Psicopatologia della narrazione woodiana.
Robin Wood scrive in preda alla patologia tipica del
Puer Aeternus.
In uno stato specifico di adolescenza prolungata, comune a molti facitori di letteratura epica.
Nella visione adolescenziale l’Eoe è una proiezione della volontà di potenza.
La trasfigurazione di tutte le qualità specifiche positive ( o ritenute tali ) dell’individuo.
L’Eroe è immortale e invincibile, detentore della verità e difensore della giustizia.
E in questo suo essere
assoluto è anche
puro.
Dove puro non vuol dire, nel caso delle figure eroiche maschili, vergine o casto.
Ma semplicemente che in questa fase la sua sessualità è appena abbozzata e ingenua.
Nell’approccio verso l’altro sesso l’eros è praticamente assente, nell’economia del rapporto sottinteso o accennato appena.
Prevale una forma idealizzata dell’amore che poi non matura o si trasforma ma si conclude in dramma.
Le donne dell’eroe sono destinate a scomparire più o meno tragicamente prima di assumere un ruolo paritario, sono figure transitorie e retoriche che servono semplicemente ad esaltare e sottolineare le caratteristiche del personaggio centrale.
La narrazione è essenzialmente monologica.e non fornisce elementi dialogici per problematizzare l’eroe e il suo mondo.
In assenza di margini di evoluzione e cambiamento lo stadio del
Puer Aeternus spesso trova una naturale conclusione nella morte violenta dell’Eroe.
O, in subordine, con un più favolistica e rassicurante
e visse felice e contento che altro non è che un escamotage per far scomparire il
puer prima della transizione nella fase
senex, in cui sarà marito, padre, persona responsabile,capace di organizzare la vita secondo un progetto e una meta.
Una passaggio che il buon Robin non ha mai attraversato , tant’è che non è quasi mai riuscito a dare una conclusione soddisfacente alle vicende dei suoi eroi .
Wood e i suoi personaggi sopravvissuti sono così entrati nella condizione adulta senza aver risolto quella adolescenziale.
Di fronte alla relatività dell’esistenza, l’eternità, l’invincibilità, la verità e la giustizia divengono illusioni.
L’assoluto si frammenta.
Nell’insicurezza problematica della nuova situazione la volontà di potenza si attenua e una generale situazione di inadeguatezza si fa strada.
L’antidoto all’impotenza può prendere la forma di una manifestazione intensa e alterata della sessualità, fino ad allora repressa o idealizzata.
Una specie di
coito ergo sum.
In cui la reiterazione dell’atto sessuale deriva dalla necessità di ribadire la propria potenza, di fornire un appoggio alle proprie illusioni.
L’autorevolezza e l’ascendente dell’Eroe devono essere ribadite attraverso le sua capacità amatorie.
Non so se il discorso possa valere in toto anche per Heinlein, perché non conosco in maniera approfondita la parte
sessuocentrica della sua opera.
Ma il ricordo di alcune delle sue cose più tarde, come
Non temerò alcun male o
Oltre il tramonto, potrebbe prefigurare quella che dovrebbe essere la prossima fase maniacale di Robin : l’accettazione della morte come fine dell’eternità .