo che ha rimbalzato più di una volta per terra: la palla così non è più giocabile e può essere fermata con mani o piedi. nel punto d'arresto l'arbitro segna la "caccia" mediante bandierina. la caccia può essere segnata anche quando la palla dopo aver rimbalzato almeno una volta in campo, esce lateralmente: in questo caso viene posizionata nel punto di uscita dal bordo campo. dopo aver segnato un massimo di 4 cacce, le squadre cambiano campo. a questo punto inizia la seconda fase del gioco e le due squadre si disputano la conquista delle cacce che sono appena state segnate dall'arbitro. per conquistare una caccia, la quadretta deve fermare la palla in modo valido avendo alle proprie spalle il punto in cui è stata segnata la caccia, definito dalla bandierina corrispondente. si fanno punti quando il pallone valido va oltre la linea di fondo campo avversaria, quando si conquista una caccia, quando l'avversario commette fallo: ognuna di queste situazioni vale un 15.
il gioco della pallapugno (o pallone elastico) rappresenta l'evoluzione subalpina del cosidetto bracciale piccolo o piemontese ed è storicamente radicato nel basso piemonte, nella liguria di ponente e in lombardia, ha radici occitane.
il pallone elastico è da sempre un emblema della cultura contadina e del folklore piemontese ed è stato narrato da scrittori come pavese, fenoglio e arpino.
il campionato italiano si svolge regolarmente dal 1912; dal 1983 si svolge anche la coppa italia.
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Tutto qua [SM=g27833] !!!!!E' facilissimo [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]
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pallone elastico
il pallone elastico o pallapugno, in lingua piemontese "balon" (pronuncia "balùn") è uno sport giocato da due squadre con una palla su un terreno di gioco privo di rete.
il gioco si svolge tra due squadre di 4 giocatori, chiamate quadrette: un battitore, una spalla, due terzini. il campo di gioco è in terra battuta, detto sferisterio, lungo mt. 90 e largo tra i 16 e i 18 mt, a volte fiancheggiato su uno dei lati lunghi da un muro di appoggio e al di sopra di esso da una rete; la pallla è di gomma, del diametro di 105 mm. e della massa di 190 gr.
i punti si contano come nel tennis: 15,30,40, gioco; la partita è composta da un unico set di 11 giochi.
il battitore può prendere una rincorsa di 12 mt fuori dal cmapo prima di colpire la palla al volo effettuando la battuta che, per essere valida deve superare la metà campo e rimbalzare all'interno delle due linee laterali. la squadra che riceve può colpire la palla al volo o dopo il primo rimbalzo con il pugno (protetto da bende, cuoio e liste di gomma) o, nei colpi ravvicinati, con la mano aperta, a volte protetta da un guanto. si può usare una sola mano per volta. tutti i contatti della palla con parti del corpo diverse dall'avambraccio sono considerati falli.
lo scopo è quello di mandare la palla il più possibile vicino alla linea di fondo campo avversario o ancora meglio, oltre la stessa. in questo caso si fa un "fuori campo" (o "intra"), il colpo più spettacolare, che frutta un 15. se il giocatore invece manda la palla oltre il muro d'appoggio p al di là della linea laterale, fa fallo e gli avversari guadagnano un 15.
se non si commettono falli o fuoricampo, il gioco prosegue fino a che una delle due squadre, non riuscendo più a colpire il pallone al volo o al primo salto (cioè quando è valido), lo ferma (o lo manda avanti)con una qualunque parte del corpo dopo che ha rimbalzato più di una volta per terra: la palla così non è più giocabile e può essere fermata con mani o piedi. nel punto d'arresto l'arbitro segna la "caccia" mediante bandierina. la caccia può essere segnata anche quando la palla dopo aver rimbalzato almeno una volta in campo, esce lateralmente: in questo caso viene posizionata nel punto di uscita dal bordo campo. dopo aver segnato un massimo di 4 cacce, le squadre cambiano campo. a questo punto inizia la seconda fase del gioco e le due squadre si disputano la conquista delle cacce che sono appena state segnate dall'arbitro. per conquistare una caccia, la quadretta deve fermare la palla in modo valido avendo alle proprie spalle il punto in cui è stata segnata la caccia, definito dalla bandierina corrispondente. si fanno punti quando il pallone valido va oltre la linea di fondo campo avversaria, quando si conquista una caccia, quando l'avversario commette fallo: ognuna di queste situazioni vale un 15.
il gioco della pallapugno (o pallone elastico) rappresenta l'evoluzione subalpina del cosidetto bracciale piccolo o piemontese ed è storicamente radicato nel basso piemonte, nella liguria di ponente e in lombardia, ha radici occitane.
il pallone elastico è da sempre un emblema della cultura contadina e del folklore piemontese ed è stato narrato da scrittori come pavese, fenoglio e arpino.
il campionato italiano si svolge regolarmente dal 1912; dal 1983 si svolge anche la coppa italia.
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Bugia Nen da PmNet
Oggi il termine "bugia nen" viene utilizzato in modo negativo, ma l'origine è invece eroica. Ecco la ricostruzione storica così come riportata da PmNet.

