Strappo nel Pdl: Crosetto e la Meloni se ne vanno sbattendo la porta

Daranno vita ad un nuovo “soggetto politico” che si chiamerà “Fratelli d’Italia”

Guido Crosetto con in braccio Giorgia Meloni

Tanto tuonò che, per una volta, piovve. Guido Crosetto, il gigante del Popolo delle libertà si è stancato – tanto per usare termini pubblicabili - ed è uscito dal partito sbattendo la porta. Insieme con la fedele ex Ministro per la Gioventù Giorgia Meloni, l’ex sottosegretario alla difesa nativo di Marene costituirà quello che oggi si deficnisce un nuovo “soggetto politico”   che di chiamerà “Fratelli d’Italia”.

I due, domenica scorsa, da Roma avevano lanciato il loro ultimatum: “Vogliamo un luogo giusto dove poter lottare e trasformare i nostri sogni in realtà. Se quel luogo é il Pdl lo dobbiamo sapere subito, perché se non lo é siamo pronti a costruirne uno nuovo, con le idee e con chiunque voglia starci”.

Che tirasse aria di scissione era parso chiaro a tutti, anche se quella parola, nessuno all'Auditorium di via della Conciliazione nessuno l’aveva pronunciata apertamente. Ma gli applausi scroscianti a Crosetto quando aveva detto “Non siamo qui per spartirci le poltrone né il potere, perché se avessimo voluto questo ci saremmo uniti a coloro che dopo averlo avversato oggi chiedono a Monti di candidarsi leader del centrodestra. Mi fa pensare a Mussolini che organizza una festa per Badoglio” erano stati eloquenti quantomeno i fischi al premier Mario Monti ed a Silvio Berlusconi.

“Un centrodestra credibile o ha Scajola e Dell'Utri o ha me e la Meloni” aveva poi continuato Crosetto. “La credibilità – aveva aggiunto - non dipende dal simbolo, non la si guadagna cambiandone i colori o il nome, ma con le persone che gli stanno dietro, perché ne bastano 4-5 per portare nel fango tutte le altre. E noi di fango ne abbiamo visto fin troppo”.

Le aveva fatto eco Giorgia Meloni: “Oggi scegliamo un altro centrodestra, dove non ci si vergogna dei propri compagni di viaggio, non ci si ritrova una casa senza sapere chi l'ha pagata. Un centrodestra in cui non ci siano indagati per mafia e chi ha rubato milioni di euro non si autosospende ma viene buttato fuori a calci”.

Oggi l’addio. Domani, forse, il terremoto.

Nozze d’argento per il Raduno aerostatico

Chiesta una deroga per gli studi di settore per le attività dello sci

 
















Nei giorni scorsi una delegazione di cui facevano parte Luigi Barbero per Confcommercio e Diego   Mozzali per Confartigianato, entrambi componenti dell'Osservatorio regionale per gli studi di settore a tutela delle rispettive categorie, ha presentato, a Torino, alla Direzione regionale delle entrate i dati relativi alla difficile annata invernale 2011 – 2012, a supporto della richiesta di tener presente, negli accertamenti sulla imposizione fiscale alle aziende dell'area interessata, la non congruità della applicazione letterale dei parametri previsti. L'iniziativa ha radici lontane, all'inizio dell'anno in corso, ed è nata da una collaborazione tra tutte le associazioni di categoria a sostegno di quanti, nell'inverno 2011 – 2012, han visto drasticamente ridursi i loro introiti per la totale mancanza di neve. Il fenomeno ha  interessato, in particolare, i mesi di dicembre, gennaio e febbraio, caratterizzati dalla mancanza di precipitazioni e dal registrarsi di temperature al di sopra della media stagionale, tali da impedire il ricorso all'innevamento artificiale. Di qui   il  crollo degli affari e le condizioni di crisi, sino alla decisione di raccogliere una documentazione circostanziata in tutte le aree interessate, in modo da documentare le richieste con dati chiari ed incontestabili.
“L'operazione ha richiesto un impegno rilevante e si è concretizzata attraverso la somministrazione di un questionario agli operatori del settore commercio, pubblici esercizi, ristorazione, artigianato e servizi. - precisa Luigi Barbero, direttore di Confcommercio Bra, esperto in tematiche fiscali – In un secondo tempo, si è proceduto alla elaborazione, in base ad uno schema prefissato. Ne è emerso un quadro che avvalla appieno  quanto denunciato dagli imprenditori residenti nelle quattro aree considerate: il cebano, il monregalese, le vallate che convergono su Cuneo e la zona di Saluzzo. Evidente, ovunque, il crollo dell'economia dello sci e di tutto l'indotto, il ridimensionarsi dei ricavi, la rinuncia ad assumere manodopera. Una situazione che, nella sua drammaticità, è stata circoscritta alla Granda, visto che negli altri comprensori del Piemonte la neve non ha mancato l'appuntamento. Giusto, quindi, che si tenga conto di tutto questo nell'utilizzo degli studi di settore che non possono certo partire dalla presunzione di un contesto simile a quello degli altri anni, ma devono tener conto del cambiamento in negativo rispetto al 2010 – 2011 che già non era stato brillante”.

