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La fotografia e le sue origini

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2005 13:02
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L'invenzione della fotografia, che risale alla prima metà del XIX secolo, portò una radicale innovazione nella riproduzione della realtà .

La fotografia possedeva davvero tutte le caratteristiche per affermarsi in un periodo contraddistinto dallo sviluppo industriale e dall'introduzione di nuovi mezzi di comunicazione .

La sua nascita in Francia coincise con l'ascesa della borghesia, mentre si consolidavano dinastie di banchieri e commercianti che desideravano tramandare ai posteri la propria effige .

Molto importante , da tener presente, è il fatto che prima di questo momento, non esisteva l'idea di una riproduzione oggettiva delle sembianze di persone, cose o paesaggi .
Bisognava affidarsi a descrizioni, ritratti, disegni o dipinti, che, però, erano sottoposti alle interpretazioni personali del narratore o pittore .

Ovviamente tutto questo è stato profondamente mutato dall'avvento della fotografia .
L'invenzione, di questo nuovo mezzo espressivo, avvenne infatti, proprio quando L'Europa e gli Stati Uniti erano animati da un processo di crescente democratizzazione, agli albori della Rivoluzione Industriale .

Nel 1822 Nicèphore Niepce riuscì a fissare su peltro le immagini ottenute in una camera oscura .
Nel 1826 realizzò la sua prima fotografia d'esterno utilizzando un'apparecchio professionale costruito da un famoso ottico : si trattava di un'immagine positiva permanente, prodotta sfruttando l'azione della luce sul bitume .

Nel 1829 lo stesso Niepce si vide costretto a collaborare con l'abile pittore ( e uomo d'affari ) Louis Jaques Mandè Daguerre che, dopo la morte la sua morte ereditò tutto .

Daguerre iniziò a studiare gli esperimenti di Niepce e riuscì ad elaborare la formula che consentiva d'impressionare una lastra di rame argentato per mezzo di un bagno di iodio e di fissarla con sale e vapori di mercurio .
La cosa fondamentale di tutto ciò e che riuscì a ridurre il tempo di posa della presa dalle 8 ore necessarie a Niepce ad una ventina di minuti .

Il nuovo procedimento divenne celebre con il nome di DAGHERROTIPO .

La fotografia, come la conosciamo oggi, è stata dunque il frutto di una serie di invenzioni, migliorie ed intuizioni tecniche, che nel tempo hanno perfezionato l'iniziale metodo della camera oscura, fino a giungere alla produzione di negativi su pellicole flessibili in rullo .

Dai singoli ritratti seguiti da fotografi professionisti, che possedevano ingombranti attrezzature, si è arrivati alla fotografia dilettantistica, conseguenze della commercializzazione di massa di apparecchi fotografici per tutti .

Questo processo di divulgazione ha profondamente cambiato l'approccio alla fotografia dunque .
I ritratti in posa ( dei primi del Novecento ), sono stati man mano sostituiti da inquadrature personali, e dalla cattura di momenti "in movimento" .


...fine prima parte...








..si viene e si va.. ..comunque danzando..













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LA CAMERA OSCURA


La prima tappa fondamentale è stata l'invenzione della Camera Oscura, parte essenziale della macchina fotografica .

La cosa più importante da dire è che l'uomo alla fine non ha inventato proprio niente, se non l'idea di imitare quello che offriva la natura .

Sapevate che anche l'occhio umano possiede la sua camera oscura ??? Ebbene : la lente dell'obbiettivo corrisponde al cristallino e il foro di entrata della luce alla pupilla, al di là della quale si trova la camera oscura dell'occhio, sul cui fondo c'è la retina ..dove si proiettano le immagini del mondo esterno .

Indistintamente tutti gli apparecchi fotografici sono forniti di una camera oscura .
L'effetto "camera oscura" si nota a volte, al chiuso di stanze nella quali la luce filtra attraverso le finestre e proietta le immagini ( capovolte ) della strada .


