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Asylum

Ultimo Aggiornamento: 05/06/2018 23:07
Autore
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04/05/2018 07:42
 
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Tranquilla, era anche un bel mappazzone di roba da valutare, quindi prenditi pure il tuo tempo^^
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Post: 138
Giudice*
04/05/2018 14:04
 
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Non preoccuparti! Aspettiamo [SM=g27985]
Rowan Mayfair
[Non Registrato]
09/05/2018 21:51
 
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Re:
Haykaleen, 5/3/2018 7:27 PM:

Non sono morta ma il mio pc sì, per cui ho richiesto una proroga di venti giorni. Entro il 31 spero di riuscire a consegnarvi i risultati.
Scusate




Non preoccuparti, ti aspettiamo senza problemi :)
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Post: 423
Giudice*****
31/05/2018 17:57
 
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Fenice
* Risorge dalle ceneri*

Ho fatto un tour de force per riuscire a leggere e recensire le storie che mi mancavano, ne rimane solo una e spero di riuscire a fare tutto entro stasera in orario decente, in modo da poter pubblicare gli esiti prima di mezzanotte. Auguratemi buona fortuna ^^
31/05/2018 19:00
 
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Good luck :) e complimenti per la dedizione
31/05/2018 20:34
 
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Grande [SM=g27998]
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Post: 423
Giudice*****
01/06/2018 00:14
 
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Fanciulli, mi dispiace, ma ho finito ora, devo ancora riguardare tutti i giudizi e stilare la classifica, ma sono stanca morta e non credo di avere la concentrazione e l'attenzione necessarie.
Domani mattina cerco di pubblicare il tutto.
Scusatemi per l'attesa e vi ringrazio per la pazienza e la comprensione.
Perdonate i tempi biblici, ma i vari intoppi mi hanno tenuta bloccata per un mese, scusatemi ancora.
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Post: 423
Giudice*****
01/06/2018 16:26
 
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Valutazioni
Ho problemi di connessione, quindi non è detto che riesca a pubblicarle in maniera continua (ed è per questo che stamattina non sono riuscita a inserirle). Mi spiace molto per tutti questi inconvenienti, scusatemi ancora e non spaventatevi se vedete una largo lasso di tempo tra l'una e l'altra: significa che internet mi ha abbandonata
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Post: 423
Giudice*****
01/06/2018 16:32
 
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8° posto: Elly2998 You can't start a fire, sittin' 'round cryin' 60/100

-Grammatica:
Ortografia 10/10
La punteggiatura non è sempre stata utilizzata in maniera corretta, ma per il resto non ho riscontrato errori di battitura, di distrazione o ortografici.

Lessico e sintassi 7/10
Frasi troppo lunghe, articolate, che mi hanno dato l’impressione di essere ingessate e imposte, artificiose e artificiali, non scritte in maniera naturale, e come tali, sono piuttosto difficili da leggere e faticose da capire. La punteggiatura non è sempre stata corretta e ciò ha contribuito a rendere maggiormente farraginosa la lettura. Descrizioni lunghe, particolareggiate e spesso e volentieri superflue hanno rallentato maggiormente il ritmo, diluendo ancora di più gli aspetti più interessanti e fondamentali e dando l’impressione che fosse più una scena di teatro che un racconto: “La camera si presentava con un ampio letto disfatto al centro, le lenzuola toccavano il pavimento e un cuscino giaceva a terra, sul comodino il posacenere con la sigaretta ancora accesa all'interno era sovraccarico di mozziconi, accanto a questo il contenitore vuoto degli antidepressivi era caduto di lato e il coperchio bianco era scivolato sotto il letto.” Dai respiro al lettore, non dargli tutte le informazioni tutte assieme, come se fosse un catalogo di casalinghi, diluisci la descrizione dell’ambiente inframezzandola ad azioni, pensieri e dialoghi; in questo modo la lettura risulterà più scorrevole. Per quanto riguarda il lessico, ho trovato alcune imprecisioni, o scelte che mi hanno lasciato perplessa, come se avessi voluto fare colpo con vocaboli più forbiti ma usati a sproposito:

-          “la chitarra usata all'ultimo concerto era poggiata inerme alla parete accanto alla porta chiusa”, credo tu volessi dire, inerte, penso sia più pertinente al senso complessivo.

-          “ […]spuntando voluttuose nuvole fuori dalla finestra nel venticello primaverile”, immagino sia uno “sputando”

-          “La ragazza estrapolò dalla valigia il necessario”, solitamente si estrapola qualcosa da un contesto, da una situazione, e credo che, in questo caso, il termine più pertinente sia “estrarre”.

A parte queste scelte che mi hanno fatto arricciare il naso, si tratta di un lessico molto semplice, ancora in fase di evoluzione e di arricchimento; si vede che cerchi di usare un vocabolario che sia ampio e ricercato, ma questa ricerca non deve essere palese. Il lessico deve essere padronato in modo che fluisca in maniera naturale e non sia ostentato, deve amalgamarsi alla storia e non avere parole che risaltino perché fuori luogo o forzate. Si vede che ci sono un impegno e una ricerca alle spalle, ma essi devono rimanere nascosti e deve essere visibile il solo risultato. Inoltre, sono presenti fin troppe ripetizioni, anche nella stessa frase, e questo rende ancora più pesante e difficile la prosa:

-          Il salone era decorato con vari dipinti che ricordavano le tribù indiane, i toni erano quelli del rosso e del grigio che accendevano i muri in accordo con il tappeto, rosso anch'esso (in questo caso avresti potuto sostituire il colore con una sfumatura – vermiglio, scarlatto – o una perifrasi – delle medesime tonalità-)

-          Dopo aver gironzolato per il salotto il ragazzo si sedette sul divano seguito da Hailey che si era tolta le scarpe spingendole dietroil divano. (avresti potuto sostituire “divano” con un pronome – esso, questo- o una perifrasi – mobile)

Queste sono le più eclatanti, ma l’intero testo ne è costellato, dimostrando come, nonostante tutto, sia ancora un lessico che ha ancora bisogno di essere ampliato e variegato.

Stile: 6/10
Hai uno stile esageratamente didascalico e impostato, con frasi troppo lunghe ed elaborate ma rigide e difficili da leggere. Probabilmente sei ancora alle prime armi, perché mi ha dato l’impressione di essere uno stile che deve ancora solidificarsi e trovare una propria identità, ancora acerbo e senza una vera e propria identità che gli appartenga. Hai bisogno di fare tuo quel lessico ricercato e particolare che cerchi di usare, di migliorare la punteggiatura (leggere le frasi ad alta voce può aiutare) e scrivere frasi che siano meno lunghe ed artificiose, ma più naturali e discorsive. Inoltre, togliere l’impostazione da sceneggiatura o, al contrario, renderla un proprio tratto ma senza questa ingerenza fastidiosa che determina bruschi cambi di ambientazione, spezzando la continuità del testo. Inoltre, dovresti concentrarti maggiormente sulla sostanza dell’azione, mettendo in secondo piano dettagli come il vestiario o una descrizione approfondita dell’ambientazione; accenni di entrambi spalmati lungo la scena sono molto più piacevoli da leggere e non distolgono l’attenzione dall’azione che diviene la vera protagonista della scena. Il tuo stile ha buone potenzialità, ma devi lavorarci parecchio.
Ovviamente questa è la mi opinione di lettrice, non sono né un editor né un’insegnante di scrittura creativa, ti segnalo solo quelle cose che, almeno a me, hanno fatto storcere il naso.

-Trama:

Originalità: 6/10
Trama piuttosto banale e scontata, in cui non sono riuscita a percepire quell’angoscia che avrebbe dovuto esserci, assieme alla tragicità che, forse, volevi trasmettere; mi è sembrato tutto piuttosto superficiale e scialbo. Le premesse sono buone, l’introduzione è accattivante, ma non ho trovato nulla di quello che era stato promesso: non ho sentito né la disperazione per essere un fallimento in ogni campo, né la ricerca di questo passato, né i sentimenti che l’hanno portata a suicidarsi. Sembra tutto ancora abbozzato e accennato, senza un vero e proprio approfondimento. E in una trama piuttosto canonica come questa degli approfondimenti o delle svolte inaspettate avrebbero potuto vivacizzarla e renderla più particolare e indimenticabile.

Coerenza: 6 /10
Per coerenza intendo tanto la logicità tra le varie azioni e sequenze quanto l’inerenza con il contest e quanto richiedevo. Purtroppo, non ho compreso alcune scelte della ragazza, non sono state motivate a dovere, a mio avviso e avresti potuto puntare maggiormente sulle ragioni che l’hanno portata a compiere gesti estremi (come il suicidio finale). Altre situazioni mi hanno lasciato perplessa: come il fatto che i primi a entrare nella stanza fossero stati i componenti della band e abbiano iniziate a urlarle contro appena si è risvegliata dal coma, o la gestione della situazione da parte dei medici e il fatto che non ci fosse nessuno a monitorarla…Insomma, quel genere di situazioni piuttosto surreali e inverosimili che non ho condiviso appieno. Anche per quanto riguarda la trattazione del disturbo, viene dichiarato apertamente ma non vi ho ritrovato un riscontro pratico: anche in questo caso è tutto solo accennato, ma senza un vero e proprio approfondimento; si parla degli scatti d’ira ma vengono solo introdotti, si sfiora l’argomento “relazioni” ma nessuna è approfondita a dovere, soprattutto quella con James che mi pareva piuttosto importante. Non sono riuscita a riconoscere il disturbo che avevi scelto fino a quando non lo hai dichiarato apertamente e quelli accenni hanno acquisito una maggiore chiarezza; io avrei calcato maggiormente la mano sugli aspetti più problematici del problema, m sembrava u disturbo abbastanza grave ma sembra che la ragazza non ne sia affetta, tant’è che credevo soffrisse di depressione. Cercherei di dare maggiore spazio agli aspetti più eclatanti del disturbo, a calcare la mano sulla sua dipendenza da droga e da alcol, sui suoi ripetuti tentativi di suicidio in modo da rendere palese che abbia un problema.

Scorrevolezza: 5.5/10
Le frasi lunghe, in cui spesso ti sei incartata e gli stacchi improvvisi dell’ambientazione hanno rallentato e spezzato il ritmo rendendolo singhiozzante e discontinuo, difficile da seguire. La storia non ha un vero e proprio ritmo narrativo, ma le scene si susseguono scollegate, senza che io, a volte, ci abbia trovato un senso (come il saluto delle due amiche all’aeroporto o l’intera scena introduttiva nella casa al mare). È una storia con molti periodi morti, in cui non accade nulla, che si perde nella descrizione di elementi secondari che diluiscono e dilungano maggiormente la scena, annoiando il lettore; manca di adrenalina e di vivacità, di emozioni.

-Personaggi:
Caratterizzazione: 6/10
Descrizioni minuziose dell’abbigliamento che sono andate a discapito di quelle caratteriale; accenni qualcosa di generale riguardo i componenti della band, la migliore amica della protagonista e suo fratello, ma nessuno di loro ha una personalità marcata che permetta di indentificarli. Mi sono sembrati personaggi piuttosto piatti e amorfi, soprattutto la protagonista che mi ha dato l’impressione di venire trascinata dagli avvenimenti più che viverli, forse era l’impressione che volevi dare, ma per una ragazza con uno spirito d’iniziativa tale che ha provato più volte a suicidarsi, mi sarei aspettata un paesaggio emotivo e caratteriale più vivace e movimentato, come sempre, anche in questo caso è tutto molto acquarellato e superficiale, poco distinto e saporito. Paradossalmente, Taylor ha un carattere che emerge molto di più; se mi chiedessero come è la protagonista non saprei effettivamente che cosa dire se non “è depressa, con un passato tormentato, indecisa e apatica”, ma vorrei poter dire qualcosa di più su di lei, sul suo tormento e sulla sua tragicità.

Originalità: 5 /10
L’idea di una musicista insoddisfatta è piuttosto scontata, soprattutto se associata a un abuso di alcol e droga; il mondo musicale straripa di personaggi del genere e, purtroppo, Hailey non ha nulla che la contraddistingua dagli altri. Anche gli altri personaggi sono piuttosto canonici e stereotipati: la migliore amica che la sostiene sempre, l’innamorato perso (che però non ho capito perché ha preferito partire per l’esercito che stare con lei se ne era profondamente innamorato) e i membri della band egoisti e avidi; nessuno di loro ha caratteristiche permettano di farli distinguere e li renda originali, nuovi e innovativi o particolati e con caratteristiche che colpiscano e rimangano impresse.

-Gradimento personale: 5/10
È stata una storia piuttosto deludente, devo ammetterlo: non mi ha lasciato nulla, non mi ha trasmesso alcun tipo di sentimento, l’ho letta ma è scorsa come acqua, senza riuscire a fare presa. Ha delle buone potenzialità e l’introduzione è accattivante, ma non ho trovato nulla di quello che promette: non sono riuscita a percepire il fallimento della ragazza, non sono riuscita a capire quando abbia affrontato il suo passato e in che modo; il suicidio finale mi è sembrato addirittura fuori luogo dal momento che non sono riuscita a percepire la tragicità.
È tutto troppo accennato, abbozzato, non arriva mai in profondità e non riesce a colpirmi. Si pone l’accento su dettagli secondari – e a mio avviso superflui- come l’abbigliamento e l’ambientazione, e la trama risulta scarna e insipida, senza particolari elementi di originalità che la facciano distinguere. Anche l’inserimento dell’ambientazione, come si trattasse di una sceneggiatura, è una scelta infelice, che spezza la storia, dividendola troppo e facendone perdere il filo. Io l’avrei introdotta in altro modo con un’azione, senza piazzarla nel mezzo delle scene con uno stacco che, alla lunga, diviene fastidioso. È un lavoro molto acerbo, incompleto e abbozzato. Il mio consiglio è di dare maggiore importanza alle azioni, ai pensieri e ai sentimenti, tralasciando di descrivere come è vestito ogni singolo personaggio, di ridurre i dettagli della scenografia: è un racconto non una sceneggiatura e al lettor non interessa sapere di che colore è la maglietta di Hailey o i pantaloni di James, ma la storia passata tra i due, i loro trascorsi, gli sviluppi successivi, se lei sarà in grado di recuperare il rapporto. Meno dettagli e più sostanza.

 
-Utilizzo pacchetti 3.5/10
Obbligo: 2/5: Il disturbo viene dichiarato, almeno a parole, ma nei comportamenti non sono riuscita a vederlo con la stessa preponderanza, al punto che, all’inizio pensavo soffrisse di depressione, e sono dovuta andare a rileggere il prospetto per capire quale fosse la malattia veramente trattata. Vengono accennate le varie caratteristiche (abuso di sostante, vari tentativi di suicidio), ma in maniera talmente blanda e generalizzata che possono essere applicabili a qualsiasi cosa: la caratteristica principale non viene mai descritta apertamente: si accenna ai suoi scatti d’ira ma non vengono mai inscenati; non vengono mai menzionate le sue difficoltà relazionali, che credo siano molto più profonde e tragiche di quelle accennate. Insomma, è tutto troppo nebuloso e solo abbozzato perché si possa dire con certezza che lei soffra davvero di questa malattia.

