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2 Febbraio 2007 l'Ispettore Filippo Raciti di Catania

Ultimo Aggiornamento: 04/02/2007 17:07
03/02/2007 15:30
 
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Tratto dal sito: www.ansa.it

Doveva essere una giornata di festa, e' finita in tragedia, con un rione di Catania trasformato in un piccola Beirut da scene di guerriglia urbana da parte dei tifosi etnei. Una tragedia che ha avuto la sua vittima, Filippo Raciti, 38 anni, ispettore capo di polizia che era un esperto di ordine pubblico, visto che aveva un brevetto da istruttore.

E da investigatore esperto aveva agito anche ieri sera, davanti lo stadio Massimino. Dopo ripetuti scontri aveva bloccato un tifoso del Catania e con un altro agente lo aveva fermato: il suo collega ha messo le manette all'ultras e l' ha portato via. Raciti e' rimasto sul posto, e' entrato in auto per fare un 'giro' attorno alla Curva Nord quando all'improvviso un' esplosione ha squarciato la vettura. Due le ipotesi al vaglio degli investigatori: un pezzo di marmo lanciato dai tifosi l' ha centrato al torace e dopo una bomba carta e' esplosa dentro la vettura. La miscela tra trauma polmonare e l' inalazione dei fumi del piccolo ordigno piu' quelli di altri petardi scoppiati vicino si sarebbe rivelata letale. L' altra ipotesi e' che il trauma sarebbe stato causato direttamente dalla bomba carta. Dettagli che chiarira' l' autopsia disposta dalla magistratura che ha aperto un' inchiesta, ma che non consoleranno gli anziani genitori, la moglie e i due figli (uno di 15 e l'altro di 9 anni) dell' agente morto.

Soccorso da alcuni colleghi, Raciti li avrebbe tranquillizzati: ''non e' niente di grave non vi preoccupate'', avrebbe detto loro prima di perdere i sensi. La corsa verso l'ospedale e' stata veloce quanto inutile. I medici hanno tentato di rianimarlo e sembrava avesse recuperato la forza per superare le difficolta'. Ma e' stata solo un' illusione. Alle 22.10, nonostante gli sforzi dei medici, e' morto. La notizia viene tenuta 'segreta' per dare il tempo di avvertire la moglie e i parenti piu' stretti. Ma poi il caso esplode. E' la madre di Raciti a correre per prima in ospedale, scortata da agenti in lacrime, ''voglio vederlo, voglio vederlo...'' dice, preoccupandosi anche di suo marito: ''ha bisogno di assistenza, sta male pensate a lui'', aggiunge. Poi dai volti dei colleghi del poliziotto davanti l' ospedale emerge la certezza del dramma. Pochi vogliono parlare. Qualcuno, protetto dall' anonimato, esclama: ''adesso basta, questo non e' calcio, potevo morire io, e chi avrebbe pensato alla mia famiglia''. La rabbia e il dolore sono palpabili tra poliziotti e carabinieri che auspicano ''la fine di queste guerriglie con interventi durissimi da parte delle autorita' competenti''.
Tutti invocano ''tolleranza zero''.

Tra i colleghi si parla anche dell' accaduto. Gli agenti parlano di ''ultras del Catania in azione contro il Palermo'' ma ''il cui vero obiettivo e' sempre e solo la polizia''. Le lacrime non sono solo di rabbia ma anche di dolore perche', spiegano, ''Filippo Raciti era una persona dolce, serena, un professionista ineccepibile, che lascia una famiglia splendida''. Passa anche il suo capo, il responsabile del Reparto Mobile della polizia, Pietro Gambuzza, ha il volto solcato dalle lacrime e le labbra serrate. Non parla e invita i giornalisti a lasciarlo solo nel suo dolore. ''Era un bravo ragazzo...'' dice prima di andare via.


Dalla Homepage di cadutipolizia.it

"The Show Must Go on.."

In queste frase resa celebre negli anni ’80 da una canzone dei "QUEEN" si cela tutta l’ipocrisia di questa giornata di lutto per la Polizia di Stato.

L’Ispettore Capo Francesco Raciti del X Reparto Mobile di Catania è morto per permettere che l’ipocrisia del “Tutto Ok, Tutto Va Bene” potesse essere ancora pronunciata da parte dei soliti governanti troppo lontani non solo dal loro stesso elettorato ma anche e soprattutto da chi cerca di servirli e rispettarli perché detentori di un “nobile” mandato che i cittadini con il voto hanno deciso di dare loro,incarico svolto, però, in maniera sempre più distante da contenuti reali e sempre più vicino alle poltrone che occupano e al potere che quei scranni rappresentano.

Ora, per noi Poliziotti, per la famiglia dell’Ispettore Raciti, per gli amici e i parenti del nostro collega è il momento del dolore,della rabbia, della disperazione per una morte assurda a cui nessuno potrà mai veramente dare un senso.

A quei due figli piccoli cosa diremo?? Che il gioco, che il divertimento dei “Grandi” uccide? Che il loro padre è morto perché “Lo spettacolo doveva continuare….!!!” sempre, comunque e a tutti i costi anche se è da tempo che si dice che quello spettacolo era diventato una roulette russa ?? Sapevamo tutti che prima o poi sarebbe successo, in molti speravano non accadesse invece, alla fine, non poteva che compiersi questa tragedia annunciata.