Sembra che il primo ad averla concepita sia stato ARISTOTELE nel IV secolo a.C. allo scopo di osservare un'eclissi di sole .
Nel 1515 lo stesso LEONARDO DA VINCI descrisse una camera oscura ( chiamata Oculus Artificialis = occhio artificiale ) durante lo studio sulla riflessione della luce sulle superfici sferiche .

La camera oscura riscontrò maggior diffusione sopratutto durante il Rinascimento e grazie agli artisti che la utilizzarono per proiettare ( su pareti o tele ) immagini, che servivano per la realizzazion di disegni o dipinti .

Nel 1550 il filosofo GIROLAMO CARDANO riuscì ad ottenere un'immagine più nitida applicando al forellino anteriore della camera oscura una lente convessa ( antenata dell'obbiettivo fotografico ) .
Tre anni dopo, il fisico GIAMBATTISTA DELLA PORTA parlò di un apparecchio con lente e con specchio riflettore che serviva per il raddrizzamento dell'immagine sul piano orizzontale superiore, costituito da un semplice vetro smerigliato .

Inutile dire che grazie a queste migliorie, gli studiosi Rinascimentali contribuirono in modo notevole a porre le basi sugli apparecchi ottivi della moderna fotografia .

Nel '600 divenne frequente l'utilizzo della camera OBSCURA PORTABILIS ( oscura portatile ) .
L'apparecchio consisteva in una scatola con una lente da una parte ed uno schermo di vetro smerigliato dall'altra , cosicchè l'immagine poteva essere vista dall'esterno della camera .

Un passo importante si raggiunse nel 1685 quando il tedesco JOHANN ZAHN realizzò una "camera oscura" a reflex che perfezionava quella descritta da Della Porta .
Questa nuova camera conteneva al suo interno uno specchio, collocato a 45 gradi rispetto alla lente dell'apertura, che rifletteva l'immagine così proiettata, ricavandone i contorni visibili in trasparenza .


...fine seconda parte...








..si viene e si va.. ..comunque danzando..













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DAGUERRE

Dominato fin dall'infanzia dalla vocazione per la pittura Daguerre non riuscì a seguire la strada che le indicò il padre così, abbandonò il paese natale ( Cormeilles ) per tentare la grande avventura di Parigi , divenendo allievo di un famoso scenografo .

Iniziò a seguire le orme del suo maestro acquistando ben presto fama per le correzioni e i piccoli accorgimenti pittorici per le numerose macchine di scena .

Nessuno come lui conosceva l'arte di sedurre gli spettatori con i trucchetti della prospettiva .

Il suo cavallo di battaglia erano le scene solenni della natura , come gli effetti del tramonto o i paesaggi lunari ....anche se l'opera migliore che tutti quanti ancora ricordano è stata la realizzazione del Diorama * l' 11 Luglio 1822 .

* Il Diorama era una sala circolare capace di contenere 350 persone . Lo spettacolo consisteva nella presentazione, su una piattaforma girevole, di vedute dipinte su tele di cotone trasparenti . Queste tele erano disposte prospetticamente su una profondità che variava dai 15 ai 20 metri .














Ogni quadro contenuto all'interno del Diorama poteva raggiungere la lunghezza di 22 metri e la larghezza di 14 ed era illuminato in modo da ottenere un gioco di ombre e di chiaroscuri capaci di riprodurre con fedeltà incredibile tutti gli effetti della luce in natura .


Condotto dai suoi studi di pittura, di prospettiva e di ottica, di fronte al problema del fissaggio delle immagini ottenute per azione del sole, Daguerre aveva appreso, nel gennaio 1826, che questo problema era stato già risolto qualche anno addietro da Niepce .

Inizio così una tenace corrispondenza con Niepce tanto che nel 1827 i due decisero di incontrarsi e mettere insieme le reciproche scoperte .

