Il seme della rivolta

Guy Rookwood

Guy era appoggiato ad una botte oltre la strada proprio davanti a quello che prima era la bottega del fornaio, e che ora non era altro che uno scheletro di resti fumanti. Il suo cappello ben calato in testa se ne stava li a fissare il suo operato e ad ascoltare quello che la gente aveva da dire.
Due giorni prima era andata a fuoco la bottega di un fornaio, non una cosa così strana se si pensa alla presenza dei forni e delle polveri della farina, ma neppure una cosa tanto frequente, chi lavora tutto il giorno con il fuoco impara a conoscerlo, a rispettarlo e crea con esso un rapporto intimo. Difficilmente i due amanti litigano, difficilmente il fornaio sui brucia. Però se si sta con la gola tagliata riverso sul pavimento difficilmente si riuscirà a corteggiare il fuoco e a quel punto offesa la fiamma divorerà ogni cosa, legno, mattoni e carne.
Arold era un uomo spregevole si era arricchito sulla fame della gente, un uomo grasso e mellifluo, Un uomo cattivo e crudele con i deboli e ossequioso con i ricchi e i potenti. Sotto il regno di Aerys la sua bottega era il “il fuoco di drago” ora tra i resti anneriti al suolo si intravedeva ancora su un asse il “Cervo rampante”. Aveva fatto cambiare l’insegna appena la breccia era stata aperta nel muro, probabilmente l’aveva fatta dipingere appena era stato avvistato l’esercito invasore fuori dalle mura.
Quando si era scatenato il panico in città temendo un assedio ed era trapelata la notizia della morte di Lord Alister la gente come in preda ad una follia febbrile aveva cercato di comprare più viveri possibili e Arold rapidamente aveva triplicato il prezzo della propria merce.
Aveva negato il pane a chi non poteva pagare, che fossero uomini donne o bambini, e quando le truppe nemiche avevano invaso la città aveva mandato alcuni di carri pieni di pane ai loro accampamenti. Aveva persino creato un cervo di pane con una corona tra il palco delle corna grande quanto un piccolo puledro.
Guy non aveva nulla contro Robert Baratheon, lui odiava il potere di per sé. Il nuovo Re si era macchiato della morte di molti abitati della capitale durante l’attacco, ma quella era un guerra. Una guerra sciocca e inutile una guerra non per fame o miseria una guerra per il potere. Robert Baratheon era il colpevole e avrebbe dovuto pagare, però per ora era inaccessibile, ed era giusto allora che pagassero i corrotti e gli arricchiti, che per un mondo nuovo, per un mondo di pace venissero eliminati i corrotti e chi si arricchisce sulla povera gente, chi ha il potere e lo usa solo per egoismo. Era giusto ai suoi occhi che nel nuovo mondo non ci fossero persone come Arold il fornaio.
L’unica via che sembrava possibile era quella sposata dalla fratellanza senza vessilli, una via tracciata con il filo di una spada, una via che vede sanguinare il potente e che vede unito come in un sol uomo il popolo, i deboli, i vinti, i giusti, gli sfruttati. Guy aveva provato a cercare qualche affiliato a questa fratellanza, ma non era riuscito a trovare alcun indizio, così aveva deciso di iniziare ad agire da solo, aveva in testa un grande piano, gli era balenata in testa una notte un’idea davvero esplosiva, ma da solo non aveva la forza di portarla a termine, avrebbe avuto bisogno di compari.



Ora se ne stava li appoggiato ad una botte, a guardare il suo operato, a sentire l’umore della gente, la tavola su cui aveva scritto “Il popolo non dovrebbe avere paura dei potenti, sono i potenti che dovrebbero aver paura deli popolo.” E che aveva lasciato davanti al rogo era stata prontamente portata via dalle guardie, ma qualcuno aveva raccontato ciò che era stato scritto. Non erano molti i commenti che si rammaricavano dell’incendio alla bottega del fornaio e anche al scomparsa di Arold non era stata più di una distrazione per i più, c’era chi parlava di un castigo divino per la sua avarizia, chi parlava di saccheggiatori Baratheon e chi, i più parlavano di un atto di giustizia, e tra quelli la parola fratellanza e la parola rivolta veniva spesso sussurrata a sottecchi. Guy sorrise soddisfatto e si allontanò fischiettando e pensando a Septon Garrik un uomo spregevole che girava per il quartiere delle pulci portando la misericordia al prossimo, ma che lo faceva forse con troppo zelo quando si trattava di bambini.