Una Giacca Blu, l’ennesima, ha finito il suo cammino di vita per diversi motivi, non solo per l’ignoranza della gente, perché tale violenza non può che essere il frutto dell’ignoranza e della frustrazione, questa tragedia si è compiuta perché nessuno ha veramente voluto fare qualcosa; delle misure si diceva fossero state prese ma non credo si possa dare la colpa solo al destino perché l’impunità dei colpevoli è dietro l’angolo così come la morte, un equazione a cui nessuno di noi: Poliziotti, Carabinieri, forze dell’ordine in genere…cittadini…. può più tollerare.


(Webmaster Rinelli Michele)

Sarà anche il gioco delle parti....
(Di Gianmarco Calore)

Ho appena aperto il sito e la notizia della morte dell'Ispettore Capo Raciti mi ha colpito come un pugno allo stomaco. Un altro Collega lascia la nostra grande Famiglia. Lo so, è il gioco delle parti: noi Poliziotti siamo pagati anche per morire. Ma morire così..... questo no! E al danno incolmabile della morte di un Collega si affianca la beffa per cui nella gestione dell'ordine pubblico negli stadi nulla cambierà: la morte dell'Ispettore Capo Raciti farà versare i soliti "fiumi" di inchiostro; ai funerali si vedranno le solite "maschere di cera" istituzionali sfilare più per dovere di rappresentanza che per reale sentimento di condoglianze; si sentiranno le solite becere promesse che "giustizia sarà fatta" e che "non ci saranno sconti per i colpevoli", nella piena reciproca consapevolezza da parte di chi promette che invece si tratta di una presa in giro e da parte nostra di essere presi in giro.... ancora una volta. Poi gli stadi torneranno a riempirsi, i tifosi violenti a fare il loro sporco lavoro e i "celerini" dall'altra a fare il loro, cioè il bersaglio. Fino al prossimo Caduto. Fino alle prossime false promesse. Fino al prossimo indulto. Sì, perchè magari l'infame assassino dell'Ispettore Capo Raciti verrà alla fine anche preso: ma con i tempi che corrono, magari questo animale si vedrà anche dedicare "più di qualche sconto di pena" e nulla per noi Poliziotti cambierà in meglio: lo dico da ex "celerino" che di stadi e di partite brutte e cattive se ne è mangiate tante, con la soddisfazione di fare rientro a Reparto con tutte le squadre intere, ma magari con l'incubo di dover dare conto all'autorità giudiziaria per avere fatto solo il proprio dovere.... Chi non ha fatto "Celere", chi continua a vivere questi tristissimi eventi dal di fuori non potrà mai capire cosa significhi "combattere una guerra in tempo di pace", come ebbe a dire in modo significativo un nostro Funzionario. E Noi, tutti Noi, ancora a pagare caro per una stupida partita di calcio, per l'assurda incapacità e inettitudine di chi ci governa a trovare una soluzione definitiva e drastica a ciò che accade quotidianamente attorno ad uno stadio (e non solo). Fino alla prossima volta. Fino al prossimo Caduto. Onori all'Ispettore Capo della Polizia di Stato Filippo Raciti. Ma rispetto da parte di tutti per tutti i Poliziotti che continueranno comunque sempre a fare il loro dovere.

(Per la Redazione di cadutipolzia.it Gianmarco Calore)


Tratto da Tgcom.it

"Non preoccupatevi, non è grave"
Le ultime parole di Filippo Raciti

"Non è grave, non preoccuparti, ma portami in ospedale che non mi sento tanto bene", queste sono state le ultime parole di Filippo Raciti, ispettore capo di polizia morto nel corso dei tragici incidenti di Catania. Le riferisce un collega: "Filippo era in auto sotto la curva del Catania, stava scendendo quando è stato investito dall'ordigno. Mi ha detto di non preoccuparmi, poi è diventato tutto nero ed è svenuto".

Era un poliziotto gentiluomo, la sua professione la intendeva come una missione: questo era Filippo Raciti, il capo ispettore della polizia di Catania, morto tragicamente durante gli scontri durante il derby tra gli etnei e il Palermo. Era impegnato nel sociale ed accompagnava la moglie Marisa alla Croce Rossa di Acireale, dove era residente, per fare il volontariato. Faceva parte di una famiglia modello, in cui i figli, Alessio e Fabiana, avevano imparato a rispettare il prossimo.
Dal punto di vista professionale, aveva ricevuto importanti riconoscimenti: era Cavaliere dell'Ordine al Merito di Savoia e Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon. Aveva iniziato il suo servizio proprio allo stadio, nei concerti o nei comizi, poi era stato spostato ad un incarico sedentario che non gli piaceva, nonostante fosse meno pericoloso, e aveva chiesto di tornare al reparto mobile. Una richiesta che gli costerà tragicamente la vita, per un destino beffardo: il 27 gennaio veniva accontentato e riprendeva servizio presso il Reparto Mobile. Nemmeno una settimana dopo, il dramma.

Un dramma che lascia soli i figli e la moglie e lascia un vuoto in tutti i colleghi e le persone che lo conoscevano. "Era un amico - ha detto Salvatore Rieda, agente anch'esso ferito negli scontri del Massimino e collega di Raciti - un grande professionista stimato da tutti. Conosco anche la moglie. E' una tragedia, non si può morire per una partita...".

[Modificato da cadutipolizia.it 03/02/2007 15.35]

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