Niepce rimase oltremodo stupito della scoperta che aveva fatto Daguerre sul perfezionamento della camera oscura . Infatti tale scoperta ( che consisteva in un procedimento più semplice e sicuro per il fissaggio delle immagini ) fu l'arma vincente con cui riuscì a conquistare appieno la fiducia di Niepce che gli offri la possibilità di unire i loro sforzi per imprimere alle scoperte un progresso più rapido .

Il 5 Dicembre 1829 Niepce ( che all'epoca aveva 64 anni ) e Daguerre ( che ne aveva 30 ) venne firmato un contratto di associazione .

Messo al corrente sui dettagli del procedimento eliografico di Niepce, Daguerre lo perfezionò grandemente, al punto da meravigliare lo stesso Niepce .
Il giovane inventore iniziò inanzitutto a sostituire il bitume con una sostanza più untuosa, la resina, che ottenne distillando essenza di lavanda sciolta in alcool . Sucessivamente esponeva la lastra ( invece di lavarla ) a vapori d'olio di petrolio . Il vapore si condensava in goccioline sulle parti rimaste in ombra, le scioglieva e le rendeva trasparenti : mentre non intaccava le parti esposte alla luce, che conservavano la loro morbidezza naturale e riproducevano anche le parti chiare dell'immagine .

Appena un anno dopo, a Daguerre capita il proverbiale colpo di ( [SM=x131201] ) fortuna .
Per puro caso dimenticò un cucchiaio su una lastra argentata, preparata con joduro . Dopo un pò di tempo, si accorse che sulla lastra era rimasto, nitidissimo, il disegno del cucchiaio .

Ciò gli bastò per affermare un dato di fatto : la sensibilità dello joduro d'argento alla luce .

Proprio in questo periodo ( siamo nel 1833 ) Niepce viene a mancare ( porello ) .

Daguerre non si lascia sconfortare oltremodo dalla mancanza del suo socio tant'è che continua a portare avanti i suoi esperimenti sulle lastre preparate con joduro d'argento .

Ed ecco arrivare il secondo colpo di ( [SM=x131201] ) fortuna .

In un giorno senza sole Daguerre decide di non esporre le lastre troppo all'aria aperta ( visto la giornata abbastanza brutta ) e le sistemò dentro un armadio in attesa del bel tempo .
Dopo qualche giorno Daguerre tolse fuori le lastre, e si accorse che, un'eposizione assai breve alla luce, forniva immagini più nitide, già fissate e sviluppate .

Passo giorni a capire qualche dei componenti presenti nell'armadio avesse contribuito al "miracolo" ...fino a quando scoprì che la causa di tutto era stato un recipiente di mercurio, dal quale si sviluppavano, entro l'armadio, vapori aventi la proprietà di svelare e fissare definitivamente l'immagine .

I perfezionamenti escogitati da Daguerre furono così considerevoli che penso che fosse venuto il momento di farsi conoscere come l'unico inventore della nuova arte .

Ebbe così origine il Dagherròtipo [SM=g27811]




...fine terza parte...

[Modificato da momj 19/01/2005 15.12]








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20/01/2005 22:57
 
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UN' INVENZIONE AVVOLTA DAL MISTERO


Durante i suoi studi Daguerre riuscì a coinvolgere un insigne fisico e astronomo Francesco Arago, persona molto influente e politicizzata .

Fu grazie ad Arago che la fortuna di Daguerre acrebbe in modo rapidissimo, mentre la figura dello sfortunato Niepce restava in ombra .
Fu lo stesso Arago che il 19 Gennaio del 1839, comunicò all'Accademia delle Scienze l'invenzione di Daguerre, suscitando grande scalpore ed entusiasmo attorno alla figura dell'inventore .

Daguerre venne anzitutto nominato Ufficiale della Legion d'Onore, poi varie Accademie lo eleggono addirittura membro onorario e , cosa più importante, i procedimenti della sua invenzione vengono acquistati dallo Stato francese e resi pubblici, tanto che ( dietro richiesta di Arago ) gli rendono una pensione annua di 6 mila franchi ( solo 4 mila agli eredi di Niepce ) .

