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Sogni?

Ultimo Aggiornamento: 11/04/2004 20:04
11/04/2004 20:04
 
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Akima
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Mi sveglio distesa su un lettino bianco coperta da un lenzuolo bianco. Ai miei piedi ci sono degli arnesi da dottore. Mi rendo conto che non ero morta. Invece avrei dovuto esserlo. Ora non mi ricordo la storia precedente, il sogno forse fatto stanotte o forse fatto un'altra volta che mi aveva condotto alla morte, però è successo qualcosa di preciso.
Accanto a me c'è uno come me. Anche lui doveva essere morto invece è vivo, è un mio compagno, siamo soldiers, cioè soldati. Ci leviamo i lenzuoli di dosso, guardiamo gli strumenti da dottore ai miei piedi, il mio compagno soldato è affianco a me, siamo seduti sul lettino, guardiamo in terra e notiamo strani macchinari, come dei robot, che camminano e scorrono anche sulle pareti, tutto è di un metallo chiaro, tipo alluminio. Non ne ho mai visto prima di questi robot, anche il posto dove mi trovo è in se nuovo. Nella parete alla nostra destra c'è anche un tipo di schermo interattivo con un'intelligenza artificiale messa lì a monitorare tutto. Noi capiamo subito come fregarla e dopo aver fatto alcune prove ci facciamo passare in pratica per dottori e usciamo da lì.
Io e il mio compagno soldato parlavamo fra di noi con la mente. Eravamo morti, ne sono sicura, ma ora eravamo in vita. Ci chiediamo degli altri, chissà dove sono, loro non sono morti. Nella stanza dei lettini non c'è nessuno.
Sono dentro la casa di una persona che conosco, è un mio amico, sto aspettando gli altri "soldati". Vado al piano di sopra e guardo dalla finestra, sta entrando in casa il mio compagno soldato di prima con un salto dentro la finestra. Dobbiamo uccidere quella persona (il mio amico), è lei che ci ha traditi, è a causa sua che siamo morti. Anche gli altri soldati sono li con noi per portare a termine il compito, è una cosa che facciamo tutti insieme, finalmente ci siamo ritrovati. Il tipo in questione è di sotto, si accorge di noi, tenta di scappare, viene verso di me, io lo afferro, lo blocco a terra e lo uccido anche se lui disperato mi implora di non farlo, per ucciderlo gli premo la vena del collo, bloccando il sangue al cervello e soffocandolo contemporaneamente.
Dopo di questo ci accorgiamo che non siamo soli. I militari ci hanno trovato. Noi in confronto ai militari siamo pochi, siamo 5 o 6. Però li freghiamo bene, siamo più forti e più astuti di loro. Per un pò li combattiamo li in casa, riusciamo a non farci vedere (non abbiamo armi) ma li eliminiamo singolarmente come ci capitano a tiro) poi dato che sono troppi usciamo allo scoperto per fuggire attraverso una scala a più piani, saliamo fino a una specie di capannone grande. mentre siamo allo scoperto salendo per le scale, centinaia di militari appostati ci sparano, veniam,o anche colpiti molte volte, ma non mi preoccupo perchè tanto so (sappiamo) che non moriremo. Arrivata al capannone (enorme) sfondo il tetto, ma non c'era via di fuga da lì. Anche gli altri concordano. Si torna di sotto, dentro il capannone. Abbiamo combattuto anche sopra il capannone. Io ripenso al senso di tutti gli avvenimenti accaduti, ho delle emozioni precise che ora che scrivo non ricordo. Come torno di sotto incappo in un militare che vuole distruggermi, anche se è più grosso di me io sono più forte, lo afferro, lo metto a terra e lo blocco, poi premo contro il suo collo (con la mano sinistra) e aspetto che muoia. E' un maschio giovane, mi supplica urlando di non ucciderlo facenda leva psicologicamente su di me. Gli dico che devo farlo e premo. Non vorrei farlo, mi dispiace anche per il mio amico, però è così che deve essere. Però tentenno, il giovane è spaventato, posso sentire quello che prova, non lo uccido subito. Arrivano verso di noi sempre più militari, non sparano più ma ci vengono incontro con delle specie di bombe che tengono nella mano in alto (prima hanno lanciato un paio di queste bombe e sono molto potenti, però le abbiamo scampate). In particolare, mentre siamo su una specie di rialzo, viene verso di me e alcuni miei compagni un militare anziano, una specie di capo, con una di queste bombe in mano, ne vengono anche altri, ci accerchiano. Io sono ancora con quel militare bloccato a terra che gli premo il collo, non è ancora morto, lo passo ad un mio compagno che se lo porta appresso mentre corriamo scappando, gli può servire come ostaggio, nonostante il peso di quel militare corre come tutti noi, lo tiene sollevato da terra. Ci fermiamo, siamo accerchiati. Da una parte mi dispiace, dall'altra sono contenta perchè ero stanca (non fisicamente) di scappare.
Ci sono altri particolari del sogno che ora non ricordo.
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