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Il mio cuore è sotterrato a Cuba

Ultimo Aggiornamento: 16/02/2006 01:11
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16/02/2006 01:11
 
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Il mio cuore è sotterrato a Cuba
Inviato da cosmo de la fuente

mercoledì 15 febbraio 2006
Nunca podré morir mi corazón no lo tengo aquí ...
Cuando salí de Cuba dejé entrerrado mi corazón ...
Non riuscirò mai a morire, sono senza cuore ...
Quando scappai da Cuba lasciai il mio cuore sotterrato …
Queste sono le frasi iniziali della straziante canzone “Cuando salí de Cuba” che negli anni settanta echeggiava per le strade di Caracas, capitale di un Venezuela oppresso da Chavez





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Cantava la grandissima Celia Cruz, denominata ‘reina de la salsa’. Un pezzo che toccava il cuore di tutti i latino americani, specialmente quello dei cubani costretti a scappare dalla loro isla grande.

Ero bambino quando, passeggiando con i miei genitori, dai cafetines mi giungeva la voce roca di Celia , malgrado la mia tenera età, dalle parole di questo brano avvertivo un grande dolore. Mi affascinava pensare ad una persona immortale perché priva del cuore. Queste parole oggi hanno assunto il giusto significato e riescono a toccarmi.

I venezuelani degli anni 2000 sono costretti a fuggire dal proprio paese che sta andando alla deriva, emigrano alla ricerca di ricchezza o perchè implicitamente accusati di aver pensato, parlato e dissentito dall’attuale amministrazione chavista.

Carlos Fernández, ex presidente della ‘fedecámara’, una sorta di federazione dei commercianti e imprenditori, ne è un esempio. Nel 2002 ha organizzato una protesta contro il governo e un fermo delle attività lavorative. Il suo ardire gli ha procurato un’accusa di “tradimento alla patria” è stato quindi arrestato e poi rimesso in libertà per un vizio di forma nel processo.

Dopo aver rischiato più volte la vita e, a seguito della riapertura del suo caso, ha deciso di scappare dal Venezuela per andare a vivere a Miami, da dove racconta la sua incredibile storia: “ Mi hanno allertato sul fatto che infiltrati cubani sarebbero stati in procinto di sequestrarmi di nuovo. I piedi del governo di Chavez sono a Caracas ma la testa è a La Havana. Il presidente del Venezuela è guidato da Castro, mentre il vero ideatore della revoluzione bolivariana, considerata la palese ignoranza di Hugo, è suo fratello Alan Chavez. Dietro questa devastante ‘revolución’ si cela una dittatura comunista della peggiore specie.

Il presidente è così incompetente che nemmeno si accorge del male che sta facendo. Anche l’economista Ramón Rangel ritiene che Chavez rappresenti il colpo di grazia che sta portando il paese sull’orlo del precipizio. Il suo modo di gestire il Venezuela si ispira al comunismo degli anni quaranta, un periodo completamente diverso dall’attuale.

La società venezuelana di questi anni è molto più complessa rispetto ad allora, ‘el jefe golpista’ è solo un rozzo militare che non ha mai avuto contatti con la società civile, quella che oggi tenta di combatterlo e lo porta a circondarsi, in maniera crescente, di militari di basso grado: capitani e tenenti. I ministeri venezuelani sono tutti in mano ai militari.. La mia protesta non è servita a liberare il Venezuela, è stata utile, però, a smascherare il dittatore, costretto a lasciare i panni del democratico per mostrarsi in tutta la sua autorità.

Ha organizzato il mio arresto, mi ha fatto sequestrare all’uscita da un ristorante. Quattro uomini incappucciati mi hanno preso di forza, senza nemmeno pronunciare una parola per evitare che riconoscessi il loro accento cubano, certamente appartenenti ai servizi segreti cubani. Abbandonato in carcere non mi è stato concesso telefonare né al mio avvocato né alla mia famiglia e quando sono uscito ho avvertito su di me incombente il pericolo per la mia incolumità. L’economia venezuelana peggiora di giorno in giorno, manca ormai anche la forza di reagire. Questa stupida amministrazione non ragiona.

L’A.L.C.A., l’area di libero commercio tra le Americhe, è diventata una realtà. La globalizzazione è una realtà. Non si arriverà da nessuna parte se non si tiene conto di questo. Ogni paese potrebbe specializzarsi in qualcosa, il Venezuela potrebbe dedicarsi al turismo e all’esportazione dei minerali. Pensiamo alla Spagna, malgrado anni fa fosse considerata una nazione arretrata, è riuscita, grazie ad alcuni governi che hanno aiutato e incrementato l’imprenditoria, ad arrivare al benessere attuale di cui gode l’intera società. Il governo venezuelano, invece, pensa a varare strane leggi che servono solo al proprio tornaconto. La legge antiterroristica, ad esempio, è utile a soffocare ogni forma di protesta; quella sulla patria potestà è efficace contro quei genitori contrari al governo Chavez, i quali, intimoriti dalla possibilità che il governo, con la scusa di una mancata educazione, si porti via i loro figli, stanno zitti e accettano le farneticazioni di una stolta amministrazione. Le stesse leggi sono vigenti anche a Cuba. Castro, infatti, è il prescrivente della ricetta rivoluzionaria”.

Le dichiarazioni di Carlos Fernández non mi hanno shockato più di tanto perché, dopo alcuni anni, ho capito cosa significhi essere nelle mani di un pericoloso ed estremista bellicista. Mi pongo, tuttavia, alcune domande alle quali non so dare risposta.

Di quali deformazioni mentali soffre chi elogia un’amministrazione di questo tipo se, in altre occasioni, si è definita persona moderata? Se la sinistra estrinseca simpatia per questo progetto distruttivo e assolutistico, mi chiedo su quali principi si basi la presunta superiorità morale di cui si proclama l’icona? Se invece lo fa per scopi elettorali, in nome dei quali arriva persino ad elogiare la tirannide ai danni di un popolo, la bassezza morale appare evidente e si dovrebbe convenire tutti sulla necessità di prendere le dovute distanze da gente di questo tipo.

Cosmo de La Fuente

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