Nella sua mostra personale compaiono bellissime vedute di Parigi che entusiasmano il pubblico . Era scontato che Daguerre possedesse l'innato senso della composizione senza infingimenti pittorici, nonchè fotografo nato e illuminato da una serie di colpi di ( [SM=x131201] ) fortuna .

Insieme al cognato Giroux, Daguerre fece brevettare speciali apparecchi per il dagherrotipo, mentre un'altro socio gli forniva le lenti per gli obbiettivi .

La vita di Daguerre ( molto fortunata ) gli permise di vivere di rendita per il resto della vita in una lussuosa villa di campagna, venerato come un maestro e impegnato sino all'ultimo nel perfezionare i suoi procedimenti .

Ovviamente però, l'annuncio che fece Arago nel 1839 non suscitò solo entusiasmo.....bensi anche molto scalpore .
Infatti erano stati in molti a rivendicare la priorità dell'invenzione .

Solo chi aveva fatto realmente tanto per la fotografia rimase in disparte .
Si trattava di HIPPOLITE BAYARD .
Bayard era un modesto impiegato al Ministero delle Finanze di Parigi ed era così tanto riservato e umile che nessuno dei suoi colleghi sapeva nulla dei suoi esperimenti serali a lume di lucerna .
Quando si sparse la notizia dell'invenzione di Daguerre nel 1839, egli si decise a rendere noti i risultati degli esperimenti condotti diversi anni prima .

Il 24 Giugno dell'anno stesso dell'annuncio di Arago, egli espose al pubblico ( nelle vetrine di un magazzino di Parigi ) 30 fotografie dal vero .
Purtroppo per lui non ottenne larga fama, probabilmente anche allo zampino dello stesso Arago che lo incontrò per convincerlo dello scarso valore delle sue immagini su carta , dandogli pure dei soldi purchè lasciasse perdere .

Giroux ( cognato di Daguerre ) nel frattempo costruì e smerciò con enorme successo un apparecchio per dagherrotipia .
L'apparecchio, che misurava cm. 30 x 37 x 50 , era corredato di alcune lastre sensibili e dei prodotti occorrenti per la stampa .

Nella sola Parigi del 1847, furono vendute 2000 macchine e mezzo milione di lastre .

In Francia e in Inghilterra i dagherrotipisti eseguivano ritratti dalle piccole dimensioni . Sucessivamente tali ritratti venivano montati su cornici di cartapesta o su astucci di metallo dorato e venduti ad un prezzo che oscillava dalle 2 alle 5 sterline per lastra .

Mentre i dagherrotipisti accumulavano fortune, turisti, scrittori e artisti portavano nei loro viaggi la macchina magica per ricavarne immagini ricordo e illustrazione per le loro opere .

Il dagherrotipo divenne una propria e vera mania, tant'è che molti pittori abbandonarono tavolozza e pennelli per dedicarsi ( con assai maggior fortuna ) al nuovo mestiere di dagherrotipista .

L'equivoco di ottenere, mediante sostanze sensibili alla luce, immagini ad immitazione dei quadri , durò a lungo .......e nella maggior parte dei casi, furono gli effetti pittori dei paesaggi che si cercò di ottenere .


In conclusione, possiamo quindi dire che in realtà, Daguerre non inventò la fotografia ...avendola sperimentata molti altri prima di lui .
Basti dire che non si sforzò neanche tanto a studiare e sperimentare .
In definitiva, ebbe grande fortuna ( [SM=x131201] ), perchè riassunse in una sintesi perfettamente aggiornata, le teorie altrui .



...fine quarta parte...








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WILLIAM HENRY TALBOT

Le prime immagini realizzate dallo "sconosciuto" Niepce erano un unico esemplare piuttosto confuse e bluastre, i dagherrotipi avevano il pregio di apparire in qualche modo colorati .
Anche se però, i colori dei dagherrotipo erano immaginari in quanto in appartenenti alla lastra osservata, ma determinati solo dalla quantità della luce con cui si effettuava l'osservazione, cosicchè ci si poteva convincere di scorgervi colori che in realtà esistevano solo nell'immaginazione .