Bonus: 1.5/5: Anche in questo caso gli elementi sono solo accennati, gettati nella trama – in maniera nemmeno troppo originale – ma senza essere sviluppati: il disegno viene citato ma compare all’improvviso, senza un contesto vero e proprio, senza sapere il ruolo del taccuino, perché è lì, perché è stato tirato fuori dalla valigia, se disegnare l’aiuta a capirsi meglio o è stato fatto in un impeto di rabbia…Insomma, è una cosa che galleggia nel nulla senza un qualcosa a sostenerlo; anche la frase, ha un contesto maggiore alle spalle, ma mi ha dato l’impressione di essere stata buttata lì, senza un vero e proprio sviluppo, senza quella tragicità insita nella frase stessa. Ogni cosa manca di sentimento e di sviluppo.

 

-Totali: 60/100


[Modificato da Haykaleen 01/06/2018 17:10]
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Post: 423
Giudice*****
01/06/2018 16:47
 
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7°posto: Tenue - Solo che lui si chiama Axel 75/100

-Grammatica:

Ortografia 9/10
Un consiglio che esula dall’ortografia: se giustifichi il testo, ha un aspetto più ordinato e piacevole alla vista.
Per il resto, ho riscontrato l’utilizzo di “infondo” invece di “in fondo”; nel primo caso è verbo, nel secondo è congiunzione che, inoltre, andrebbe tra virgole, come inciso:
- Infondo, compare per lo più nei suoi sogni;
- Byron raramente esce e infondo non è nemmeno certo di poterlo fare;
- infondo era nata per quello;
- Ma a Jasper infondo non interessa;
- Credo che infondo sia quello che ha sempre voluto, starsene in santa pace a dormire, senza paranoie;

Lessico e sintassi 7/10
Ho riscontrato qualche imprecisione nell’uso della punteggiatura e una suddivisione delle frasi che tende a spezzare il ritmo del racconto (non so se volontariamente o involontariamente). Soprattutto all’inizio, concetti che potevano essere espressi in un’unica frase sono stati divisi per timore che diventasse troppo lunga.
Per esempio: “[…] o c’è chi magari è stato drogato. Alcuni hanno semplicemente bevuto e da ubriachi possono essere arrivati ovunque, ma ci sono anche persone che hanno il cervello un po’ andato[…]”. Io avrei unito la frase degli ubriachi a quella precedente, dividendo poi quella che parla della malattia mentale; in questo modo il concetto risalta maggiormente. Altro esempio: “[…] le immagini di fronte a lui sembrano sfocarsi tra loro. Il corpo di Axel che si alza, le grida…” Io avrei messo i due punti a collegare le due frasi e successivamente un punto, dal momento che l’una è la descrizione dell’altra mentre successivamente si ha una descrizione delle reazioni del dottore alla vista ed esula, leggermente dal contesto. Queste imperfezioni nell’uso della punteggiatura hanno inficiato la sintassi e il ritmo del testo rendendolo spezzato ma in punti che, a mio avviso, non andavano spezzati. 
Inoltre, tendi a concludere una frase e riprenderne le stesse parole con l’aggiunta di un dettaglio in più. Questo genere di espediente può andare bene un paio di volte, ma alla lunga stanca e diventa solo ridondante.
Cerca di costruire frasi più lunghe e complesse, senza spezzarle troppo con la punteggiatura, variando la stessa e non avendo paura di scrivere frasi elaborate (sempre che non diventino periodi lunghi chilometri) alternandole a frase brevi ed effetto, in modo che anche queste ultime risaltino maggiormente.
Per quanto riguarda il lessico, l’ho trovato fin troppo semplice e a tratti colloquiale con espressioni più tipiche del parlato che di uno scritto; non era molto vario e mi è parso piuttosto elementare e basilare, senza particolarità che lo abbiano contraddistinto e mi abbiano colpita

Stile: 7/10
Hai uno stile che è ancora in formazione, non so da quanto tempo tu scriva e non so se questo sia il tuo stile abituale, ma mi è parso molto incerto, ancora da definirsi, costellato di imperfezioni e errori tipici di chi è alle prime armi. Le proposizioni sono brevi, la punteggiatura è arbitraria, il lessico è molto ristretto ed elementare.
A mio avviso, devi ancora trovare uno stile che ti appartenga e ti contraddistingua, che può vertere anche sulla semplicità di un linguaggio che ricorda quello del parlato e del colloquiale ma che deve essere inserito in un contesto, comunque, letterario. Devi immaginare di scrivere un libro per un pubblico di ogni genere (anche nel caso in cui volessi rivolgerti a bambini e ragazzi), devi essere accattivante e sorprendente, ma senza esagerare e, sì, devi anche tirartela un po’ (almeno nel modo di scrivere: mostrare come ci sia una raffinatezza e un’eleganza di fono pur nella semplicità; una finta modestia in cui il linguaggio sembra molto basilare ma nasconde una grande ricerca…non so se mi sono spiegata):

-Trama:

Originalità: 7.5/10
Ho apprezzato soprattutto il fatto che, all’inizio, sembri la storia di due personaggi distinti e solo in seguito si scopre che, in realtà, sono la stessa persona; purtroppo, ho trovato il modo in cui avviene questa scoperta piuttosto banale e scontato, oltre che un tantino incoerente: se lui è convinto di essere se stesso, non penso crederebbe così facilmente a una ragazza che dichiara di essere una voce nella sua testa e che lui soffre di disturbo dissociativo; l’avrei gestita meglio, soprattutto perché le premesse stonano con il seguito (sembrava piuttosto sicuro che fosse reale, non è del tutto probabile che si convinca così semplicemente). Inoltre, ho avuto il sentore che la storia d’amore prendesse il sopravvento, lasciando in secondo piano quella della malattia che, in effetti, non si capisce bene come sia stata risolta. C’è un enorme buco, a mio avviso, tra la scena della canzone e l’epilogo: manca un vero e proprio scioglimento; con la sequenza della canzone ogni speranza sembra ormai perduta e nella parte successiva sembra tutto risolto e sistemato ma non si sa come, in che modo, se l’abbia aiutato il dottore, la terapia, lui stesso. Secondo me, è una parte fondamentale che potrebbe aver reso ancora più interessante tanto il rapporto con i due quanto la malattia, approfondendo entrambi e dandone nuovi significati. È una buona trama, interessante, con delle belle promesse ma che pare essere stata conclusa in maniera frettolosa, quasi non sapessi come farla proseguire.

Coerenza: 7.5 /10
Per coerenza intendo tanto la logicità tra le varie azioni e sequenze quanto l’inerenza con il contest e quanto richiedevo. per quanto riguarda il primo punto non ho nulla da ridire se non quel piccolo appunto riguardante la possibilità che un malato tanto grave si lasci convincere da una voce nella sua testa, soprattutto se crede che tutto quello sia reale. Il secondo punto è stato rispettato grazie all’espediente dei due personaggi distinti che si muovono in autonomia, hanno pensieri differenti e caratteri differenti quasi fossero, appunto, due persone diverse (molto bello il dettaglio degli occhiali, per evidenziare maggiormente questa distanza). Purtroppo, però, soprattutto nell’ultima parte, dopo la dichiarazione, questo aspetto è andato affievolendosi sostituito dalla storia d’amore e lasciando in secondo piano proprio questo disturbo. Se ne accennava, ma ho avuto l’impressione che non fosse l’argomento principale.

Scorrevolezza: 8/10
Nonostante la sintassi strana e la punteggiatura opinabile, la storia scorre in maniera fluida, soprattutto grazie all’aspettativa che crei con l’inizio misterioso e all’apparenza incomprensibile. Io avrei cercato di rallentare maggiormente la scoperta della verità, disseminando piccoli indizi che poi avrebbero portato alla conclusione. Con l’espediente da te scelto si perde un po’ della tensione narrativa che avevi creato con quell’inizio mirabolante. Altra nota dolente è la mancanza di una vera e propria risoluzione che lascia il lettore perplesso e insoddisfatto. È una storia che si legge in fretta, senza intoppo se non quello finale, in cui la vicenda si dipana lentamente per poi assumer un ritmo velocissimo (quello delle dichiarazioni della bambina), rallentare di nuovo con l’introduzione del fatto che il ragazzo non senta più le voci e ne senta la mancanza (solo accennato, purtroppo, ma sarebbe stato interessante sviluppare anche questo spunto) e il botto finale che lascia confusi perché non si capisce come sia riuscita a risolversi la faccenda; conduci a un’elevata tensione emotiva e crei molte aspettative per poi concludere in maniera frettolosa. Non si riesce a ottenere quell’effetto di sconvolgimento che volevi conferire.

-Personaggi:

Caratterizzazione: 7/10
I personaggi sono caratterizzati più da un punto di vista fisico che caratteriale; il dottore è un’ombra dagli occhi grigio-verdi che non sono riuscita esattamente a inquadrare: non mi è sembrato molto professionale e ho avuto l’impressione che fosse piuttosto indeciso ed emotivo; se questa è l’immagine che volevi dare di lui, non ho nulla da ridire, ma mi sembra strano che un medico si comporti in tal modo (pur essendosi innamorato del paziente) e, forse, avrei aggiunto qualche sfumatura in più (come a una storta di doppia faccia: quella che usa in pubblico e quella che usa in privato; ne hai accennato ma non è mai stato sviluppato come argomento).
Byron/Axel appare più interessante, soprattutto per merito di questa dicotomia in cui le due identità sono ben distinte da un punto caratteriale: da un lato il ragazzo timido, introverso, insicuro e dall’altro quello più intraprendente, vagamente menefreghista e più sicuro di sé (o sprezzante). Ha reso il personaggio più variegato e stratificato, dandogli un maggiore spessore. Purtroppo, ho avuto l’impressione che anche questo elemento non sia stato approfondito completamente: la coesistenza di due personalità tanto diverse avrebbe potuto portare a tutta una serie di comportamenti e atteggiamenti nei confronti di se stesso e degli altri che avrebbe sviluppato ancora di più il personaggio. Sono due personaggi più o meno abbozzati, ma che possono essere approfonditi e arricchiti ulteriormente.

Originalità: 7 /10
La scelta di un medico e di un paziente per questo genere di argomento è piuttosto scontata e, oserei dire, quasi obbligata. Ma, nel tuo caso, non sono presenti elementi che possano renderli personaggi unici, inediti, con caratteristiche che li elevino dal loro ruolo di “medico” e “paziente”; hanno una personalità piuttosto canonica e appena abbozzata, che non permette di farli distinguere e risaltare. L’unico che emerge un po’ di più è il ragazzo con il suo disturbo talmente radicato che è addirittura due persone diverse. Penso che questo sia il punto forte della tua storia.

-Gradimento personale: 7/10
La storia non mi ha emozionata particolarmente e non come avrebbe dovuto. Le premesse erano buone e ho apprezzato il piccolo colpo di scena in cui si scopre che i due personaggi, all’apparenza distinti, sono la stessa persona. Avrei puntato maggiormente sulla relazione tra il medico e il paziente, davvero interessante, soprattutto per il fatto che lo stesso pare avere una predilizione più per Axel che per Byron; così come avrei preferito una gestione meno banale e prevedibile delle rivelazioni circa la malattia di Byron e un approfondimento sulla presa di coscienza dello stesso che è un passaggio molto importante sia dal punto di visto dello sviluppo del personaggio sia da quello della trama. Non ho trovato quell’angoscia, quella suspense che mi sarei aspettata da un racconto simile; è ancora un po’ acerbo, scontato e prevedibile. La base è molto buona, ci lavorerei e la svilupperei sottolineando quegli aspetti che ti ho fatto notare (la gestione della relazione tra i due, la rivelazione finale, il percorso di Byron).

-Utilizzo pacchetti 8/10
Obbligo: 5/5: Ho adorato come hai gestito questo tipo di disturbo, non credo sia stato semplice rendere una cosa tanto complessa come la dissociazione; ma tu ci sei riuscita magnificamente: ho trovato davvero molto bella l’idea di due personaggi distinti che agiscono in maniera indipendente l’uno dall’altro, e all’inizio ho creduto fossero due personaggi diversi; invece, come Byron, anche il lettore si rende conto, a poco a poco, che sono la stessa persona, per quanto opposti e differenti. Questo espediente ha permesso di far capire perfettamente il disturbo e lo ha rappresentato in maniera esaustiva.

Bonus: 3/5: La canzone è stata inserita con un’espediente piuttosto comune, sebbene abbia un suo significato (il fatto che lasci sempre parlare gli altri al posto suo), ma, personalmente, ho sempre trovato questa canzone piuttosto forte e con un messaggio che non ho riscontrato nella tua storia se non per quelle poche righe in cui viene citato il testo; mi aspettavo che, quantomeno, la storia e fosse impregnata invece è stata, a mio avviso, relegata in quell’angolino. Stesso destino è toccato alla citazione su cui, però, hai lavorato maggiormente, insistendo sull’attaccamento del ragazzo alle sue voci e alla necessità delle stesse. Forse io avrei sottolineato maggiormente anche la solitudine del ragazzo, impiegando quelle parole in tutta la loro potenza.

 

-Totali: 75/100


[Modificato da Haykaleen 01/06/2018 17:10]
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Post: 423
Giudice*****
01/06/2018 17:15
 
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6°posto: Le Vamp - The sound of silence 78.5/100 

-Grammatica:
Ortografia 10/10
Non ho riscontrato errori di battitura o distrazione, e nemmeno orrori ortografici.

Lessico e sintassi 8/10
Alcune scelte riguardanti la punteggiatura mi hanno lasciato perplessa, più che altro perché vengono collegate frasi che, all’apparenza, andrebbero separate (per esempio: “[…] il temuto trafficatore di organi da cui era miracolosamente fuggita; inizialmente provavano tutti compassione per lei…” in questo caso, avrei separato le due frasi con una pausa più lunga, si inizia a trattare un argomento diverso, passando dai pensieri dei ragazzi nei confronti della bambina all’atteggiamento che tengono con lei); ma a parte queste suddivisioni che non sempre ho compreso, le frasi sono lunghe ed elaborate ma equilibrate e per nulla pesanti, nonostante la complessità: riuscite a distribuire bene le pause, nonostante tutto, dando un ritmo rilassato ma non noioso o sonnolento alla storia; come fossero memorie che pian piano affiorano dalla mente della bambina.
Anche il lessico, pur essendo piuttosto semplice e senza pretese, è appropriato e corretto, adatto al contesto, senza particolari volontà di sorprendere, ma nel contempo, variegato, senza ripetizioni e mai banale.