Siamo al 19 luglio del 1747 quando durante la guerra tra la Francia e Il Piemonte ci fu la battaglia così detta dell'Assietta.
20.000 franceasi varcarono il confine ed entrarono in Piemonte con lo scopo di conquistare Torino; i piemontesi avuta la notizia raccolsero quanti più uomini poterono per poterli bloccare, ma riuscirono a radurarne solo 5.000 essendo molte truppe a Genova a fronteggiare una insurrezione.

I piemontesi quindi costruirono uno sbarramento sul colle dell'Assietta e lì attesero i francesi; la mattina del 19 luglio i transalpini arrivarono, si divisero in tre colonne con le quali attaccarono sui fianchi e frontalmente.

L'attacco fu molto violento; i piemontesi pur privi di artiglieria diedero fondo a tutte le loro risorse combattive, ma i francesi erano davvero tanti ed armati fino ai denti, così che il comando piemontese diede l'ordine di ripiegamento.

Il Novarina, alla testa del 1° battaglione del Reggimento Guardie, si rifiutò per ben tre volte di eseguire l'ordine rispondendo "Bugia nen" (non mi muovo) ed i suoi soldati, vista la determinazione del loro comandante iniziarono anche loro a urlare "Bugia nen", riuscendo ripetutamente a respingere i francesi sino all'arrivo della notte.
Il giorno dopo si contarono 5.000 morti tra i francesi contro i 77 caduti dei piemontesi; l'esercito francese perse anche molti ufficiali e non potendo ritentare l'attacco fu costretto a rientrare in patria.

***

La battaglia dell'Assietta, combattuta il 19 luglio 1747, fu un significativo episodio della "Guerra di successione Austriaca", che coinvolse, tra il 1740 e il 1748, quasi tutte le case regnanti d'Europa.
Il conflitto scoppiò per dissidi sui diritti di successione al trono del Sacro Romano Impero, insorti nel 1713 quando l'Imperatore Carlo VI, privo di eredi maschi, designò a succedergli la figlia primogenita Maria Teresa con la famosa "Prammatica sanzione".
Per una completa interpretazione del fatto denominato "rifiuto del conte di San Sebastiano" (1° battaglione del Reggimento Guardie, Comandante Conte Paolo Novarina di San Sebastiano) alla Testa dell’Assietta, rimandiamo alla narrazione integrale fatta dal Da Bormida presente in
http://digilander.libero.it/avantisavoiait/
Rifiuto%20Conte%20San%20Sebastiano.htm
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Il Cinema-Teatro Centro Congressi di Sangiacomo
Il 27 giugno del 1969 viene deliberato l’inizio dei lavori che, in seguito ad una flessione economica degli anni Settanta, rimangono per un po’ sospesi.
La ripresa avviene nel 1986, quando Edue Magnano ottiene una variante all’originaria concessione edilizia.
Il progetto, aggiornato dall’ingegner Breida, trova la sua finale realizzazione nel 1987.
L’inaugurazione è decisa per qualche giorno prima di Natale.
Gli spettacoli cinematografici avranno inizio il 29 dicembre e il primo film proiettato per la platea è “Il ragazzo del Pony Express”.
(dal libro di B.Vallepiano “Sangiacomo”, ed.L’Arciere)

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