Per questo motivo il tradizionale nudo artistico fu fra i soggetti preferiti .

I dragherrotipo di nudo però erano costosi e rari ( anche a causa del soggetto considerato osè per i tempi ) .
Il metodo migliore per consentire una lunga posa senza movimenti, consisteva nel ritrarre, prima, a mano la modella, nel modo più somigliante possibile, e solo dopo si otteneva il dagherrotipo fotografando il quadro .
Nonostante i suoi notevoli limiti e la indubbia macchinosità del procedimento, tuttavia il metodo di Daguerre ebbe un grande successo e l'uso del dagherrotipo si diffuse rapidamente .

I nuovi ritrattisti dagherrotipisti aprirono i loro studi in tutte le maggiori città del mondo, alcuni esercitando in modo ambulante la loro professione .

Il successo del nuova scoperta comunque non durò a lungo visto che la notevole somma che lo Stato Francese aveva speso ( complice Arago ), per sovvenzionare Daguerre affinchè il suo procedimento fosse libero da brevetti, si rivelò ben presto una spesa inutile .

Pur rappresentando soluzioni di interesse scientifico e di grande richiamo dal punto di vista pratico, il processo di Niepce e la dagherrotipia differivano abbastanza profondamente dai moderni procedimenti fotografici .
Basti dire che essi infatti davano si direttamente un'immagine positiva, ma pur sempre unica, invertita da cui non si potevano però ottenere delle copie .

L'uomo che cambio le cose fu l'inglese William Henry Talbot, che pose le basi della fotografia chimica così come la intendiamo oggi, cioè quel procedimento che tramite un negativo si possono ottenere una o + stampe positive su carta .

Talbot si mise al lavoro spinto dall'idea che sarebbe stato bello imprimere le immagini sulla carta per sempre, e fu nel 1839 che rese note le prime conclusioni dei suoi studi, presentando il primo vero processo fotografico che fu denominato in inglese Talbotype ( talbotipìa in italiano ) .

Tale procedimento ( cambiato poi in Calotype - calotipìa ), presentato nel 1841, fu fondamentalmente basato su un processo negativo-positivo con il quale si potevano ottenere anche molte copie dalla medesima posa .

Sia il negativo che la stampa positiva erano costituiti da una carta impregnata di cloruro d'argento . Fondalmentalmente fu la scoperta che il sale d'argento, non alterato dall'azione della luce, potesse essere sciolto in diverse soluzioni ( sale da cucina all'origine e + tardi acido gallico ) .

Con la carta ai sali d'argento di Talbot, l'immagine della macchina fotografica si impressionava in negativo . Bastava però rifotocopiare il negativo su carta per invertire l'immagine, traducendola così in positivo .

La calotipìa di Talbot rese finalmente popolare, e quindi economico, il ritratto mettendo seriamente in crisi i pittori moltissimi dei quali abbandonarono i pennelli e impararono la nuova tecnica .

I nuovi fotografi ( ex pittori ) tenevano al fatto però, che non esistesse nessuna differenza sostanziale tra l'immagine manuale e l'immagine ottica .

Importante da sapere che la calotipìa ( affinamento della talbotipìa ) permise per la prima volta l'ingrandimento automatico del negativo .

Una nota negativa in questo nuovo procedimento qual'era la calotipìa era che, non possedesse, in riguardo ai colori, la suggestione di quelle immagini "metalliche" di Daguerre .
Erano semplicemente della tinta eventuale della carta sulla quale apparivano, modellata dal chiaroscuro prodotto dall'annerimento più o meno intenso del cloruro d'argento .
In compenso però si potevano dipingere più facilmente a mano, di quanto si riuscisse a fare sui sottili vetrini coprenti di Daguerre .
Possedevano poi l'inestimabile vantaggio della potenziale tiratura in un numero illimitato di esemplari .



...fine quinta parte...








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