Stile: 8/10
È uno stile molto elementare ma pulito e rifinito che, a parte qualche imprecisione, scorre bene ed è molto piacevole. Nonostante la mancanza di particolari o di pretese, è uno stile che conquista proprio per la sua nitidezza e per una semplicità naturale: ogni parola è legata all’altra in modo fluido e le frasi scorrono fluentemente senza intoppi. Il fatto che non abbia nulla di particolare, però, lo rende un po’ anonimo, per quanto bello, e non si distingue da altri stili lindi, precisi ed eleganti.

-Trama:
Originalità: 6/10
È difficile giudicare una trama quando non si è ben capito cosa sia effettivamente successo, e io non so cosa è sia successo. mi è sembrata una sequenza di frammenti scollegata tra loro; forse per chi è più abituato a questo universo e ne ha già avuto a che fare ha capito qualcosa di più, ma per quanto mi riguarda non so davvero cosa sia accaduto e sono rimasta molto confusa e basita dal tutto. Non sono riuscita a capire se si trattasse di qualcosa di metaforico, come in Sucker Punch, in cui il manicomio diventa un bordello in cui le ragazze diventano delle protagoniste di videogiochi…qualcosa di molto strano che non ho ben capito, ma era tutto un prodotto della mente della protagonista, un’arma di difesa e ho pensato che anche la storia del trafficante, i ricordi e la banda fossero come la bambina immagina la loro permanenza nel manicomio…Però sono solo supposizioni e probabilmente chiederò delucidazioni riguardo questa trama a me incomprensibile. Ho messo un sei politico per il fatto che non l’abbia capita, ma che comunque deve avere un suo senso di fondo che a me è totalmente oscuro.

Coerenza: 10/10
Per coerenza intendo tanto la logicità tra le varie azioni e sequenze quanto l’inerenza con il contest e quanto richiedevo. Non ho nulla da ridire a riguardo, un po’ perché, non avendo capito la trama non so se i personaggi siano coerenti nei loro comportamenti e nelle loro scelte, comunque nella storia non accade nulla di insensato.
Per il secondo punto, invece, devo dire che avete colto nel segno, mostrando il disturbo “dall’interno” e sottolineando proprio quella difficoltà a esprimersi e la paura di farlo che ne sono il cardine. Ho trovato molto delicato e attento il modo in cui siete riuscite a rendere questo disturbo, soprattutto per il fatto che ne abbiate dato un doppio sguardo: come Eve vede il mondo e come il mondo vede Eve, avendo analizzato soprattutto i rapporti con gli altri, mostrando la sua difficoltà nell’interazione e gli espedienti che la piccola utilizza per esprimersi, come i sorrisi o i gesti. È una bambina che vede, ascolta e ragiona ma non riesce a far seguire questi pensieri all’azione, alla parola e si è percepita la sua frustrazione per questa situazione; è una presenza silenziosa, innervosente e costante, quasi come un dio che dall’alto giudica…se non fosse che lei non esprime mai giudizi, si limita a guardare e a cercare di capire.

Scorrevolezza: 8/10
Nonostante i continui salti temporali (almeno credo) e gli eventi frammentari e, probabilmente, a se stanti, la storia scorre bene, soprattutto grazie al suo stile semplice ma accattivante, scorrevole; se non fosse stato per quegli intermezzi strani e a me misteriosi, sarebbe stata una storia che sarebbe fluita fluida. L’ho letta in poco tempo, senza particolari intoppi se non quelli già segnalati.

-Personaggi:
Caratterizzazione: 8/10
Ogni personaggio ha una sua personalità che emerge non solo dalle descrizioni vere e proprie, esplicite, ma anche da gesti e parole che confermano e approfondiscono. Ciascuno di loro ha una caratterizzazione ben precisa, anche i personaggi che compaiono solo una volta, ed è molto semplice associare a essi quel tratto specifico, in modo da identificarli n fretta: Gary è il paciere, amico di tutti, ma con le sue ombre e i suoi segreti; Marilyn è la ragazzina che pare superficiale e non vuole prendere parte alle discussioni, che alterna momenti di altruismo e sensibilità ad altri di egoismo; Violet è schiva, riflessiva ma questo l’ha riempita di tensione e disperazione fino a farla esplodere. L’unica, forse, con una caratterizzazione più labile e non così lampante è proprio la protagonista, data soprattutto dal fatto che non abbia la possibilità di mostrarla agli altri. È una ragazzina che sembra persa nel suo mondo, svampita e distante, ma è invece una grande osservatrice e ascoltatrice, attenta e intelligente, comprende molte più cose, forse proprio per il fatto che non si riempie di parole e riesca a vedere l’essenza delle cose, è molto cauta, delicata, altruista e paziente ed è meraviglioso che tutto questo si veda soprattutto attraverso i suoi gesti e i suoi sorrisi, dando importanza proprio a questo genere di cose che, spesso e volentieri, viene messo in secondo piano, ma che, in realtà, sono quei dettagli che svelano la vera personalità di una persona (il famoso “linguaggio non verbale”).

Originalità: 7/10
È molto diffusa la scelta di bambini rimasti orfani che cercano di cavarsela da soli e formano “una banda” come personaggi principali di una storia; la letteratura fantasy ne è piena e gli avvenimento di questa storia non mi permettono di capire quanto il tema possa essere trattato in maniera originale e inedita: il racconto si limita a una serie di memorie (almeno da quello che ho capito) che potenziano solo la situazione tesa , di solitudine e difficoltà in cui questi bambini si trovano, in accordo con la loro condizione. L’unico elemento che può essere considerato originale è la protagonista con il suo mutismo e tutti gli altri sensi percettivi e sensibili; è una protagonista anomala, per certi aspetti, in quanto non agisce in prima persona, spesso si lascia trascinare dagli eventi e si limita a gesti piccoli, che passano inosservati; il suo ruolo principale è quello di osservare, carpire e cercare di capire, sebbene sembri sempre immersa in un mondo tutto suo, distante eppure presente. È strano leggere di un protagonista che non pare essere il protagonista e avete gestito bene anche questo aspetto.

-Gradimento personale: 6/10
Il fatto di non aver ben capito granché della storia mi ha impedito di gustarmela appieno. Ho comunque apprezzato molto il lavoro dietro la rappresentazione del disturbo, e credo che il punto della storia sia proprio insito in esso: siete riuscite a rendere alla perfezione un concetto piuttosto complesso, soprattutto per il fatto che si tratta di una difficoltà molto labile e nascosta (una persona può essere timida e riservata, non per forza autistica), sforzandovi addirittura di mostrare diversi punti di vista, sottolineando la difficoltà di relazione non solo da parte della protagonista, ma anche di tute le personalità che le stanno attorno. Ho trovato molto delicato e attento il modo in cui lo avete trattato, con quegli approcci impacciati, cauti e accennati, fatti soprattutto di sorrisi, congetture e sguardi. È un testo in cui, all’esterno domina il silenzio, ma all’interno si ha un connubio di voci, emozioni e pensieri che contrasta pesantemente con quello che viene esternato; mi è piaciuta anche questa dicotomia; ho trovato meraviglioso come la ragazzina osservi e capti tutti gli stimoli che il mondo esterno le concede, come una rete che raccoglie ogni cosa e lo rielabora.
Un altro punto forte è, prendendo in prestito un termine dalla cinematografia, la fotografia: le scene sono molto ben congegnate, suggestive e significative, ma sono fini a se stesse e rimangono solo una bella immagine senza una correlazione con quelle che la precedono e la seguono; purtroppo, mi hanno dato l’impressione di essere fotogrammi appartenenti a diversi film e scollegate tra loro: si passava da una scena all’altra in cui cambiavano i personaggi- probabilmente cambiava anche l’ambientazione- e non sono riuscita a seguire la storia, limitandomi a una lettura superficiale che, probabilmente mi ha impedito di assaporare tutto quello che aveva da dire. Questa incomprensione e questa confusione hanno influito pesantemente, in quanto, trovo difficile giudicare e apprezzare qualcosa che non ho compreso.

-Utilizzo pacchetti 7.5/10
Obbligo: 5/5: Il disturbo è stato gestito in maniera esemplare: non solo ne avete mostrato più di un lato, ma ne avete anche abbozzato una causa, un peggioramento e il rapporto che la bambina ha con lo stesso, oltre che gli atteggiamenti degli altri nei suoi confronti; un’indagine multisfaccettata e, se non completa, molto ricca e particolareggiata. A maggior ragione avete sottolineato il conflitto intrinseco tra l’universo che vortica all’interno della ragazzina e il fatto che non lo riesca a esprimere se non attraverso sorrisi o gesti impacciati. Mi è piaciuto molto questo contrasto che esterna bene il disagio che, credo, debba provare qualcuno con un disturbo simile: avere tante cose da dire ma essere impedito nel dirle; ho sentito proprio la sua sofferenza e la sua angoscia e quegli sforzi dolcissimi per lasciar trapelare almeno una minima parte.

Bonus: 2.5/5: Gli elementi sono stati inseriti ma se l’immagine e la citazione sono state un po’ fine a se stesse: sono state introdotti ma non sono stati sviluppati e non hanno avuto un ulteriore influenza nella storia o un significato particolarmente pregnante all’interno della stessa; stesso discorso vale anche per la canzone, che non ho ben capito in che modo sia stata utilizzata, che collegamento abbiano i versi che avete scelto di utilizzare e in che modo si legasse agli avvenimenti. Anch’essa mi è sembrata un po’ chiusa in se stessa e non ho ben capito come l’abbiate sfruttata all’interno della storia. Gli elementi ci sono, probabilmente hanno un collegamento e uno sviluppo all’interno della storia, ma è come stesse strizzando l’occhio a me senza che io capisca a cosa alludiate.,

-Totali: 78.5/100


[Modificato da Haykaleen 01/06/2018 17:15]
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01/06/2018 17:39
 
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5° posto: Tide - Paura 79/100

-Grammatica:
Ortografia 10/10
Non ho riscontrato né errori grammaticali né errori di distrazione o battitura. Ben fatto!

Lessico e sintassi 8/10
Il lessico è piuttosto semplice, senza pretese particolari, ma senza scadere nel colloquiale e nel banale; si adatta bene al contesto, così come la sintassi piuttosto semplice e ripetitiva, basata sulla riproposizione di una stessa struttura base con variazioni minime. Le frasi sono soprattutto correlate le une alle altre come una catena d pensieri che fluisce in continuazione e i successivi si accavallano ai precedenti. Quest’ultimo elemento potenzia il lato ossessivo e ridondante del disturbo: l’ansia è un accumulo di pensieri e preoccupazioni sempre più grandi, soffocanti e oppressivi.

Stile: 9/10
Non so se sia il tuo abituale stile di scrittura, ma credo che si adatti molto bene al contesto e alla situazione, per questo il punteggio è così elevato nonostante, a uno sguardo più critico, la reiterazione di una struttura e la ripetizione di parole potrebbero sembrare difetti. Essi, invece, potenziano il messaggio che questo testo vuole trasmettere e lo rendono incisivo e più forte. Hai uno stile molto semplice e senza particolari pretese o eccentricità, è molto piano, tranquillo, classico. Anche come impostazione base, quindi, è un buon stile molto pulito e piacevole.   

-Trama:
Originalità: 7/10
Di fondo, si tratta della storia di una ragazza qualsiasi, come ogni altra, non ha un’ambientazione eccentrica né innovativa, ma il fatto che ogni azione banale e quotidiana si trasformi in un tormento continuo la rende particolare; mostra il lato che forse nessuno vede e che si nasconde dietro la normalità, e questo mi è piaciuto molto perché getta uno sguardo diverso (soprattutto perché è un punto di vista interno, più intenso e coinvolgente). Purtroppo, non c’è una vera e propria vicenda che si sviluppa, un’evoluzione o un peggioramento, ma piuttosto un estratto di vita che rimane cristallizzato nel tempo; non si ha una trama, ma un abbozzo della stessa che può essere sviluppato e approfondito, magari spiegando come vien gestita questa ansia, quanto davvero infici sulla vita della protagonista e se qualcuno si accorge e cerca di aiutarla. Insomma, qualcosa che espanda e sviluppi questo estratto che, altrimenti, rischia di rimanere fine a se stesso e di perdere tutto il suo potenziale, rimanendo solo una pagina di diario, un frammento di pensiero ma senza nulla alle spalle a sostenerlo o un futuro per approfondirlo.

Coerenza: 8 /10
Per coerenza intendo tanto la logicità tra le varie azioni e sequenze quanto l’inerenza con il contest e quanto richiedevo. Per quanto riguarda il primo punto, la ragazza non compie nessuna vera e propria azione, per cui non si pone nemmeno la questione; per quanto riguarda il secondo punto, credo che tu sia riuscita a centrare il fine del contest mostrando il disturbo come si presenta, e in una maniera tale che il lettore può percepirlo e provarlo egli stesso (almeno è quello che è successo a me). Non c’è necessità che tu dica: “questa ragazza è ansiosa” perché si capisce perfettamente e il coinvolgimento emotivo è un punto in più: l’ansia è la vera protagonista della storia, arrivando ad annullare la protagonista stessa. Inoltre, hai calato il disturbo nella realtà quotidiana, di tutti i giorni, mostrando, appunto, “il lato oscuro” di quella che potrebbe essere una ragazza qualsiasi (una compagna di corso, la tua migliore amica, una parente, te stessa); hai preso alla lettera le parole: “mostratene tutte le sfumature, le luci e le ombre, le sensazioni e i pensieri, scavate nella parte più oscura e remota dell'animo umano e mettetelo su carta” e ne sono davvero soddisfatta perché hai centrato il punto. La mancanza di una vera e propria storia, dello sviluppo del contesto in cui essa si muove, però, ha limitato questo racconto a essere niente più che un estratto: non sappiamo come questo disturbo si rapporti con le altre persone, come lei lo gestisca e come viene visto, limitando la visione ai soli pensieri della protagonista. Ciò che io chiedevo era anche una storia, un qualcosa che potesse mostrare come le persone, sia che ne siano coinvolte in prima persona, sia che siano esterne, sia che ne siano affette, gestiscano questo genere di problemi; mi sarebbe piaciuto vedere interazioni, sviluppi e qualcosa di più approfondito.

Scorrevolezza: 10/10
Nonostante le frasi lunghe e la sintassi ridondante, la storia ha un ritmo incalzante, ben cadenzato e ansiogeno, ciò, però, non ne inficia la scorrevolezza e il racconto fluisce fluido, in un crescendo sempre maggiore, sempre più opprimente e tragico, fino ad arrivare al triste epilogo e alla domanda finale che lascia con una sensazione di angoscia e tristezza. È un racconto che nonostante la pesantezza data dalle atmosfere si legge in fretta, grazie a uno stile agile e piacevole, e alla presenza di frasi perlopiù correlate; un sapiente uso della punteggiatura e la semplicità di base contribuiscono a rendere il tutto più fluido e l’ho letto senza quasi essermi accorta di essere giunta alla fine.

