NEL corso dei secoli gli uomini hanno lottato per avere la libertà di parola. Per difendere il diritto di esprimere pubblicamente le proprie opinioni sono state promulgate leggi, si sono combattute guerre e si sono sacrificate vite.
Perché un simile diritto apparentemente naturale è stato oggetto di tante controversie, fino al punto che si è sparso del sangue? Perché molte società, sia nel passato che al presente, hanno ritenuto necessario limitare o addirittura proibire l’esercizio di questo diritto?
Il modo in cui è stata considerata la libertà di parola ha oscillato come un enorme pendolo che ha scandito il passare dei secoli. A volte la libertà di parola è stata considerata un privilegio da godere. Altre volte è stata vista come un problema che i governi o le religioni dovevano affrontare.
Chi ama la libertà fa fatica a capire perché certi governi e certe religioni vogliano privare il proprio popolo di questa libertà. Così facendo si nega un fondamentale diritto dell’uomo, e in tutto il mondo molti soffrono per questo.
Il giudice Oliver Wendell Holmes jr., della Corte Suprema degli Stati Uniti, espresse la sua fede nella libertà di parola in diverse sentenze. Descrivendo il criterio su cui si basa la libertà di parola, egli disse: “Se c’è un principio della Costituzione al quale è più imperativo aderire che a qualsiasi altro è il principio della libertà di opinione: non libertà di opinione per quelli che sono d’accordo con noi, ma libertà per l’opinione che detestiamo”. — United States v. Schwimmer, 1928.
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