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Don Giovanni L'ingannatore

Ultimo Aggiornamento: 07/10/2006 16:01
03/10/2006 21:32
 
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Uno dei miti più usati e abusati nell'eloquio comune è sicuramente
quello di Don Giovanni, la cui nomea di donnaiolo incallito è sempre
stata alimentata sui generis. Ma in questi ultimi tempi, sembra emergere
una sua più personalizzata immagine: secondo alcuni recenti approfonditi
studi, quel cinico e baro consumatore di femmine sarebbe un prototipo
d'uomo che ha sempre avuto come obiettivo, scardinare il mondo dei
padri e dei mariti. Altro che frivolo seduttore, ma un vero e proprio
sobillatore, un rovina- famiglie, dunque ! Il nuovo Don Giovanni oggi
se ne frega delle donne - scrive Risé - nell'ultimo suo libro, dedicato
al mito del grande rubacuori .
Questi scorci di lettere, ricevute dallo psicanalista Claudio Risé nella sua
rubrica " Psiche lui " ( dal settimanale " Io donna" ) da parte di alcuni
sedicenti seduttori, sembrano in parte avvalorare questa nuova tesi:

<< Vivo un matrimonio felice, ma devo sedurre anche altre donne.
Mi dà un senso di pienezza, soprattutto se già sposate.
Ad interessarmi non è la relazione ( mia moglie mi basta ) ma la
conquista. Mi sembra quasi un lavoro... >>. Dario.

<< Non ho mai tenuto una ragazza per più di un mese.
Tenevo però il conto, lo confesso. Ero fiero del loro numero.
Due anni fa, a ventotto anni, è cominciata per me, un'impegnativa
esperienza di lavoro negli USA, con un capo duro, capace, e buono.
Per due anni non ho fatto altro. Adesso, tornato in Italia, a trentun anni,
mi sono innamorato. Per la prima volta, vorrei fare una famiglia.
Questa prospettiva tuttavia mi spaventa.... >>. Giovanni.

Risè, ripropone questi stralci nel suo ultimo libro " Don Giovanni
l'ingannatore " ( Saggi Frassinelli ), perchè a suo parere, i loro autori
sono altrettanto emuli di Don Giovanni. Sono però, per loro fortuna,
precisa Claudio Risé, dei " Don Giovanni part-time " e in qualche
modo capaci di rapporti affettivi, qualità, questa, sconosciuta per
il celebre avventuriero in rosa.



Ma chi è in realtà Don Giovanni ?

L'autore cerca di rispondere a queste domande prendendo spunto dalla
sua esperienza e dalle grandi narrazioni letterarie che per prime hanno
rappresentato questa figura, da quelle seicentesche di Tirso de Molina
e di Molière, a quella settecentesca dell'abate Lorenzo da Ponte,
librettista del " Don Giovanni " di Mozart.
Don Giovanni - spiega Risé - è un seduttore seriale, un'ombra nelle
tenebre che, oltre ad essere l'emblema dell'inganno, lo è anche della fuga
e del dileguamento. Don Giovanni c'è e non c'è, compare per un istante
e quello dopo è già lontano. Nel grande mercato della vita Don Giovanni
è un commerciante che prende sempre e non paga mai.
Tra i "miti " - scrive ancora Risé - egli rappresenta l'aspetto moderno di
un lato del carattere maschile che ritroviamo in ogni epoca : quello del
seduttore, o meglio, del consumatore di donne, perchè, dopo averle
conquistate, le abbandona e le lascia.
Il conquistatore di donne, colui che non si ferma all'amata sposa ma
cattura il cuore di altre - ricorda Risé - è sempre esistito e copre una
gamma di caratteri molto ampia, che va dal dio greco Zeus- Giove al
re David di Israele, seduttore di Betsabea, la bella moglie di uno dei
suoi più valorosi capitani, che egli manda in una missione difficile proprio
per sbarazzarsene.Tuttavia, la maggior parte di questi seduttori del mondo
classico, o ancora più antico, si prendevano, a loro modo, cura delle donne
da loro conquistate, o almeno cercavano di farlo. Rimanevano loro
protettori, amici, amanti e, se possibile, le sposavano.
Il motto del Don Giovanni, figura che compare all'alba della modernità,
è invece quello del << mordi e fuggi >>. Le donne per lui, sono solo
degli oggetti da usare e poi buttare via. Don Giovanni è incapace di amare,
di provare sentimenti. Ma qual'è la molla che lo spinge a tessere le sue
trappole mortali ? Secondo Claudio Risé, non sono semplicemente la
conquista e l'appagamento sessuale. In realtà, egli è spinto soprattutto
dal desiderio di trasgredire la norma che l'uomo ha faticosamente costruito
per sé, attraverso un lungo e faticoso cammino.
Don Giovanni è un eversore che cerca di fare del terrorismo sessuale,
lo strumento per scardinare la società. Ancor prima di essere un seduttore
è un amante del caos, del disordine. E' un anti - maschio, un ribelle alla
legge del padre che, nel corso dei secoli, è stato interpretato per la
maggior parte dai maschi. La sua disperata competizione ha per obiettivo
più che le donne, gli uomini: il mondo dei padri, dei mariti, dei fidanzati.
Guai dunque a vederlo come un frivolo rubacuori, egli è pericolo pubblico,
un demonio. Consumando una donna dopo l'altra con fretta compulsiva e
incoercibile, è anche l'eroe che preannuncia l'epoca del consumismo.
Insieme, è il precursore della rivoluzione sessuale che, negli ultimi
decenni del '900, ha ridotto il rapporto sessuale al puro piacere.