-Personaggi:
Caratterizzazione: 6/10
Da un punto di vista oggettivo non si ha alcun tipo di caratterizzazione e, forse, da un lato, è un bene perché ognuno può immedesimarsi in essa, ma dall’altro limita il personaggio alla sua sola ansia e lo appiattisce su questa caratteristica. Non sappiamo nulla di lei né sul suo aspetto fisico né sul suo carattere, al di fuori del fatto che sia estremamente ansiosa; ma non sappiamo come questa riesca a gestire la sua ansia, se sia in gradi di gestirla o si lasci sopraffare da essa, come pare nei suoi pensieri. Abbiamo solo il suo punto di vista e lo stesso è ristretto e limitato, impedendo un qualsiasi tipo di sviluppo. È un’ombra e nulla più, e questo limita tantissimo il personaggio e le sue potenzialità.

Originalità: 5 /10
Si tratta di una ragazza, come qualsiasi altre, e i suoi pensieri possono essere i pensieri di qualsiasi altra, per cui non vi è nulla di originale o inedito in lei. Non c’è nemmeno molto da dire a riguardo, siccome è l’unico personaggio e lo stesso ha poche caratteristiche che non riescono a elevarlo dalla sua condizione di “personaggio basilare” senza caratteristiche particolari.

-Gradimento personale: 9/10
Il coinvolgimento totale di questa storia credo sia il suo punto forte. Il lettore riesce a immedesimarsi perfettamente e a provare quello stesso stato di ansia che prova la protagonista, forse io sono avvantaggiata perché, più o meno, è lo stesso genere di pensieri che mi faccio ogni volta, ma anche chi magari non è ansioso per natura riesce a capire l’angoscia e l’apprensione insita in ogni singola azione, anche la più banale e scontata. Ogni gesto diviene fonte di preoccupazioni e insicurezze, ogni parola, ogni sguardo, persino ogni decisione divine il punto per una rete che si dispiega in mille altri fili, in cui rischi di rimanere impigliato e soffocare.
Questo racconto trasmette proprio un senso di soffocamento, di oppressione tale per cui si capisce perfettamente in cosa consista l’ansia. Non viene mai dichiarato che la ragazza soffre di questo genere di disturbo, ma si capisce perfettamente. E il fatto che l’ambientazione sia attuale – uno scorcio di una qualsiasi giornata di una ragazza qualsiasi – rende il tutto ancora più palpabile e vicino. Purtroppo, la storia è limitata a questo squarcio che, per quanto mi sia piaciuto, non va oltre la semplice descrizione dei pensieri di una ragazza durante la sua giornata ma, fondamentalmente, non sappiamo nulla di lei: di come gestisce questa ansia, di come si relazioni con gli altri e di come gli altri si relazionino con lei. Per quanto mi sia piaciuta, soprattutto per le emozioni che ha suscitato in me, rimane comunque una storia fine a se stessa, immobile. 

 
-Utilizzo pacchetti 7/10
Obbligo: 5/5: Il disturbo è stati espresso perfettamente: la ragazza vive in un’ansia continua, per qualsiasi cosa (e l’ansia generalizzata non è rivolta a un particolare oggetto o situazione) e questiona tutto, prendendone in considerazione le varie conseguenze sempre catastrofiche e letali, ma senza mai far seguire al pensiero l’azione. E secondo m hai reso perfettamente questa caso…Hai fatto venire ansia persino a me.

Bonus: 2/5: La citazione, anche se non in maniera specifica impregna l’intera storia: per ogni decisione la ragazza valuta i pro e i contro come se, effettivamente, ne dipendesse la sua vita. Per cui, per quanto mi riguarda la citazione è stata inserita e utilizzata, sebbene non sia stata riportata, è visibile e si può associare a essa.

 

-Totali: 79/100

 
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01/06/2018 17:43
 
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4° posto: Alice_nyan - Vedova nera 80/100

-Grammatica:
Ortografia: 10 /10
Non ho riscontrato errori di battitura o distrazione, né strafalcioni grammaticali. Ottimo lavoro!

Lessico e sintassi: 8/10
Sono stata parecchio indecisa su questo punto perché, in fin dei conti, la sintassi è completamente spezzata dall’inserimento delle varie voci che mi hanno destabilizzata; uno che si imbatte in un testo simile per la prima volta ne rimane completamente spiazzato e confuso. A parte questo inghippo di natura logistica (?), c’è una buona alternanza tra frasi brevi icastiche che si allungano sempre di più fino a diventare proposizioni sempre più lunghe ed elaborate, ma sempre mantenute sulla correlazione e più raramente sulla subordinazione, creando un impianto essenzialmente piatto e scorrevole. Il ritmo si mantiene sempre spezzato e singhiozzante, forse a simulare un affastellarsi di pensieri incalzanti ma mai del tutto formati. Il lessico ha una base piuttosto semplice ma con sparute scelte linguistiche particolari (come “rotule” invece di “ginocchia”) che mi hanno lasciata perplessa e non ho compreso del tutto dal momento che, per il resto, è piuttosto elementare e canonico, senza altre pretese particolari (non ha un’impostazione ricercata, poetica o volutamente eccentrica).

Stile: 8/10
Non so se questo sia il tuo solito stile oppure sia stato adattato all’occasione e non so nemmeno da quanto tempo tu scriva, ma l’ho trovato ancora uno stile acerbo, senza una vera e propria identità: l’impostazione di base è piuttosto semplice ed elementare e si nota anche una grande cura nell’utilizzare un lessico particolare, che non sia scontato, m è proprio questo il punto che mi lascia maggiormente perplessa: è come se volessi sorprendere il lettore con queste trovate eccentriche ma che stonano con l’impianto di base, come colori troppo accesi per un quadro dai tratti delicati, non so se mi spiego. Sembra che queste scelte siano state inserite a forza, e ho avuto la sensazione che tu debba ancora trovare uno stile che ti contraddistingua, prelevando ispirazioni e strutture da altri autori e cercando di farle proprie. Questa, almeno ho l’impressione che ho avuto. Ma, a parte questo, il tuo stile non è da condannare: è molto descrittivo, e forse, a volte ti lasci trascinare da queste descrizioni (che, dato il contesto non è da condannare ma dipende se è un caso particolare o una costante), sebbene tu abbia la tendenza a utilizzare spesso frasi senza verbo che a volte possono anche starci, ma reiterate rendono la lettura più pesante e farraginosa.

-Trama:
Originalità: 8/10
L’originalità è insita soprattutto nel modo in cui hai trattato un argomento piuttosto canonico e basilare. Queste atmosfere sospese, incomprensibili e confuse in cui si sviluppa la storia che, però, rimane incerta. Ho apprezzato come tu abbia mischiato la realtà con l’allucinazione sfumando i due in un limbo in cui, senza le tue preziosissime note, non si capirebbe effettivamente che cosa è successo. Questo implica che il racconto debba essere letto due volte, quantomeno affinché la trama sia più chiara. Capisco la tua volontà di rendere lo stato di estraniazione del personaggio, ma questo non deve intaccare la comprensione di una trama e del suo sviluppo. Alla fine, rimane un racconto che, almeno per me, lascia il lettore insoddisfatto: l’atmosfera sospesa e incomprensibile non aiuta a capire cosa abbia appena letto, lascia tantissimi dubbi, che in relazione al personaggio sono anche coerenti, ma in relazione al fatto che si scriva anche per altri, lascia perplessi e basiti.
Una trama che appare piuttosto lineare e semplice, resa più complessa e irrisolta da questo clima allucinato.
Per dirti che, se non avessi letto le note, non avrei mai capito che aveva sciolto il marito; come sempre alludi e accenni, ma senza mai far capire del tutto cosa stia succedendo e, alla lunga, il lettore sente il bisogno di qualcosa di concreto e oggettivo su cui basarsi.

Coerenza: 10 /10
Per coerenza intendo tanto la logicità tra le varie azioni e sequenze quanto l’inerenza con il contest e quanto richiedevo. Il personaggio, alla fine, non fa nulla fuori dal comune…O meglio, nulla di strano rispetto alla sua condizione. Anche il tema del contest è stato rispettato e appieno grazie al fatto che tu abbia deciso di proporre il disturbo da un punto di vista interno e profondo, provando a riportare quello che potrebbe pensare qualcuno affetto dalla malattia, e mostrando attraverso questo espediente tutte le sue caratteristiche: la dissociazione della donna dalla realtà, le voci che assumo i connotati delle coscienze di Freud e il rapporto distorto e malato che ha nei confronti del marito che non la soddisfa, che lo ripugna ma che continua ad amare, nonostante tutto (o meglio, ama l’immagine che lei si è fatta di lui). Tutti questi elementi offrono diversi piani e diversi livelli, toccando ogni aspetto. La malattia è davvero la vera protagonista di questa storia, così come avevo richiesto. Perfetto!

Scorrevolezza: 8/10
Nonostante la presenza delle tre voci che, a volte, ha reso più difficile la lettura (ma soprattutto la comprensione) e un lessico, non sempre collaborativo, la storia scorre in maniera fluida e incalzante, con un climax ascendente davvero bene congegnato in cui assieme al delirio aumenta con l’aumento del piacere, e una maggiore concretizzazione e intensificazioni delle allucinazioni, aumenta anche l’apprensione e l’angoscia nel lettore, l’attesa per qualcosa che faccia esplodere la suspense e la risolva. L’aura onirica dell’intero racconto rende la sua comprensione più difficile e questa risoluzione della tensione non si riesce a percepire fino in fondo, lasciando sempre un pizzico di angoscia e confusione finali.

-Personaggi:
Caratterizzazione: 7.5/10
La protagonista è un personaggio interessante, complesso e contradditorio, dovuto soprattutto alla sua malattia e questo è un po’ limitante: si corre il rischio che il personaggio si appiattisca su di essa e non mostri nulla che esuli dal disturbo; purtroppo, la donna corre questo rischio, il suo carattere è determinato dalla sua schizofrenia e non si capisce davvero, completamente, quale sia la sua indole; da un certo punto di vista ha anche senso: questo genere di disturbo ti estrania completamente e non esiste nulla al di fuori di essa, ma dall’altro toglie un sacco di possibilità e di sviluppi legato al contrasto o all’analogia tra il suo carattere e quello dettato dalla malattia, aggiungendo un nuovo livello di complessità e di angoscia. Ho, quindi, trovato il personaggio un po’ ingabbiato nel suo essere schizofrenico e nonostante sia questo annullamento sia coerente con il disturbo, sia la personalità data dallo stesso sia interessante e complessa, mi sembra che non vada oltre a esso. Forse qualcosa è accennato, ma è talmente nebuloso che sfuma inghiottito dalla predominanza di questa personalità confusa, intensa, violenta e contrastante.

Originalità: 8 /10
Anche questo aspetto è stato apprezzabile solo dopo aver letto le note in quanto tutti questi riferimenti si perdono all’interno della storia, anche a causa della solita atmosfera ambigua e sorpresa. Paragonare un’omicida del proprio marito alla vedova nera non è una novità e credo sia l’animale a cui subito venga da pensare, ma il fatto che la donna lo incarni e la particolare attenzione per i dettagli e le analogie nascoste, hanno risignificato il tema in una chiave inedita e interessante; alcuni di questi particolari sono cervellotici ma raffinati (penso alla veste di seta nera che rimanda al bozzolo) ed è un peccato che solo grazie alle note si riescano a cogliere. A mio avviso, questo paragone con il ragno andrebbe approfondito, magai insistendo sulla capacità dei ragni di tessere una tela per catturare la propria preda (tema, forse banale e scontato, ma che se ben sfruttato può potenziare ancora di più la metafora e renderla maggiormente evidente).

-Gradimento personale: 6/10
Personalmente non gradisco troppo le storie che implichino dei sottintesi che non si riescono a cogliere subito e necessitano di una spiegazione. O meglio, i sottintesi ci devono essere o il lettore non si divertirebbe, ma detesto quando non capisco cosa stia succedendo o le allusioni: è come quando qualcuno ti strizza l’occhio ma non sai dire se è perché gli è entrato un moscerino nell’occhio o cerca la tua complicità; è frustrante, probabilmente perché ho una mente troppo gretta per comprendere certe sottigliezze metafisiche. Alla fine, comunque, questa storia non mi ha lasciato nulla: è passata come acqua e senza nemmeno rinfrescarmi troppo. A causa di tutto il ragionamento retrostante non sono riuscita a godermela perché cercavo di sforzarmi nella ricerca di un significato, di simboli nascosti che mi aiutassero a capire che cosa sia successo perché, alla fine, non ho nemmeno capito cosa è accaduto. Le tue note, da questo punto di vista, sono state prodigiose e mi hanno permesso di redigere un commento più obiettivo e imparziale per le parti che non implicassero un parere troppo personale; ma se non ci fossero state quelle note mi sarei sentita persa. Mi dispiace che, in questa voce abbia un punteggio tanto basso ma l’idea di dover sviscerare una storia quando la leggo non mi entusiasma per nulla, così come non mi entusiasmano le mostre di arte contemporanea: non capisco e detesto non comprendere le cose al volo e credo che entrambe le forme debbano essere più immediate e intuitive, senza la necessità di una spiegazione di due pagine finale per riuscire ad apprezzarla meglio. Questa è l’opinione dettata dai miei gusti, alla fine come impostazione e trama si adatta molto bene al contesto.

-Utilizzo pacchetti 6.5/10
Obbligo: 4.5/5: Anche in questo caso ci vogliono tanto le tue note quanto uno sforzo piuttosto consistente per capire che la donna è malata; più che altro perché c’è una situazione incomprensibile: non si capisce se sia sogno o realtà, che sia permette un’immedesimazione maggiore ma, d’altro canto, non evidenzia la differenza e si perde un po’. Anche l’elemento di allucinazioni uditive e sensoriali si perde in questa insicurezza e incapacità di comprendere se siano davvero tali. Per questo, nonostante tutti gli elementi siano inseriti in maniera impeccabile, non si riescono a notare immediatamente. Capisco che tu non volessi essere troppo esplicita in modo che il lettore avesse un’esperienza “in prima persona” dell’intera cosa, ma il fatto che il testo sia costellato di allusioni e sia necessario leggere le note per capire fa perdere un po’ il piacere della lettura e mette in secondo piano anche questi elementi.

