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La fotografia e le sue origini

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2005 13:02
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WILLIAM HENRY TALBOT

Le prime immagini realizzate dallo "sconosciuto" Niepce erano un unico esemplare piuttosto confuse e bluastre, i dagherrotipi avevano il pregio di apparire in qualche modo colorati .
Anche se però, i colori dei dagherrotipo erano immaginari in quanto in appartenenti alla lastra osservata, ma determinati solo dalla quantità della luce con cui si effettuava l'osservazione, cosicchè ci si poteva convincere di scorgervi colori che in realtà esistevano solo nell'immaginazione .

Per questo motivo il tradizionale nudo artistico fu fra i soggetti preferiti .

I dragherrotipo di nudo però erano costosi e rari ( anche a causa del soggetto considerato osè per i tempi ) .
Il metodo migliore per consentire una lunga posa senza movimenti, consisteva nel ritrarre, prima, a mano la modella, nel modo più somigliante possibile, e solo dopo si otteneva il dagherrotipo fotografando il quadro .
Nonostante i suoi notevoli limiti e la indubbia macchinosità del procedimento, tuttavia il metodo di Daguerre ebbe un grande successo e l'uso del dagherrotipo si diffuse rapidamente .

I nuovi ritrattisti dagherrotipisti aprirono i loro studi in tutte le maggiori città del mondo, alcuni esercitando in modo ambulante la loro professione .

Il successo del nuova scoperta comunque non durò a lungo visto che la notevole somma che lo Stato Francese aveva speso ( complice Arago ), per sovvenzionare Daguerre affinchè il suo procedimento fosse libero da brevetti, si rivelò ben presto una spesa inutile .

Pur rappresentando soluzioni di interesse scientifico e di grande richiamo dal punto di vista pratico, il processo di Niepce e la dagherrotipia differivano abbastanza profondamente dai moderni procedimenti fotografici .
Basti dire che essi infatti davano si direttamente un'immagine positiva, ma pur sempre unica, invertita da cui non si potevano però ottenere delle copie .

L'uomo che cambio le cose fu l'inglese William Henry Talbot, che pose le basi della fotografia chimica così come la intendiamo oggi, cioè quel procedimento che tramite un negativo si possono ottenere una o + stampe positive su carta .

Talbot si mise al lavoro spinto dall'idea che sarebbe stato bello imprimere le immagini sulla carta per sempre, e fu nel 1839 che rese note le prime conclusioni dei suoi studi, presentando il primo vero processo fotografico che fu denominato in inglese Talbotype ( talbotipìa in italiano ) .

Tale procedimento ( cambiato poi in Calotype - calotipìa ), presentato nel 1841, fu fondamentalmente basato su un processo negativo-positivo con il quale si potevano ottenere anche molte copie dalla medesima posa .

Sia il negativo che la stampa positiva erano costituiti da una carta impregnata di cloruro d'argento . Fondalmentalmente fu la scoperta che il sale d'argento, non alterato dall'azione della luce, potesse essere sciolto in diverse soluzioni ( sale da cucina all'origine e + tardi acido gallico ) .

Con la carta ai sali d'argento di Talbot, l'immagine della macchina fotografica si impressionava in negativo . Bastava però rifotocopiare il negativo su carta per invertire l'immagine, traducendola così in positivo .

La calotipìa di Talbot rese finalmente popolare, e quindi economico, il ritratto mettendo seriamente in crisi i pittori moltissimi dei quali abbandonarono i pennelli e impararono la nuova tecnica .

I nuovi fotografi ( ex pittori ) tenevano al fatto però, che non esistesse nessuna differenza sostanziale tra l'immagine manuale e l'immagine ottica .

Importante da sapere che la calotipìa ( affinamento della talbotipìa ) permise per la prima volta l'ingrandimento automatico del negativo .

Una nota negativa in questo nuovo procedimento qual'era la calotipìa era che, non possedesse, in riguardo ai colori, la suggestione di quelle immagini "metalliche" di Daguerre .
Erano semplicemente della tinta eventuale della carta sulla quale apparivano, modellata dal chiaroscuro prodotto dall'annerimento più o meno intenso del cloruro d'argento .
In compenso però si potevano dipingere più facilmente a mano, di quanto si riuscisse a fare sui sottili vetrini coprenti di Daguerre .
Possedevano poi l'inestimabile vantaggio della potenziale tiratura in un numero illimitato di esemplari .



...fine quinta parte...








..si viene e si va.. ..comunque danzando..













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