Ma perchè le vittime si consegnano volontariamente al loro carnefice ?
E chi sono ?

Le donne che cadono nella sua trappola - continua Risé - hanno un tratto
comune: non sono mai banali. Profondamente femminili, vivono tutte una
contraddizione profonda di cui Don Giovanni approfitta per entrare
violentemente nella loro vita per prenderle o cercare di farlo.
Da una parte c'è la loro lealtà al mondo della legge e dei valori condivisi
( l'amore, la fedeltà, la sincerità e la loro intimità femminile )
dall'altra, queste donne hanno una curiosità e una disponibilità che va,
invece, nella direzione apposta al mondo della coscienza, della norma,
e rimane in alcuni aspetti misteriosa, e comunque più ampia, e per certi
versi più oscura. Siamo qui dinanzi ad un nucleo profondo del femminile
che è anche al centro della "differenza" psicologica dal maschile.
Sono insomma, vittime-complici del grande ingannatore, al quale
si consegnano volontariamente. Oggi come oggi, la loro figura- tipo
è rappresentata da quelle donne affermate, vincenti, alle quali è mancata
l'esperienza dell'uomo che "disponesse" di loro, che esercitasse su di esse
il suo potere. E lo trovano, quest'uomo, in Don Giovanni.
( Claudio Risé )

Don Giovanni indubbiamente è un abito buono per tutte le stagioni.
Fino ai primi anni '50 erano state inventate circa 4000 versioni, e negli
ultimi 50 anni, se ne sono aggiunte altre centinaia, tra cui 20 film.
Il "dissoluto impunito" è sempre stato reticente nello svelare i propri
segreti dell'anima, creando intorno a sè un alone di leggenda popolare.
Quasi tutti, anche per coloro che conoscono le gesta del capostipite
della saga dongiovannesca ( il burlone di Siviglia ), considerano sempre
quel galeotto e nobiluomo spagnolo, lo sciupa- femmine per antonomasia,
capace di passare con tutta tranquillità da un letto all'altro, senza alcun
problema. Egli è così rimasto nell'immaginario collettivo un'entità quasi
soprannaturale: una macchina desiderante che distilla puro amore alle
donne, e all'occorrenza, anche un computer, dotato di un programma
erotico massificato. Da pochi anni, poi, grazie a Battisti e Panella, è
diventato anche parodia nella canzone. Una missione molto nobile ed
edificante, la sua: dedicando interamente la vita alla "giusta causa" sembra
essere diventato una sorta di cavaliere della tavola rotonda, alla ricerca
del "Santo Graal" femminile.

"Son santo, mi illumino ho tanto di stimmate.."

Non ha paura delle imprese impossibili.
Egli si insinua continuamente con successo nel cuore delle donne,
esattamente come la lunga serie di eroi che hanno popolato i nostri
sogni di celluloide.

"Segna e depenna Ben-Hur sono Don Giovanni ..."

Mantiene inalterato nei secoli il sempreverde potere seduttivo che lo
ha sempre contraddistinto.

" Rivesto quello che vuoi son l'attaccapanni ..."

Alla fin fine, rimane sempre un uomo irresponsabile, incapace di rapporti
affettivi e privo di alcun rimorso verso le sue donne .

" Poi penso che t'amo no anzi che strazio..."