Bonus: 2/5: Pur con tutta la buona volontà, non sono riuscita a ritrovare la canzone nel testo, anche cercando gli accenni citati, ma non ho visto nulla di più palese e concreto che mi rimandasse subito a essa; c’erano tanti spunti che non ho visto in questo testo o non sono riuscita a cogliere (la lotta continua con se stesso per non annientarsi nonostante sia agli sgoccioli, la disperazione per non riuscire a superare la situazione e la volontà di allontanare tutti perché ne è consapevole); credo tu ti sia fissata sui particolari perdendo un po’ il senso generale del testo. Anche la citazione e il suo uso vanno presi con le pinze: ne ho visto un uso un po’ più chiaro, ma solo dopo aver letto le note finali e aver scavato nella storia alla ricerca di quell’amore perché, almeno a me, non sembra ami la persona bensì il ricordo di lui e le voci all’interno della sua testa non la spingono palesemente contro il marito; è tutto troppo sottinteso e nascosto per essere comprensibile in maniera immediata e, infatti, mi sono dovuta sforzare per riuscire a capire che uso ne avessi fatto. L’immagine credo sia quella che sia stata sfruttata maggiormente e in maniera originale: mi è piaciuto che tu abbia tramutato le varie bocche nelle sue voci interiori, o meglio nella reincarnazione delle diverse parti della coscienza freudiana, così come ho apprezzato l’attenzione per i dettagli che hai inserito anche all’interno della storia.  

 

 

-Totali: 80/100


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Post: 423
Giudice*****
01/06/2018 17:48
 
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Un po' di suspense per il podio, vi anticipo che c'è un parimerito (nel caso stiate facendo i conti e non vi tornassero)
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Post: 39
Giudice*
01/06/2018 18:14
 
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Heilà!
Ho letto le tue considerazioni: pensavo molto peggio.
Il problema alla base di questa storia è che difatti sembra solo una parte, una piccola rappresentazione di qualcosa di più grande: è come avessi mandato al concorso un trailer di un film, o meglio, un cortometraggio estratto da un lungometraggio.
Pensa: molti elementi di quella storia li abbiamo cambiati (tranne i personaggi: quelli sono rimasti gli stessi), tra cui la questione dell'orfanotrofio che prima ci serviva solo come punto d'appoggio per collegare alcuni personaggi; fatto sta che giuro solo ieri siamo riuscite a collegare finalmente tutti i pezzi del puzzle di questo complesso racconto.

Quindi purtroppo: più che metaforico, effettivamente si trattava proprio di elementi mancanti, cui alcuni non potevo mettere per "spoilerare".
Il motivo per cui verso la fine la narrazione va a quadri è sia per questo problema, che per cogliere quel senso di "unità connotativa/compattezza di significato" nel rapporto fra i personaggi.
Per la canzone: le strofe portanti, oltre a quelle su Eleanor Rigby che rimandavano a Eve, erano quelle poche parole "tutte queste persone sole" riferito ai personaggi che la circondavano; un tema principale che tratteremo saranno proprio i rapporti di gruppo: questa storia da questo punto di vista si dividerà in tre parti: ascesa, evento "sparti acque", discesa e lento declino. L'estratto "The sound of silence" faceva riferimento allo scorrere di questa terza fase.
Eve poi ho deciso di analizzarla proprio perché nella storia principale era quella che sul profilo psicologico curavamo di meno; infatti, per quanto qui si veda poco, gli altri personaggi hanno una costruzione ancora più complessa: prendendo d'esempio Angy (se non ricordo male avevamo adattato così) lei era una di quelle che si faceva da paladina e atteggiamenti sicuri e sfacciati, e che invece ora, sospettata di aver commesso omicidio, si vede nella sua fragilità manifestata in questa sorta di isteria, e lo dobbiamo molto al personaggio originale a cui abbiamo affinato poi parti del carattere (anche se nei nuovi aggiornamenti fatti ci saranno dei cambiamenti anche per questo punto di vista); per non parlare di alcuni temi come depressione, violenza sui minori e indifferenza, sostegno dei deboli fatto solo per avere a posto la coscienza (nel senso come qualcosa quasi di "falso", costruito) ma che comunque col tema principale di questo estratto c'entravano poco.

In conclusione mi fa piacere che partecipare al concorso abbia permesso di costruire meglio il personaggio di Eve :)
"è una presenza silenziosa, innervosente e costante, quasi come un dio che dall’alto giudica…se non fosse che lei non esprime mai giudizi, si limita a guardare e a cercare di capire": bingo, era ciò che puntavo a trasmettere.


Comunque si, quando hai citato cinema e fotografia, mi sono partiti i "feels", come si usa dire ultimamente: per quanto si possa dire che cinema, fotografia e scrittura sono tipi di arti completamente diverse, insisterò fino a fondo per dimostrare come possa essere il contrario, e ognuna possa estrapolare il meglio dall'altra.
Con la modernità e le tecnologie digitali, e con ciò nuovi modi di creare luci e colori, siamo stati abituati a immagini ultra definite e spettacolari: il bello della scrittura sarà riuscire a riproporle col fluente uso del fiume della parola.


PS Congratulazioni a tutti i partecipanti, daje regà che abbiamo resistito fino alla fine! Comunque la storia di Ely a me è piaciuta :)
Non è mai troppo banale toccare questi temi: soprattutto sono ancora attuali, e poi proprio per il fatto che si tratti di un "classico intramontabile" che in molte altre storie magari viene trattato con molta superficialità e a volte quasi ridicolizzato, da parte di autori che hanno una visione distorta di questi problemi e li fanno passare per "fighi", io questa l'ho apprezzata!
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Post: 423
Giudice*****
01/06/2018 18:18
 
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3° posto: Rowan Mayfair - Colpevole 85.5/100 

-Grammatica:
Ortografia 10/10
A parte una preposizione dimenticata in questa frase “pegni di una violenza che nasconde con sapienti colpi fard” non ho riscontrati né errori di battitura né errori di distrazione né strafalcioni grammaticali.

Lessico e sintassi 9/10
È difficile valutare questi aspetti in una Flash, dal momento che, essendo più breve si tende a porre maggiore attenzione a questi due elementi. L’alternanza di frasi brevi con altre più lunghe e complesse mi è piaciuta, soprattutto perché le prime sono pensieri fulminei, sensazioni baluginanti, percezioni precipitose e velocissime mentre le seconde sono associate a ragionamenti e riflessioni, a pianificazioni; da un lato abbiamo la parte sentimentale ed emozionale, dall’altra quella mentale, sebbene entrambe siano distorte dal momento che quest’ultima non aiuta a far uscire la ragazza dalla situazione in cui la getta la prima.

Stile: 9/10
Stile piuttosto semplice ma non banale grazie all’uso sapiente della sintassi e a un lessico che cerca di essere vario, mai ripetitivo e puntuale. Si adatta alla situazione e al contesto: non ha molte pretese dal momenti che si tratta, pur sempre, del punto di vista di una ragazza comune, nella media; ha quest’alternanza tra frasi brevi, icastiche e proposizioni più lunghe e elaborate che lasciano intuire le fluttuazione della mente della donna e, nonostante alcuni concetti siano reiterati e ripetuti la cosa non è pesante o ridondante, in quanto vari sia il modo in cui è esposto sia il lessico, inserendo uno stesso pensiero in contesti diversi e dandone sfumature diverse o dettagli in più.

-Trama:
Originalità:7.5/10
Non è il primo racconto che ho letto incentrato sulla violenza domestica, quella sulle donne e un amore malato e morboso, distorto. Eppure, è un tema su cui non si scrive mai abbastanza, spesso sottovalutato o banalizzato. Per questo è sia originale che non originale: è raro ma non inconsueto. La trama è molto scarna di per sé; non c’è una vera e propria storia, quanto un’introduzione, e come tale perde un po’ perché non si ha uno sviluppo, un’evoluzione o un’involuzione, è un fotogramma estrapolato da qualcosa di più ampio. C’è poca sostanza, ma questa sostanza è pesante e onerosa da scrivere, difficile da digerire.

Coerenza: 9 /10
Per coerenze intendo sia la coerenza all’interno del testo sia con il tema del contest e con quanto ricercassi nelle storie. In entrambi i casi non c’è alcun appunto da fare: la brevità del racconto permette che i pensieri e le azioni della protagonista siano tra loro logici e collegati, per quanto distorti e malati. Inoltre, tratta il tema principale su cui verte il contest: la malattia mentale inserita all’interno di un contesto di “normalità” e quotidianità, renderla protagonista e darle spazio e importanza. Tu, nonostante non sia descritta nei particolari ma sia accennata con gestualità e pensieri precisi, sei riuscita a mostrarla e a far capire come, nelle mente della vittima, tutto abbia un senso, tutto sia logico e normale, non accorgendosi che, in realtà, si sta facendo del male da sola.  

Scorrevolezza: 10/10
La brevità della storia è stato un punto forte in questo caso, in quanto si riesce a leggere in poco tempo e si sviluppa senza intoppo, in maniera scorrevole, chiara e vivace (nel senso che non ci sono punti morti, vuoti o di stasi). Non accade nulla di particolare ma è una storia che coinvolge e colpisce, e divori quelle righe con la stessa ansia e animosità che deve provare il personaggio. La diversa lunghezza delle frasi non ne inficia la fluidità, così come la mancanza di una vera e propria trama. Si sviluppa in maniera semplice e accattivante, invogliando a volerne leggere un seguito sia per capire a come siano giunti a questa situazione, sia per vedere come essa si risolverà e si svilupperà.

-Personaggi:
Caratterizzazione: 7/10
La brevità del racconto ha penalizzato questo aspetto: purtroppo non hai avuto il modo né lo spazio per poter fare un approfondimento psicologico dei due personaggi che andasse oltre il rapporto carnefice-vittima: il ritratto di lei è più dettagliato ma si limita, appunto, al suo ruolo di sottoposta, che vive sospesa tra la volontà di liberarsi di quel dolore e il bisogno di ricercarlo. Il modo in cui ragione e il suo profilo psicologico sono, di per sé, interessanti e complessi ma la descrizione del personaggio non va oltre a questo appiattendolo leggermente nel suo ruolo. Di lui sappiamo ancora meno e solo per via indiretta: sarebbe stato interessante un approfondimento del carattere dell’uomo e in particolare le ragioni che lo hanno portato a questa relazione malsana, quali siano i sentimenti che lo spingono a essere violento, aggressivo e possessivo. Come per la trama, anche per i personaggi ne abbiamo un assaggio, un abbozzo che incuriosisce, cattura ma non conquista.

Originalità: 6 /10
Per quanto il tema trattato sia inusuale, i personaggi sono piuttosto canonici: la ragazza è l’archetipo della vittima, sottomessa e debole, che non riesce a contrastare le difficoltà e preferisce accettarle passivamente, pusillanime e senza iniziativa; lui, invece è l’archetipo dell’uomo violento, dominatore e geloso, del bruto. Queste caratteristiche di fondo, e il fatto che non trapeli impediscono ai personaggi di avere un tratto che li renda nuovi, originali o interpretati in una maniera innovativa.

 
-Gradimento personale: 9/10
Breve ma intenso. Nonostante il racconto sia oggettivamente corto sei riuscita a concentrare tutte le emozioni e a renderle comunque perfettamente, senza che la lunghezza del racconto ne inficiasse l’efficacia o la chiarezza. Ogni pensiero, ogni gesto, ogni parola ha contribuito a potenziarle e a sviscerare sentimenti che si sono rivelati sempre più contorti, controversi e malati. Ho adorato in particolare il motivo per cui la ragazza si procurasse da sola il dolore: è preda della disperazione, ma si rifiuta di capirlo, e per rimanere se stessa ha bisogno di essere certa di poter avere ancora controllo su qualcosa, soprattutto sul dolore che domina la sua vita. Questa frase: “una gioia perversa la invade al pensiero di poter controllare almeno quel dolore” mi ha fatto venire i brividi; tutto il racconto mi ha colpita e mi ha fatto rabbrividire perché, purtroppo, è una situazione attuale di cui non si parla spesso e in maniera attenta e delicata, o precisa. La violenza domestica, la violenza sulle donne e queste relazioni malsane devono essere conosciute, ma sono realtà celate, di cui non si parla perché sono troppo innaturali e sconvolgenti. È preoccupante come una persona, sia essa uomo o donna, giovane o vecchia, si annulli pur di avere un po’ di affetto distorto e violento, perché crede di non potersi meritare altro e preferisce provare dolore piuttosto che il pensiero di essere sola. Sei riuscita a rendere perfettamente questo concetto senza forzarlo, senza esagerarlo ma con accenni semplici ma davvero molto efficaci.
Sono stata colpita nel profondo da questo breve racconto e sarei davvero lieta e curiosa di poter leggere la storia più ampia a cui è ispirata.

-Utilizzo pacchetti 9/10
Obbligo: 5/5: Il disturbo è stato trattato in tutti i suoi aspetti, sebbene non sia stato trattato in maniera ampia e palese, tutti gli accenni, i pensieri e i gesti lasciano intendere proprio questo genere di disturbo, in cui si è completamente sottomessi alla persona amata nonostante tutto il dolore e il male che fa provare. Ne è dipendente e questa dipendenza si è vista, potenziata proprio dal fatto che non sia stata esagerata e sbandierata.

Bonus: 4/5: La canzone e il suo testo permeano l’intera trama; praticamente è una storia ispirata a essa, e sei riuscita a unire bene le due cose, unendo al disturbo una relazione malata, violenta in cui riecheggiano le parole “Per quanto a lungo ci proverai? /Quanto ancora prima che te ne vada?/La tua apparenza non può essere mascherata/Il fatto che tu sei nell’infelicità”. Hai aggiunto quei dettagli (come i cerchi neri sotto gli occhi o il coltello della cucina e il pensiero di ucciderlo ed essere libera) che dimostrano come tu abbia letto il testo e cercato di inserirlo in un contesto amalgamandolo agli altri elementi. Davvero un ottimo lavoro.

Anche la citazione è stata ben inserita, non solo riportandone le esatte parole, ma l’intero racconto sembra fondarsi su quelle parole: la ragazza preferisce qualsiasi cosa, accetta qualsiasi cosa piuttosto che non provare nulla; lascia che quell’uomo le faccia qualsiasi cosa, ma preferisce sentire quel dolore perché, in questo modo, si accerta di essere viva, concreta e considerata; ha talmente tanta paura di non esistere, di essere dimenticata che ricerca qualsiasi sensazione, persino quelle più distruttive.

-Totali: 85,5/100


[Modificato da Haykaleen 01/06/2018 18:18]
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01/06/2018 18:31
 
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2° posto: SparkingJester - L'Innocente e il Deluso 86.5/100

-Grammatica:
Ortografia 10/10
Ho visto qualche errore di battitura e di disattenzione, ti consiglierei di riguardarlo:
-          Mi porterai più pankras che puoi ed io racconterò finché ne avrò da mangiare
-          <<Ma questo telo dico domani, moccioso. E’ quasi l’alba e tu sicuro dormirai per un bel po'.>>

Lessico e sintassi 7/10
Ho riscontrato due tipi di lessico che si affrontano e si scontrano tra loro: da un lato quello più semplice, elementare, quasi infantile, con molte parole prese in prestito dal linguaggio colloquiale e dal parlato; e dall’altro un vocabolario più forbito, ricercato e…manieristico, un certo senso, che ricerca sempre un aggettivo da coordinare al nome, un avverbio per impreziosire il verbo. Questi due lati si percepiscono distintamente entrambi, in quanto sono molto marcati, e stonano l’uno con l’altro. Ti consiglierei di scegliere un lessico che sia omogeneo che vada verso l’una o l’altra direzione.
Riguardo alla sintassi, per quanto le frasi siano piuttosto lunghe e articolate, sono equilibrate e non troppo pesanti, con un buon uso della punteggiatura che ha dato il giusto ritmo e il giusto respiro.