I dati parlano chiaro: nell'area di Cuneo si è registrato, nel dicembre 2011 rispetto al dicembre 2010, un calo dei ricavi del settore commercio del 20,12 per cento, mentre la ristorazione si è fermata a -16,13 e l'artigianato è arrivato a -77%.  A diminuire è stata, soprattutto, la forza lavoro calata in base a percentuali comprese tra tra il 34 ed il 57%.  Altrettanto drammatico il quadro presentato dal Monregalese, con il commercio ridimensionato, ad inizio 2012, del 38,63 % rispetto allo stesso mese del 2011, i pubblici esercizi e la ristorazione a -34% quanto a ricavi, i servizi calati, a gennaio e febbraio, del 100% e gli impianti di risalita con al ribasso dell'83 – 84% in dicembre e gennaio rispetto a 12 mesi prima.

Nel saluzzese la situazione di grave disagio è confermata, con una punta del -95% nei ricavi degli impianti di risalita in gennaio ed un ridimensionamento di un terzo della forza lavoro. Il Cebano nel raffronto tra i due mesi di gennaio, fa rilevare un -21,84%, mentre gli impianti di innevamento approdano ad un drammatico -99,21%. La documentazione è stata  ricevuta con grande attenzione dalla direzione regionale delle entrate – sottolinea Giorgio Ferrua direttore provinciale Confcommercio - che, di fronte a dati tanto significativi, si è impegnata ad esaminare il tutto nel prossimo incontro dell'Osservatorio sugli studi di settore, per poi contattare gli uffici decentrati affinché prendano in considerazione la possibilità di derogare ai canoni  consueti nel corso degli accertamenti promossi a fini fiscali nei confronti degli operatori delle zone al centro del problema, siano essi commercianti, albergatori, ristoratori, titolari degli impianti di risalita, artigiani, responsabili di piccole attività industriali o agricoltori.  

Imu, quanto ci costi?

Sciopero di due giorni dei benzinai: dalle 19 di domani alle 7 di venerdì 14 dicembre.

Disagi anche dal 24 al 30 Dicembre, quando invece non sarà possibile pagare il "pieno" effettuato con carta di credito e pago bancomat: solo denaro contante.

Braccia incrociate per due giorni per i banzinai d'Italia

E' giunta in serata la conferma dello sciopero dei benzinai: si tratta di due giorni di stop a partire dalle 19 di domani sera fino alle 7 del 14 dicembre per quanto riguarda la rete ordinaria, mentre su quella autostradale la sospensione del servizio sarà dalle ore 22 dell'11 dicembre alle ore 22 del 13. Lo hanno ufficializzato i sindacati di categoria Fegica Cisl, Faib Confesercenti e Figisc-Anisa Confcommercio al termine dell'incontro al ministero dello Sviluppo economico.

Confermato anche il “no Rid day” – comunque “indolore” per l’utenza – la cui  data è ancora da definirsi tra il 21, 22 e 23 dicembre 2012: si tratterà di un arco di tempo durante il quale, per protesta, ciascun gestore manderà “insoluto” il pagamento di una fornitura di carburanti, a titolo di parziale anticipo sull’adeguamento della propria remunerazione cha sarà definita dalla futura contrattazione per il rinnovo degli accordi collettivi nazionali. 

Inoltre, dal 24 al 30 dicembre non sarà possibile pagare il rifornimento di carburante con  carta di credito, pago bancomat, ecc.

Le pompe di benzina rimarranno chiuse per denunciare “la drammatica crisi strutturale che attraversa la distribuzione carburanti e colpisce duramente le migliaia di piccole imprese di gestione che, malgrado questo, continuano a garantire il capillare servizio di rifornimento carburanti sulla rete ordinaria e su quella autostradale, essenziali per l’intero Paese e per la mobilità dei cittadini”, si legge nella nota diffusa dalle organizzazioni di categoria.

Al centro della vertenza ci sono la contrattazione con le compagnie petrolifere per il rinnovo dei contratti scaduti, le nuove tipologie contrattuali, la crisi dei consumi sulla rete autostradale, la ristrutturazione della rete di distribuzione nel quadro di una riduzione del numero degli impianti, i costi dell'utilizzo della moneta elettronica per i rifornimenti.

Il Garante degli Scioperi ha ricordato i servizi minimi da garantire, così come previsti dalla relativa regolamentazione di settore. Per la rete urbana ed extraurbana, dovrà essere mantenuto in servizio un numero di stazioni di rifornimento non inferiore al 50 per cento degli esercizi aperti nei giorni festivi secondo i turni programmati. Per la rete autostradale, le stazioni di servizio in funzione dovranno rimanere aperte in misura non inferiore a una ogni cento chilometri. Inoltre gli addetti alla distribuzione dei carburanti non potranno effettuare scioperi nei giorni delle festività natalizie, compresi tra il 20 dicembre ed il 6 gennaio.