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Giulio Di Meo - Riflessi cubani

Ultimo Aggiornamento: 17/04/2006 12:40
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17/04/2006 12:40
 
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Dal 12 al 30 aprile 2006
Giulio Di Meo - Riflessi cubani
Bologna
SESTO SENSO
Via Giuseppe Petroni 9c (40126)
+39 051223476 (info)
ass.sestosenso@gmail.com
www.sestosenso.bo.it
individua sulla mappa Exisat
individua sullo stradario MapQuest
individua sullo stradario Libero

--------------------------------------------------------------------------------
mostra fotografica
orario: tutti i giorni dalle 12.00 alle 23.00. Chiuso domenica
(possono variare, verificare sempre via telefono)
biglietti: ingresso libero
vernissage: 12 aprile 2006. ore 18
autori: Giulio Di Meo
genere: fotografia, personale




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comunicato stampa

Riflessi per riflettere



“Agli ultimi del mondo

e a coloro che in essi si riconoscono

e cosi riconoscendosi con loro soffrono

ma soprattutto con loro lottano”.

Una Cuba lontana dagli stereotipi del sigaro di Fidel Castro, del basco con la stella del Che, del mojito di Hemingway e delle jineteros. Una Cuba più viva e più vera, intima e contraddittoria quella raccontata da Giulio Di Meo, ventinovenne casertano, ma residente a Firenze, dove insegna Educazione Fisica, tiene corsi di Fotografia sociale e collabora da due anni come fotografo con la Dea press. “Il motivo che mi spinge sempre più spesso a fotografare Cuba e il Sud America – afferma l’autore - è l’amore immenso che provo per quei popoli” . Per Di Meo la fotografia è prima di tutto un atto d’amore; condizione indispensabile per capire le cose, per dar loro un significato che vada oltre la semplice immagine. “….se non si ama una cosa non si può nemmeno cercare di capirla, di darle un significato. Il grande R. Doisneau, un uomo che si dilettava a cogliere l’attimo, diceva che il solo fatto di poter osservare,quando si è in strada per fotografare, è già di per se fonte di piacere…….Ci si sente cosi appagati, cosi pieni di gioia, che è quasi inevitabile il voler condividerla con gli altri”. Giulio è un fotoreporter con occhi profondi, che lo spingono verso il reportage sociale, professionista da cinque anni, da qualche tempo ha deciso portare avanti i suoi progetti fotografici autonomamente per avere massima libertà e indipendenza; collabora con l’Arci e con numerose altre associazioni impegnate nel sociale. Vincitore di numerosi premi e concorsi, ha già all’attivo mostre analoghe su Serbia, Kosovo, Thailandia, Equador, Brasile e Perù, utilizzando scene di vita quotidiana per esemplificare, e al tempo stesso far riflettere sulle contraddizioni, in questo caso, dell’Isla Grande. La fotografia come atto di denuncia in grado di sensibilizzare chi vive a migliaia di chilometri di distanza. “Ma una foto non deve dare risposte, non deve emettere sentenze, il suo compito è quello di porre all’attenzione dell’osservatore situazioni stimolo da cui partano degli interrogativi, delle riflessioni”.

Quelli cubani sono la prima parte del progetto “Riflessi Antagonisti”, che comprenderà tutti gli altri paesi sudamericani. “Il titolo nasce dalla constatazione che la situazione sudamericana è la conseguenza, il riflesso, appunto, della politica di sfruttamento attuata prima dai colonizzatori europei e successivamente dai statunitensi”. Paesi con ampie zone al limite del sottosviluppo costantemente depredati delle proprie risorse naturali. “Ho deciso di iniziare il mio progetto da Cuba come luogo simbolo di un continente che ha sempre cercato di ribellarsi. La rivoluzione dei barbudos aveva sicuramente portato un’aria nuova di libertà, una speranza di indipendenza e autonomia, ma insieme alle cose positive sono ogni giorno più evidenti i limiti del regime castrista”. Ma è pur vero che Cuba è un paese sottoposto da oltre 25 anni ad embargo da parte degli U.S.A., quindi sicuramente la condizione economica cubana ha subito notevoli “riflessi” e conseguenze. Nonostante quest’infamia dell’embargo, Cuba ha raggiunto importanti traguardi sociali: ha la media di vita più alta del continente (oltre 70 anni) e la più bassa mortalità infantile (9 per mille), la più alta alfabetizzazione dell’America Latina (96%, in Italia abbiamo il 98%). All’uscita dell’aeroporto dell’Avana c’è un cartello che dice “Oggi 200 milioni di bambini nel mondo dormono per strada, nessuno è cubano”. È propaganda politica, ma è un dato inconfutabile. Se il primo riflesso riguarda le drammatiche conseguenze sulla popolazione dell’embargo, il secondo ha invece una concezione più interiore: “Ogni scatto non è la realtà, ma soltanto una sua rappresentazione, è il fotografo che dà la propria interpretazione attraverso l’obiettivo, fermando nel tempo un preciso e irripetibile momento storico”. Immagini che raccontano, descrivono senza esprimere giudizi, quelle di Di Meo, che non vogliono essere la Verità, ma più semplicemente una fetta di essa.

Insomma lo sguardo del fotografo deve essere la sintesi della sua professionalità, sensibilità, etica,…… della sua arte di raccontare. “ Chi guarda una mia foto non stà guardando una fetta di realtà-verità; ma più semplicemente solo il mio modo di interpretare, di raccontare, di guardare-inquadrare quella determinata realtà”. Quindi fotografie come semplici riflessi, prodotto ultimo del guardare di un fotografo, con lo scopo nobile di spingere chi le “guarda” a riflettere a sua volta…….ad osservare,interpretare,semplicemente pensare.

Infine il terzo e ultimo, il più semplice e diretto, quello delle foto: un bimbo riflesso da uno specchio rotto, una banca con la vetrina infranta, lo sguardo malinconico di un anziano verso il “Che”,una bandierina che si ammira malinconica sulle onde del Malecon. Ma ognuno come abbiamo detto può trovare il suo riflesso, il suo significato, l’importante è aprire gli occhi……. “guarda a tutt’occhi, guarda”.

“La solidarietà è la tenerezza dei popoli” J.Martì

www.exibart.it/profilo/eventiV2.asp/idelemento/29504


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