Stile: 7/10
All’inizio ero entusiasta di come avessi scelto un’impostazione più infantile; mi aveva lasciata perplessa, devo ammetterlo, ma il fatto che il protagonista sia un bambino e che la storia sia dal suo punto di vista hanno permesso che questo tipo di impostazione fosse giustificato e in armonia con il contesto; ma a mano a mano si prosegue più questa “infantilità” viene contaminata da un lessico e da frasi che diventano più elaborate e complesse ed esulano da questo stile iniziale, mischiandosi con esso ma non in maniera armoniosa, bensì contrastandolo e stonando. Questa commistione di stili crea disordine e confusione, soprattutto per il fatto che alterni l’uno all’altro senza discrezione: all’inizio credevo che lo stile più semplice fosse riservato ai dialoghi e quello più “adulto” e elaborato per le parti narrate, ma tanto nei dialoghi quanto nella descrizione i due stili si confondono e non si ha una vera e propria distinzione, sottolineando maggiormente questo contrasto.

-Trama:
Originalità: 9/10
Come sempre le tue trame sono sorprendenti e molto originali, sebbene abbiano una base piuttosto canonica: in questo caso si tratta della vita avventurosa, e a tratti tragica di un principe decaduto, strappato alla sua realtà da sogno e gettato malamente nella realtà. Mi è piaciuta molto questa continua alternanza tra ricchezza e povertà, trattamenti da re e violenza gratuita. È stato un percorso altalenante che ha formato l’uomo che è ora.
Sono state idee molto belle e mirabolanti, come la scena della sua seconda personalità che prende corpo e inizia a combattere assieme a lui; un po’ macabra, devo ammetterlo, ma anche pirotecnica e suggestiva. Fortunatamente, per questo tipo di scelte, di aiuta molto il genere fantasy, che ti permette di poter far spuntare una creatura di sangue dalla schiena di uno, senza che nessuno possa avere niente da ridire. L’unica cosa è che, per quanto mi sia piaciuto, ho trovato un po’ scontata l’idea di un racconto nel racconto, soprattutto se impostato in questo modo.

Coerenza: 8.5/10
Per coerenza intendo tanto la logicità tra le varie azioni e sequenze quanto l’inerenza con il contest e quanto richiedevo. Per quanto riguarda il primo punto, nonostante le azioni dell’uomo, a volte, siano state da pazzo erano giustificate proprio da questa sua follia, a sua volta dovuta a quella permanenza nella prigione su cui io, personalmente, avrei insistito di più, in modo da fornire una solida base su cui poi costruire tutto il disturbo.
Quest’ultimo è stato gestito bene, sebbene in maniera non troppo specifica, al punto che per certi aspetti, può essere associato anche a un disturbo dissociativo della personalità: hai descritto bene la fase ipomaniacale, con l’eccitamento, le maggiore capacità fisiche e percettive, l’aggressività e la forza sovraumana, con una continua oscillazione tra il riso e la rabbia; successivamente sopraggiunge la fase depressiva, meno sottolineata e caratterizzata, se non per accenni alla tristezza, alla passività, all’opacità e al suo comportamento apatico. Il fatto che queste due personalità, però, coesistano e l’una non sia cosciente dell’altra (se non alla fine) e il solo fatto che siano, appunto, due personalità distinte, esula un po’ da questo disturbo, andando a sfociare in quello dissociativo. Ma, a parte questo dettaglio, hai reso bene le caratteristiche della malattia e i suoi sintomi, riuscendo, nel contempo, ad amalgamarlo bene con una trama, in modo che ne fosse causa e conseguenza.

Scorrevolezza: 9/10
Nonostante la commistione tra i due stili che lascia perplessi, la storia scorre velocemente, soprattutto grazie alla predominanza dei dialoghi, che permettono una narrazione più immediata e una comunicazione più semplice e diretta. La narrazione procede scorrevole e incalzante, gli avvenimenti che si susseguono sono accattivanti e coinvolgenti, e suscitano la curiosità di scoprire di più riguardo questo personaggio particolare.
L’unica cosa che non mi è ben chiara è stata la scena dello sdoppiamento di Ax, in particolare di come sia accaduto: ho presupposto che il contatto con le pietre abbia innescato qualcosa di particolare, ma non sarebbe male accennare alla causa di un tale mutamento, che mi ha lasciata perplessa e confusa.

-Personaggi:
Caratterizzazione: 8.5/10
I due personaggi principali sono ben caratterizzati, anche se il bambino è un po’ stereotipato nel suo ruolo e appare ingenuo, entusiasta, curioso e diretto, come ogni bambino. L’uomo, al contrario, ha una storia più interessante alle spalle e mi è piaciuto tanto l’atteggiamento che ha tenuto nei confronti del ragazzino -prima schivo e opportunista, poi sempre più simile a quello di un fratello maggiore scapestrato che di un padre- sia la doppia personalità insita in lui su cui, forse, avrei lavorato di più, facendola trapelare maggiormente anche durante l’incontro con il bambino. Hai caratterizzato bene ogni lato di lui, evidenziando sia il contrasto tra le due parti sia la differenza tra l’Ax giovane e l’Ax vecchio e maturo, che è sceso a patti con questa sua doppia personalità e pare riuscire, quantomeno, a controllarla.  

Originalità: 10/10
Nonostante i personaggi abbiano le caratteristiche tipiche del loro ruolo (il bambino è curioso mentre l’uomo è schivo e opportunista, anche se mostra un lato tenero), l’idea che provengano da una tribù esotica caratterizzata da una storia, da un governo, sa usi e costumi diversi è davvero affascinante. Mi ha ricordato l’Antico Egitto come impostazione, con qualche sprazzo dei Persiani e delle tribù africane, che si dipingono la faccia per identificarsi con essa, ma tutti questi elementi si combinano a creare qualcosa di nuovo e originale. Hai creato un mondo fantastico ed esotico con una sua storia, ambientazioni spettacolari e personaggi interessanti, che incuriosisce e invoglia a proseguire nella lettura.

-Gradimento personale: 8/10
Devo ammettere che, questa volta, non mi ha coinvolta come avrei voluto; sono rimasta distaccata, in un certo senso, da questa storia e non è riuscita a catturarmi completamente. È una bella storia, con una trama avvincente e un personaggio travagliato e particolare, che mi ha molto incuriosita così come la popolazione da cui provengono sia lui che il bambino. Ho storto un po’ il naso di fronte ad alcune scelte scontate e anonime, come, appunto, l’idea che l’uomo narri per filo e per segno la storia al bambino come espediente per raccontarla. O la scelta stilistica che non mi è ben chiara e mi pare confusa e incerta.
Per il resto, è una bella storia, con cui, ancora una volta, dimostri come la tua mente sia capace di creare mondi meravigliosi e immaginifici in cui si muovono personaggi straordinari e particolari. Peccato che, questa volta, mi abbia lasciata un po’ indifferente, nonostante le trovate pirotecniche e macabre e la storia interessante del personaggio.

-Utilizzo pacchetti 9.5/10
Obbligo: 4.5/5: Hai preso in esame tutti gli aspetti del disturbo e gli hai descritti in maniera chiara e riconoscibile; ma mi lascia perplessa il fatto che Ax veda questa commistione come una coesistenza di due personalità, quando invece è una stessa persona che ha diversi atteggiamenti, ma senza considerarsi, necessariamente, sdoppiata. Questo dettaglio e i vuoti di memoria che caratterizzano le sue perdite di controllo, mi hanno pensare a una sbavatura che sfociasse nel disturbo dissociativo della personalità, e non so se questa sbavatura sia voluta (ovvero il personaggio soffre di più di un disturbo) o faccia sempre parte del bipolarsimo

Bonus: 5/5: Mi è piaciuto molto come hai utilizzato l’immagine incarnandola: la creatura che è dentro di lui si fa carne e diventa anch’essa personaggio mostrando sia la sua appartenenza ad Ax sia la sua dissociazione e la su indipendenza da esso, proprio come nell’immagine le due figure divergono. Sei riuscito anche a inserire la sua impossibilità di intervenire quando questo “demone interiore” prende il sopravvento. L’immagine è ripresa anche nella scena dell’ustione, dove appare proprio pelato, nero e gocciolante, mentre il mostro che è in lui si dibatte per uscire e vendicarsi. Un ottimo uso si quest’immagine, si vede che ha ispirato la storia o, comunque, ne è un elemento importante. Anche la citazione, sebbene in maniera soffusa e non apertamente, è stata inserita, sottolineando come il giovane si sentisse perfettamente normale e facesse quello solo per mantenere l’apparenza, per fare contento qualcuno; mi è piaciuto come l’hai rielaborata, inserendola in maniera che si amalgamasse al resto. Lo stesso lavoro si può dire che sia stato fatto anche con la canzone: non avevo capito fin da subito in che modo l’avessi inserita, ma quando, appunto, sgorga quell’essere dalla schiena dell’uomo, in un lampo ho capito e mi complimento nuovamente per come hai deciso di utilizzarla, facendo sì che si percepisca ma senza essere predominante.


-Totali: 86.5/100


[Modificato da Haykaleen 01/06/2018 19:27]
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Post: 423
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01/06/2018 18:50
 
Quota

1° posto - parimerito: OldFashioned - La carogna 95/100

-Grammatica:
Ortografia 10/10
Non ho riscontrato errori di battitura o distrazione, né strafalcioni grammaticali. Ottimo lavoro!

Lessico e sintassi 10/10
Per una volta, non ho nulla da ridire a riguardo. Il lessico è piuttosto semplice, non ricercato, ma è variegato e non ci sono ripetizioni. Come sempre, si adatta al contesto e l’inserimento di tecnicismi e parole specifiche dell’ambito medico e psichiatrico denotano una ricerca alle spalle oltre che una grande attenzione per cercare di calare il lettore interamente nella storia, inserendolo nelle diverse ambientazioni e potenziandone la verosimiglianza.
Il racconto è dominato dai dialoghi che sono il punto forte della storia oltre l’elemento attraverso cui si sviluppa la trama; le parti descrittive e di riflessione sono maggiormente utili per creare il contesto in cui si muovono i personaggi, ma sono questi ultimi i veri protagonisti. Ho notato come a mano a mano che si prosegue nella storia i dialoghi diventino più brevi, più succinti, brevi e incalzanti, soprattutto da parte di Matteo, come se avesse rinunciato a dire quello che doveva, avesse deciso che continuare a parlare fosse inutile e non avesse più niente da dire. Anche le proposizioni descrittive da lunghe ed elaborate, si fanno sempre più brevi sempre più incisive adattandosi all’andamento della storia e al suo ritmo sempre più serrato e al cardiopalma.

Stile: 10/10
Il tuo stile ha la capacità di essere duttile e adattarsi al contesto; in questo caso, una storia di “vita vera” ha un linguaggio immediato, semplice, comprensibile a chiunque, senza troppe pretese, come se si trattasse di una storia raccontata da Roberto stesso. Mi piace volto come la voce narrante sia commisurata a colui che parla, come se fosse la sua, pur non essendo in prima persona. In questo caso, uno stile così basico e immediato ha permesso di rendere la storia agevole, scorrevole e incalzante, al punto che nonostante la lunghezza l’ho letta tutta d’un fiato e abbastanza velocemente, senza mai annoiarmi. Non ti sei perso in descrizioni pompose, non hai mai descritto sentimenti, se non le espressioni facciali, i toni, insomma elementi visibili, e non hai riportato riflessioni più lunghe di un pensiero istantaneo, ma hai lasciato che fossero i fatti e i personaggi stessi a parlare, a farsi scoprire e a farsi conoscere, e ciò ha permesso di addentrarsi maggiormente nella storia. Credo sia la cosa più complicata del mondo far capire senza spiegare; quella cosa strana del “show not tell” che non ho mai capito fino a quando non ho iniziato a leggerti, perché è esattamente quello che fai: la tua presenza è inesistente, lascia che siano i personaggi a parlare, ti limiti a limare e guidare i personaggi, ma alla fine sono loro a fare tutto.

-Trama:
Originalità: 7/10
La storia, in verità, può essere paragonata a un mero fatto di cronaca, con tutto il background retrostante che ne spiega l’epilogo, oppure un caso clinico. Ma queste definizioni sminuirebbero la potenza raccolta all’interno di questa storia dettata principalmente dalla sua verosimiglianza e spietatezza. Perché il grande pregio di questo racconto è di essere vero e forte nella sua cruda e nuda realtà; nessuno, credo, ha mai mostrato gli aspetti nascosti, segreti, taciuti della gestione di queste situazioni, non in un racconto volto all’intrattenimento, quantomeno e questo è l’elemento inedito che potenzia tutta la storia elevandola a mero “articolo di cronaca” a storia. Non si vuole creare scandalo, attirare l’attenzione per il mero gusto di essere visti, ma si vuole scuotere gli animi e dire senza peli sulla lingua come stanno le cose, lasciando poi che siano i lettori a trarre le loro conclusioni e i loro insegnamenti. Purtroppo, per come era la situazione, non poteva che finire altrimenti, ma fino all’ultimo ho sperato che Matteo si salvasse e, magari, Roberto si prendesse cura di lui in prima persona.

Coerenza: 10 /10
Per coerenze intendo tanto la logicità tra le varie azioni e sequenze quanto l’inerenza con il contest e quanto richiedevo. Hai esaudito entrambe le richieste in maniera esaustiva, soprattutto per quanto riguarda il tema del contest e il suo obiettivo: non solo scrivere qualcosa di particolare, inusuale e strano, ma trattare un argomento che spesso e volentieri viene minimizzato, stigmatizzato o frainteso. Grazie al realismo quasi spietato del tuo racconto sei riuscito a evitare tutti e tre questi rischi e anzi, nonostante la realtà in cui si muovono i personaggi sia desolante e meschina, hai sempre mantenuto la dignità e il rispetto per gli stessi; si vede che la tua storia è volta a far conoscere una realtà, a ciò che si cela dietro i romanzi, i film o i fumetti, a mostrare il lato oscuro di uno schizofrenico; quello che non si preferisce non dire perché è troppo scandaloso e degenerato, ma che è la realtà che si legge sulle cartelle, che si sussurra in sala riunioni o per telefono: il malato è un peso, una fatica e, a volte, può anche essere un’opportunità. Nonostante tutte le azioni esecrabile compiute da Matteo non lo hai mai condannato apertamente, non hai mai espresso un giudizio, non hai fatto trapelare nulla riguardo alla malattia mentale: ti sei limitato a descriverla così come appare con tutte le conseguenze angoscianti, violente e tristi. Non credevo che indicendo questo contest mi sarebbe arrivata una storia simile, devo essere sincera, perché è molto molto forte e difficile da metabolizzare. Ma, in fondo, hai fatto solo ciò che ti avevo richiesto.