La coloritura sadica del suo comportamento, la seduzione con l'inganno,
gli abbandoni senza rimorsi delle sue prede, sedotte, assaporate, consumate
e presto sostituite, sono prerogative del suo narcisismo irrisolto.

" E scrivi che non esisto quaggiù che sono l'inganno..."

Ma Don Giovanni, inconsapevolmente è allo stesso tempo un "democratico".
Non fa torto a nessuna di loro: belle o brutte, giovani o vecchie, per lui
son tutte buone ! Conta soltanto il numero.
Nell'opera di Mozart, Don Giovanni stesso ne dà atto, nel catalogo che
incarica al suo servo di aggiornare, e di cui va fierissimo:
<< V'han fra queste contadine, cameriere, cittadine, v'han contesse,
baronesse, marchesane, principesse, e v'han donne di ogni grado,
d'ogni forma e d'ogni età >>.

Un fenomeno di costume, che insieme a Casanova è stato consacrato
anche con la Commedia dell'Arte. Molière, fu uno dei più grandi allievi
della Commedia dell'Arte e non poté certo ignorare il suo mito.
Il grande drammaturgo francese diede vita ad una coraggiosa evoluzione
da parte del grande seduttore, esibendolo come un modello d'ipocrisia.



Il monaco Gabriel Téllez, in arte Tirso de Molina, certo non avrebbe
mai immaginato che un giorno la sua creatura diventasse un invincibile
libertino. Il suo scopo, era infatti quello di scrivere con " El Burlador
de Sevilla" una commedia edificante per punire un certo Don Juan Tenorio,
gran peccatore. Le potenze Celesti inviando poi sulla terra una statua,
dovevano trascinarlo all'inferno. Una volta divorato dalle fiamme, la sua
carriera sembrava irrimediabilmente conclusa, ma con una serie di piroette
portentose è riuscito a rianimarsi, a reincarnarsi. In una vorticosa
girandola di maschere enigmatiche, egli è diventato in successione:
uno spadaccino rissoso e sbruffone, in una commedia dello spagnolo
don Antonio de Zamora; è approdato nella musica con Mozart, per poi
riemergere nelle commedie di Goldoni e di Molière come seduttore
impenitente; è stato un seduttore sedotto nel Don Giovanni di Byron;
è stato un eroe romantico nella versione di Alexandre Dumas; nella
tipologia elaborata da Bernard Shaw è diventato addirittura un uomo
perseguitato dalle donne. Don Giovanni, in definitiva, si è sempre adattato
ai tempi: ogni versione ha una sua risposta, poichè in lui si sono riflessi
gli umori e le concezioni di un'epoca , come il sogno della trasgressione,
di esistenze impossibili, della voglia di prendersi gioco di tutto e di
tutti ma soprattutto, il miraggio di fruire al pari del nostro eroe di una
totale impunità...


Don Giovanni - ha scritto il filosofo Kierkegaard - è entrato a far parte
di quella piccola e immortale schiera di uomini il cui nome, le cui opere
il tempo non dimenticherà, giacché è l'eterno a ricordarli.

Il vate galante

[Modificato da Andrea latino 06/02/2007 20.59]

06/10/2006 21:21
 
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Don Giovannni è il classico rubacuori, che inganna
le donne con galanteria, per il Don Giovanni le donne sono
strumenti usa e getta, non lo fà per amore ma forse per puro piacere...
E'come se fosse sempre in continua ricerca di qualcosa che non trova,
Spesso è capitato di paragonare Don Giovanni al Casanova...
07/10/2006 16:01
 
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Kierkegaard, ribadisce attraverso un paradosso, che Don Giovanni non dev'essere visto, ma ascoltato.
Vederlo presupporrebbe infatti una sua dimensione fisica e temporale. Ma ciò significherebbe tradire
l'essenza di Don Giovanni, che non si lascia ridurre a nessuna determinazione spazio-temporale.
E infatti Don Giovanni non seduce per la sua bellezza o in virtù di un qualsiasi altro suo attributo fisico.
Egli seduce piuttosto in virtù del suo spirito, ossia in virtù del suo stesso desiderare.
Perciò chiedersi che aspetto abbia Don Giovanni è come voler ridurre a un elemento esteriore una forza
che è, invece, tutta interiore. E anzi, proprio perché è una forma dell'interiorità, Don Giovanni non può
adeguatamente essere rappresentato nemmeno dalla danza, in cui, pure, le movenze del corpo si fondono
con la musica, e che proprio quelle movenze lo esteriorizzerebbero, ridicolizzandolo.
( SØREN KIERKEGAARD )
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