Scorrevolezza: 10/10
La storia procede veloce, incalzante e scorrevole, forse grazie al fatto che si tratti soprattutto di dialoghi e che, quindi, siano più agevoli e immediati. Non è una sceneggiatura ma la parola detta ha una potenza fortissima, assieme a tutta la gestualità correlata, ed è ciò che costruisce l’azione e la storia stessa. Non ci sono descrizioni o riflessioni che la appesantiscano, ma è tutto molto agevole in un crescendo sempre maggiore, con alti e bassi continui, speranze e delusioni, ma che conducono, volenti o nolenti al triste epilogo. È tutto sempre molto agitato, molto confuso (non nel senso che non si capisce ma che ci sono tantissimi avvenimenti e persone tutte assieme) inframezzato da momenti di calma apparente, di tranquillità artificiale, ma questi continui sbalzi sono così sottili che non pesano e non si sentono, ma contribuiscono a dettare il ritmo piuttosto serrato della storia.

-Personaggi:
Caratterizzazione: 10/10
Credo che un altro tuo punto di forza sia proprio la caratterizzazione dei personaggi: riesci a inquadrarli e darne una caratteristica distintiva a tutti, persino a quelli secondari, terziari e al tizio delle pulizie che compare una volta e poi scompare; ogni personaggio ha un volto, una consistenza e non rimane una figurina sullo sfondo che fa numero. Ovviamente, i personaggi principali o più importanti sono quelli che sono più complessi, hanno maggiori sfumature e descrizioni più ampie; ma anche in questo casi lasci che la loro indole emerga da sola, attraverso le loro parole e i loro gesti. Anche i personaggi negativi sono così ben caratterizzati che non riesci a odiarli: la madre molle e sottomessa, il padre menefreghista e opportunista, la sorella (che, personalmente ho adorato) che mi ha ricordato in maniera preoccupante la “madre informata” (e ho adorati la sottile denuncia nei confronti di questi sedicenti “esperti” che stanno rovinando anni e anni di studi); ciascuno di loro suscita un’emozione ed è quello che un personaggio dovrebbe fare: coinvolgerti.
I protagonisti della vicenda (il dottor Boschi e Matteo), inoltre, si scoprono pian piano e a differenza dei personaggi secondari, di cui si dà quasi subito una caratteristica che viene sviluppata, hanno aspetti sempre diversi che emergono man mano e alla fine scopri che il dottore è sensibile, altruista, buono ed era l’unico che volesse aiutarlo davvero, mentre Matteo è, in fondo, un bambino spaventato ma che, per quanto possa sembrare ingenuo, capisce fin troppo bene, è intelligente e sveglio, ma appiattito su una pigrezza che ti fa arrabbiare.

Originalità: 8.5 /10
Sono personaggi tratti dalla realtà di tutti i giorni e come “base” non possiedono alcuna particolarità; la loro originalità è data dalla loro personalità, che li rende unici. Alla fine, in verità, anche in questo caso, non hanno nulla di particolare (gli unici davvero particolari sono il fratello e la sorella), non hanno comportamenti eccentrici o inediti, però il fatto che tu abbia deciso di descrivere uno psicopatico nella sua forma peggiore, senza censure e abbellimenti e la scelta di voler descrivere anche gli aspetti umani più turpi e disumani sono decisioni davvero originali e coraggiosi, che non tutti avrebbero fatto, preferendo probabilmente qualcosa di più roseo e romanzato. Come per la trama, l’originalità è data dal modo in cui sono stati trattati e descritti. Non so quanti avrebbero avuto questo coraggio, soprattutto perché, tra le righe, vengono denunciate tante cose, in merito in particolare a certi comportamenti umani, cercando di far riflettere quanto possano essere davvero utili e buoni.

-Gradimento personale: 10/10
Sapevo che indicendo un concorso simile mi sarei fatta del male da sola, ma non credevo così tanto; mi ero preparata ai colpi al cuore, alle lacrime e agli sconvolgimenti emotivi…MA NON ERO PRONTA PER QUESTO!
Confesso di lasciare sempre le tue storie per ultime perché necessito di almeno una notte di sonno per riprendermi dallo shock che mi provocano. Soprattutto quest’ultima è stata indescrivibile e ho avuto bisogno di un giorno intero per riuscire a recuperare la lucidità necessaria affinché riuscissi a esprimere un’opinione comprensibile. Non ero nemmeno sicura che sarei stata in grado di scrivere una recensione decente in quanto sono rimasta troppo scossa emotivamente. Credo che nessuna storia mi abbia mai segnato tanto da lasciarmi senza parole a fissare il vuoto per svariati minuti. Come si può scrivere un giudizio su una storia del genere? È una storia forte, potente, distruttiva, forse la storia più sconvolgente che tu abbia mai scritto (e ne ho lette parecchie di tue storie sconvolgenti): ti prende e ti sbatte la realtà in faccia, senza provare ad abbellirla ed è proprio questa crudezza, questa verità spietata che ti lascia senza parole. Perché purtroppo l’uomo, spogliato di perbenismi, buonismo e altre fandonie che si racconta per sentirsi migliore è questo: un’opportunista egocentrico e menefreghista. Sono davvero in pochi quelli che si salvano (il dottor Boschi, gli infermieri e la dottoressa Magni) ma gran parte dell’umanità è sporca, corrotta e folle più di quanto non lo siano i malati stessi.
Alla fine, non sono riuscita a trattenermi e ho pianto perché Matteo non si meritava quella fine, non è giusto perché lui non ha colpa, è stato sola una vittima, una povera bambola sballottata da persone incompetenti (la sua famiglia, soprattutto) che se ne sono sempre fregate di lui. È triste e desolante, ti lascia con il vuoto dentro. A maggior ragione sapendo che si tratta di fatti realmente accaduti. È una realtà che esiste ma di cui non si parla quasi mai per “mantenere il decoro”, come se costoro non meritassero di avere il loro posto nel mondo, non fossero persone ma sacchi di patate da scaricare di mano in mano perché troppo pesante da gestire. Non ero pronta per questo schiaffo, ma, purtroppo, è uno di quei tanti schiaffi che serve a questa società per farle capire che cosa ci sia sotto la glassa e sotto le favole che ci raccontiamo. Ti ringrazio, perché ancora una volta mi hai emozionata e mi hai costretta a riflettere; ancora una volta mi hai dimostrato perché sia importante leggere…Inoltre mi hai fatto venire un sacco di dubbi sulle mie scelte future, ma questo non c’entra.

-Utilizzo pacchetti 9.5/10
Obbligo: 5/5: Ho trovato superba tanto la trattazione del disturbo quanto coraggiosa la scelta di mostrarne il “lato oscuro”, come davvero la malattia è nella sua forma più cruda, reale e scevra dagli abbellimenti dei romanzi e dei film. Un disturbo mentale è un peso, un fastidio e un impegno, e tu sei riuscito a rendere proprio questo aspetto senza però essere esente da una delicatezza di fondo: hai mostrato la realtà ma non ti sei soffermato sugli aspetti più turpi e raccapriccianti o angosciosi, non hai esagerato, e questo dimostra una grande sensibilità e attenzione, sia nei confronti delle persone a cui ti sei ispirato sia ai lettori sia alla veridicità.

Bonus: 4.5/5: Hai utilizzato tutti gli elementi e tutti e tre si sono amalgamanti talmente bene alla storia che ho impiegato un paio di secondi a capire che erano gli elementi obbligatori: la canzone è stata quella che è saltata subito all’occhio dal momento che i riferimenti ai Disturbed sono palesi, così come l’insistenza sull’aspetto acustico e musicale (ha sempre le cuffiette con sé, ascolta sempre la musica, insiste nel parlare di David, dei Disturbed e nomina spesso il fatto che attraverso la musica gli parli) ma facendo maggiormente attenzione si nota come i riferimenti siano disseminati lungo tutto il racconto, non solo verso la fine, quando sono riportate le parole della canzone e Matteo la canta direttamente. L’uomo parla spesso di una maledizione, si chiede perché “tutta quella merda stia accadendo a lui”, paradossalmente a mano a mano che la malattia degenera e la canzone prende il sopravvento, aumenta anche la lucidità di lui (mi ha fatto impressione quando ha detto che è una bomba a orologeria pronta a esplodere perché, a differenza della altre volte in cui si capiva che era delirante, in quel momento ho avuto la sensazione che fosse totalmente presente a se stesso e comprendesse la sua condizione). La frase l’ho aspettata fino all’ultimo e devo ammettere che, inserita in quel contesto, dà il colpo di grazia: lascia presagire che stia accadendo qualcosa di brutto, è proprio il genere di frase che si dice prima di compiere un gesto estremo e fino all’ultimo ho sperato che il dottor Boschi riuscisse a salvarlo. Forse, non impregna l’intera storia come la canzone, ma è un elemento che ti colpisce e aumenta l’angst. Infine, l’immagine è stato l’elemento che, pur essendo sottolineato, ho impiegato un po’ a individuare; forse perché era da tanto che non vedevo l’immagine, ma quando l’ho ripresa per fare un confronto mi sono resa conto di come, non solo l’hai inserita nella trama in maniera che si combinasse perfettamente con essa, ma hai cercato anche di darne un significato, una spiegazione, potenziandone maggiormente il significato e, al contempo, dandole una nuova sfumatura. Mi è piaciuto molto questo uso che ne hai fatto: è l’immagine di come Matteo vede la realtà (o meglio, il piccolo mondo in cui è vissuto fino ad allora) ed è una rappresentazione talmente lucida e significativa da essere spaventosa. Forse mi sarei aspettata un utilizzo più originale e meno canonico, ma, nonostante questo, i vari elementi si amalgamano perfettamente nella storia.

-Totali: 95/100


OFFLINE
Post: 423
Giudice*****
01/06/2018 19:21
 
Quota

1° posto- parimerito: Perseo e Andromeda - La tua mano nella notte 95/100

-Grammatica:
Ortografia 10/10
Non ho riscontrato errori di distrazione o battitura né errori grammaticali.

Lessico e sintassi 10/10
Hai un lessico molto vario, seppur semplice e senza particolari pretese: non ricerchi per forza la parola desueta o particolare, sebbene sia, comunque, un lessico ricercato che cerca di non scadere nel banale o in ripetizioni.
Spesso hai adottato anche soluzioni vagamente poetiche ed evocative che lo hanno impreziosito ulteriormente, mentre la scelta di usufruire di parole giapponesi ha permesso di calarsi totalmente nel contesto e nell’ambientazione. Per quanto riguarda la sintassi tendi a utilizzare proposizione lunghe ed elaborate, ma grazie al sapiente uso della punteggiatura sai gestirne bene il ritmo e le pause, in modo che per il lettore non risultino pesanti e scorrano fluide.

Stile: 10/10
Hai uno stile molto elegante, curato e delicato, con accenni poetici ed evocativi che lo impreziosiscono maggiormente, ma senza appesantirlo, in quanto limitato a pochi sprazzi, come nicchie decorate. Fondamentalmente è uno stile semplice e pulito, che ha la sua forza in un lessico variegato e appropriato, ricercato e raffinato, e nella tua capacità di tratteggiare sempre immagini precise e chiare, sebbene vi sia sempre una sorta di sfumatura, come un acquerello appena accennato che le rende più soavi e poetiche. È come se il tuo stile avesse una grazia e una morbidezza insite capace di rendere più sopportabile le scene più cruente, ma senza mai dimenticare la tensione emotiva e la tragicità. Sei molto equilibrata e attenta.

-Trama:
Originalità: 9/10
Per quanto, di base, la trama non rappresenti una novità, ho apprezzato soprattutto come tu abbia scelto di gestirne lo sviluppo, mostrando il percorso di entrambi i personaggi in tutte le loro fasi: da un lato Aito e il peggioramento della sua depressione fino al tentativo estremo; dall’altro Daisuke con i suoi dubbi, i suoi tentativi impacciati, la sua preoccupazione e la sua paura che pare maturare e mutare assieme ad Aito, ma in senso inverso, prendendo maggiore consapevolezza tanto dell’altro quanto di sé. Non si tratta semplicemente del progressivo peggioramento di uno, ma anche di un percorso di formazione da parte di altro. Ho adorato il fatto che questa storia si basi principalmente sui rapporti umani in ogni loro aspetto, con tutte le luci e le ombre degli stessi, e di come la luce sia posta anche sullo sviluppo degli stessi, sulla loro evoluzione o involuzione, sulla loro mutazione continua, così come mutano continuamente anche i sentimenti e i pensieri, le anime in fluttuazione perenne. È anche un racconto di anime (non saprei come altro definirle), di personalità in continuo svolgimento. Ho molto apprezzato anche la scelta dell’ambientazione, gli accenni al folclore giapponese e alla foresta dei suicidi, è tutto incastrato alla perfezione, in maniera naturale e fluida.

Coerenza: 10/10
Per coerenza intendo tanto la logicità tra le varie azioni e sequenze quanto l’inerenza con il contest e quanto richiedevo. Per il primo punto non ho nulla da ridire, in quanto non avviene nulla di illogico e i personaggi sono coerenti con sé stessi e la loro personalità. Meraviglioso è il modo con cui hai gestito il disturbo e hai deciso di descriverlo, prendendolo in esame in ogni suo aspetto e riuscendo ad amalgamare lo stesso in una storia, in modo che ne fosse protagonista, causa e conseguenza di ogni cosa. Hai riportato ogni sintomo, trovandone la causa, giustificandolo con un pensiero, motivando ogni scelta del personaggio dovuto ad esso, e mi piace come ogni cosa sia pensata e sensata, sostenuta da una motivazione (per quanto distorta); Aito non è depresso “perché sì”, ma ha tutto un percorso alle spalle, un cammino che lo ha reso tale e che continua, nonostante lui non se ne accorga. È un personaggio che riflette molto, che non fa le cose in maniera impulsiva: anche il suicidio, per quanto possa sembrare una follia dettata dalla disperazione, è solo la conclusione di un percorso doloroso che lo hanno portato a quella scelta; vuole suicidarsi consapevolmente, con delle ragioni alle spalle che possono essere giuste o sbagliate. E la depressione non è assolutamente qualcosa di irrazionale come può apparire, è al contrario il prodotto di qualcosa di fin troppo razionale, che non riusciamo a gestire: è tutto prodotto dalla nostra mente, perché pensa troppo, si interroga troppo e non riesce a gestire le incertezze e le insicurezze della vita, non riesce a sopportare gli eventi inspiegabili e i sentimenti senza sento e si accartoccia su se stessa.
Mi è piaciuto molto anche il fatto che venga vista da due punti diversa e tu abbia mostrato come appaia all’esterno, a un occhio estraneo, e come appaia nella testa del depresso, e ancora come l’uno gestisca l’altro e Aito rielabori e interpreti a suo modo i gesti di Daisuke per comportarsi di conseguenza, in un fraintendimento continuo. Mostri l’intero percorso, dando a ogni tappa un significato e una causa.

Scorrevolezza: 10/10
La storia scorre piacevolissima, complici un ottimo equilibrio tra narrazione, descrizione e dialoghi e uno stile davvero piacevole e scorrevole. Nonostante, di per sé, la vicenda si sviluppi con lentezza e gradatamente, non ci sono mai periodi di noia o buchi, in quanto ogni momento, ogni spazio è riempito da un dettaglio che contribuisce ad approfondire o il personaggio e la sua indole, o il disturbo dello stesso e a particolareggiare l’ambiente e la scena in cui muovono, senza mai lasciare il lettore a corto di elementi. Il ritmo, però, soprattutto verso la parte, si fa inesorabilmente più incalzante e veloce, la suspense aumenta gradatamente, ma diventa sempre più opprimente, sempre più schiacciante e insostenibile fino al cliffhanger dell’ultimo capitolo che ti strappa direttamente il respiro (salvo poi recuperarlo con la scena finale davvero commovente e emozionante).

-Personaggi:
Caratterizzazione: 10/10
I due personaggi principali sono emersi con chiarezza e il loro profilo è ben tratteggiato e palese. Mi è piaciuto molto come sia il loro carattere sia emerso attraverso pensieri e atti, sia come sia complesso (sebbene in apparenza possano essere stigmatizzati in due categorie), sia come la descrizione degli stessi sia distribuita lungo tutta la narrazione. Ad un occhio superficiale possono essere categorizzati come: il figo e lo strambo; l’uno solare, aperto e amichevole, mentre l’altro ipersensibile, timido e schivo. Ma si scopre di come nemmeno Daisuke sia esente da ombre e difetti, frenato dalla costante paura e dall’indecisione, mentre i pensieri di Aito nascondano altruismo, pur sempre distorto e rovesciato, ma che indicano il fatto che nonostante sia molto introverso e proiettato più verso la propria mente e il proprio sentimento non si dimentica di gettare uno sguardo anche all’intorno e si preoccupa per gli altri. Da questo punto di vista è molto recettivo (ipersensibile) e mi è piaciuto molto come tu abbia collegato questa caratteristica con sentimenti di depressione e inutilità che pare quasi la conseguenza naturale di fronte a tutte le ingiustizie, le brutture e le meraviglie del mondo che non si riescono a gestire. mi è piaciuto molto anche l’interazione tra i due che permette nuove forme di confronto ed evidenzia altri aspetti del carattere di entrambi; ogni stimolo, ogni parola, ogni gesto contribuiscono a creare un ritratto di loro.

Originalità: 8/10
Nonostante i personaggi siano ripresi dalla quotidianità, esulano dal campo più tipico della sfera medica (ovvero “paziente” e “dottore”) e ti sei arrischiata a trattare di due persone perfettamente normali e comuni.
La loro originalità sta soprattutto nel modo in cui le hai rappresentate e trattate, mostrando due persone reali in tutto e per tutto: con i loro pensieri, le loro paure, le loro angosce. Sono personaggi autentici, non sono eroi e non sono perfetti, e come tali sono in grado di suscitare emozioni che, spesso, non sono positive; ma sono proprio queste imperfezioni a renderli unici e il fatto che ti abbia scelto di darne una descrizione scevra da abbellimenti, trattandone anche i lati meno belli, le ombre e gli angoli bui, ma che fanno, comunque parte di noi.  

-Gradimento personale: 10/10
Credo che uno degli obiettivi di una storia sia quello di emozionare, e tu ci sei riuscita in maniera esemplare: mi hai fatto piangere, mi hai fatto trattenere il fiato, mi hai fatto arrabbiare e sospirare di sollievo, mi hai coinvolto completamente nella storia, facendomi immedesimare nei personaggi e facendomi provare quello che loro provavano. Sono stata trascinata da questa storia, ma non in maniera passiva, e ho partecipato a essa, come se ne fossi parte integrante. Hai trattato un tema molto difficile con una delicatezza e un’attenzione davvero ammirevoli, hai sviscerato l’animo umano e l’hai messo a nudo ma senza condannarlo, giustificando ogni scelta, riportando quello che è, fondamentalmente, il pensiero di ognuno di noi, così normale eppure così estraniante da vedere su carta. Non so davvero come descrivere le sensazioni che mi hai fatto provare e tutte intavolate con una naturalezza e una pacatezza davvero sorprendenti. Hai uno stile consolidato che ti riesce naturale, semplice ma incantevole, vagamente poetico e con una delicatezza intrinseca che lo rende molto piacevole e molto toccante. Mi hai commosso, perché questo racconto va aldilà della descrizione di un disturbo: è la storia di due persone, di due personalità diametralmente opposte eppure in grado di completarsi e sostenersi a vicenda; è la storia di un’amicizia, di quelle vere, reali e spontanee e raccontata con uno sguardo così reale e verosimile da fare quasi male. Perché è una storia che potremmo leggere sui giornali, sussurrata da qualcuno o che potremmo vivere noi stessi.

-Utilizzo pacchetti 8/10
Obbligo: 5/5: Hai toccato ogni punto del disturbo senza dichiararlo apertamente: le alterazioni delle ore di sonno e dell’assunzione di cibo in quantità preoccupanti vengono dichiarate ma anche reiterate in maniera più delicata, con accenni, che rimandano continuamente a questa condizione; il senso di inutilità e i pensieri suicidi sono altri punti ridondanti ma che, nonostante la loro ripetitività, non appesantiscono, dal momento che cerchi sempre una maniera nuova e diversa per presentarli. La depressione si tocca con mano, fin dal primo capitolo e mi è piaciuta anche la scelta di mostrarla sia da un punto di vista interno sia esterno.

Bonus: 3/5: Hai sfruttato l’immagine in una maniera molto bella e che ben si inserisce all’interno della storia; inoltre sei stata capace, oltre che di descriverla con dovizia di particolare, anche a renderla poetica, per certi aspetti (di quelle poesia degli scapigliati o dei poeti maledetti che trovavano il bello anche nel marcio); ma è il significato la cosa che più mi ha colpita, dal momento che hai reso quella storia il personaggio: Aito si sente in quel modo, è l’immagine che ha lui di sé, e la sogna in continuazione, ricordandosi ciò che è diventato. Anche la citazione è stata inserita in un momento perfetto, calzante, per niente fuori luogo e mi è piaciuto davvero il significato che ne hai dato: perché lui non può essere felice come quelle persone? Perché lui deve vivere ai margini? Cosa hanno in più loro di lui? è una constatazione, oltre che triste e rassegnata, anche arrabbiata, nei confronti di quelle persone che sono felici mentre lui è sconfortato.

-Totali: 95/100


01/06/2018 19:47
 
Quota

Non so che dire, sono emozionatissima. E' una delle recensioni più toccanti e gratificanti che abbia mai ricevuto. E il giudizio che mi rende più felice (ovviamente tutti, chiaro) è il punteggio pieno sulla caratterizzazione, perché i due protagonisti mi si sono presentati alla mente con tanta naturalezza e li ho amati subito così tanto che riuscire a farli comprendere era una sfida per me. Una delle mie paure più grande era che loro due non fossero capiti, perché per me erano importanti... lo so sono strana XD
E ovviamente anche il fatto che ti abbia emozionata... mi sono venute le lacrime agli occhi per questo...
Grazie davvero per le tue belle parole, ho iniziato il week end nel migliore dei modi ^*^
E complimenti anche a tutti gli altri, sapete quanto ho apprezzato le vostre storie. E' stato un contest stimolante, per questo ringrazio la giudice per averlo indetto, ha dato vita a storie molto sentite ^*^
01/06/2018 22:05
 
Quota

Assolutamente inaspettato il podio! Chiedo ancora scusa per la disattenzione ma, come ho detto in precedenza, è stato scritto con molta fretta purtroppo :(

Sulla parte di grammatica, hai ragione e migliorerò. Mi spiace per la confusione ma sto cercando di migliorare anche in base ai tuoi suggerimenti dai contest xD come vedi sta funzionando, almeno ho risolto un pò con la punteggiatura e con la comprensione. Non sono riuscito a scegliere uno stile efficace ma prima o poi lo troverò.

La trama ho cercato di costruirla in base a cosa poteva portare al bipolarismo. Alcuni aspetti sono proprio del disturbo ma ovviamente essendomi solo informato su internet, potrei aver frainteso o comunque assemblato male alcuni periodi. La fretta mi ha impedito di analizzare meglio la fase della prigione ad esempio ma ci tengo a precisare che se alcune cose suonano "strane" è probabilmente un effetto voluto da me poiché prima o poi questo racconto si collegherà a qualcosa di più grande ed articolato.

I personaggi poi lo sai che mi piacciono quelli strani e gli obblighi del pacchetto sono sempre l'ispirazione per me ;) il bambino lo ammetto è stata solo una scusa per far raccontare la storia. Speravo di costruire un rapporto migliore tra i due ma ho fallito per ora :(

Poi non so cos'altro dire :) sicuramente sono contento e questa recensione sarà determinante per la mia crescita, come le altre. Spero di stupirti la prossima volta
02/06/2018 09:22
 
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Ciao carissima^^
anch'io vorrei stilare una classifica, ma non so se ci riesco: non riesco a dirti se nei tuoi contest sono più belli gli argomenti che scegli, i prompt che proponi o le valutazioni che lasci.
Come vedi, ho fatto tesoro delle altre che mi hai lasciato, e ci ho lavorato sopra.
Per questa storia, peraltro, ho tenuto conto di una frase che mi avevi scritto in una valutazione: ti ringrazio di non avermi presentato il solito schizofrenico psicopatico sadico e serial killer (non era proprio così, ma il senso è quello).
È stata questa frase, in effetti, che mi ha fatto "accendere la lampadina": lo schizofrenico dei romanzi sta a quello vero come una super top model sta alla mia vicina di casa. Lo schizofrenico vero è la persona che ti ho presentato, con tutto lo squallore, il dolore, la pesantezza e l'angoscia che si porta dietro. Non ne potevo più di leggere questi psicopatici "patinati" che suonano Bach al pianoforte e intanto citano Baudelaire e poi si fanno un filetto alla Wellington di carne umana ascoltando pezzi d'opera... non c'è niente di vero, lo schizofrenico è un disperato che fa disperare chiunque abbia la disgrazia di stargli intorno, anche per colpa di leggi sulla malattia mentale che definire demenziali è poco.
Ma basta, se no mi lancio in farneticazioni inopportune per questo lieto contesto.
Ti ringrazio tantissimo per aver apprezzato la storia, e naturalmente per la magnifica valutazione, che mi piacerebbe molto come recensione. Per le recensioni premio scegli come al solito quello che vuoi^^

02/06/2018 14:41
 
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Ovviamente anche io vorrei il giudizio come recensione e anche io ti lascio libera di scegliere nella mia pagina quali storie recensire, non mi piace imporre paletti alla scelta delle storie da leggere. Tieni conto che tra quelle più vecchie, scritte anni e a nni fa, a quelle più nuove, potrebbe esserci un abisso, molte di quelle vecchie mi viene male a rileggerle :P
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Post: 138
Giudice*
05/06/2018 19:13
 
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AAAAH I GIUDIZII
Ammetto di aver controllato almeno una volta al giorno se li avessi pubblicati, li ho letti in diretta praticamente, ma perdonami, non sono riuscita a rispondere prima di oggi-!
Prima di tutto: grazie. Sono davvero molto felice che tu abbia letto la mia storia e, anche se non ti è piaciuta particolarmente, non posso far altro che ringraziarti per il giudizio accuratissimo.
Questa storia è stata un mero esperimento, quindi lo stile che ho adottato era del tutto nuovo per me. Nonostante questo l'ho trovato talmente naturale che, ahimé, penso lo userò anche in futuro! Non ho modelli di riferimento, né idee precise su come farlo diventare più "maturo", quindi penso che il miglior rimedio sarà la pratica - tempo permettendo.
Tutto quel che hai detto nella voce "stile" credo sia vero. Cercherò di inserire meno frasi senza verbo e di non lasciarmi trasportare dalle descrizioni (mi era già stato fatto notare, ma il bello è che io odio le descrizioni. Giuro, sono uno dei principali motivi per cui posso bloccare una role o una storia, perché non ho mai voglia di scriverle).
Per il resto mi dispiace un po' che non ti sia piaciuto l'effetto nonsense e la vaghezza generale. Effettivamente è un genere che mi aspettavo potesse destare perplessità, ma insomma, de gustibus! A me piace sviscerare le storie, rifletterci su e immaginare un senso in quel che magari senso non ha e, parlo per me, scrivere una storia che potrà essere interpretata soggettivamente è molto stimolante.
Ti ringrazio ancora tantissimo per il giudizio! Farò tesoro delle critiche, attendendo un altro tuo contest.
Mi piacerebbe avere il giudizio come recensione, se non è un problema!

Rowan Mayfair [no log]
[Non Registrato]
05/06/2018 23:07
 
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Re:
Haykaleen, 6/1/2018 6:18 PM:

<span style="font-family: 'times new roman', times; font-size: 12pt;"><span style="text-decoration: underline;"></span><span style="text-decoration: underline;">3&deg; posto:</span> Rowan Mayfair - Colpevole <strong>85.5/100&nbsp;</strong>
</span>
<div>

Ciao! Scusami per il ritardo nella risposta, ho visto solo ieri la recensione e ho avuto problemi tra PC e lavoro... grazie mille per il bellissimo giudizio, e in particolare per il punteggio pieno su lessico e stile! Non mi aspettavo assolutamente il terzo posto, con una storia così breve e tante belle storie in gara. Sì, la flash mi è servita da stimolo per un altro racconto, che ho inviato a un concorso, perciò non so se/quando potrò pubblicarlo!
In ogni caso, è vero che la dinamica trattata non è originale, ma ho notato anch'io che si tende a banalizzare troppo, oppure a fare apologia/spettacolo/usare troppi cliché, perciò tenevo davvero a dare uno squarcio realistico e intenso di ciò che accade nella testa di una vittima, con l'aggiunta dell'autolesionismo per avere controllo sul dolore che prova.
Sono molto felice che tu, da lettrice e da giudice, abbia colto con tanta accuratezza tutti questi aspetti, e che la storia ti abbia colpito!
Per la recensione premio, scegli pure quello che vuoi, ho diverse OS :)
Grazie e a presto, Rowan
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